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Lussino

Biografia di Giuseppe Kaschmann a cura di Giusy Criscione Per motivi di parentela, forse per me un po’ alla lontana, mi trovo in possesso di una discreta documentazione sul baritono Giuseppe Kaschmann, originario di Lussinpiccolo. Per le nuove generazioni, questo nome probabilmente non significa molto, ma sicuramente era persona nota ai nostri nonni. Giuseppe Kaschmann fu un cantante lirico nato a Lussino nel 1850 e morto a Roma nel 1925. In realtà a Lussino visse molto poco ed inoltre gli fu impedito per molto tempo di ritornare in patria. Come molti sapranno anche soltanto per sentito dire, si rifiutò di fare il servizio militare sotto l’Austria in quanto si sentiva italiano e preferì l’esilio. La sua vita fu movimentata e avventurosa, girò mezzo mondo ed ebbe gloria per le sue interpretazioni canore in qualità di baritono e molte onorificenze e riconoscimenti pubblici da re, dallo zar… capi di stato e dal Papa Pio X. Riconoscimenti e medaglie, molte delle quali sono ora fruibili a Trieste, perché donate da Giovanna Stuparich, erede dei Kaschmann, al museo teatrale Schmidl ed ora finalmente, insieme a quadri della famiglia, costumi di scena ed altri ricordi, fanno bella mostra nelle vetrine del Museo di palazzo Gopcevich a Trieste. Alcune sue incisioni di brani musicali, sono ancora conservati nell’archivio della Rai di Torino e una documentazione dettagliata sui differenti ruoli interpretati nella sua carriera, è reperibile nell’archivio del Metropolitan di New York, dove Kaschmann cantò varie volte. A Lussino dopo lunghi anni, come molti avranno visto, è stata ricollocata la statua in suo onore, eseguita dallo scultore bulgaro Nicoloff. Come appare evidente, e per una beffa del destino, il suo nome è stato scritto alla croata, cosa che sicuramente lo farebbe rigirare nella tomba, lui che si sentiva così italiano, nonostante il cognome tedesco, da rifiutarsi di servire l’Austria e di preferire l’esilio e la lontananza dalla sua amata Lussino! Riteniamo giusto e doveroso, dal momento che ancora esiste una discreta documentazione sulla sua vita e le sue “imprese” compilare una biografia di questo artista, da molti dimenticato. Ci permettiamo quindi di chiedere l’aiuto dei lussignani sparsi per il mondo anche con suggerimenti ed eventualmente altro materiale di quest’artista. Nota Si veda a tale proposito lo scritto di Giani Stuparich: Un baritono famoso in Ricordi Istriani, edizioni dello Zibaldone, Trieste 1961, 1964

Il marinaio infermo di Giovanna Stuparich Criscione Nella soffitta di una piccola casa che si affacciava alla Riva, abitava un marinaio. Al piano inferiore, invece, c’era l’appartamentino di una bravissima sarta che sapeva cucire perfettamente in due giorni anche l’abito più complicato. Mi confezionò un vestito blu bellissimo che indossai per una festa a Cigale in onore del marito della cugina Bianca Kaschmann, Aldo Pellegrini, ritornato trionfante dalla trasvolata atlantica organizzata da lui con Italo Balbo. Il marinaio, non molto anziano, aveva subito un gravissimo trauma per lo scoppio di una caldaia e aveva le gambe paralizzate. Alcuni amici, al mattino, lo portavano in braccio giù per i due piani di scale di legno dai gradini. molto alti. La sua “batela” era ancorata davanti alla casa e lo aspettava. Lo mettevano dentro, seduto in un abitacolo speciale fatto apposta per lui. Avendo le braccia in perfette condizioni, remava con forza e destrezza per qualche ora su e giù per la Valle d’Augusto. Un giorno rimasi ferma sulla riva a guardare la scena; forse il mio sguardo era così attento da destare nel marinaio una vera curiosità. Mi salutò al ritorno dalla sua “passeggiata” in mare e mi disse: “Perché non viene a trovarmi? Sono tanto solo.Vorrei chiacchierare con lei!” Il giorno dopo, con una certa riluttanza, da sola, salii i due piani e arrivai alla porticina della soffitta. Tutto era di legno: scale, porte, pareti e… che profumo di pulito! Entrando, vidi il marinaio seduto dentro una specie di canotto simile a quello che a mio padre piaceva molto. Tranquillamente sorridendo smise di remare e mi diede il benvenuto: “Buon giorno signorina, brava! L’aspettavo. Sente questo odore? É la calafatura che i miei amici hanno fatto alle pareti, perché non potrei vivere senza questo odore che mi dà la sensazione di essere proprio in mezzo al mare, sulla nave o su una bella barca.” Io mi commossi al punto di non poter neppure parlare. “Per oggi la devo salutare perché mi aspettano degli amici -dissi- ma verrò ancora”. Vigliaccamente non ci andai più e la coscienza mi rimorde ancora…