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Lussino

Estate a Lussino... sull’onda di alcuni ricordi di famiglia a cura di Adriana Martinoli Vivo, come la mamma e la maggior parte dei fratelli, a Roma da molti anni. Mio padre, Giuseppe Martinoli (Bepi Carlic), era di Lussinpiccolo. Dopo l’avventurosa partenza, nel maggio 1945, non ha più rivisto la sua amata isola. Con tristezza ricordo la nostalgia con cui egli mi descriveva, poco prima di morire nel 1970, i colori del mare e della vegetazione, i profumi, i tramonti del sole nonchè le sue bravate e quelle della “mularìa” di Lussino. Mia madre, Luisella Budini, triestina di famiglia di Lussingrande, nonostante l’età avanzata, ci ha accompagnato con notevoli energie fisiche e di spirito. Mamma, Lucia (mia sorella più grande) ed io arriviamo a Trieste dove ci accolgono con entusiasmo i cugini Maria e Tullio De Vescovi. Ceniamo in terrazza (ci sono anche le figlie e Laura, sorella di Maria). Il tempo vola, si alternano dialoghi allegri ad altri meno. La mattina, all’alba, Tullio ci accompagna al pullman che ci porterà a Lussino. Nell’accogliente pensione sul porto di Lussingrande che ci ospita, incontriamo mia sorella gemella Marina e mio fratello Enrico con la moglie Floriana, arrivati già la sera prima con il catamarano da Venezia. Gli altri due fratelli, Livia e Carlo, non hanno potuto unirsi a noi per impegni familiari e “di mare”. C’è grande allegria ed eccitazione: ognuno propone qualcosa e il programma spazia da incontri e chiacchierate con parenti e conoscenti, a percorsi di “ricostruzione della memoria storica familiare e del luogo”, da nuotate spensierate a passeggiate in pineta, da gite in barchetta a buone mangiate di pesce e altro. Mentre gli altri decidono cosa fare, Marina ed io ammiriamo il luccichìo del mare. Mentre il nostro sguardo si incrocia, senza dire altro ci ritroviamo in acqua al vecchio “Bagno Rudi” e poi in prossimità di Capo Leva. Non tornavo a Lussino dall’estate 2001, quando decisi di far conosce ai miei figli, Beatrice e Matteo allora di 17 e 15 anni, la bellezza della natura e dei luoghi spesso citati in famiglia. Noto a Lussingrande più turisti, barche, caffè all’aperto. Più decoro nelle facciate delle case, anche se a volte il colore è un po’ discutibile! Dietro al campanile però, tra gli alti pini, una delle case dei nostri parenti, palazzo Leva, versa in uno stato d’ incuria. Che impres-

sione! Ho desiderio di allontanarmi. Entro nel Duomo dedicato a S.Antonio Abate anche per rivedere le grandi lastre di marmo e pietra sotto le quali riposano le spoglie di diversi antenati Budinich, Ragusin, Leva ecc… Poi costeggiando il mare torno sul promontorio, a Capo Leva, dove si trova la “Cappelletta_Stuparich”. Vi entro assieme ai miei grazie all’amico Claudio Smaldone Bussanich che conosce il valore affettivo e stori-

Lussingrande Capo Leva

co della piccola chiesetta. Costruita nei primi anni del Novecento dall’architetto Marco Antonio Stuparich per onorare gli avi, conserva all’interno quattro busti di marmo che raffigurano parenti della famiglia Stuparich. Lì riposano, oltre a Plinio e Rita Stuparich, anche mio bisnonno Clodoveo

Lussingrande Cappelletta Stuparich

Budinich, capitano mercantile e cittadino onorario di Lussingrande, e i suoi figli Mario, che fu sindaco di Lussingrande, e Don Guido. Passo poi nel vicino cimitero dove si trovano le spoglie di altri parenti Ragusin e Budinich. Proseguendo il cammino arrivo al cancello di “Villa