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Lussino
Buon vento, Levante 52! di Licia Giadrossi-Gloria Levante 52 è la passera lussignana con la poppa a forma di cuore costruita e varata il 7 ottobre scorso da Luciano Santich a ricordo della sua fuga dal regime titino attraverso l’Adriatico il 13 settembre 1952. La barca di allora non era a vela bensì un kayak da 5,20 m x 51 cm, in legno di abete foderato di tela. Sono scappati in due: Luciano, classe 1933,19 anni, e Livio Vidulich di 20 anni, ciascuno col suo Levante 52 kayak. Partiti nel pomeriggio da Lussinpiccolo per una escursione fino a Crivizza, hanno atteso la notte per prendere il largo, allontanandosi da Lussino pagaiando, senza bussola perché allora non l’aveva nessuno. A guidarli, le stelle! Era una notte di luna piena e di bonaccia, accompagnavano la loro fatica lo sciabordio dell’acqua e un delfino che nuotava a pochi metri dai kayak; 72 miglia da compiere, al più presto, pronti ad affondare la barca alla vista di una motovedetta yugoslava. Nodo dopo nodo, le ore trascorrono lentamente con piccole pause di riposo, gli scafi attraccati per mantenere in equilibrio le imbarcazioni: il tempo è buono, il mare calmo, alle 10 del mattino si alza un vento favorevole di poppa, il Levante, intenso, con onde alte fino a tre metri che li porta verso terra fino al pomeriggio. Finalmente all’orizzonte appare la costa italiana ma all’ingresso del porto di Ancona, a 24 ore dall’inizio della fuga, un contrattempo: la forte corrente contraria impedisce l’approdo e devono continuare a pagaiare fino al mattino dopo per riuscire finalmente a entrare a Senigallia. Come premio alle loro fatiche, dalla Capitaneria
di Porto vengono tradotti in prigione ad Ancona e vi rimangono tre giorni per i numerosi interrogatori che devono accertare se sono spie dell’est, poiché a Lussino la flotta militare yugoslava è impegnata in esercitazioni navali, e nessuno ritiene possibile e fattibile la traversata dell’Adriatico in kayak. Dal carcere di Ancona vengono trasferiti ad Alacri, in provincia di Frosinone. Poi le strade si dividono. Luciano Santich viene aiutato dalla sorella Iolanda a sistemarsi in provincia di Vercelli, a Brugaro di Cravagliano; nel 1957 finalmente il desiderato arrivo a Trieste dove reinizia la sua vita e il lavoro. Livio Vidulich invece viene chiamato da uno zio a Piombino, vi rimane due anni e, dopo il ricongiungimento di Trieste all’Italia, si trasferisce nella città giuliana dove trova lavoro nella società svizzera dei Rizzi, anche loro lussignani, navigando per tre anni sulla nave passeggeri Arosa Sun. Poi passa alla Società Adriatica di Navigazione e al Lloyd Triestino. Luciano Santich è di origine dalmata di Sebenico. Erano famiglie benestanti: la madre apparteneva ai Lakos venuti a Lussinpiccolo dopo la prima guerra mondiale a gestire prima l’albergo Dalmazia e poi la Telve. La famiglia Santich è pure originaria di Sebenico ed è costituita dai fratelli Chiara, Iolanda, Elvira, Antonio scomparso nel 1972, compagno di scuola del cap.Antonio Rerecich del Direttivo della Comunità di Lussinpiccolo, da Luciano e da Gianfranco. Nel 1989 dopo intensi allenamenti Luciano vuole ripetere la traversata dell’Adriatico con lo stesso kayak con cui era fuggito, partendo da Trieste e, dopo alcune