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Assemblea solenne dei Dalmati nel Consiglio comunale di Trieste di Daria Garbin e Licia Giadrossi-Gloria
Sabato 15 settembre 2012 ha avuto luogo nell’aula del Consiglio comunale di Trieste alla presenza delle massime autorità civili, militari e religiose e di un foltis simo pubblico il conferimento del titolo di soci Honoris Causa della Congregazione dei Discendenti delle Fami glie nobili, patrizie e degli Uomini illustri di Dalmazia a tre personalità che si sono particolarmente distinte nel dare lustro alla componente italiana della Dalmazia: Staffan de’Mistura, Ambasciatore Onu e Sottose gretario di Stato del Governo Monti; Diego Vecchiato, professore e dirigente delle rela zioni internazionali della Regione Veneto; Ottavio Missoni, Cavaliere del Lavoro, stilista e presidente dei Dal mati italiani nel Mondo.
In primo piano Ottavio Missoni, Franco de Vidovich e Diego Vecchiato – Foto Licia Giadrossi
Dopo gli interventi delle autorità istituzionali ha preso la parola il Presidente della Congregazione Renzo de’ Vidovich che, appena iniziata la relazione ufficiale, è stato raggiunto al cellulare da Staffan de’Mistura che, di spiaciuto oltremodo di non essere presente di persona, per impegni di Governo sopraggiunti all’ultimo mo mento, ha voluto mandare il suo ringraziamento per l’o nore che gli era stato fatto e per salutare i compatrioti Dalmati. Il Presidente ha messo in vivavoce la telefonata del Sottosegretario de’Mistura, avvicinando il telefono al microfono per far sentire a tutta l’assemblea l’inter vento di Staffan. L’Ambasciatore de’Mistura ha ringra ziato tutti coloro che portano avanti il nome della Dal mazia e della cultura veneta e italiana di quella terra, ha raccomandato a tutti di non dimenticare mai le proprie
origini, sottolineando che le radici familiari e popolari forniscono la forza morale ed intellettuale per vivere in un mondo così difficile e frastagliato, senza perdere la propria identità. Un particolare ringraziamento ed un affettuoso saluto ha rivolto a tutti coloro che si ricono scono nel Leone di San Marco e nella tradizione veneta – dalmatica e, in particolare, a quanti sotto l’insegna del l’Italia e di San Marco operano e mettono a repentaglio la propria incolumità in varie parti del mondo, con un particolare pensiero rivolto ai nostri marò del Battaglio ne San Marco che sono ancora lontani dalla Patria. L’in consueto intervento telefonico di Staffan de’Mistura ha suscitato vivo entusiasmo nel numeroso pubblico pre sente che ha più volte interrotto l’intervento telefonico con vere e proprie ovazioni che hanno commosso il Sot tosegretario, nonostante avesse potuto sentirle solo at traverso un mezzo improvvisato e inadeguato quale è un cellulare. Ha, quindi, preso la parola Diego Vecchiato che ha sottolineato come la fedeltà dei Dalmati alla Serenissima e il mantenimento delle tradizioni venete abbiano inse gnato a lui, Veneziano, aspetti e valori della veneticità che si erano affievoliti perfino a Venezia, dove erano sor ti e sviluppati, affrontando il problema della coesistenza della Patria veneta nel nesso della Patria italiana. Ha chiuso la manifestazione il brillante intervento di Ottavio Missoni che ha chiamato simpaticamente con il termine salgariano di “fratelli della costa” tutte le diverse componenti della Nazione dalmata. Ha raccon tato degli episodi accaduti a Zagabria, oggi fortunata mente superati, in cui chiamavano la Dalmazia “Croazia del Sud” e la città di Ragusa dove egli è nato, solo “Du brovnik”. Parlando delle vicissitudini del secolo breve, ha detto che tutti hanno imparato che non si devono fare le guerre ed è sbottato in una battuta che ha sollevato l’ilarità e l’ entusiasmo del pubblico: “se uno fa la guera e poi anca la perde, vol dir proprio che xe un mona”. Si è detto lieto che il Giorno del Ricordo abbia finalmente, dopo cinquant’anni, tolto dal dimenticatoio le foibe e l’esodo di 350.000 mille persone, che hanno pagato le responsabilità di un’intera nazione molto di più degli al tri italiani. Si è detto dispiaciuto di talune forzature sto riche che sminuiscono la funzione latina, veneta ed ita liana della Dalmazia ed ha concluso con un abbraccio a tutti, nella certezza che il nostro Mare adriatico conti nuerà ad unire le sue genti, come ha fatto da millenni.