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1816 istituì, sul modello francese delle Province Illiriche, un Regno d’Illiria che comprese anche le isole del Quarnero. Nel 1822 Fiume e il litorale liburnico furono uniti all’Ungheria e il resto dei distretti, già facenti parte del Circolo di Fiume, ivi comprese le isole del Quarnero, furono costituiti in un Circolo provvisorio con capoluogo la città di Pisino. Infine, nell’aprile del 1825, l’Istria e le isole furono interamente ricomposte in un solo Circolo, il margraviato, dipendente dalla luogotenenza di Trieste. Il provvedimento generale del 1822 conservò il perimetro territoriale del precedente distretto di Lussino. Ebbe, tuttavia, l’importante effetto di promuovere la cittadina di Lussingrande quale comune capoluogo dell’isola. In questo modo fu premiata la persevaranza con la quale per secoli i suoi abitanti avevano chiesto il riconoscimento dell’autonomia della loro isola da quella di Cherso e da Ossero. A capo dell’amministrazione comunale fu posto un Podestà, carica che fu rivestita per primo dal capitano Francesco Craglietto. Massima autorità comunale era la Rappresentanza comunale, composta dal Podestà, dal vice Podestà e da due delegati. A San Pietro dei Nembi, nel 1825, a capo del villaggio vi era un bravaro. Con questo termine si identificava il pastore più anziano e a Cherso colui che, abitando con la sua famiglia nella casa colonica, dirigeva e curava la campagna durante l’assenza del padrone (Lamberto Pozzo-Balbi, 1934). Oltre a questo termine era utilizzato, per designare il rappresentante di quest’isola, anche quello di Capo contrada. Il 27 settembre il Commissario distrettuale di Lussino chiese al capitano Craglietto, quale Podestà di Lussino, di fornirgli, entro ventiquattro ore, i nomi dei proprietari delle 33 case che esistevano sullo scoglio di San Pietro dei Nembi, onde poter applicare l’imposta di casatico, ovvero l’imposta sui fabbricati che veniva pagata anche sotto il dominio della Serenissima. Craglietto, dopo aver interpellato il bravaro, rispose che le case di quello scoglio erano soltanto 26 e fece presente al Commissario dell’opportunità di dispensare gli abitanti dal pagamento di quella imposta giacchè le loro case sono capanne le quali se da essi furono rinnovate lo furono abusivamente e, quindi non essendo di loro proprietà, ma sotto Dominicato. In calce a questo scritto si trova un interessantissmo elenco delle abitazioni, con la specificazione della tipologia dell’edificio: 1. Gerolamo Antoncich, a muro; 2. Antonio ed eredi Antoncich a maceria e coperta con paglia; 3. Marco Bellanich a muro; 4. Giovanni Budinich a muro; 5. Simon Gellich, a muro; 6. Domenico Barichievich di Giovanni, a maceria; 8. Simon Barichievich,
a muro; Giovanni Barichievich di Simon, a maceria; 9. Rocco Mezzich, a muro; 10. fratelli Marco e Giovanni Ragusin, a muro; 11. Orsola vedova Bellanich di Antonio, a maceria; 12. Emma vedova di Giovanni Bellanich, a maceria; 13 Martin Budinich Gardobas, a muro; 14. Giovanni Lettich di Giacomo a muro; 15 Antonio Radellich, a maceria e coperta con paglia; 16 Martin Budinich Gardobas, a muro; 17. Maria vedova di Giovanni Budinich, a muro; 18. Matteo Budinich, a maceria; 19. Antonia e Martin Budinich di Antonio a muro; 20 Marco Barichievich di Matteo, a muro; 21 Marco Barichievich di Matteo, a muro; 22. Giovanni Budinich di Giovanni, a maceria; 23. Martin Budinich di Giovanni a maceria; 24. Antonio Bellanich a muro; 25. Antonio Budinich di Matteo, a maceria; 26 Antonio Ragusin di Antonio a muro. Con il termine maceria certamente si intendeva il muro greggio, non legato da calce, senza intonaco e inteso come muro a secco e da ciò il termine masiera. È possibile ricavare con approssimazione dal numero di case anche la popolazione che allora viveva sull’isola. Infatti, mantenendo invariata la densità di 3,6 abitanti per casa, rilevata nel censimento del 1869, la popolazione nel 1825 doveva ammontare a circa un centinaio di anime.
Isola di Asinello – valle Parknu
Foto Rita Giovannini