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“Ciapar e petar” di Marì Rode Nelle case lussignane non mancava il “Vocabolario Italiano”: si consultava il librone di più per scrivere che per parlare. Ci si esprimeva con un nostro dialetto, proveniente da un misto di idiomi, che ci lasciarono tutte le genti che passarono per la nostra isola, dai Longobardi ai Francesi. Una curiosità: se la lingua italiana ha due ausiliari, la parlata lussignana ne aggiunge ai due un terzo: CIAPAR, molto in uso, latinismo di capio, cápere. Difatti, non si usava dire: “di sera mi addormento presto” ma “de sera ciapo sonno presto” e di seguito: “se ciapava freddo, se ciapava la tosse, se ciapava una storta, se ciapava la bala, se ciapava el vapor, se ciapava cinque, se ciapava un regalo, se ciapava la briva, se ciapava un pesce, se ciapava la piova, se ciapava paura, se ciapava un sburton, se ciapava un rimprovero, se ciapava la bile, se ciapava el lotto,... e se... e se...”. “Se ciapava una sberla” ma anche si poteva “petar una sberla!” Benchè il “petar” avesse un minor uso, completava in pieno la frase “go petà una ridada!”. A proposito ancora di “petar”. Mi raccontavano di un signore, spiritoso, abile ballerino che era andato alla Società Unione al ballo. Ad un certo momento della serata si era seduto, allora, una signorina vicina colse l’occasione per chiedergli: – Signor dottor, non la balla? E lui: – No! Non ballo, perchè se ballo sudo e se sudo, le mudande me se peta!
Imprenditoria femminile lussignana a Trieste di Licia Giadrossi-Gloria
Il convegno “Abbiamo i numeri” si è svolto nella sede del MIB – School of Management di Trieste, lo splendido palazzo del Ferdinandeo, il 6 febbraio scorso,
organizzato dalla presidente dell’associazione “La Cari ca delle 101”, la scrittrice Patrizia Rigoni, per pubbli cizzare l’iniziativa dell’assessore regionale alle attività
Da sinistra: Cecilia Donaggio, Daniela Michelli, l’assessore regionale Federica Seganti, Patrizia Rigoni e Sara Giadrossi - foto Licia Giadrossi