Settembre 2014
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L’AGENDA DI SETTEMBRE / GIUSEPPE PENONE / DITTA ARTIGIANALE / BOBO RONDELLI
NOVITÀ
SOMMARIO sipario
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settembre a teatro di tommaso chimenti arte
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giuseppe penone di il tavolo del prosecco pellicole
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un autunno di cinema di caterina liverani cose nuove
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coffee lovers di eleonora ceccarelli personaggi
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bobo rondelli di riccardo morandi serie
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sceneggiati di giustina terenzi vibrazioni
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ani di franco di emanuele giaconi take your time
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una “downtown abbey” a novoli di isabella tronconi
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l’agenda di settembre boxini
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settembre da non perdere i provinciali
point of view
20 digit 2014 a prato
istant masterpieces
di pratosfera
di gilberto benni
palati fini
palestra robur
di miriam lepore e giulia tibaldi
di leandro ferretti
21 buoni propositi...
via dello statuto
un sex symbol al mese
la zona d’ombra
di il moderatore
di michele baldini
22 billy dee williams
la moda del cinismo
angoli preziosi
installazioni
di pietro principi
di riccardo sgamato
24 argenteria scaffei
l’arno e la sua memoria
luoghi
25 una boccata di west
EDITORIALE di matilde sereni Impressioni di settembre? Era meglio agosto. Senza offesa eh, è bellissimo tornare a riempire le vostre stanche membra con contenuti interessanti e agende stracolme di eventi ma con tutto il rispetto stavo meglio a friggere spaparanzata al mare o frescheggiando sotto un faggio di montagna. Comunque. Siete mai stati all’opera? Per chi non è un “Lespertone” del genere può risultare un po’ faticosa, perché ci sono questi tizi vestiti a festa che cantano in un italiano ottocentesco, leggermente distorto e spesso sovrapposto, gesta eroiche e storie strappalacrime ché a te povero cristo che sei arrivato tardi per prendere il libretto verrebbe solo da urlare un sonoro “EEEEEH?”. Ma non lo fai, un po’ perché ti vergogni ma anche perché alla fine senza sapere bene come, ti emozioni. Ecco, Lungarno è un po’ la stessa cosa. La trama è complessa, gli attori sono confusionari e sopratutto è sempre, sempre una tragedia. Eppure lo spettacolo va in scena da due anni. Probabilmente non sono nulla per chi questo mestiere lo mastica da sempre, ma siate magnanimi, parlo in primis per me e per altri due o tre tipetti di mia conoscenza. Quattro. Tutto nelle mani di quattro bagoldi che han speso tempo, energie, professione e cuore giorno dopo giorno, imparando dai propri errori ma anche ripetendoli all’infinito, creando un team di collaboratori e amici su cui poter contare ma anche da poter spremere senza ritegno, trasformandosi quotidianamente in ragionieri, organizzatori di eventi, giornalisti, PR, grafici, ma anche in direttori editoriali, responsabili di redazione, art director e strateghi della comunicazione. Roba che Arturo Brachetti ci fa il solletico. Come da tradizione, il nuovo anno è sinonimo di nuova veste grafica, nuove rubriche, nuovi colori, ma tutto nelle stesse trentadue pagine. Quindi, ladies and gentlemen, silenzio in sala. Su il sipario. Che il terzo atto abbia inizio.
di bianca ingino la scena
basta stare tranquilli
26 jena 27
bozzolo
di simona santelli Iscrizione al Registro Stampa del Tribunale di Firenze n. 5892 del 21/09/2012
stelle
N. 21 - Anno III - SETTEMBRE 2014 - Rivista Mensile - www.lungarnofirenze.it
di faolo pox
28 suoni
29 PAROLE
di lespertone
di gabriele ametrano
matite
30 passeggiata di silvia basso
in copertina: “Quel che resta” di Martina Maccianti
Martina Maccianti nasce a Firenze il 31 Agosto 1992, a fine estate. Attualmente frequenta la facoltà di Architettura, dimenandosi tra vinili, foto e grafiche. Per quest’ultime, le piace racchiudere tutto in piccoli cerchi, come a far sembrare oggetti, scenari, personaggi rappresentati spiati da chissà quale spioncino. Ama i colori, la buona musica e i gattini. Usa solo borse di stoffa, e per questo ha deciso di farne di proprie, con i suoi disegni. ‘Fa cose, vede gente’, poco più.
Editore: A ssociazione Culturale Lungarno Via dell’Orto, 20 - 50124 Firenze - P.I. 06286260481 Direttore Responsabile: Marco Mannucci Direttore Editoriale: Matilde Sereni Responsabile di redazione: Leonardo Cianfanelli Stampa: Grafiche Martinelli - Firenze Distribuzione: Ecopony Express - Firenze Hanno collaborato: Tommaso Chimenti, Caterina Liverani, Il Tavolo del Prosecco, Eleonora Ceccarelli, Riccardo Morandi, Giustina Terenzi, Emanuele Giaconi, Isabella Tronconi, Pratosfera, Gilberto Benni, Miriam Lepore, Giulia Tibaldi, Leandro Ferretti, il moderatore, Michele Baldini, Pietro Principi, Riccardo Sgamato, Bianca Ingino, Simona Santelli, Faolo Pox, Aldo Giannotti, Lespertone, Gabriele Ametrano, Silvia Basso, Martina Maccianti. Nessuna parte di questo periodico può essere riprodotta senza l’autorizzazione scritta dei proprietari. La direzione non si assume alcuna responsabilità per marchi, foto e slogan usati dagli inserzionisti, né per cambiamenti di date, luoghi e orari degli eventi segnalati. Scopri dove trovare Lungarno su www.lungarnofirenze.it
Si ringrazia la Lira Srl e la famiglia Fattori per sostenere e credere in Lungarno.
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SIPARIO
di tommaso chimenti
SETTEMBRE A TEATRO
L’
estate è finita. Qualcuno ci aggiungerà un finalmente. Si fanno due conti in tasca. Un mini bilancio. Si stava meglio quando si stava peggio. Prima ci lamentavamo delle zanzare e delle camicie appiccicate sulla schiena, tra un po’ della pioggia e del vento gelido. Siamo sempre un passo indietro rispetto al presente. Per non cadere nella depressione di un anno in più sulle spalle, e per fronteggiare alle grandi domande esistenziali dell’uomo contemporaneo (“Chi vincerà lo scudetto?” e “Che si fa per l’ultimo dell’anno?”), una salvezza potrebbe arrivare dal dare uno sguardo a quanto di buono (?) i vari cartelloni teatrali possono offrire per un inverno piacevolmente pensante, e non pesantemente grigio. I calendari dei vari grandi teatri di Firenze e dintorni sono già usciti e nel marasma dei colori e degli appuntamenti, o degli eventi sempre definiti “imperdibili”, qualcosa di accettabile c’è. Nella quantità la qualità. Andiamo a scovarli. Partiamo dal Teatro Puccini, caposaldo di un intrattenimento intelligente. Quattro le proposte che abbiamo deciso di segnalare da Alessandro Bergonzoni con il nuovo “Nessi” (che non è il mostro di Lockness ma sono le sinapsi mentali e gli agganci dialettici) che apre la stagione il 7 ed 8 novembre. L’affabulatore gioca sempre sul filo tra il divertissement, l’enigmistica, il mistero che si cela dietro e dentro ogni sillaba, in un’etimologia, veritiera ed inventata, che inevitabil-
mente ci porta in universi tanto astratti quanto poetici e reali. Un nuovo progetto di Stefano Bollani, il 6 dicembre in compagnia di Valentina Cenni, sembra essere il giusto connubio tra uno dei musicisti (non ha genere, Bollani è!) più eclettici, raffinati e popolari che ci siano in giro. “La Regina Dada” (e non si tratta del server internet) è un tentativo, serio e faceto come nelle chiare intenzioni del genio degli ottantotto tasti, di sondare la psiche e l’intelletto umano per scardinarlo, sondarlo, andare a fondo del grande mistero dell’ignoto che abita tra cervelletto ed ipotalamo. Teatro civile con Bebo Storti che non si tira indietro con l’ennesima storia difficile da raccontare dopo la “Nave fantasma” e “Mai morti”. Storie complicate, storie insabbiate, da far conoscere. Stavolta con “Il testimone”, il 14 febbraio, si indagano, partendo da un omicidio di mafia di quelli passati (e sono tanti, i più) nel dimenticatoio, i rapporti tra Cosa Nostra, la mala americana ma anche lo Stato, incarnato dalla figura di Giulio Andreotti. Chiude il quadrifoglio delle proposte da non perdere del Puccini “La merda”, il 9 aprile, una donna nuda, l’Italia, affamata, stanca, ma soprattutto arrabbiata che con le ultime energie urla il disprezzo, prima che questo diventi distacco: un fenomeno cult che buca palcoscenico e pancia. Al Teatro della Pergola segnaliamo tre big: Battiston, Gifuni, Timi. Per ragioni diverse, ecletti-
Filippo Timi sarà al Teatro della Pergola con “Favola”
cità, potenza, glamour, non lasciateveli sfuggire. Dopo Orson Wells il corpulento Battiston si mette i panni dello shakespeariano sempliciotto e burlone “Falstaff” (dal 6 al 12 gennaio) dolce ma dagli scherzi tremendi, che si prende in giro del mondo come autodifesa della sua inadeguatezza. Dopo il successo dello scorso anno con la ripresa del “suo” Pasolini, Gifuni torna con il “suo” Gadda, sempre per la regia di Giuseppe Bertolucci, dal 24 al 30 marzo. “L’ingegner Gadda va alla guerra” è un mix tra le cronache dal fronte ed Eros e Priapo in un connubio che sembra disegnare i nostri tristi giorni passati (venti anni!) ma che ancora non sembrano del tutto finiti, anzi purtroppo riattizzabili come fuoco sotto la cenere, rialimentabili. Sempre discusso e criticato dall’intellighenzia ma osannato dal pubblico, Filippo Timi, dopo Amleto, dopo il Don Giovanni, arriva con “Favola” peruna lunga tenitura rara per Firenze (dal 21 aprile al primo maggio). Una fiaba moderna, noir, dove tutto non è come sembra, dove al di là del rosa confetto il mostro bussa sempre alla porta e qualcuno da dentro gli apre pure. Una scrittura originale che speriamo non cada facile preda di piccole gag vuote da palcoscenico come purtroppo ci ha abituato nelle recenti pasate performance.
ARTE
di il tavolo del prosecco
GIUSEPPE PENONE
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FORTE BELVEDERE 5 LUGLIO - 5 OTTOBRE 2014
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uando seminare le sue opere mi trovo scultoree in un percorall’estero so inedito che mette e qualin comunicazione il cuno mi chiede da Giardino di Boboli dove provengo, già mi con i bastioni del Forte prefiguro l’espressioBelvedere. Le opere si ne estatica, sorpresa inseriscono organicae sognante alla mia mente nel contesto ed risposta: Firenze, Toattivano nello spettascana. Mi sono spesso tore quel processo virchiesto cosa voglia dire tuoso di riflessione inper uno straniero arridotta ma non invadenvare nella nostra terra te e aggressiva. Un ace riempirsi gli occhi di compagnamento soft tanta bellezza. Eppure che fa godere di aspetti di posti belli al monesteticamente diversi e do ce n’è tanti. Qual è dimostra come nell’arquindi quel quid che monia non c’è tempo dagli occhi distende il e nei pensieri nulla di viso e riempie gli anisbagliato. Le opere di mi? La risposta non si Penone sono concettrova nelle architetture tualmente elaborate o nella natura separaquanto esteticamente tamente, la risposta si fruibili ed apprezzatrova nella loro relabili: gli Alberi sono zione, ovvero in quel sculture in cui l’artista lungo lavoro di convivuol far riappropriare venza felice fra uomo e la materia legno della territorio che, come in sua identità originaria, un rapporto che funper cui una trave, su ziona, richiede tempo, cui già è intervenuto pazienza, ascolto, ma un processo di trasforporta alla fine a risulmazione umana, viene tati visibilmente armoscolpita in forma di niosi. tronco e rami; diversaQuale esempio migliomente nelle Anatomie re di architettura che si da una materia inorinnesta in un contesto ganica come il marmo naturale, senza deturaffiorano dettagli anpare con la sua funziotropomorfi, che seguone la morbidezza delle no però le venature miGiuseppe Penone, Albero Folgorato - Foto di Pietro Savorelli curve del terreno, se nerali senza entrarci in non Forte Belvedere? Culmine e baluardo del giardino di Boboli, vedetta contrasto. Il senso generale è quasi mistico, filosofico, ma si manifesta con difensiva di serena imponenza, che guarda la città e dalla città si fa guarla confidenza di un ambiente ben conosciuto e non alieno. Un sembiandare. te che fa da sfondo alla conoscenza ed alla consapevolezza che facciamo La bella idea di Sergio Risaliti e Arabella Natalini è stata quella di chiamare parte di un sistema meraviglioso in cui il contrasto sarebbe pura forzatura. un artista del calibro di Giuseppe Penone, che da sempre ha incentrato la http://www.oncevents.com/fortedibelvedere/prospettiva-vegetale/ sua opera e la sua ricerca sul rapporto tra uomo, cultura e natura, e di dis-
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PELLICOLE
di caterina liverani
UN AUTUNNO DI CINEMA
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antascienza, commedia, romanticismo, cinema d’autore, musica, rassegne ed eventi speciali. Il cinema in tutte le sue declinazioni questo autunno offrirà agli spettatori dell’Odeon grandi emozioni, novità e un po’ di nostalgia. È Scarlett Johansson la protagonista di due delle pellicole sci-fi più attese: Lucy con cui Luc Besson celebra il suo ritorno alle grandi storie al femminile nello stile di Nikita e Under the skin, del quale avevamo già parlato sul nostro blog veneziano lo scorso anno, affascinati dalla poetica fantascienza ad altissimo tasso erotico di Jonathan Glazer, regista di celebri videoclip come Karma Police e Karmacoma. Dopo una tornata di fortunatissime pellicole a tema futuristico-distopico (Hunger Game, Divergent) è in arrivo l’anteprima di The Giver, primo capitolo della tetralogia di Lois Lowry interpretato da Maryl Streep e Jeff Bridges; sempre da un grande successo letterario Colpa delle stelle, teen-drama sull’accettazione del dolore già cult negli Stati Uniti con Shailene Wodley e William Dafoe, mentre cresce l’attesa per l’adattamento della graphic novel dalle atmosfere dark Sin City 2-Una donna per cui uccidere, diretta dal suo stesso autore Frank Miller insieme a Robert Rodriguez (Machete). Un romanzo di successo è anche il punto di partenza per l’ultimo progetto di David Fincher,
Gone Girl con Ben Affleck, del quale si è parlato molto negli ultimi mesi dopo la decisione del regista di far debuttare il film in patria, rinunciando ad una passerella veneziana. Gone Girl, dall’omonimo romanzo di Gillian Flynn sancisce anche una nuova collaborazione tra Fincher e Trent Reznor che con Atticus Ross ha firmato la colonna sonora originale del film. John Carney, regista di Bounce, torna con Begin Again deliziosa commedia musicale con Mark Ruffalo e Keira Knightley e dopo il successo riscosso all’ultimo Festival di Cannes arriva all’Odeon Mommy del regista enfant-prodige canadese Xavier Dolan. Da non perdere il film evento Boyhood di Richard Linklater che sembra essere predestinato ad una pioggia di statuette; il progetto ha richiesto 12 anni di lavorazione durante i quali il regista ha seguito la crescita di un bambino fino all’età adulta. In contemporanea con l’apertura della mostra Picasso e la modernità spagnola (20 settembre-15 gennaio) l’Odeon proporrà una nuova edizione de I martedì al cinema con Palazzo Strozzi dedicata ai legami tra Picasso, la Spagna e il Cinema: Almodovar, Loach, Amenàbar, Buñuel, come sempre ad ingresso libero ed in lingua originale. Parlando di grandi classici è attesa per l’8 ottobre, con una serata evento in collaborazione con la cineteca di Bologna, la proiezione della versione restaurata di I quat-
Scarlett Johansson in “Lucy”
trocento colpi di Truffaut. Tra gli eventi speciali di questo mese il 5 settembre ci sarà il sound di Andy Stott insieme a Vaghe Stelle ad animare la prima serata interamente dedicata alla musica proposta dal cinema fiorentino in collaborazione con Lattex+, mentre il 22 sarà la volta del documentario Microbirth affascinate viaggio attraverso i processi naturali che riguardano la nascita. David Lynch, ospite d’onore al Lucca Film Festival (28 settembre-3ottobre) dove sarà presentata una retrospettiva completa della sua filmografia, è l’autore del documentario Duran Duran: Unstaged in programma all’Odeon il 29 settembre. Testimonianza unica dell’incontro tra il più visionario tra i registi contemporanei e la band inglese simbolo del pop anni 80 il film, distribuito in sala lo scorso luglio per soli 3 giorni, è il risultato del lavoro fatto da Lynch il 23 marzo del 2011 quando si occupò della realizzazione della diretta streaming del concerto dei Duran a Los Angeles. Per conoscere date e orari e per tutte le informazioni sulla programmazione dell’Odeon di questo primo scorcio di autunno visitate il sito www.odeonfirenze.com, per approfondimenti, curiosità e altre iniziative cinefile a Firenze non dimenticate di controllare la pagina facebook di Lungarno. Assicuratevi di aver abbassato la suoneria del vostro smartphone perché le proiezioni stanno per iniziare!
L’ESPERTO CONSIGLIA
IL CLASSICONE
Un gruppo di amici di vecchia data si riunisce per un week end sulle rive del Mar Caspio per festeggiare Ahmad, rientrato in Iran dalla Germania dopo un divorzio. Ed proprio per salvare il ragazzo dalla solitudine che l’amica Sepidé invita Elly, giovane insegnante gentile ma schiva, a partecipare alla rimpatriata. Le cose sembrano funzionare fino a quando una mattina, dopo un incidente in mare che vede coinvolto senza conseguenze un bambino, Elly scompare misteriosamente. Ancora la separazione e il sospetto al centro del sublime e potentissimo cinema di Asghar Farhadi (premio Oscar per Una Separazione) che con About Elly (2009) ci offre l’esperienza di una storia perfettamente scritta e di una regia che trova il suo punto di forza nella potenza dello sguardo. Una trama che strizza l’occhio a classici come Pic-nic ad Hanging Rock sullo sfondo dell’Iran moderno diviso fra la tradizione e il new deal della classe medio borghese. Grande cinema.
Usa 1968: il Capitano Bob Hyde è un vero duro ed è ansioso di partire per combattere in Vietnam col suo reggimento. Ha paura, certo, ma con la sua spacconeria lo nasconde bene a sua moglie Sally, molto fiera di lui ma altrettanto spaventata. Decisa a non starsene con le mani in mano mentre il suo uomo è in guerra, Sally decide lavorare come volontaria in un ospedale per reduci dove tanti ragazzi che sono tornati dalla stessa guerra di Bob cercano disperatamente di ricostruire i brandelli della loro vita, come il sergente Luke Martin costretto su una sedia a rotelle da una ferita. Un vero capolavoro Tornando a casa di Hal Ashby, che valse un Oscar sia a Jane Fonda che a Jon Voight, capace di raccontare l’amore ai tempi della guerra senza limitarsi a sollevare delle domande, ma cercando di dare delle risposte attraverso i destini riservati ai protagonisti. Splendida la colonna sonora (Beatles, Stones, Neil Young, Dylan, Hendrix etc) che procede insieme alla storia raccontando l’amore, la ribellione, il dolore e gli ideali infranti di una generazione.
ABOUT ELLY
TORNANDO A CASA (1978)
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COSE NUOVE
di eleonora ceccarelli
COFFEE LOVERS a sinistra Patrick Hoffer, presidente della Caffè Corsini e sponsor di Ditta Artigianale, con Francesco Sanapo
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remessa. Parlare di caffè per me, italiana che ama bere caffè americano, non è molto facile. Ma nel coffee bar Ditta Artigianale mi sono sentita ben accetta anche con i miei gusti. Infatti qua il caffè lo puoi gustare espresso o al filtro e nessuno ti guarda male per questo. Dimenticate il solito caffè ed il solito modo di servirlo, è davvero qualcosa di diverso. Parliamo di un artigiano moderno, così ama definirsi Francesco Sanapo, tre volte campione italiano di caffetteria e “coffee lover” che ha deciso di aprire in pieno centro di Firenze questo luogo dedicato al consumo consapevole del caffè. Così mi siedo insieme a lui, in questo splendido locale illuminato dal sole in Via de Neri, parlando e sorseggiando un caffè in calice, un infuso quasi, con un aroma che ancora mi ricordo. Mi guarda negli occhi, mi chiede di assaggiare il mio caffè, è appena arrivato e vuole capire se il risultato è all’altezza. L’impressione è di trovarsi di fronte ad un sommelier, passione e profumo, colore e sapore. Racconta del suo obiettivo e della sua sfida. Riprendere in mano l’artigianalità e trasportarla nella nostra epoca, questo il mood che persegue Ditta Artigianale, una bottega metropolitana con una materia prima eccellente e uno staff preparatissimo. Perché il caffè che viene servito qui è qualcosa che non abbiamo mai assaggiato, e perdersi nei racconti sulla provenienza dei chicchi di ciò che stai bevendo è una gran bella sensazione. C’è esperienza, ma non solo, Francesco passa tre mesi l’anno a cercare chicchi di altissima qualità, instaurando rapporti diretti con piccoli produttori, che con abilità e sapienza colgono ogni singolo chicco manualmente nel giusto momento di maturazione.
Il perché di un bancone basso e accogliente appare nel momento in cui si ordina, si è partecipi del processo di preparazione, si può osservare attivamente la nascita del proprio caffè e perdersi nei racconti di ragazzi che eseguono gesti non casuali e dedicano un attenzione alle loro azioni cui non si è abituati. Decidere di prendere un caffè da Ditta Artigianale è un po’ ritrovare il piacere di volersi bene e decidere di bere in modo consapevole e di qualità, è un po’ scegliere di conoscere cosa beviamo. Il prezzo è poco più alto della media, ma tutto è giustificato e sembra che la clientela apprezzi molto e preferisca riavvicinarsi ad una vera cultura del caffè come era nel passato, quando andare al bar era ritrovo e luogo d’incontro.
Mi piace pensare che qui il caffè sia un momento di pausa reale, rispetto alla velocità con cui viene servito e gustato l’espresso. La bevanda conviviale per eccellenza, che fuoriesce finalmente da ciò che è ormai diventato il rituale italiano, bere tutto in un sorso e scappare via. In un mercato dove tutto è in mano alle grandi multinazionali, è veramente difficile bere qualcosa di così pregiato e ricercato, ed in ogni miscela troviamo una storia e tanta passione. Nel frattempo Francesco si è spostato in un altro tavolo e parla spagnolo con dei ragazzi incuriositi e provenienti da chi sa dove per assaggiare il suo caffè... anche questo è Ditta Artigianale. Facebook: Ditta Artigianale
PROVINCIA DI FIRENZE C 0% M 100% Y 80% B 4%
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SERIE
di giustina terenzi
SCENEGGIATI
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rima della ADSL, prima dello streaming, prima di Premium e Sky e delle fiction, le serie in Italia si chiamavano sceneggiati. Venivano trasmesse sugli unici canali disponibili della RAI, un episodio alla settimana, appuntamento irrinunciabile che teneva incollati milioni di italiani al piccolo schermo, generando così un grande impatto soprattutto di natura sociale e culturale ed imponendosi nell’immaginario collettivo. Succedeva alla metà degli anni cinquanta ed essendo la RAI un servizio pubblico si preferì inizialmente produrre sceneggiati che attingessero dal teatro e dalla letteratura, anche straniera. Le finalità erano prima di tutto di carattere pedagogico, tenendo conto anche del grande tasso di analfabetismo presente nel paese. Questo spiega per esempio gli sceneggiati tratti da classici come “Jane Eyre”, “Cime Tempestose”, “Orgoglio e Pregiudizio”, “La Cittadella”, “L’isola del tesoro” o “Piccolo Mondo Antico” di Fogazzaro. La maggior parte delle regie vennero affidate a registi specializzati nel genere come Landi, D’Anza e soprattutto Anton Giulio Maiano, considerato il “padre” del teleromanzo italiano. Per lui lavorarono i maggiori attori italiani del periodo come Alberto Lupo, Luigi Vannucchi, Virna Lisi, Romolo Valli, Enrico Maria Salerno, Arnoldo Foà, Nino Castelnuovo, Marina Malfatti, Ugo Pagliai, Carla Gravina, Lea Massari. I primissimi sceneggiati RAI erano in presa diretta. Il linguaggio aveva una forte impostazione teatrale, i tempi erano dilatati e gli esterni pressoché assenti. Gli attori dovevano girare lunghi piani sequenza senza interruzioni il che voleva dire recitazione perfetta e soprattutto nessuna possibilità di sbagliare. Se è vero che riguardando gli sceneggiati oggi forse le inquadrature ci appaiono fisse e le azioni ben poco dinamiche, è vero anche che le interpretazioni del tempo sono davvero sorprendenti per bravura e intensità. Dal 1954 in poi con “La domenica di un fidanzato”, la produzione RAI fu inarrestabile. Meritano di essere ricordati nel corso degli anni sessanta “Le inchieste del commissario Maigret” con il grande Gino Cervi, “La donna di fiori” col tenente Sheridan interpretato da Ubaldo Lay, “Il giornalino di Gian Burrasca” diretto dalla Wertmuller con una scatenatissima
Rita Pavone, e le musiche del maestro Nino Rota; uno dei primi tentativi della RAI di rivolgersi ad un pubblico giovanile, un successone che si ricorda anche per il lancio del fortunato brano “Viva la pappa col pomodoro”. In ambito letterario da menzionare “Il conte di Montecristo” e “I promessi sposi”. Il primo era costruito grazie ad un cast di bravissimi attori teatrali sui quali spiccava l’allora giovanissimo Andrea Giordana, il secondo è stato uno degli sceneggiati di maggior successo per la RAI, con un cast molto accurato ancora una volta formato da grandi attori di teatro, e il lancio definitivo presso il grande pubblico di Renzo e Lucia, ovvero Nino Castelnuovo e Paola Pitagora. Ma l’era degli sceneggiati di “culto” inizierà nel 1966 quando anche l’horror e il thrilling irrompono nel piccolo schermo con il celebre “Belfagor, il fantasma del Louvre”, una produzione francese di grandissimo successo. Il tema dell’occulto e del mistero verrà ripreso anche più tardi con “Il segno del comando” che riuscirà a inchiodare ben 15 milioni di spettatori italiani a puntata! In una impressionante Roma senza tempo lo sceneggiato di Daniele Danza ha avuto l’onore di aprire le porte al tema del soprannaturale delle produzioni italiane successive come “Ritratto di donna velata” e “Ho Incontrato Un’Ombra” del 1974 e “L’amaro caso della baronessa di Carini” del 1975. Tra ectoplasmi, reincarnazioni, catacombe, confraternite, enigmi, esoterismo e parapsicologia, archeologia e antichi culti, in tutti e tre i casi gli sceneggiati ebbero ascolti altissimi e vennero accompagnati da sigle di grande successo (come “Cento campane” e i temi omonimi) in grado di scalare i vertici della classifiche dei 45 giri. A scrivere le colonne sonore di queste produzioni erano infatti dei veri talenti dell’epoca: Berto Pisano, Enrico Simonetti, Riz Ortolani, Stelvio Cipriani tra gli altri. Nel corso degli anni settanta gli sceneggiati italiani virano verso una componente più sperimentale, si guarda al mondo del paranormale ma c’è anche spazio per la fantascienza. Vale la pena ricordare il celeberrimo e inquietante “A come Andromeda” tratto dal romanzo di Fred Hoyle e John Elliot. Basato sulla serie della BBC del 1961, per la prima volta lo spettatore italiano fu messo a confronto con una creatura aliena (la biondissima e stranian-
Gino Cervi in “il commissario Maigret” - foto archivio RAI
te Nicoletta Rizzi) generata da un codice inviato dallo spazio e decodificato da un computer. A metà tra giallo e fantascienza sono “La traccia verde” che esplora la bio-comunicazione (una pianta testimone di un omicidio!) e “Gamma”, dalla sigla del cervello trapiantato al pilota Jean Delafoy in seguito ad un incidente mortale; tra suspence e implicazioni di natura bio-etica e morale lo sceneggiato oltre ad avere molta fortuna suscitò un dibattito notevole su un temi fondamentalmente nuovi per l’epoca. Il tema del paranormale torna anche in “ESP”, quattro puntate dirette da Daniele D’Anza nel 1973 con interprete principale Paolo Stoppa nei panni di un uomo realmente esistito, Gerard Croiset e ancora vivo ai tempi delle riprese, arrivato all’attenzione della cronaca per le sue facoltà di percezione extrasensoriale, il cui acronimo inglese è appunto ESP (Extra Sensorial Perceptions). Con “Qui squadra mobile”, del 1973 si entra in un vero commissariato. Vero antesignano di serial come “Hill Street”, “NYPD” o di fiction nostrane come “Squadra di polizia”, lo sceneggiato si avvaleva di una forte componente di realismo dal momento che ogni puntata si ispirava a fatti di cronaca nera accaduti nei primi anni settanta. Nel ruolo del commissario l’attore Giancarlo Sbragia, la regia ancora una volta era firmata da Majano. Ma la lista degli sceneggiati potrebbe continuare, la RAI infatti dal 1954 alla metà dei settanta è stata una vera fucina di idee e talenti. Una produzione prolifica attuata da grandi registi, sceneggiatori, una immaginifica e rodata macchina produttiva fatta di attori e abili artigiani che non hanno raccontato soltanto di intrighi, grandi avventure o storie d’amore, ma che sono stati anche veicolo di cultura e alfabetizzazione, una vera unificazione culturale in una Italia post bellica, tutta da ricostruire ma che investiva e credeva fortemente nelle nuove e giovani generazioni, prima che le produzioni d’oltreoceano piallassero definitivamente ogni velleità creativa nazionale. Ma almeno una citazione è d’obbigo per “Voci Notturne”, il tentativo, riuscito solo a metà, di riportar in auge il genere, ad opera di Pupi Avati nel 1995. Poi, il nulla, fino ai recenti “Romanzo Criminale” e “Gomorra” ma sulle reti private.
VIBRAZIONI
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di emanuele giaconi
ANI DI FRANCO
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on è un personaggio inquadrabile facilmente, andrebbe conosciuta di persona per provare a indagarne bene l’animo, per capirne le spinte intellettuali, la passione viscerale, il senso morale delle sue battaglie che sono partite dalla sua voce e dalle sue chitarre e che sono arrivate tanto lontano. Ma, anche senza averla incontrata e conosciuta, molto si può dire di Angela Marie DiFranco, in arte Ani DiFranco, classe 1970, originaria di Buffalo (USA) e autentica paladina del movimento “Riot Grrrl”. In primis che è una musicista di successo, visti i milioni di dischi venduti. Poi che si è conquistata l’aura di donna-simbolo delle lotte femministe, anti-sessiste, per i diritti in generale. Una donna con le palle, potremmo dire se il commento non sapesse di sessista, appunto. Ma bando agli infiocchettamenti, qui si parla di una rocker dura e tosta, che ha pubblicato qualcosa come ventotto album tra studio e live, che ha fatto masse di proseliti e che non ci pensa nemmeno a stoppare la propria corsa. Gli amici fiorentini, toscani o chi-vi-pare saranno felici di sapere che la DiFranco si ferma a Firenze per suonare alla Cavea l’11 settembre, per una data da segnare col rosso sul calendario. La cantautrice di Buffalo, avendo prodotto l’ultimo album ormai due anni fa (“¿Which Side Are You On?”), non avrà da sponsorizzare, dunque, un disco in particolare, ma proporrà un po’ tutto il proprio campionario di Folk, Alternative, Indie e Punk, se vogliamo, viste le pieghe prese dalla sua carriera molto compatta e ricca di strade diverse ma comunque vicine. La DiFranco iniziò a farsi largo nel mondo della Musica a soli nove anni coverizzando i Beatles con l’insegnante di chitarra nei pub vicino casa; da lì si capì che il suo destino era segnato. Soprattutto lo capì lei, che a quindici anni decise di andarsene da casa per vivere da sola, campando di musica. Mentre affinava le armi per il grande esordio, riuscì a diplomarsi alla Buffalo Academy for Visual and Performing Arts, per poi farsi rapire del tutto dal mondo dei suoni: eccola nel 1989, quando ancora ha da compiere il diciannovesimo anno di età, che fonda una propria etichetta discografica, la Righteous Babe Records (messa su con una cinquantina di dollari…), con la quale produce il proprio primo album, quell’omonimo che la fa conoscere a una fetta di pubblico prima non raggiunta e che la lancia così forte (e che le pompa la sua vena creativa così tanto) da farle scrivere un album all’anno tra il 1990 e il 1995, per poi farne due nel ’96, uno nel ’98 e addirittura tre (!!!) nel ’99, tenendo poi medie poco inferiori negli anni zero e fino ad oggi. Una macchina da Folk, la DiFranco. Ma Folk come musica per la comunità, che viene dalla gente e deve esser suonata con la gente e per la gente, non per forza nel senso di cantautorato-con-chitarrina-e-voce e via ma piuttosto come un rito di paese, una tradizione da mandare avanti, anche seguendo percorsi musicali diversi dal solito. Inincasellabile l’approccio al Rock della musicista di Buffalo, una che ha preso sotto braccio battaglie se vogliamo scomode (femminismo, come detto, ma anche questioni come l’aborto, l’omofobia, la violenza sessuale) ed è riuscita - chissà quanto volontariamente - a tirarci fuori scalate sulle classifiche dei dischi più popolari e vendite incredibili. A ventisei anni (senza il supporto della grande distribuzione) aveva già venduto un milione e trecentomila copie; fate due calcoli: era solamente il 1996 ed è ancora in giro… Per suonare così a lungo, comprensibilmente, c’è bisogno di reinventare anche qualcosina nel proprio stile, affinché la formula non diventi banale. In questo, Ani DiFranco ha scelto di lasciar sviluppare il proprio Rock ora come Progressivo (“Imperfectly”), ora avvicinandolo allo Spoken Word/recitazione musicata (ecco la collaborazione con Utah Phillips in “The Past Didn’t Go Anywhere”), ora inserendo tinte semi-Pop per sembrare meno bellicosa (si pensi a “To The Teeth” nel quale collabora Prince). I tanti dischi live messi sul mercato sono una garanzia per chi non sapesse se presentarsi l’11 settembre al concerto fiorentino o meno; sono un invito che, a inizio carriera, avrebbe suonato più riottoso e che oggi suona invece più disteso, meno belligerante (sarà anche che la DiFranco è diventata mamma, suvvia, fatele dare una calmata) ma la qualità della musicista in questione è indiscussa e la sua bravura dal vivo rinomata. L’Anti-Folk è ancora vivo e passa da Firenze.
ANI DI FRANCO 11 SETTEMBRE 2014 Cavea del Nuovo Teatro dell’Opera - Firenze
14
TAKE YOUR TIME
di isabella tronconi
Una “Downton Abbey” russa... a Novoli
V
i è mai capitato di chiedervi cosa rappresentasse il monumento in Piazza Demidoff, mentre facevate l’aperitivo al Negroni (il “Bar Necchi” degli indimenticati “Amici Miei”)? La piazza, e il monumento, opera di Lorenzo Bartolini, sono dedicati alla famiglia Demidov. La statua rappresenta Nikolaj Nikitič Demidov con il figlio Anatolij Nikolaevič e varie allegorie. Nikolaj, di questa dinastia di ricchissimi nobili, industriali e proprietari terrieri originari degli Urali, aveva lasciato la Russia e si era trasferito a Firenze a causa delle sue precarie condizioni di salute polmonare. Ci si stupisce, sapendo dov’è che Nikolaj decise di stabilire la sua residenza principesca, nel 1822: a Novoli, presso la chiesa di San Donato in Polverosa, una perla nel fango di traffico e speculazione edilizia. La toponomastica (“Via della Villa Demidoff ”) ci ricorda della presenza un tempo qui di una reggia fiabesca, in cui si conservava una collezione di capolavori sterminata (il monumento in Piazza Demidoff è da qui che proviene). Sappiamo di una Sala degli Arazzi, di una degli Argenti e di un’altra delle Armi, di una Sala degli Avori e di una delle Statue; sappiamo di interi saloni dedicati alla pittura olandese e fiamminga e a quella spagnola, e di altri riservati alle opere di Greuze e Bou-
cher e Luca Giordano. La villa ospitava inoltre un Salotto Turco, un Salotto Arabo, una Sala Indiana e una Sala Cinese. Pare che “la ricchezza, l’abbondanza di malachite” (non gradita dai sobri Fiorentini), di cui i Demidov possedevano enormi miniere, fosse “tale, quale giammai fra noi si può rinvenire altrove (De Prato)”, nelle porte, nelle colossali colonne, nei vasi, nei mobili. La chiesa romanica era stata incorporata e adibita a biblioteca, mentre una cappella di rito russo-ortodosso assolveva alle esigenze cultuali: quest’ultima, una “rotonda” con pronao in stile neoclassico, è ancora discretamente conservata, ed è ubicata in Via San Donato 13/15 e officiata dalla protestante “Chiesa di Cristo”. Il vastissimo parco -si estendeva oltre Via Baracca- ospitava, oltre a vari ambienti di servizio, una kaffeehaus, un canale navigabile, coltivazioni e stabilimenti per la produzione delle sete. Anatolij iniziò presto ad alienare il patrimonio della villa paterna. Suo nipote, Pavel II, ne avrebbe proseguito l’opera. Quattro storiche aste, dal 1868 al 1880, dispersero in tutti i più importanti musei e collezioni del mondo quella varietà incalcolabile di opere d’arte (la vendita dei “ninnoli” della villa consentì peraltro a Pavel II di fare una cospicua donazione per la costruzione della nuova facciata di Santa Maria del Fiore, come testimonia lo stemma Demidov sulla de-
stra del portone centrale della Cattedrale; molto del preziosissimo arredo e l’iconostasi della cappella furono riassemblati nella Chiesa Russa Ortodossa della Natività in Via Leone X). Pavel II si trasferì a Pratolino, dove avrebbe ricavato la sua nuova residenza -tuttora esistente- dalla paggeria della perduta villa medicea. Dopo una serie di passaggi di proprietà della tenuta (nel 1888 essa veniva descritta come “fattoria”; nel 1939 era un magazzino militare), l’atto finale della tragedia: nel secondo dopoguerra, dopo le distruzioni (e i saccheggi dei Fiorentini), la sua acquisizione da parte di industriali senza scrupoli, che ne fecero terreno edificabile. Il risultato, desolante, imperdonabile, è sotto gli occhi di chiunque, oggi, abbia voglia di passeggiare fra i palazzoni di Via di Novoli, Via de’ Tacchinardi, dove tristemente fa ancora mostra di sé un’elegante loggia in pietra grigia, Via Francesco Corteccia, Via Alessandro Stradella. Lungo Via San Donato, ai numeri 46/48, sono ancora visibili i propilèi (tempietti) laterali d’ingresso del viale principale d’accesso alla villa, oggi inglobati nella cancellata dell’Istituto Sassetti–Peruzzi. La chiesa è stata recuperata alle sue antiche funzioni; è inoltre in corso un restauro filologico, storico e unitario degli ambienti della villa, che verranno trasformati in appartamenti di pregio.
UNIVERSITÀ MOZARTEUM DI SALISBURGO SCUOLA DI MUSICA DI FIESOLE
1 settembre Divertimento mozartiano
7 settembre Dal nuovo mondo III
CHIANTI LIRICA
6 settembre Voci… ‘e notte Concerto per Unicef
Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo Soprintendenza speciale P.S.A.E. e per il Polo museale della città di Firenze Museo nazionale del Bargello Fondazione Teatro della Pergola Estate fiorentina Associazione “Amici del Bargello” Firenze Musei
BARGELLO JAZZ
8 settembre Enrico Rava New Quartet FIRENZE SUONA CONTEMPORANEA 11 settembre – Paper Music – William Kentridge e Philip Miller 13 settembre – Quartetto Prometeo 14 settembre – London Sinfonietta_Tempo Reale 17 settembre – Microensemble 18 settembre – Edison Studio 19 settembre – Ciro Longobardi 20 settembre – MDI Ensemble 21 settembre – FLAME Florence Art Music Ensemble
12 settembre Trilok Gurtu
15 settembre Servillo, Girotto, Mangalavite
SETTEMBRE LUNedì 1
ISS BARBARAZ M Festa de l’Unità (FI) ing. libero F ESTIVAL INTERNAZIONALE DI STORYTELLING (1-7/09) San Salvi (FI) ing. 5 € NCIENT FUTURES A Cinema Odeon (FI) ing. 6 € Z OMBI CPA Firenze Sud (FI) ing. NP FIRENZE CALPESTATA ArteinCasa / Cellai Boutique Hotel (FI) ing. libero martedì 2
E FOREST B Festa de l’Unità (FI) ing. libero L A DISSIDENZA ALL’INIZIO DEL TERZO MILLENNIO (2-4/09) Limonaia di Villa Strozzi (FI) ing. 5€ mercoledì 3
IAFRAMMA D Festa de l’Unità (FI) ing. libero giovedì 4
I NDIE ALL’OPERA Cavea del Nuovo Teatro dell’Opera (FI) ing. libero L INDA VALORI BAND Caffè Letterairo delle Murate (FI) ing. libero S ETTEMBRE IN PIAZZA DELLA PASSERA Piazza della Passera (FI) ing. libero S OUL TRIO Giardino dell’Orticoltura (FI) ing. libero OXERIN CLUB B Festa de l’Unità (FI) ing. libero
venerdì 5
NA NOTTE CON DE ANDRÉ U Cavea del Nuovo Teatro dell’Opera (FI) ing. 15 € + dp J OHNNY MARS & MAMA'S PIT Caffè Letterairo delle Murate (FI) ing. libero NDY STOTT & VAGHE STELLE A Cinema Odeon (FI) ing. 18 € S UMMER CORE FEST (5-7/09) CYCLE Calenzano (FI) ing. libero con tessera PERITIVO SONORO A Giardino dell’Orticoltura (FI) ing. libero S PARTITI Festa de l’Unità (FI) ing. libero sabato 6
EGINA MIAMI TOUR R Festa de l’Unità (FI) ing. libero O LOVE N Giardino dell’Orticoltura (FI) ing. libero OCI...’E NOTTE V Museo Nazionale del Bargello (FI) ing. 15/12 € domenica 7
C APAREZZA Parco delle Cascine (FI) ing. 17,25 € T WO PISCES IN ALTO MARE Festa de l’Unità (FI) ing. libero L A CASA DI MARI CPA Firenze Sud (FI) ing. NP
LUNedì 8
IORGIO CANALI G Festa de l’Unità (FI) ing. libero P OSSESSION CPA Firenze Sud (FI) ing. NP C ’ERA UNA VOLTA IL MANICOMIO San Salvi (FI) ing. 8 € E NRICO RAVA Museo Nazionale del Bargello (FI) ing. 15/12 € martedì 9
ENERAL STRATOCUSTER AND G THE MARSHALS Festa de l’Unità (FI) ing. libero UINTINO + PROMISE LAND Q Teatro Obihall (FI) ing. 21 € C ONTRO-ANNIVERSARIO DI SAN SALVI San Salvi (FI) ing. libero P ASSIONE Cenacolo di San Salvi (FI) ing. libero mercoledì 10
DEPOSIZIONI Cenacolo di Fuligno (FI) ing. libero ISIONI V San Salvi (FI) ing. 8 € L AST MINUTE DIRTY BAND Festa de l’Unità (FI) ing. libero giovedì 11
AL NUOVO MONDO III D Museo Nazionale del Bargello (FI) ing. 15/12 €
NI DI FRANCO A Cavea del Nuovo teatro dell’Opera (FI) ing. 28,75 €
IFICOLONA AL GIARDINO R Giardino dell’Orticoltura (FI) ing. libero
U MING CONTINGENT W Festa de l’Unità (FI) ing. libero
EXTECH FESTIVAL (11-13/09) N Sala Vanni - Viper Theatre - Fortezza da Basso (FI) ing. 15/35 € I PORTATA LETTERARIA D Villa Bardini (FI) ing. 29 € USICHE E DANZE POPOLARI M (11-12/09) San Salvi (FI) ing. 5 € S OURCE SELF-MADE DESIGN (1118/09) Limonaia di Villa Strozzi (FI) ing. libero P IETÀ Cenacolo di Sant’Apollonia (FI) ing. libero F IRENZE SUONA CONTEMPORANEA (11-21/09) Museo Nazionale del Bargello (FI) ing. 10/22 € T ORNIAMO AD ESSERE NERD CYCLE Calenzano (FI) ing. libero con tessera venerdì 12
ALLO BIGALLO MUSIC FEST (12H 14/09) Antico Spedale del Bigallo - Bagno a Ripoli (FI) ing. libero con tessera OF CLUB B-DAY PARTY N Nof Club (FI) ing. libero L ISA MARA BATACCHI / RIDUZIONE DI FIUME AD ARGINE (12-1314/09) ASD Canottieri Comunali (FI) ing. libero T HE REAL MOTHERFUNKERS Festa de l’Unità (FI) ing. libero E MOZION ARTE (12/09 - 07/10) Galleria 360 (FI) ing. libero F RANGRANZE N.12 (112-14/09) Stazione Leopolda (FI) ing. 10 € ANO WAR OF STEEL N CYCLE Calenzano (FI) ing. libero con tessera
MUSICA TEATRO ARTE CINEMA EVENTI PERCHÉ A FIRENZE NON C’È MAI NIENTE DA FARE...
CRYPTOPSY + DISGORGE CYCLE Calenzano (FI) ing. 20 € FESTA DEGLI ALBERI San Salvi (FI) ing. libero domenica 14
HOLY DANCE FESTIVAL Anfiteatro delle Cascine (FI) ing. libero
venerdì 19
GO RIVA CONTAMINATIO (19/9 U - 15/11) Studio Marcello Tommasi (FI) ing. libero I PORTATA LETTERARIA D Villa Bardini (FI) ing. 29 €
LE STREGHE DI SALEM CPA Firenze Sud (FI) ing. NP
OCK UN MONTE / MEGANOIDI + R OD FULMINE Montespertoli (FI) ing. libero
PHENOMENA CPA Firenze Sud (FI) ing. NP martedì 16
LUNedì 29
ROUND MIDNIGHT A Teatro Obihall (FI) ing. libero
URAN DURAN UNSTAGED D Cinema Odeon (FI) ing. NP
T RENTE MOLLER Viper Theatre (FI) ing. 15 € T URKISH TEXTILE SHOW (2426/09) Stazione Leopolda (FI) ing. libero
P INK MOUNTAINTOPS Glue Firenze (FI) ing. libero con tessera P AOLO AMULFI & GREEN LINE Giardino dell’Orticoltura (FI) ing. libero ETALLICA + IRON MAIDEN TRIM BUTE CYCLE Calenzano (FI) ing. libero con tessera domenica 21
OCK UN MONTE / GAZEBO PENR GUINS + PROGETTO PANICO Montespertoli (FI) in. libero S INISTER CPA Firenze Sud (FI) ing. NP
ALLOWEEN H CPA Firenze Sud (FI) ing. NP martedì 30
L ’ALBERO DI GUERNICA Cinema Odeon (FI) ing. libero
giovedì 25
L A CITTÀ DENTRO SAN LORENZO Fondazione Studio Marangoni (FI) ing. libero venerdì 26
T EMPO REALE FESTIVAL (26/09 - 4/10) Varie Location (FI) ing. NP I NCUBUS TRIBUTE CYCLE Calenzano (FI) ing. libero con tessera sabato 27
AJAL ZONE K Giardino dell’Orticoltura (FI) ing. libero F LASHBACK OF ANGER CYCLE Calenzano (FI) ing. libero con tessera
FIRENZE OGGI • CO A SA C’È
FIRENZE OGGI • CO SA
LUNedì 15
mercoledì 24
A C’È
GULP! Easy Living (FI) ing. libero
L A MADRE CPA Firenze Sud (FI) ing. NP
sabato 20
P ICASSO (20/09 - 25/01) Palazzo Strozzi (FI) ing. 10 €
MASSIMILIANO LA ROCCA + SACRI CUORI San Salvi (FI) ing. 8 €
C ORRI LA VITA Piazza della Signoria (FI) ing. NP
E XPO RURALE Parco delle cascine (FI) ing. libero
NICCOLÒ CARNESI Festa de l’Unità (FI) ing. libero
BIMBI E NATURA Giardino dell’Orticoltura (FI) ing. libero
domenica 28
martedì 23
FIRENZE OGGI • CO SA
SELDON Giardino dell’Orticoltura (FI) ing. libero
giovedì 18
ORTI E SEPOLTI M CPA Firenze Sud (FI) ing. NP
A C’È
LE FURIE Festa de l’Unità (FI) ing. libero
ERCATI IN MUSICA M P.zza Duomo/P.zza Mercato Centrale (FI) ing. libero
I MIEI VERSI SONO MERAVIGLIOSI; A QUALCUNO Piazza della Repubblica (FI) ing. libero
LUNedì 22
FIRENZE OGGI • CO SA
sabato 13
mercoledì 17
A C’È
DITTICO SUL CORPO Cenacolo di Ognissanti (FI) ing. libero
SETTEMBRE GIOVEDÌ 4 SETTEMBRE IN PIAZZA DELLA PASSERA Piazza della Passera (FI) ing. libero Il mito di Piazza della Passera non va sminuito. Anzi, va amplificato, va coltivato, va diffuso e va anche protetto. Perché questo lieto spicchio in oltrarno, a due passi da qualche finta bottega spenna-turisti, è una boccata d’aria più intima di Santo Spirito, meno pop di Piazza Pitti. Ora mi sembra più di essere una copia di Leandro Ferretti ma la verità è che non ho la più pallida idea di cosa sia Settembre in Piazza della Passera e nemmeno lo voglio sapere perché ogni occasione è buona per andare in quel triangolo piastronato, guardare i tipi strani che fanno espressioni strane sotto cappelli strani fuori dal caffè degli artisti, legare la bici alle catene e respirare. DOMENICA 7 CAPAREZZA Parco delle Cascine (FI) ing. 17,25 € Ho già fatto un boxino su Caparezza mi sa. Ma non so se ho detto che il pezzo che preferisco è “Ilaria Condizionata”. Mi ricorda una mia compagna dell’università che si chiamava Consuelo e da tutti si faceva chiamare Consuelo e anche sul libretto aveva scritto Consuelo, che ascoltava i Marlene Kuntz e citava sempre la Merini e andava ai cortei ma che poi si era scoperto che si chiamava Concettina e non si vide più. A me Ilaria Condizionata mi ha sempre fatto pensare a Concettina/Consuelo.
DOMENICA 14 HOLY DANCE FESTIVAL Anfiteatro delle Cascine (FI) ing. libero Un giorno di due anni fa una mia conoscente molto gnocca che un po’ stavo corteggiando mi propose di andare con lei a un evento tipo indiano tipo che ci si colora tipo che c’è gente serena tipo che c’è anche musica. Non andai pensando che alla fine anche questa era una freakkettona (o frikkettona?) da evitare. Poi vidi le foto su facebook e capii di aver fatto una cazzata. Allora mi sono un po’ interessato alla cosa e l’idea che si faccia a Firenze mi piace. Quindi domenica 14 andrò lì con tutti i miei fratelli e anche i loro figli (c’è tutta una serie di attività per le famiglie), faremo il pic-nic e ci divertiremo di sicuro e penserò alla mia conoscente che adesso vive ad Amsterdam e fà anelli con materiali riciclati. Si era una frikketona. Menomale. DOMENICA 28 CORRI LA VITA Piazza della Signoria (FI) ing. NP Ed ecco l’appuntamento con la solidarietà e a noi ci piace dare sempre ampio risalto alle cose buone. Poi dopo un agosto dove le secchiate per la ricerca sulla SLA l’hanno fatta da padrona il minimo è partecipare a Corri la vita. Tra l’altro pare che la secchiata del Sindaco Nardella sia nella top list delle secchiate peggiori ma proprio in queste ore il ministro Madia è riuscita nell’incredibile impresa di fare la peggio autosecchiata del mondo, senza dire una parola, senza fare niente. Speriamo abbia fatto almeno un bonifico.
da non perdere VENERDÌ 5 UNA NOTTE CON DE ANDRÉ Cavea del Nuovo teatro dell’Opera (FI) ing. 15 € + dp
Odio le cover band di De André. Non odio le cover band in generale anzi apprezzo gruppi creativi tipo i “Keep the faith” che fanno Bon Jovi, i “Running to stan still” che fanno gli U2 e soprattutto i “Laura non c’è” che rifanno (migliorandole) le hit di Nek. Ma sbaglierei se pensassi che questa serata è una classica rimembranza sbiadita al più grande poeta del 900 italiano. È un omaggio, con musica, documentari, testimonianze. Io la vivo un po’ come quando si fanno le giornate sulla Resistenza: per non dimenticare. Da esserci GIOVEDÌ 11 NON C’È MOLTO DA FARE... L’11 settembre come noto è una data storica dopo il 2001. In realtà una volta sono andato a un workshop dove c’erano un professore e una professoressa che mi raccontarono che una volta a Firenze l’11 settembre 2001 avevano fatto un evento che si chiamava Airport e non fu proprio una scelta azzeccata. Comunque questo 11 settembre sarà ricco di cose da fare. Ecco nel dettaglio. Alla Cavea del Nuovo Teatro c’è ANI DI FRANCO. Piaceva tanto a una mia ex ragazza. Cito Ani e dedico un intenso “Fuck you” dal pezzo “Untouchable face”. Alla Festa del PD ci sono i WU MING alla ribalta recentemente con lo storify sul Medio Oriente. Chomskyani. Uno di Lungarno mi ha detto che Lorenzo Migno è un nostro caro lettore e anche quest’anno ci ha proposto il NEXTECH FESTIVAL. Ma noi siamo grandi fan del Nextech ed è logico che andremo e che chiederemo a tutti di venirci e avremo sempre grande solidarietà e fratellanza verso gli uffici stampa. A Villa Bardini c’è DI PORTATA LETTERARIA, costa 29€ e non ho la più pallida idea di cosa sia ma mi chiedo da un paio di settimane perché costa 29€ e non 30€. A San Salvi MUSICHE E DANZE POPOLARI perché chi non ha un’amica che prima ha fatto il corso di Pizzica, poi di Taranta e adesso di Zumba? Io ce l’ho. SOURCE SELF-MADE DESIGN alla Limonaia di Villa Strozzi, troppo inglese, avevo 4 a Ragioneria e sapevo solo dire “Do you really want to hurt me”. PIETÀ al Cenacolo di Sant’Apollonia. Ecco appunto, pietà. FIRENZE SUONA CONTEMPORANEA al Museo Nazionale del Bargello. L’avranno fatto il sito quest’anno? Lo chiedemmo l’anno scorso, i lettori affezionati se lo ricorderanno. Il Cycle di Calenzano propone TORNIAMO AD ESSERE NERD. Torniamo? Io lo sono da sempre, almeno da quando preferivo l’Atari alle seghe. LUNEDÌ 29 DURAN DURAN UNSTAGED Cinema Odeon (FI) ing. NP A me voi che parlate del Brit pop o degli Oasis o dei Joy Division o dei The Clash a me tutti voi mi fare un po’ tristezza. Per carità grandi gruppi, ma non potete nemmeno immaginare cosa significa essere fan dei Duran Duran. Vi state perdendo un qualcosa di magnifico, di esteticamente impeccabile, di musicalmente sopraffino, di eroticamente carico, di incredibilmente gonfio come è Simon Le Bon. Credo che mi metterò la fascia comprata allo stadio Flaminio nel 1987 quando avevo le Soldini ai piedi (erano la copia delle Nike) che quando le levai c’era un puzzo di pecorino che manco a Pienza, quando mia madre non voleva che uscissi perché pensava che c’erano i rapitori ad aspettarmi, quando mio padre aveva una Renault 5 e mio cugino la Renault Super 5 che andava come una spia e aveva l’adesivo del vagabondo. 29 settembre, sarò lì alle transenne fin dalla mattina.
probably the best Pub in Via Orti Oricellari 11 spine di Birre Artigianali a rotazione • Grande selezione di bottiglie da tutto il mondo • Live Music e Sports Room • Aperto tutte le sere dalle 17.00 alle 2.00
• VIA DEGLI ORTI ORICELLARI, 6r - FIRENZE •
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I PROVINCIALI
di pratosfera
DIGIT 2014 A PRATO
N
La sede della Camera di Commercio di Prato - Foto di Alessandro Pattume
POINT OF VIEW
on prendete impegni per il 19 e 20 settembre. Mentre stiamo scrivendo, a Prato si sta infatti allestendo Digit 2014, che per la prima volta arriverà alla Camera di Commercio di Prato per parlare di giornalismo digitale e online. Non deve sembrare strano che sui Provinciali compaia un evento del genere. Parlare di giornalismo nel 2014 ha un significato molto diverso da quello che poteva avere anche solo dieci anni fa. Ogni giorno e ogni volta che accediamo a internet veniamo bombardati da ogni genere, possibile e impossibile, di notizia. L’informazione, e il suo linguaggio, governa ormai ogni cosa e per questo capirne i meccanismi e comprenderne gli strumenti significa capire un po’ meglio come funziona il mondo che ci circonda e come questo ci viene raccontato. In questo periodo storico, la possibilità di comprendere il funzionamento dell’informazione e quindi di maturare le competenze per distinguere un buon servizio di informazione dalla fuffa, sono alla portata di tutti. Non ci credete? Provate a se-
guire in streaming qualcuno dei workshop in programma. Ce n’è di molto interessanti: da “La comunicazione politica ai tempi dei social”, con Paola Bacchiddu e Carlo Sorrentino (venerdì 19 - 10,20-12,20) a “Forme di monetizzazione di un sito editoriale in Italia” di Salvatore Aranzulla, che se non altro vi farà capire perché molti siti online, alcuni dei quali di caratura nazionale, spacciano per notizie cose che non lo dovrebbero essere. Se poi volete farvi un’idea di cosa sarà l’informazione del futuro prossimo venturo (estesa a qualsiasi campo, non solo quello giornalistico) vi consigliamo i due workshop di Robin Good, un vero e proprio “guru” dell’argomento. Il primo sarà “Content Curation: business”, raccogliere informazioni e dar loro valore (venerdì 19 - 10,20 - 11,20) mentre il secondo è “Futuro Giornalismo: il giornalista come information startup”. Insomma, a Prato si fa il punto sul giornalismo del futuro. E a noialtri giornalisti freelance, ci sembra tutto molto interessante.
di gilberto benni
ISTANT MASTERPIECES
T
utti noi pensiamo che la pellicola Polaroid sia nata solo per creare delle semplici immagini istantanee, ma in realtà tanti artisti hanno preso seriamente questa divertente e rivoluzionaria scoperta di Edwin H. Land. Fin dall’inizio uno dei padri della fotografia come Ansel Adams ha riconosciuto il potenziale di questo nuovo strumento e la creatura di Land ha presto catturato l’attenzione di molti fotografi di spicco. In queste poche righe, vedrete come alcuni artisti che hanno imboccato la via della Polaroid riuscirono a creare immagini sensazionali e senza tempo. Ansel Adams Subito dopo aver rivelato la sua invenzione al mondo nel 1947, Edwin Land incontra Ansel Adam. Come Adams ricorda quasi tre decenni più tardi, “sono andato in questo piccolo laboratorio e ho scattato una foto con una fotocamera grande formato 8x10... il risultato era una foto marrone e di qualità orribile. Ma era una foto sviluppata in un minuto! Il che mi eccitò a non finire.” Adams subito dopo l’incontro con Land firmò un contratto come consulente Polaroid gettandosi subito al lavoro per testare nuove pellicole e fotocamere. Un simpatico aneddoto racconta di un Adams molto curioso che faceva spesso visita ai laboratori Polaroid per vedere come procedeva lo sviluppi
dei suoi test e per ubriacarsi con i colleghi del reparto chimico… Andy Warhol Ha preferito lavorare con una delle fotocamere più brutte che Polaroid abbia mai prodotto, una cosa a forma di naso chiamata Big Shot. Non aveva la regolazione del fuoco ed era utilizzabile unicamente per ritratti dalla vita in su ma nonostante tutti questi apparenti limiti il caratteristico ritratto serigrafato “alla Warhol” con il viso imbrattato di colore e con un contrasto pazzesco esce da queste ordinarie stampe Polaroid. Warhol andò oltre facendosi costruire una fotocamera 20x24 ad altissima qualità per fare ritratti. Uno di questi, con lui come protagonista, è comparso sul New York Magazine scattato dal fotografo e amico Bill Ray. William Wegman Utilizzando la fotocamera 20x24 Polaroid, William Wegman ha ritratto i suoi Weimaraners da compagnia con lo stile low key, tecnica capace di rendere le immagini al tempo stesso antiche e solenni. I cani erano ritratti con maglioni, seduti con i giocattoli sulla testa o rannicchiati in una semplice posa. La pazienza limitata dei cani e l’immobilità della enorme fotocamera facevano si che questo fos-
se un metodo molto difficile e molto costoso per scattare delle immagini, ma nonostante ciò Wegman rimase fedele al suo credo e continuò a scattare con Polaroid. David Levinthal, fotografo e amico di Wegman che amava fotografare le Barbie o le action figure del baseball, dice che per scherzo iniziarono una gara su chi riuscisse a scattare più immagini in una giornata con quella macchina. “Ho vinto io, con circa 75 o 80 immagini”, dice Levinthal. “Ma Will dice che sul mio numero ci va un asterisco, perché i miei soggetti non si muovono.” http://it.leica-camera.com/
PALATI FINI
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di miriam lepore e giulia tibaldi
BUONI PROPOSITI PER IL RIENTRO A SCUOLA
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uesta storia dei buoni propositi a Capodanno - lo sanno tutti - è una boiata. A Capodanno arrivano i propositi mediocri, quelli fasulli, quelli che ti sei detta dai, almeno questo ce lo metto, che so ce che la faccio. Sono assolutori in partenza, tipo dire cambierò casa quando già son mesi che la cerchi, o finalmente lo mollo quando ormai siete in una crisi senza via di ritorno. È a settembre che tiriamo fuori i veri buoni propositi. Quando la pelle inizia ad andarsene a scaglie nonostante il Bilboa forever bronze o come si chiama, insomma quello che nonlavavialabbronzatura e abbiamo ancora l’ultima valigia che puzza di salsedine e cibi dimenticati da disfare. È allora che cominciamo a dire mai più a tutto quello che non ci piace. Sarà che in mezzo alla sabbia siamo tornati un po’ bambini, che i compromessi non sappiamo neanche dove sono di casa e se una cosa non ci piace diciamo che fa schifo. L’unica cosa che non potevo schifare da bambina era il cibo. Schifo non si dice sul cibo, mi diceva mia madre, costrin-
gendomi a mangiare zucchine lesse e tristezze varie. Eppure il cibo è una delle cose che mettiamo sempre nei buoni propositi. Anzi, il meno cibo. La dieta. A me la dieta fa schifo, preferisco le zucchine lesse. Sempre. Quelle non mi fanno più schifo. E ai buoni propositi culinari preferisco quelli emotivi. Sarò più paziente, chiamerò di più i miei genitori, non andrò mai al letto senza prima aver fatto pace. Sì lo so, sa tanto di libro Cuore. Non c’è bisogno che sia io a dirvelo, a settembre facciamo tutti le liste. Ma provate a farne una dove non ci sia di mezzo il cibo. O che il massimo del cibo che ci trovate è comprerò la verdura dal contadino. Niente liste facili, c’è tempo per ingannarsi a Capodanno, dove potete pure mettere per il decimo anno consecutivo che smetterete di fumare. Ma i buoni propositi per il rientro a scuola, quelli che sanno di quaderni ancora intonsi e gomma Pelikan rossa e blu, sono quelli che faranno la differenza.
CIOTOLA DOLCE DI ALBICOCCHE E LAMPONI Ingredienti Albicocche, lamponi e limoni bio Zucchero di canna Menta fresca
Niente di più facile. Sciogliamo lo zucchero nel succo di un limone e immergeteci qualche foglia di menta. A parte tagliamo la frutta lavandola bene e condiamola con il succo dolce. A scelta possiamo sostituire il limone con il lime. Per una dose più alta di dolcezza possiamo invece sciogliere 4 cucchiai di zucchero in una tazza d’acqua, portare a ebollizione e lasciare raffreddare, otterremo così uno sciroppo fluido e dolcissimo.
PALESTRA ROBUR
di leandro ferretti
lezioni di ginnastica culturale per fiorentini
VIA DELLO STATUTO
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ui una volta era tutta campagna! Frase ricorrente nei quartieri periferici per certificarne la gioventù, e l’invadenza della città. Rifredi è indubbiamente uno di questi quartieri,
Il cavalcavia di Via dello Statuto a Firenze
anche se la sua campagna è stata parecchio frequentata sin dai tempi dei romani, che vi avevano costruito una specie di svincolo tra la via Cassia Vetus e la Nuova, diretta verso Lucca, in
corrispondenza del Tertium lapidem, il terzo miglio, da cui il toponimo Terzolle. Nel tempo le campagne di Rifredi hanno visto insediamenti nobiliari, e feroci battaglie; fatti agresti e cose di chiesa. Finché, come in una canzone di Guccini, ci è arrivata la ferrovia e con lei una serie di attività produttive e industriali. Ecco nascere anche insediamenti abitativi, e la necessità di collegare questa parte fanciulla di Firenze con i viali. Siamo negli anni venti quando si apre via dello Statuto, nel senso di Statuto albertino, provvedimento legislativo poco fortunato ma che piacque al Sindaco di allora, il fisico Garbasso. Dalla frontiera segnata da Piazza della Costituzione via dello Statuto si allunga fino al ponte della ferrovia, dove lascia il passo al letterato Cesare Guasti. Lo Statuto, quartiere governativo perché sede di una teoria di edifici che il Fascio volle riservare agli impiegati dello Stato, è oggi all’onore degli altari per il discusso progetto di farla percorrere dalla tranvia. Che ad onta delle temute larghezze poco larghe pare appropriata a rinverdire i fasti di quella strada ferrata che mutò per sempre la campagna di Rifredi.
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UN SEX SYMBOL AL MESE
di il moderatore
una non precisata (ma di certo illuminata) mente alle prese con la vera essenza della bellezza
Billy Dee Williams
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n prototipo del fascino in black, occhio felino e sorriso sornione, resosi immortale grazie all’indimenticabile intepretazione, nella saga di StarWars, di Lando Calrissian, paladino della ribellione contro l’impero, specchio popolare della Blaxpoitation più fiera e indipendente. Chi non lo ricorda, ben saldo al timone del Millenium Falcon, avvolto nel suo manto foderato di muschio, ben carrozzato da una luccicante cintura ascellare, rifulgere di esotico splendore, al fianco del sempre sottovalutato Chuwbacca (anch’egli, a suo modo, sex symbol). Il suo baffo sottile, volta perfetta sopra un sorriso a prova di dentifricio, lo resero oggetto di desiderio, adulato da schiere di afroamericane come da borghesi professoresse europee, simbolo di unione fraterna compatta nella celebrazione del capello cotonato, tanto perfettamente ondulato da far pensare a infinite sessions di pettinatura nella galleria del vento. Barack Obama ha sicuramente guardato anche a lui per la definizione di un sorriso che ha ammaliato l’intera America, peccato per quelle padelle che si ritrova al posto degli orecchi, altrimenti avrebbe potuto insidiare il posto di Chuwbacca nella nostra odierna scala di sex symbols.
LA ZONA D’OMBRA
di michele baldini
antagonismi gratuiti
LA MODA DEL CINISMO
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on sono mai stato un fanatico dei dettagli. Forse è questo il difetto più grande che mi riconosco. In qualsiasi cosa, tra le molte, che ho fatto nella mia sostanzialmente superflua vita, ho sempre lavorato ostinatamente per sottrazione e mai per aggiunte. Ho sempre cercato di badare al sodo, all’essenziale e purtroppo - allo stesso tempo - con una certa fretta di raggiungerlo. Non si è mai trattato - credo - di mancanza di concentrazione, piuttosto di una questione di curiosità, che si esauriva mano a mano che procedevo verso il fondo del problema trattato. Di conseguenza ho sempre ritenuto inopportuno soffermarmi sui dettagli, su quelle strane forme cioè, di variazione sul tema. Ora il punto è che probabilmente questo fondo non sono mai riuscito a trovarlo, vinto dalla noia. E il processo di spoliazione è spesso rimasto in sospeso, in un limbo che si trattiene tra l’ovvio e la radice della questione, mai rivelata. Cosa c’entra però - si chiederà il lettore - questo logorroico preambolo con il titolo dell’articolo? Bene, cercherò di spiegarlo brevemente, come meglio posso. Mi sono di recente accorto quanto sia sempre più comune una certa tendenza al cinismo, nei giudizi delle persone. Non so a cosa sia dovuto, forse alla disillusione, forse all’invidia tramutata in disprezzo, più o meno verace. E per cinismo intendo non tanto la spietatezza in sé o la scorrettezza nello smascherare ipocrisie e convenevoli, quando la ricerca di una parte di verità, ovvero quella sbagliata. Insomma, la parte marcia della mela. Un attenzione utilissima da parte di chi tenta di andare controcorrente e porsi come distaccato, altero di fronte ai problemi del contingente e del quotidiano, ma poco apprezzabile se sprovvista di ironia. L’ironia è probabilmente un talento, una di quelle cose che ce l’hai o non ce l’hai, su cui ci si può magari lavorare un po’ sopra, ma solo con l’esperienza di molti progetti andati male, ai quali siamo sopravvissuti, più o meno, ridendoci su. Ve lo dice un cinico. Trovo quindi legittimo dubitare di chi è cinico senza vissuto personale e di chi è spietato senza ironia. «La bêtise n’est pas mon fort» diceva Paul Valery.
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ANGOLI PREZIOSI
di pietro principi
ARGENTERIA SCAFFEI
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iazza Torquato Tasso, uno dei centri nevralgici di San Frediano di ieri e di oggi. Al numero 12 - rigorosamente rosso - trovate la Fonderia d’Argento di Piero Scaffei, artista rinomato negli anni cinquanta, quando San Frediano era il cuore dell’artigianato fiorentino. Altri tempi, vero. Eppure oggi esiste ancora, sotto altra forma, restaurata dalla figlia Nadia, che ha salvato a mo’ di ricordo qualche macchinario, alcuni attrezzi, e gli ultimi oggetti prodotti dall’ Argenteria Scaffei. Se state passeggiando in zona la visita è d’obbligo. Accanto agli argenti e utensili d’epoca, troverete una collezione di lito monotematica sull’ippica a rendere il tutto ancora più esclusivo, . Inglese e irlandese, ippica per eccellenza; qualche lito francese, una americana, alcune rarità. Cavalli che corrono, che saltano, che cadono; fantini, momenti top delle tante corse, a ostacoli e in piano. Il collezionista è Marco Fattori, ippico appassionato da sempre.
INSTALLAZIONI
di riccardo sgamato
L’ARNO E LA SUA MEMORIA
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isa Batacchi presenta con Forward la sua nuova opera: due inginocchiatoi come dispositivi per comunicare tra le due sponde del fiume Lisa, perché recuperare questa tradizione dei lavatoi a Firenze? Firenze e la sua storia mi ha richiamato il detto manzoniano di ‘risciacquare i panni in Arno’ riferito alla purezza della lingua toscana, come anche ‘lavare i panni sporchi in casa propria’ che invita piuttosto a discutere e aggiustare le proprie questioni in via privata, senza farne sapere niente agli altri. Quest’ultimo pensiero mi ha suggerito infine un’immagine più accogliente di donne che lavavano i panni lungo i fiumi riportando nella sfera pubblica le proprie storie familiari. Il progetto è stato pensato per ridare attenzione al fiume Arno come bene comune, luogo dove ascoltare e scoprire quello che siamo oggi in rapporto con l’altro. Come è legata questa nuova opera al tuo percorso d’artista? Penso che oggi ci sia il bisogno di riorganizzare la vita e le proprie attività su basi più intime andando oltre un modo di agire individualista che ci porta a concorrere piuttosto che a cooperare. Per questo mi interessa ripercorrere la storia e la sua ciclicità per individuare alcuni punti di convergenza, rottura e rivoluzione. I miei progetti si addentreranno in queste questioni ricercando attraverso l’arte quel potere sociale che può unire e lasciare traccia. “Riduzione di fiume ad argine” è realizzato anche grazie a donazioni private. Cosa si sente a essere un’artista sostenuta da mecenati? Trovo che sia importante partire dal piccolo, creare sinergie con diverse figure professionali e dare vita così a un pubblico di nuovi appassionati all’arte contemporanea. Sono felice dei risultati e ringrazio in particolare i canottieri comunali di Gavinana per la loro apertura ed entusiasmo che li ha portati a diventare sia lo sponsor ufficiale che un interlocutore prezioso per la riuscita del progetto. http://forwardforward.org/estate/batacchi
Dal 12 al 14 settembre, dalle 17 alle 20 presso Canottieri Comunali al Lungarno Ferrucci sarà possibile visitare l’installazione di Lisa Batacchi curata da Forward per l’Estate Fiorentina, realizzata grazie anche al sostegno economico di molti micro-mecenati. Inaugurerà venerdì 12, alle 17.00, alla presenza dell’artista e dei suoi curatori.
LUOGHI
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di bianca ingino
UNA BOCCATA DI WEST
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Il Ranch Ricavo a Scarperia - foto di Stéphane Giraudeau
5.000,00 €
veglia presto, prendi la macchina, traffico, entra in ufficio, timbra il cartellino, caffè, doppio caffè, riunione, telefonate, esci dall’ufficio, fai la spesa, corri a casa, cucina, lava i piatti, accendi la tv e muori sul divano. Tutto questo può suonare familiare ed essere anche più stressante se si aggiungono variabili come famiglia, animali e secondo lavoro. Ma anche se sei donna, trentenne, magari meteoropatica e senza uno straccio di fidanzato, può essere davvero dura. Nel tempo della velocità e dell’efficienza a volte tutto quello che serve è solo una cosa: aria. Fermati, chiudi gli occhi e respira. Uno, due, tre. Conta piano fino a cento e immagina un posto lontano dai rumori, dalle macchine, dal pc e dal cellulare, dai colleghi nervosi e dalle scadenze. Immagina il profumo della campagna, quello vero (anche col letame!), il rumore del vento nel grano. Senti la terra morbida sotto i piedi, osserva i cavalli, le capre, i maiali e le galline. Respira ancora. Apri gli occhi e sorridi, perché un posto così esiste e non c’è
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bisogno di immaginarlo. A Scarperia, a meno di un’ora di macchina da Firenze, una piccola oasi della lentezza e del piacere delle cose semplici. Un vero e proprio ranch texano con decine di cavalli sui quali scoprire le colline mugellane al ritmo lento della passeggiata e o a quello cadenzato del trotto. In origine fattoria, ora agriturismo e ranch a conduzione familiare, qui tutto è “fatto a mano”. Dai lavori di ristrutturazione delle stanze, arredate con materiali naturali e di recupero, al parco indiano per i piccoli, al maneggio e alla piscina nel prato. Anche i prodotti della cucina sono tutti provenienti dall’orto lì fuori o da produttori della zona. E inoltre tante attività: la fattoria didattica per bimbi, i corsi di cucina e di creazione di saponi e marmellate biologiche. E in più la sera pizza con forno a legna e concertini sotto il pergolato. A volte il paradiso è proprio dietro l’angolo.
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di faolo pox - disegni di aldo giannotti
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Sei in Santo Spirito, passeggi beige alla ricerca di un frizzantino che possa movimentare il tuo fine ferie. Ecco, è lì che farai l’errore, quando deciderai che quella/quello sarà il tuo caldo rifugio dell’autunno, che ti farà le tisane sul divano, andrete al cinema il mercoledì e ti comprerà la brioche il sabato mattina. Quindi, caro Ariete, fermati, prendi un altro Spritz e non fidarti della tua prima impressione. Relax
Quando senti che ormai l’estate è passata e quella pancia non serve più buttarla giù, quando sai che la prova costume ormai è un lontano ricordo e il tuo culo rimarrà come un budino a fine compleanno, è proprio li che devi tirare fuori la verve, caro Toro, e non pensare ai maglioni a collo alto e ai cappotti ma al puzzo di sudore delle palestre, alle verruche nelle docce, ai calzini del calcetto dimenticati nella borsa. Energia
Lo fo domani. Lo fo domani una bella sega caro Gemelli. Perché a forza di “lo fo domani” domani é già arrivato e se non prendi il toro per le corna saranno cazzi amari. Ora vedi di non innervosirti come al solito e magari cerca di non dare la colpa sempre agli altri perché sarebbe troppo comodo. Ecco, lascia la comodità, mettiti in gioco e pensa a casa perché alla fine è sempre il rifugio migliore. Presenza
Belle le vacanze separati, eh? Davvero, mica vi siete mancati più di tanto... Dai su Cancro, di la verità, senti sempre che le tue esigenze non vengono mai considerate e non hai nemmeno l’incazzatura giusta per dirlo. Pensa che culo, a Settembre la troverai, e se non la troverai ti verrà dal nulla, magari per una tavoletta del cesso rimasta alzata o per una spazzola piena di troppi capelli. Ma dopo aver messo le cose in chiaro ci vorranno i materassi rinforzati. Facci un pensierino. Ponderazione
Ecco che il Leone butta il naso fuori dalla Savana e inizia a capire che stare tutto il giorno a inseguire quelle gazzelle forse non è una gran bella vita. Quindi datti una strigliata alla criniera, limati gli artigli, lucida le fauci e vai vedere cosa succede in tutti quei posti dove non sei mai stato perché potrebbe esserci qualcosa di più di quello che immagini. Pare che settembre ti farà capire che al posto della sterminata savana è meglio un intimo boschetto. Curiosità
Si, è la persona per te, è presente ma anche assente, è dolce ma anche dura, è sfrontata e timida, è avvincente e rilassante, è simpatica e stronza, è proprio quello che tutti vorrebbero accanto, è la storia perfetta, faremo figli, compreremo una station wagon e a Pasqua ci faremo la foto ricordo da mettere nella cornice d’argento. Ma a te, sul serio, te ne fotte qualcosa o no? Perché altrimenti di cosa ragioniamo? Esci dalla tabella di valutazione e ascolta l’istinto. E seguilo. Scelta
Soli eh? No vabbe, in famiglia tutto ok, il lavoro pare che alla fine fatichi però raccogli, la ruota gira, lenta ma gira. Ma soli eh... Occomemai? Secondo te? Ho visto la tua ex, sai quella scassacazzo... L’ho vista al mare con uno, tuvvedessi com’era tranquilla pareva rinata. No ma anche te stai bene, ma sai chi ho visto benissimo in Tibet su un cocuzzolo insieme ai monaci? Il tuo ex, quello palloso che non faceva mai un cazzo, quello pieno di paranoie. Ecco Bilancia, basta fidarti della tua capacità di giudizio. Non ce l’hai. Pensa meno a te e accetta un po’ anche gli altri. Leggerezza
O Scorpione, da quando hai nascosto il pungiglione e hai iniziato a pensare che intorno a te non eravamo tutti delle merde, sei proprio un’altra persona, lasciatelo dire. E Settembre te lo dimostrerà ancora di più perché sarai divertente, sarai affascinante, sarai al top della forma. Ecco, vedi di mantenerla perché un altro inverno con te che ci rompi i coglioni non é il caso. Venere promette bene ma te ascoltala. Luccicanza
E proprio adesso che pensavi che alla fine poteva anche andar bene così, che alla fine la tua natura questa è e non la combatti ma al massimo provi ad arginarla, che le scelte le hai fatte e ormai é acqua passata, ecco, proprio adesso Settembre ti fa lo sgambetto e, quando ti rialzi, ti trovi in mezzo a una lavatrice di pensieri, e la retta via ti pare smarrita. Take your time Saggittario, mi sa che sei in un bel casino e incazzarti non servirà a niente. Reazione
Tutti parlano bene di te, sei buono, caro, sensibile, un po’ introverso, sempre inquieto ma ti vai bene così e anche agli altri. Allora pigia sull’acceleratore, metti la freccia, supera i sogni irrealizzati, lasciati dietro le utopie e prosegui dritto verso una delle tue tante mete. Che tanto cambierà anche questa, ma non conta l’arrivo, conta il viaggio, no? Allora di che ti lamenti... L’amore ce l’hai lì, a portata di mano, non lo vedi? Eddai, allunga un braccio. Direzione
Che Figo. No davvero. Sei proprio un Figo Acquario. No no, non lo dico per farti piacere, ne perché hai passato un periodo di merda o per tirarti su di morale. Lo dico sul serio, sei un figo. Bello no ogni tanto sentirselo dire, fa bene al morale, fa bene a te quindi a tutte le persone che ti stanno accanto (beate loro). Pensa alla tua famiglia, coltivala, passaci del tempo. Ti aiuterà ad avere le idee più chiare su tutti. Ma sei un Figo eh, ricordatelo. Autostima
Caro pesci, non c’è verso, tra di noi non potrà funzionare. Interrogo le stelle, studio gli astri, ma alla fine su di te non so mai che dire. Non c’è feeling. Sarà per tutte queste paranoie che ti fai e trasferisci agli altri? Sarà perché ridi poco e sempre calcolato? Non saprei, fatto sta che proprio non riesco ad avere una simpatia nei tuoi confronti. Vediamo se con un po’ di buona volontà da parte tua riuscirai a farti un amico in più e qualche nemico in meno. Distanza
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SUONI
di lespertone
J MASCIS Tied To a Star
KING CREOSOTE From Scotland With Love Domino
Sub Pop
J Mascis è un personaggio, un signor personaggio. È un eroe romantico del rock alternativo americano. Ovviamente non romantico nel senso zuccheroso del termine, ma più nel suo senso filosofico. Ero una schiappa al liceo ma dopo un primo approccio sbagliato, io e la filosofia abbiamo fatto amicizia. Ma è meglio non andar fuori tema, come spesso capita in questa pagina. Immagino che tutti conosciate i Dinosaur Jr., giusto? Quindi non sto a raccontarvi di quanto belli siano “You’re Living All Over Me”, “Bug”, “Green Mind” e “Where You Been”, tutta roba di fine anni ’80, primi ’90. Tutta roba che dovete necessariamente avere in casa. Fareste solo una brutta figura invitando una lei o un lui a cena senza averli in scaffale. Giusto per non andar fuori tema. Dei Dinosaur Jr. ho sempre trovato irresistibile quella chitarra e quel cantato finto scazzato di Mascis unito al basso, inizialmente hardcore, di Lou Barlow. Non sto neanche a raccontarvi di quante volte li ho visti dal vivo e di quella trasferta al Tunnel di Milano – forse era il 2000 - per vedere il Mascis in solo accompagnato dai The Fog. Una di quelle serate che mi rese sordo per almeno, giuro, tre giorni. Distorsioni più volumi assurdi, doveva essere l’inferno. La solita introduzione prolissa per dirvi che a J Mascis gli voglio un gran bene. E che l’ho rivisto all’Ex-Fila di Firenze un po’ di tempo fa mentre presentava “Several Shades of Why”, sua (pen)ultima uscita solista e prima volta alle prese con dello scarno folk rock acustico. Sì, acustico. Niente orecchie insanguinate o ampli Marshall. Solo chitarrina e voce (e archi), come un qualsiasi tipo da spiaggia che tenta di fregarvi la tipa con la ‘Canzone del Sole’ o ‘Albachiara’ strimpellate la notte di Ferragosto. Evidentemente poi ha cominciato a sentirsi a sua agio anche in acustico, Mascis, visto questo suo nuovo “Tied To A Star”. Poiché ci sono buone probabilità che vi siate già annoiati a leggere, vi risparmio le prossime righe scrivendovi subito che questo nuovo lavoro è ancor più bello del precedente. Gli arrangiamenti sono più ricchi – c’è anche il piano per esempio – le melodie sempre ottime, le linee vocali fuori fuoco come piacciono a noi e ci sono i tipici assoli, in questo caso elettrici, in bilico tra cavalcate casuali e pippe hendrixiane. Adorabile, come quasi sempre. Bastano i secondi iniziali di ‘Me Again’, dove è già presente il piano suonato da uno degli ospiti del disco, Ken Maiuri dei Young@Heart Chorus, a farci commuovere. Si dialoga invece fra folk pastorale e schitarrate con la successiva ‘Every Morning’, brano in cui abbiamo il piacere di incontrare le voci di un altro paio di ospiti, Mark Mulcahy dei Miracle Legion e Pall Jenkins dei Black Heart Procession, quest’ultimo anche alla chitarra in altri due episodi del disco. Uno di questi episodi è l’altro momento alto dell’album, ovvero ‘Wide Awake’, struggente ballata arricchita dalla seconda voce di Chan Marshall, cioè Cat Power. Un soffio leggero, ma c’è e tanto basta. Quelle cose che ti riconciliano col mondo. È tutto “Tied To A Star”, ad ogni modo, ad essere su livelli altissimi ed a trovare il giusto equilibrio fra alcune ballate venute fuori già in alcuni momenti dei Dinosaur Jr. – sì, parliamo di ‘Get Me’ - e nuovi percorsi dall’approccio bucolico. Letto quanto sopra, quindi, si può non voler bene a uno così?
King Creosote, il cui vero nome è Kenny Anderson, è uno dei miei eroi. Ammetto che il suo essere scozzese ed il suo modo di raccontare quella terra, incide non poco. Ma è solo un pretesto, perché poi King Creosote regala dischi bellissimi. “From Scotland With Love”, suo quarantaduesimo album (sì, 42, non ci sono errori), è la colonna sonora dell’omonimo documentario della regista neozelandese Virginia Heath. Se amate anche una sola nota di Tim Buckley, Nick Drake e soprattutto Sufjan Stevens, anche voi avrete un nuovo eroe. WILDEST DREAMS Wildest Dreams Smalltown Supersound Nuovo deviatissimo progetto per DJ Harvey, produttore, DJ, polistrumentista e figura al limite del leggendario, considerato tra i 25 DJ più influenti di sempre. Attenzione però, che DJ e Wildest Dreams è un ossimoro di brondiana memoria e DJ Harvey, qui, tira fuori tutta la sua voglia di imbracciare qualsiasi strumento gli si aggiri nei paraggi. Tutto analogico, tranne il missaggio, “Wildest Dreams”, è un trip micidiale fra echi seventies, acid rock e psychedelia. Procuratevi il necessario e buon viaggio. LANA DEL REY Ultraviolence Polydor Siccome gli snob mi stanno sulle palle, ma gli anti-snob forse di più, su suggerimento di alcuni miei amici che ovviamente sono diventati miei miglior nemici, mi sono ascoltato il nuovo album di Lana Del Rey, “Ultraviolence” (appunto, NdL*). Va bene la bella produzione di Auerbach (The Black Keys), van bene le citazioni, ci mancherebbe. Ma poi? Niente. Un fastidioso e leggerissimo ibrido fra la peggior Madonna e la dolce Hope Sandoval. Niente di più impalpabile. Oh, grazie amici. Grazie davvero. (* Nota del Lespe)
Drop out Chetro & Co. Danze della sera/Le pietre numerate (1968) Formazione romana attiva dal 1967 al 1968. Uno dei pochi veri gruppi psichedelici italiani. Dietro la sigla Chetro & co si nascondevano il duo Ettore De Carolis e Gianfranco Coletta accompagnati da musicisti jazz della scena romana. Il gruppo incide nel 1968 un 45 giri incredibile uscito su Parade: Danze della sera (suite in modo psichedelico)/Le pietre numerate. Il testo del brano della facciata A è di Pier paolo Pasolini che regala al duo dei versi da una sua poesia. Disco unico nel genere è un mix di psichedelia, musica etnica e influenze folk. La copertina apribile è un capolavoro di grafica. Purtroppo il gruppo si scioglierà e non produrrà altre prove. Ettore De Carolis sarà poi conosciuto come ricercatore etno musicale. David “Dr. Rose” Pacifici
PAROLE
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di gabriele ametrano
TUTTI GLI INTELLETTUALI GIOVANI E TRISTI di Keith Gessen Einaudi - pp. 258
Metti tre giovani pseudo intellettuali ad un tavolo del bar, chiedi loro cosa fanno nella vita e sotto i tuoi piedi si aprirà un baratro in cui vorrai velocemente cadere. Che tu sia in un pub della Soho londinese, in un caffè notturno della Santo Spirito fiorentina o nell’ambiente dell’intellighenzia liberal della East Coast americana non ha importanza. Quelli che hai davanti sono tre soggetti il cui unico scopo della vita è mostrare il proprio ego, nudo e con il membro eretto in bella vista. “Tutti gli intellettuali giovani e tristi” (Einaudi) ha fotografato in posa plastica tre brillanti e quantomai aberranti intellectuals statunitensi in storie che mai s’incontreranno. Ed il risultato è una foto così dettagliata che quel pene creduto di onorevoli dimensioni è invece un piccolo e indifeso mostriciattolo attaccato a teorie e speranze di inutile conto. Mark, dottorando alla Syracuse, sta scrivendo una tesi sui menscevichi russi, con continui parallelismi tra la sua vita distrutta dalla separazione con la moglie moscovita Sasha e le sorti della popolazione. Sam Mitnick è invece l’aspirante autore di un “incredibile” saggio sulla grande epopea sionista, ancora non scritto, senza un’idea ben chiara ma di cui lo stesso ha ricevuto già un anticipo dalla casa editrice. Ultimo dei tre è Keith, laureato ad Harvard, che con una sete di riscatto che lo accomuna alle peggiori menti criminali: scrive di politica per due quotate riviste e cerca di metabolizzare la sconfitta politica dei democratici del 2000 rimpiangendo costantemente una relazione mai avuta con la figlia del Vicepresidente. Assurdi, saccenti, poco intellettuali e molto sfigati: ripiegati su momenti di vita inesistente, tra una tragedia greca e una amorosa, tra un pensiero alla grande Storia e uno al portafoglio, i tre saranno incapaci di comprendere la realtà e se si avvicineranno a qualsiasi verità piangeranno miseramente sulle loro sfortune. Saranno giovani per molto tempo ancora, rimarranno tristi ma intellettuali non lo diventeranno mai.
FANTASMI DEL PASSATO di Marco Vichi Guanda - pp. 506
Torna Bordelli ma non è in splendida forma. Dopo l’Alluvione e un caso che lo ha visto forse troppo protagonista, il Commissario si trova a dover fare i conti con una nuova indagine. Un uomo viene trovato morto nel suo appartamento fiorentino, ucciso da un colpo di fioretto. La scena non offre nessun appiglio: non un’impronta, non un dettaglio che possa dar modo all’investigatore di percorrere una strada e trovare il colpevole. Franco Bordelli è poi ossessionato dal passato: un amore che non sa come ritrovare, una madre scomparsa che ritorna in sogno, un’incredibile voglia di partire e andarsene a Parigi. “Fantasmi del passato” (Guanda) rende ancor più umano il nostro affezionato Commissario. Stavolta nelle pagine ritroviamo palesemente alcuni elementi della vita di Marco Vichi, alcune sue passioni, un ricordo amorevole per la madre scomparsa da poco, e un amico fidato, Leonardo Gori, che ha partecipato al romanzo con il personaggio Bruno Arcieri. Il finale è a sorpresa, come sempre, e se ve lo sveliamo ci potreste odiare. Godetevi la lettura.
Letture digitali LA MIA LONDRA
IL SIGNORINO
di Simonetta Agnello Hornby
di Natsume Sokeki
edito da Giunti
edito da Neri Pozza
Cosa ci fa una siciliana a Londra? “La mia Londra” (edito da Giunti) ce lo racconta. Simonetta Agnello Hornby si è trasferita nel 1963. Qui ha conosciuto Mr. Hornby, ha fatto due figli e continua a vivere. In tutto questo tempo ha scoperto una sua Londra, lontana dalle guide e ricca di magiche atmosfere. Se state preparando un viaggio proprio oltremanica non perdetevi la possibilità di visitarla insieme a chi la conosce oramai come le proprie tasche e sa raccontarvela in maniera eccellente.
Il 17 marzo 1906 lo scrittore giapponese Natsume Soseki si mise a scrivere e al termine della giornata aveva in mano 109 pagine, l’intero romanzo “Il Signorino” (edito in Italia da Neri Pozza). Il fascino di questo mito raccoglie la storia di un giovane ragazzo che cresce in una famiglia benestante ma fuori da ogni regola. Qui in occidente abbiamo “Il giovane Holden”: oltreoceano hanno questo libro. E un cult letterario si legge ovunque voi siate. ESERCIZI DI STILE / gabrieleametrano.com
passeggiata di Silvia Basso
passeggiata di silvia basso
SCATTA UN SELFIE, VINCI UNA LEICA Continua il contest “My point of you” organizzato da Lungarno in collaborazione con Leica Store Firenze. Partecipare è semplice. Scatta un selfie insieme a questa pagina del giornale e invialo con un messaggio privato alla pagina facebook di Leica Store Firenze con il tuo nome e cognome in modo da poter essere ricontattato. Ogni mese una giuria composta da Leica Store Firenze e Lungarno sceglierà la foto del mese. Le 5 foto del mese parteciperanno all’estrazione finale. All’autore dello scatto selezionato verrà regalata una Leica D-Lux 6 Edition 100. Tutte le foto pervenute verranno pubblicate in una gallery sulla pagina facebook di Leica Store Firenze e Lungarno. Per maggiori dettagli leggi il regolamento su www.lungarnofirenze.it/leica
LEICA STORE FIRENZE - Vicolo dell’ Oro 12/14 R, 50123 Firenze - Tel.: +39 055 286053 - Fax: +39 055 2646788 - info@leicastore-firenze.com