LUI 09 2016

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COSTUME

Valentino couture s/s 2016

Fino alla metà degli anni ‘60 la moda italiana rimane sull’onda di quella francese. L’Haute Couture continua a produrre pochi capi di altissima qualità e destinati esclusivamente all’élite, ovvero all’aristocrazia e alle dive del cinema che affollavano Cinecittà. Tutto cambia ancora verso la fine del decennio quando nelle grandi città si inizia a respirare aria di cambiamento, dettata anche dalle rivoluzioni epocali che stava subendo la società. Se da una parte rimangono le storiche sartorie che creano abiti di Haute Couture, dall’altra si comincia a testare il modello statunitense. La prima città metropolitana ad offrirsi disponibile al cambiamento fu la città della Madonnina ovvero Milano. A fare da sfondo saranno le vie del quadrilatero della moda come via della Spiga, Piazza San Babila, via Santo Spirito dove nascono negozi come Cose, Gulp e Fiorucci che propongono capi diversi, che vanno verso il nuovo modo di fare moda, più simile a quello che nasceva per le strade di Londra. Fiorucci studiò il suo negozio sul modello di Mary Quant a Londra, uno spazio per giovani che hanno voglia di cambiamento e di uno stile nuovo, un luogo dove ritrovarsi per ascoltare musica nuova e affacciarsi su un mondo

diverso; per questo anche la concezione dell’abito subisce un definitivo cambiamento diventando una forma di travestimento stagionale, l’immagine cambia in tempi rapidissimi. Il decollo dovrà però aspettare la metà degli anni ’70, ovvero alla fine della recessione, e il momento di inversione del ciclo economico. In questo momento infatti le imprese, anche quelle del Gruppo Finanziario Tessile, fino a quel momento specializzate nella produzione di abbigliamento a basso contenuto di design, si rendono conto che si può instaurare un rapporto con i couturiers in modo da cogliere più facilmente e rapidamente la domanda. Per poter fare capi d’avanguardia diventano necessarie delle professionalità nuove, dei creativi innovativi e 246


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