luciana zanon & network
Abstract Incontro con Pietro Trabucchi, autore del libro “Resisto dunque sono”, sul tema della resilienza nel mondo dello sport e del lavoro.
Resiliere, resiliere, resiliere! di Luciana Zanon Pubblicato su 7th floor, 2009
Conversazione con Pietro Trabucchi, autore di “Resisto dunque sono” ed. Corbaccio. (lo sport può darci qualche suggerimento per sopravvivere in un mondo turbolento?) Ho letto il libro di Pietro Trabucchi tutto d’un fiato e mano a mano che andavo avanti nella lettura mi chiedevo se tutte quelle storie di veri campioni della resilienza che corrono nel deserto a temperature pazzesche o attraversano l’Alaska in mezzo alle tormente di neve, potevano dire qualcosa a chi sta lottando aspramente con le turbolenze del mercato
e di un mondo del lavoro in piena confusione. Così gli ho telefonato e ci siamo trovati per parlarne. Ovviamente Pietro la prima domanda è: cos’è la resilienza e quanto questa capacità può essere traghettata dal mondo dello sport a quello del lavoro.
La resilienza è stata definita in tanti modi, ma –sostanzialmente- indica la capacità di mantenere elevata la motivazione verso gli obiettivi nonostante la presenza di ostacoli, difficoltà e disagio. Si tratta quindi di una capacità più efficace ed evoluta rispetto al semplice “saper sopportare” passivamente. In termini di resilienza, lo sport si pone rispetto al mondo del lavoro come un laboratorio che estremizza le condizioni del gioco; e che, al tempo stesso, crea intorno ad esse metodologie e soluzioni. Il mondo aziendale quindi può ritrovare nello sport –in condizioni amplificate- molte problematiche che lo affliggono: l’innalzamento continuo della performance, la scarsità di risorse di fronte alle richieste dell’ambiente, la demotivazione personale e del proprio team, l’incontrollabilità del risultato finale per il continuo intervento di fattori esterni etc.. Al tempo stesso però può ritrovarci anche delle metodologie e delle soluzioni che spesso sono trasferibili. Insomma, dal mondo sportivo si può imparare qualcosa di utile, anche se poi a livello personale non si è amanti dello sport. Personalmente trovo che negli ultimi anni questa occasione è stata spesso sprecata: le aziende sull’esplorazione delle analogie con sport solo apparentemente vicini al mondo delle organizzazioni aziendali (calcio, pallacanestro e tutti i cosiddetti “sport di squadra”). In realtà l’analisi di particolari prestazioni individuali, come pure quelle di team del tipo che ho descritto nel libro – ricchi all’interno di
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