Il Socio COTABO 148

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LA PAROLA AI SOCI

Manovra TAXI Senso di responsabilità verso una categoria che garantendo la mobilità ha favorito lo sviluppo commerciale. Semplicisticamente si potrebbe dire di NO a qualsiasi forma di deregolamentazione e/o liberalizzazione del trasporto pubblico non di linea, ma noi preferiamo invece affrontare l’argomento per capire i motivi di questa richiesta da più parti invocata, giocando a carte scoperte. Tutto nasce da una serie di opinioni, ipotesi e congetture di molti Amministratori locali, i quali entrando nel merito della segnalazione a loro inviata dal Garante stanno tentando si sfruttare il momento favorevole per trattare un argomento tanto delicato e complesso, gettando ombre e dubbi su tutto l’indotto taxi. Entrando nel merito, l’Autorità Garante per la Concorrenza e del Mercato ha evidenziato una domanda da parte dei consumatori non pienamente soddisfatta dall’attuale servizio taxi, ritenendo che in alcuni Comuni italiani la densità di taxi in rapporto alla popolazione risulti inadeguata. Ponendo la questione in altri termini, sembra proprio che la mancanza di taxi in alcune fasce orarie oppure agli scali aeroportuali, ferroviari e marittimi sia da attribuire ad una scarsa offerta e quindi, liberalizzando il mercato si otterrebbe il massimo risultato politico con il minimo sforzo da parte degli Amministratori. Senza alcun dubbio è “apprezzabile” il lavoro svolto dall’Autorità Garante, ma non può essere ritenuto completo, infatti ci pare riduttivo e di basso profilo istituzionale sostenere in termini puramente matematici il rapporto cittadini/numero dei taxi e proporre conseguentemente l’adeguamento degli organici senza sviluppare ed analizzare le specifiche situazioni, il tessuto sociale ed il contesto nel quale si svolge il servizio, magari attivando anche un osservatorio sulla mobilità. Noi siamo di tutt’altro avviso, il problema non va scaricato sui tassisti, gli Amministratori non possono continuare a disinteressarsi di problemi irrisolti da anni, viabilità, traffico, accessi agevolati al centro storico, controlli ed altri ancora. Bisogna lavorare molto per aumentare la velocità commerciale del trasporto pubblico nelle principali metropoli italiane; troppi ingorghi stradali urbani rallentano il servizio, non lo rendono competitivo sotto il profilo economico e creano file di attesa. Siamo anche consapevoli che relativamente al traffico, l’introduzione di limiti e divieti rappresentino scelte politiche impopolari, c’è però da valutare che anche nell’opinione pubblica ormai si sta facendo strada il convincimento che è necessario decidere fra il traffico

privato e pubblico. Un dato da tener presente e che non corrisponde al vero, è il fatto che vi sia un esubero di richieste da parte dei cittadini e che tale richiesta non venga evasa dagli operatori; è vero invece che in alcune città è stato più volte denunciato l’esubero di vetture sul territorio, con molte ore di attesa nei posteggi per mancanza di domanda, e di ciò ne hanno piena consapevolezza gli Amministratori di queste città. Dobbiamo fare i conti con una domanda che si è modificata nel tempo e che le richieste avvengono con flussi non regolari, legati a fattori esterni non prevedibili. Non è possibile chiedere liberalizzazioni perché vi è carenza di auto quando piove, oppure in presenza di una manifestazione, lavori o scioperi; occorre mettere in campo soluzioni alternative chiedendo magari ulteriori sforzi agli operatori, che saranno ben lieti di scongiurare il rischio “liberalizzazione”, in cambio di flessibilità nei picchi di domanda. La nostra preoccupazione è rappresentata dal fatto che, tutto questo nasconda un fenomeno da troppi anni utilizzato per favorire le campagne elettorali o singoli imprenditori, infatti non ci sorprenderebbe se la tanto auspicata liberalizzazione, si trasformi in opportunità di sviluppo di nuove micro imprese, illudendosi di creare nuova occupazione e legare a questa, promesse da parte di politici o presunti tali. Non bisogna correre il rischio di impoverire un’intera categoria di lavoratori che già soffre di problemi atavici mai risolti. Un maggior numero di taxi, non vuol dire miglior servizio, tutt’altro, si inasprirebbe la competizione e si comprimerebbero le risorse economiche delle imprese taxi. Non sarebbe più possibile garantire un servizio efficiente in termini propriamente “fiduciari e di sicurezza” e si propagherebbe un immagine di precariato nel trasporto persone e di sfiducia in un servizio gestito da soggetti che sarebbero sempre più temporanei e poco adepti alle regole e ai regolamenti, alle direttive e alla qualità. La soluzione va ricercata, affrontata, dibattuta e ragionata col buon senso di tutti in ogni realtà locale, con la consapevolezza che gli Amministratori dovranno assumersi la responsabilità delle proprie scelte e la rappresentanza sindacale avrà il compito di canalizzare la categoria verso una maggiore flessibilità sia in termini di orario che di tariffazione. Salvatore Vrenna (Vicepresidente COTABO)

IL SOCIO COTABO OTTOBRE 2011

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