Living is Life - 79

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Non ho parole… a cura di Daniela De Benedetti

Sono sempre più dell’idea che, se non si hanno cose da dire, sia preferibile un decoroso silenzio. Parlare è senz’altro un diritto, ma mai e poi mai un dovere. Eppure, tra i tanti obblighi di cui la nostra vita è costellata e che vengono spesso (o talvolta) disattesi, questo è l’unico pedissequamente “rispettato”. Anzi venerato. Bla, bla, bla….. Senza mai “contare fino a dieci”. A qualcuno peraltro servirebbe un numero decisamente superiore…Mmm! Millesettecentonovanta sarebbe troppo? A volte sì, a volte no. Comunque, al di là delle terrificanti frasi fatte, che gratificano chi le pronuncia e che arrivano a colui al quale sono rivolte come un delizioso pugno nello stomaco (sempre che, è ovvio, quest’ultimo si renda conto delle banalità che è costretto a subire), il problema è riuscire a dribblare le persone che, decise a risolvere le vicissitudini di tutti gli esseri umani in cui si imbattono, enunciano altisonanti asserzioni. Del genere: - Prenditi i tuoi spazi, fatti fare qualche coccola! – frase storica magari rivolta all’amica incontrata per caso carica di borse dell’Esselunga, e di borse sotto gli occhi, mentre l’unico aiuto concreto sarebbe di darle una mano a portare i pacchi e stop. - Wow! Sei sempre uguale! – altra amica, altro incontro e altra banalità. Alla quale ho risposto, poco tempo fa, con un - Spero proprio di no, con tutto quello che ho fatto, di interventi chirurgici estetici, intendo. – Tiè, tramortita e a bocca aperta come se avesse visto una schiera di alieni scendere da un disco volante. L’argomento di cui dissertiamo è di certo applicabile in qualsiasi campo. Uno a caso. La regia lirica. Negli ultimi tempi ho assistito (Teatro alla Scala, il tempio mondiale dell’Opera Lirica) a regie che gridavano vendetta. Forse è fisiologico che un regista non sia sempre ispirato dall’ideale supremo dell’arte, tuttavia che in un Don Giovanni

come grande novità si faccia apparire una donna che si spoglia completamente, non mi sembra un cambiamento significativo. È anche vero che quando non si sa cosa dire si ricorre alla nudità. Però…. Ancora meglio il Lohengrin, il mitico e bellissimo cavaliere custode del Santo Gral: Wagner volle che giungesse in scena maestosamente trainato su una barca da un cigno. Ebbene, nell’ultima edizione Lohengrin appare in palcoscenico stramazzato per terra, in posizione fetale, a piedi nudi. Insomma, a metà tra un rom e un sofferente psichico. E del cigno calavano solo le piume dall’alto. Forse lo avevano ammazzato e lo stavano preparando per metterlo in forno? Boh! Che c’azzecca? diceva quel PM. Tralasciando che il cantante, costretto a inoltrarsi, sempre senza scarpe, in una palude acquitrinosa, alla fine di ogni rappresentazione era più o meno senza voce, la domanda ancora una volta è: bisogna sempre épater les bourgeois? O peggio, pensare di farlo? Il mio amico Oliviero obietta: meglio il rom dei nazisti. Già perché molto in voga sono anche gli allestimenti scenici (di opere che si svolgono in epoca medievale o settecentesca o poco più) in cui i protagonisti sono abbigliati come SS, tutti in pelle e chiodo. Sarà! Però la scelta, se scelta deve esserci, deve necessariamente essere effettuata tappandosi il naso, come diceva Montanelli? La risposta non ce l’ho, ma ho un pensierino finale. Capita a volte che qualcuno ti telefoni, chiedendo gentilmente: -Ti disturbo? E alla risposta altrettanto educata: - Mi cogli in un attimo di caos lavorativo. Posso richiamarti tra un’oretta? - Sì, sì, ma ti dico solo una cosa…. Segue una conversazione unilaterale di mezz’ora. Ecco perché non ho più parole. Ho solo parolacce!

Living Glamour

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