L'imprenditore Agricolo Giugno 2013

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ANNO 2 NUMERO

18 GIUGNO 2013

d e l l a

P r o v i n c i a

G RAN D A

La stagione della crescita INVIATO A T U T T I G L I I M P R E N D I TORI A G RICO L I D E L L A P ROVINCIA G RAN D1A


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SOMMARIO L’ editoriale 5

L’IMPRENDITORE AGRICOLO della provincia Granda Direttore responsabile: Osvaldo Bellino Direttore editoriale: Valerio Maccagno Direzione, redazione e amministrazione: Via Pylos, 20 - 12038 Savigliano - Cuneo Tel. 0172.711279 redazione@imprenditoreagricolo.com www.imprenditoreagricolo.com Editore: Réclame S.r.l. Via Pylos, 20 - 12038 Savigliano - Cuneo Progetto grafico: Marco Grussu

Pubblicità: Réclame Via Pylos, 20 - 12038 Savigliano - Cuneo Tel. 0172.711279

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Mangime da svezzamento I segreti del mestiere

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Piemonte latte, Mario Abrate lascia dopo 32 anni: «Che Dio ci benedica!»

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Cascine aperte al mondo Uno sportello per l’estero

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L’agrialimentare della Granda alla conquista dell’Ucraina

E nologia 29

Winemonitor analizza il mercato del vino

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Il vino, la memoria, il futuro Una storia molto piemontese

O rtofrutticoltura 32

Piemonte Asprocor, la regina delle nocciole piemontesi

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Sistemi antibrina, le curiosità che servono a lavorare meglio

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La nuova ricerca del Creso per raffredare le “rosse”

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Benessere a colori in Piemonte con la frutta nelle scuole

V oci

A Pollenzo la prima esposizione di aratri e attrezzi nel 1843

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Elezioni Arap, il mio nome non era prestampato!

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«Reti antigrandine, perchè la Regione apre nuovi bandi, prima di pagare quelli vecchi?»

R adici

Il Consiglio agricolo europeo gioca le carte sul tavolo Pac

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Come cambieranno gli aiuti diretti alle aziende agricole nel 2014

Volano le rondini dove le porta il cuore

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Rinnovato il contratto di 15 mila operai agricoli

La pittrice del Monviso con l’anima contadina

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Una ciliegia tira l’altra Dalle cultivar ai cioccolatini

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Controversie nelle piccole aziende Meglio la strada della mediazione

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A Mondovì le prime gabbie per catturare i cinghiali

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Nuovo disegno di legge sulla caccia La Coldiretti alza il tiro: «Così non va»

Associato

dai campi

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informa

A ttualità

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Sono Goldwin Palu e Ses le frisone regine della Granda

A. r . pro . m . a .

Stampa: G. Canale & C. S.p.A. Via Liguria, 24 - 10071 Borgaro - Torino Registrazione Tribunale di Saluzzo n. 3 del 09/01/2012

Copia gratuita

L’agriturismo può esistere solo se c’è un’azienda agricola e non viceversa I segreti dello svezzamento per una stalla più produttiva

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Unione Stampa periodica Italiana

T ributi

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e-mail: info@reclamesavigliano.it www.reclamesavigliano.it

Abbonamento anno 2013 Euro 18,00 Conto corrente postale n° 1003849591 Intestato a Reclame srl Causale: Amico dell’Imprenditore

e

Z ootecnia

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che tira

Per fare cultura ci vuole un seme

F isco 9

terra

Controllino i cinesi come fanno con noi

L’ aria 7

L’andamento dei prezzi all’ingrosso, termometro dell’agricoltura

La quotidianità della campagna

O rizzonte 6

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M ercatino 63

Gli affari dell’imprenditore

S cadenze 61

fiscali

Giugno: occhio alle scadenze


L’ editoriale

di

O svaldo B ellino

La quotidianità della campagna Sarebbe troppo bello poter liquidare tutto dicendo che non ci sono più le stagioni di una volta, così da trovare riparo in un rassicurante, almeno quello, luogo comune buono per tutte le stagioni, appunto. Ma cosa ne sappiamo, veramente, delle stagioni di una volta? Le quattro proiezioni matematiche dei meteorologi, che litigano tra di loro sulle tesi contrapposte del riscaldamento globale? Di stagione, a malapena si conosce la propria. Breve, effimera, insignificante rispetto a quella del pianeta, che pure rappresenta l’ambiente che si dovrebbe conoscere meglio e rispettare, non fosse altro che per buona creanza verso l’ospitante. Conosciamo, questo si, la primavera di quest’anno, che è stata la stagione del freddo e della pioggia. Colpa del riscaldamento globale, dicono. Ma poco importa il dibattito. Il mais è in ritardo. I pagamenti sono in ritardo. Di puntuale, è rimasto solo il sistema esattoriale, una certezza che fino a ieri pareva incrollabile, ma che oggi, dopo la sospensione dell’Imu, sembra anch’essa… vacillare. A differenza di altri, gli agricoltori sanno di non potersi sottrarre agli eventi. Lavorano sotto il cielo, con il bello e il cattivo tempo. Non possono delocalizzare l’azienda all’estero, qualunque sia il governo o il regime fiscale che li opprima o li favorisca. Sono ancorati alla terra, nel bene e nel male, perciò hanno imparato a resistere. Non a caso l’agricoltura è l’ultima a cedere alla crisi, va avanti, assume, investe, perché la terra, il mondo, non si ferma davanti a niente. Le pesche vanno raccolte e le vacche munte sia con Monti che con Tremonti, con Grillo, Letta o Berlusconi. E’ stato dimostrato che le rondini tornano più volentieri nelle vecchie stalle della razza piemontese. Maltempo e malgoverno non turbano i loro nidi, come le ciliegie da millenni attraversano liberamente le frontiere e la storia, regalandoci il gusto senza tempo dei “graffioni” e delle “vissule”, del maraschino e del ratafia. E’ la quotidianità della campagna, che non fa notizia, ma che c’è, viva e reale. La quotidianità delle stagioni, che sopravvivono alle nostre.

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O rizzonte T erra di

F loriano L uciano

Controllino i cinesi come fanno con noi La Cina è interessata dall’ennesimo scandalo alimentare, un nuovo tassello nell’elenco senza fine di illeciti commessi a danno dei consumatori. Dopo le uova simil-chimiche ad “effetto ping-pong”, che rimbalzano a terra di venti centimetri, è stata la volta del latte in polvere contaminato alla melammina e poi del latte al nitrato. C’è stato poi l’olio di scolo ottenuto da grasso animale rielaborato e venduto come olio da cucina, lo zenzero all’ardicarb – un aficida a base di carbammate – e la carne di pollo zeppa di antibiotici. Ma non finisce qui, ed ecco la carne di topo venduta per carne di montone ed i maiali con muscoli da culturalista dopati con clenobuterolo, un antiasmatico per uso umano. Ora è il turno del riso al cadmio. Guangzhou - più conosciuta come Canton – è considerata la capitale culinaria della Cina. Qui, secondo le analisi fatte dalle autorità locali, la metà del riso e degli spaghettini di riso in commercio ha elevati livelli di cadmio, un metallo cancerogeno che danneggia i reni. La contaminazione arriverebbe del suolo, e ciò vorrebbe dire che l’inquinamento in Cina è ormai penetrato nel terreno, ma le informazioni disponibili sono frammentarie: in Cina i dati sull’inquinamento del suolo sono segreto di Stato. Canton è dall’altra parte del mondo e noi da qui possiamo anche non allarmarci più di tanto, ma dobbiamo pretendere che venga tenuto alto il livello delle attenzioni sanitarie e dei controlli su ciò che arriva nel nostro paese. Forse sarebbe più produttivo che continuare a complicare la vita a chi ha dimostrato nel tempo di saper produrre bene tutelando l’ambiente ed i consumatori, esattamente come fanno gli imprenditori agricoli cuneesi.

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L’ aria

di

che tira

M ichele A ntonio F ino

Per fare cultura ci vuole un seme Si fa un gran parlare di un nuovo pacchetto di regole dell’Unione Europea che interverrà a regolare la produzione e la vendita di semi nel territorio dell’UE. Si legge da più parti che le nuove regole metteranno a repentaglio la produzione di piantine “fai da te”, lo scambio di semi tra giardinieri ed orticoltori, la possibilità di conservare varietà antiche locali o localissime che diventerebbero di colpo fuorilegge. Ora, siccome a casa mia d’estate non ci facciamo mai mancare il pinzimonio con i piccoli (deliziosi) peperoni “ëd Michina”, assolutamente unici e dono molti anni fa della signora da cui prendono il nome, che ci omaggiò i semi, si può capire facilmente che chi scrive è molto sensibile alla perdita di tipicità, di cultura gastronomica, che sta dentro un seme riprodotto lontano dai grandi circuiti delle industrie sementiere del Nord Europa. Tuttavia, a leggere bene sul sito dell’Unione Europea, non dando troppo retta a quello che si sente dire, non c’è alcun dubbio che tutti gli orticoltori hobbisti potranno continuare a farsi e scambiare piantine senza problemi, come prima. E anche gli agricoltori, che vorranno scambiare semi, senza farne oggetto della propria produzione professionale, potranno continuare a farlo. L’obiettivo dell’UE è regolare in modo più serrato la produzione e la vendita di ciò che mettiamo in terra e che poi, per molti anni determina la possibilità di produrre reddito e soprattutto frutti. Il tentativo è ridurre l’incidenza di patologie moltiplicate in modo pestilenziale in vivaio e quindi diffuse nei campi e nei frutteti. Difficile essere contrari, gridare al lupo al lupo contro questo obiettivo. Lo sappiamo bene in provincia di Cuneo, dove dobbiamo a dei vivaisti incapaci o senza scrupoli la presenza della flavescenza dorata in vigna e dello pseudomonas syringae nei frutteti di actinidia. In duecento anni, la diffusione incontrollata (anche, e ultimamente sopratutto da parte di operatori professionali della produzione sementiera e vivaistica) ci siamo portati a casa le peggiori malattie vegetali. Per citarne solo alcune, bastino i nomi di fillossera, peronospora, oidio, cinipide galligeno, a dare l’idea. Ecco, io personalmente vorrei leggere degli allarme e delle requisitorie impietose verso chi per anni ha prodotto e venduto piante che hanno portato malattie e povertà, guadagnandoci. Vorrei leggere proposte per migliorare i controlli sulla produzione delle piante, insieme ad un plauso per una volontà europea che nessun agricoltore può considerare secondaria per il suo futuro. Invece continuiamo a infervorarci per delle questioni del tutto equivoche o secondarie, confermando che se abbiamo dei politici fanfaroni è perché ci somigliano.

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F isco di

A lberto

tealdi , commercialista ,

e

T ributi

a.tealdi@studiocugnasco.it

L’agriturismo può esistere solo se c’è un’azienda agricola e non viceversa Per l’attività agrituristica, attività connessa alle attività agricole di cui all’art. 2135 del Codice Civile il quale prevede nella propria elencazione l’attività di ricezione ed ospitalità così come definite dalla Legge, è previsto un particolare regime fiscale, diverso da quelli applicabili alla consueta attività agricola ma comunque di favore rispetto alle medesime attività alberghiere/ristoratizie svolte non in collegamento con l’attività agricola stessa. Proprio per questo è bene premettere

che l’attività agrituristica per essere considerata tale deve assolutamente sottostare alle regole di cui alla Legge n. 96 del 20 febbraio 2006 (e relative Leggi Regionali) nella quale sono analiticamente indicate le condizioni per cui tale attività possa considerarsi connessa all’attività agricola e quindi beneficiare della normativa fiscale di favore. ATTIVITA’ NON PREVALENTE Tra le attività indicate nelle predetta Legge vi è quella di ricezione e

ospitalità svolta dagli imprenditori agricoli esercitata attraverso l’utilizzo della propria azienda e con questa in rapporto di connessione e complementarietà rispetto alle attività agricole di cui all’art. 2135 del Codice Civile le quali devono avere carattere principale. In pratica l’attività agrituristica deve essere una attività che va a completare il ciclo produttivo dell’attività dell’imprenditore agricolo ma non deve essere la sua attività prevalente, quindi perché nasca l’attività agrituristica

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Regime fiscale forfetario ai fini di Iva e imposte sul reddito, a condizione che vengano rispettate le regole dell’attività connessa Sospesa l’Imu agricola se ne riparla in autunno Con DL varato dal Consiglio dei Ministri venerdì 17 aprile oltre alla sospensione del pagamento della rata di acconto dell’Imu sulla prima casa, in scadenza il 17 giugno, è stata sospeso il pagamento della medesima rata relativa ai terreni agricoli ed ai fabbricati rurali strumentali. Pertanto il pagamento sarà slittato in autunno a seguito della revisione della determinazione dell’imposta su tali immobili.

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deve esserci l’attività agricola e non viceversa. IVA E IMPOSTE Fatte le dovute premesse, qualora l’attività rientri nell’attività connessa, dal punto di vista fiscale questa gode di un sistema forfetario sia ai fini Iva che ai fini delle imposte sul reddito. Per quanto riguarda l’Iva si applica una percentuale forfetaria di detrazione del 50% sull’Iva relativa alle operazioni attive. Questo significa che fatta cento l’Iva sulle cessioni nella liquidazione l’imposta da versare all’erario è pari a cinquanta. Questo regime non tiene quindi conto dell’Iva pagata sugli acquisti che non incide nel calcolo della liquidazione. Con lo stesso meccanismo viene anche calcolata la base imponibile ai fini delle imposte sul reddito (per le aziende agricole sotto forma di ditta individuale e società di persone) in quanto è determinata sulla base della percentuale forfetaria del 25% dei ricavi quindi, anche in

questo caso, fatti cento i ricavi la base imponibile sulla quale si calcola l’imposta sul reddito è venticinque. OPZIONE ORDINARIA L’imprenditore agricolo ha comunque la facoltà, nel caso ne valutasse qualche convenienza, di optare per il regime ordinario di liquidazione dell’Iva (Iva sulle cessione meno Iva sugli acquisti) e del reddito (base imponibile data da costi meno ricavi). Tale opzione, che deve avere durata almeno triennale, vale sia per l’Iva che per le imposte sul reddito e non può essere effettuata disgiuntamente. E’ bene precisare che l’attività agrituristica comporta la tenuta della contabilità separata ai fini Iva rispetto all’ordinaria attività agricola, a meno che per entrambe non si sia optato per il regime Iva ordinario. Infine con riferimento ai fabbricati destinati a tale attività, questi sono considerati fabbricati rurali strumentali a tutti gli effetti.


F isco

e tributi

Tassazione catastale Abrogata l’opzione per le società agricole L’Amministrazione Finanziaria con la circolare n. 12, del 3 maggio, è intervenuta in merito alla abrogazione della possibilità di optare per la tassazione catastale in capo alle società agricole, possibilità che viene meno a fare data dal periodo di imposta 2015. Con tale documento di prassi è stato precisato che nei periodi di imposta 2013 e 2014 non potranno comunque essere effettuate opzione per la tassazione su base catastale nè da parte delle nuove

società agricole costituite in tali esercizi nè da parte di soggetti costituiti negli esercizi precedenti ma che non avevano effettuato tale opzione a fare data almeno dal periodo di imposta 2012. Con tale interpretazione della norma, già decisamente penalizzante per le società agricole, viene prevista una ulteriore restrizione dei soggetti che vi possono beneficiare in questi due periodi di imposta “transitori”.

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A ttualità

Il Consiglio agricolo europeo gioca le carte sul tavolo Pac Tetto massimo agli aiuti, prima assegnazione di diritti, greening, aiuto accoppiato… Accordo tra ministri, è l’ora delle decisioni Mentre proseguono i “triloghi”, gli incontri tra le massime istituzioni europee per la riforma della Pac, il Consiglio agricolo UE ha raggiunto l’intesa. I punti più importanti dell’accordo tra i Ministri dell’agricoltura europei sono i seguenti: - Agricoltore attivo, viene

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demandata allo Stato membro la definizione di agricoltore attivo. - Capping (tetto massimo agli aiuti), gli Stati membri possono ridurre l’importo dei pagamenti diretti, di una percentuale fissa, per lo scaglione o gli scaglioni (a scelta degli Stati membri), a partire

da 150.000 euro. - Prima assegnazione di diritti all’aiuto, i diritti all’aiuto verranno assegnati agli agricoltori che, nel 2010 o 2011, hanno ricevuto aiuti diretti o, se non hanno ricevuto nessun sostegno, abbiano prodotto ortofrutticoli e patate da consumo e/o

abbiano coltivato la vite; nel 2012 o 2013 hanno ricevuto diritti all’aiuto dalla riserva o dall’integrazione del sostegno accoppiato. - Convergenza interna, gli Stati membri possono decidere di raggiungere una convergenza parziale anziché totale, entro il 2019, (e non


totale, come originariamente previsto) entro il 2019; limitando il primo passo al 10% del tetto nazionale o regionale (invece del 40% proposto dalla Commissione europea). - Greening, potrà essere concesso sulla base del rispetto dei criteri (diversificazione, mantenimento prati permanenti ed aree di interesse ecologico) o delle pratiche equivalenti (o una combinazione di questi). La diversificazione delle colture si applica al di sopra dei 10 ettari. Le aree di interesse ecologico si applicano al di sopra di 15 ettari (nel 2014 al minimo il 5%, dal 2018 al 7%). Possono essere considerate aree di interesse ecologico anche le superfici a colture permanenti coltivate in terreni con pendenza del 10% o più, e superfici con colture permanenti con più di 20, ma meno di 250 alberi per ettaro. Sono previste deroghe per superfici investite per più del 75% da prato permanente o a colture sommerse (riso) per una parte significativa dell’anno o una significativa parte del ciclo colturale, e quando più del 75% delle superfici a seminativo sono interamente utilizzate per la produzione di erba o altre piante erba-

cee da foraggio, lasciate a riposo, interamente investite a colture di leguminose, o sottoposte a una combinazione di tali usi. Le pratiche equivalenti sono rappresentate dagli impegni agroclimatico-ambientali assunti a norma dello sviluppo rurale e dai sistemi di certificazione ambientale. - Giovani agricoltori, viene lasciata la facoltà agli Stati membri di concedere un pagamento annuo per i giovani agricoltori che non hanno più di 40 anni di età nell’anno della presentazione della domanda di pagamento unico. - Aiuto accoppiato, gli Stati membri possono utilizzare fino al 7% del loro massimale nazionale, con possibilità di deroga fino al 12% o fino a 3 milioni di euro all’anno, per finanziare il sostegno accoppiato facoltativo. Nei giorni scorsi una dichiarazione congiunta di 15 Stati membri, tra cui l’Italia, ha però proposto di innalzare il finanziamento al 15%. «Ora le carte sono tutte in tavola - evidenzia Franco Ramello, responsabile del Servizio Economico regionale Coldiretti - e la partita tra Consiglio, Commissione e Parlamento europeo può avere ufficialmente inizio».

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A ttualità

Come cambieranno gli aiuti diretti alle aziende agricole nel 2014 In Italia passeranno in media da 400 a 380 euro, rispetto alla media europea di 260 euro l’ettaro La Commissione europea, informa il responsabile Cipat della Cia di Cuneo, Silvio Chionetti, ha proposto misure transitorie per garantire nel 2014 i pagamenti diretti dell’Ue alle aziende agricole e la continuità degli investimenti nelle aree rurali, in attesa che le tre istituzioni - Parlamento, Consiglio e Commissione - raggiungano un accordo sulla riforma della Politica agricola comune. NUOVO BUDGET Le proposte, come ha annunciato lo stesso commissario Ue all’Agricoltura Dacian Ciolos, saranno applicate secondo il principio “regole esistenti, nuovo budget”. Questo vuol dire che viene prorogato il quadro amministrativo per effettuare i pagamenti alle aziende agricole, mentre viene ridotto il bilancio dei pagamenti per tener conto dell’accordo politico raggiunto dal vertice Ue nel febbraio scorso sul bilancio 2014-2020 (peraltro bocciato

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dall’Assemblea di Strasburgo). Per l’Italia questo significa che l’ammontare dei pagamenti diretti alle aziende passerà, in base ai calcoli della presidenza irlandese dell’Ue, da 4,02 a 3,95 miliardi di euro. CONTRIBUTI MENO PEGGIO L’accordo raggiunto a febbraio dai leader Ue, osserva ancora Chionetti, prevede, infatti, un taglio di 830 milioni sui fondi all’agricoltura per il 2015, con cui Bruxelles deve pagare i contributi 2014 agli agricoltori. Non solo. Ciolos ha indicato che sempre su quei pagamenti applicherà già dal prossimo anno la misura sulla convergenza dei contributi tra Stati membri. Convergenza che va a beneficio dei nuovi partner europei. Al riguardo l’Italia dovrebbe, però, limitare i danni, in quanto gli aiuti alle aziende del nostro Paese passeranno in media all’ettaro, da 400 a 380 euro, rispetto ad una media europea di 260 euro l’ettaro.


GRUPPO

COSTAMAGNA : Gli specialisti del raccolto

L’azienda Costamagna G.F.G. con sede in Bricco di Cherasco opera da ormai 30 anni nella trebbiatura, trasporto, essicazione e deposito di tutti i tipi di cereali. I fratelli Federico, Gianluca, Gabriele con il papà Andrea, con la massima efficienza, professionalità, precisione e puntualità raccolgono il frutto di mesi di lavoro dei propri clienti. Per migliorare ancora il servizio svolto agli utenti, dall’anno scorso si avvalgono dell’ausilio di altre due aziende: Savigliano Luigi di Narzole e Almondo Michele di Montà d’Alba. Grazie a questa unione è nata una vera forza logistica capace di sopperire alle sempre maggiori esigenze operative e tempestività di raccolta. La flotta totale di macchine risulta così composta da: otto mietitrebbie di cui due con self levelling, tre con gomme da palude e 4wd, barre e attrezzature specifiche per orzo, piselli, colza, grano, erba, girasoli, mais e soja; due autotreni, due essiccatoi con silos e capannone chiuso per lo stoccaggio. AL SERVIZIO DELL’AGRICOLTORE! Costamagna Federico Almondo Roberto Savigliano Luigi

339/6291749 347/6863174 333/6679979

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Z ootecnia di

Giuseppe Cagnassi,

giuseppe@cagnassi.it

I segreti dello svezzamento per una stalla più produttiva E’ importante applicare un protocollo corretto, perché gli errori nell’allevamento delle vitelle si vedono quando è troppo tardi Lo svezzamento delle vitelle è uno di quegli argomenti di cui gli allevatori ritengono poco utile parlare in quanto è stato il primo lavoro di cui ognuno di loro si è occupato fin dall’inizio della carriera lavorativa. Infatti si è portati a pensare che dopo anni e anni nei quali si svolge una certa attività l’esperienza pratica abbia compensato ampliamente le carenze formative. ERRORI PIU’ FREQUENTI Nell’ambito dell’allevamento delle vitelle vengono commessi con grande frequenza degli errori che determinano delle

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perdite economiche ingenti che si riperquotono nell’arco dell’intero ciclo di vita della bovina. Tali perdite non sono facilmente riscontrabili in quanto la maggior parte di queste si andranno a manifestare a partire dal momento del primo parto e quindi a distanza di tempo da quando si è commesso l’errore. Per di più nell’ambito della stessa azienda, se si adotta un protocollo di lavoro sbagliato, tutti gli animali sono svezzati allo stesso modo per cui risulta anche materialmente difficile fare dei confronti. L’obiettivo principale di una corretta procedura di svezzamento è quello di

anticipare l’età del primo parto. Questo determina innanzitutto una riduzione del costo di produzione della manza. Permette inoltre un aumento di produzione nell’arco della carriera della bovina sia perché aumentano le probabilità che la vacca possa fare una maggior numero di lattazioni sia perché animali svezzati nel modo corretto risultano più produttivi. Ricerche americane hanno dimostrato aumenti produttivi in prima lattazione superiori a 800 kg di latte per animale, cambiando solamente la modalità di svezzamento (Drackley et al. 2007).


Z ootecnia COLOSTRATURA Il vitello quando nasce è microbiologicamente “sterile”, cioè privo di una capacità autonoma di difendersi dagli agenti patogeni con i quali viene in contatto fin dalle prime ore di vita. Il vitello acquista l’immunità unicamente attraverso il colostro, che rappresenta il veicolo fondamentale per passare al neonato gli anticorpi materni. Una corretta gestione della colostratura dipende da tre principali cardini: la qualità del colostro, la tempestività con il quale lo stesso viene somministrato e la quantità fornita La qualità del colostro è tanto superiore quanto più elevato è il suo contenuto in immunoglobuline e dipende principalmente dalle condizioni di benessere o meno in cui la vacca si è trovata nel periodo

finale dell’asciutta. Tutte le situazioni che determinano uno stress alla bovina in questo periodo portano ad un peggioramento della qualità del colostro; tra le cause possiamo ricordare la densità eccessiva degli animali, la cattiva qualità degli alimenti somministrati, lo stress da caldo ecc.. La qualità del colostro è facilmente misurabile con il Colostrometro che è semplicemente un densimetro. Mediante l’ immersione di questo strumento nel latte, si ha un’ indicazione sul contenuto di anticorpi. Per superare questa problematica è sufficiente mantenere in azienda una banca del colostro che si realizza congelando il primo latte di animali nei quali si riscontra un livello di anticorpi particolarmente

alto. Questo latte potrà essere somministrato ai vitelli nati da animali che presentano una colostro di cattiva qualità. Il successo dell’assorbimento degli anticorpi dipende dai tempi con il quale il colostro viene somministrato al neonato, infatti il momento di assunzione deve essere il più vicino possibile al momento della nascita, perché più

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Z ootecnia

Figura 1.

ci si allontana da questo momento più scende la capacità del vitello di assorbire le immunoglobuline. La capacità di assorbimento infatti è massima nelle prime quattro ore di vita, scende in misura importante a dodici ore e si annulla entro le 24 ore. Per ottenere una buona copertura immunitaria è importante anche la quantità di colostro fornito al primo pasto che deve essere almeno pari a 2,5-3 litri per poter apportare il quantitativo sufficiente di immunoglobuline. Bisogna ricordare che gli animali in cui si crea uno stato di immunodeficienza sono maggiormente esposti a patologie enteriche e respiratorie con un conseguente aumento della mortalità neonatale. ALIMENTAZIONE LATTEA Partendo dal presupposto che un ritardo di crescita nei primi 3–4 mesi di vita della vitella viene

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difficilmente compensato nelle fasi di crescita successive dobbiamo curare con particolare attenzione la fase di alimentazione lattea con la quale si sostiene lo sviluppo dell’animale fino ai 60 giorni di vita. Programmi di alimentazione lattea caratterizzati dalla somministrazione di maggiori quantità di latte nelle prime settimane hanno permesso di ottenere manze con un maggiore sviluppo corporeo; si è così potuto anticipare il periodo della fecondazione e di conseguenza ridurre l’età al primo parto. Per alimentare le vitelle è possibile utilizzare il latte di scarto che non viene consegnato al caseificio a condizione che lo stesso venga pastorizzato per evitare di infettare i giovani animali con patogeni che potranno compromettere la futura capacità produttiva, uno tra tutti lo Staphylococcus aureus.

Se si sceglie di utilizzare il latte in polvere si dovranno preferire formulazioni che contengono elevate percentuali di proteine (almeno pari al 22 % sulla sostanza secca) e con proteine che derivano esclusivamente da latte. Si raccomanda di rispettare le diluizioni indicate dalla azienda produttrice. La somministrazione di un sostituto del latte ad una concentrazione ridotta di polvere può avere ripercussioni negative sulla sanità dei vitelli e sulla termoregolazione degli animali soprattutto se stabulati all’esterno con temperature molto basse. L’obiettivo è quello di raddoppiare il peso vivo della vitella in 60 giorni. Per ottenere questo risultato si devono somministrare quattro litri di latte al giorno per la prima settimana di vita andando poi progressivamente a crescere con la quantità per attestarsi già alla terza settimana sugli 8 litri capo/giorno. Al raggiungimento del 45° giorno di vita si deve dimezzare la quantità somministrata per andare poi a sospendere l’alimentazione lattea tra il 55° ed il 60° giorno. Per far si che gli animali riescano a digerire nel modo corretto questi livelli di latte bisogna innanzitutto rispettare le esigenze ambientali dei vitelli: ossia realizzare ricoveri spaziosi asciutti con un adeguata ventilazione. E’ indispensabile mantenere delle adeguate condizioni di igiene per far si che il vitello venga in contatto


Z ootecnia con un minor numero possibile di agenti patogeni. Per ottenere questo risultato bisogna lavare le gabbiette prima di ogni immissione e pulire abitualmente secchielli e tettarelle. Sempre per migliorare la capacità digestiva bisogna mantenere una corretta tecnica di somministrazione dell’alimento liquido che si basa principalmente sul fatto che i vitelli devono assumere il latte non bevendolo con la testa inclinata verso il basso ma succhiandolo con la testa estesa verso l’alto. In questo modo avviene la chiusura completa della doccia esofagea che permette al latte di passare direttamente nell’abomaso senza cadere nel rumine dove acidifica in modo anomalo causando meteorismo e diarrea. Per questa ragione è necessario con talune gabbiette modificare la posizione del porta secchio come si vede dalla figura 1. Altro importante accorgimento è

dato dalla temperatura del latte che in fase di somministrazione non deve mai scendere al di sotto dei 40 C° PERIODO DI TRANSIZIONE Anche nella alimentazione del vitello esiste un periodo di transizione che coincide con il passaggio da una alimentazione liquida a quella solida.

E’ proprio in questo periodo che inizia lo sviluppo dei prestomaci ed il vitello che è nato come monogastrico diventa a tutti gli effetti un ruminante. Il risultato di tutto questo processo dipende principalmente dalle digeribilità e dalla qualità degli ingredienti presenti nel mangime starter. Il mangime starter deve essere

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Z ootecnia

messo a disposizione dei vitelli a partire dalla prima settimana di vita anche se in questo periodo l’animale non ne assume quasi niente comincia però a prendere conoscenza dell’alimento solido. A partire dalla terza settimana l’ingestione del concentrato aumenta progressivamente per posizionarsi attorno agli 800 g. al 45° giorno di vita. Proprio la soglia degli 800 g. di ingestione di starter è ritenuta il momento nel quale bisogna iniziare a ridurre la quantità di latte. Per permettere l’ingestione di una sufficiente quantità di concentrato è necessario lasciare sempre a

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libera disposizione degli animali acqua pulita. Nei primi 50 giorni non è necessario somministrare il fieno, in questa fase infatti sono l’acido propionico e butirrico prodotti dalla digestione del mangime starter che aiutano lo sviluppo del rumine non il fieno. Il fieno dovrà essere messo a libera disposizione quando si sarà sospesa l’alimentazione lattea.

queste problematiche è venuta la tecnologia che ha permesso di realizzare allattatici automatiche con riconoscimento individuale. Mediante queste macchine il latte viene fornito al vitello in piccole dosi con un elevato numero di somministrazioni giornaliere; il sostitutivo del latte viene reidratati ad ogni poppata e somministrato alla corretta temperatura.

ALLATTATRICE AUTOMATICA In molte aziende il personale che si occupa della gestione dei vitelli ha una disponibilità di tempo limitato, per cui anche se in teoria vengono condivisi molti degli argomenti fino ad ora trattati in pratica gli stessi non vengono messi in atto. Con le abituali modalità di somministrazione (secchio basso) e con scarse condizioni di pulizia è impossibile arrivare a somministrare agli animali 8 litri di latte al giorno senza incorrere in turbe digestive e diarree. In aiuto a

CONCLUSIONE Negli allevamenti da latte si sono investite molte risorse economiche per migliorare le condizioni di allevamento, di alimentazione e di gestione degli animali in produzione. Purtroppo questi investimenti molto sovente non hanno riguardato gli animali da rimonta e tra questi soprattutto i vitelli. Maggiori attenzioni nella fase di svezzamento permetteranno di ottenere vacche più sane, più produttive e più longeve ed inoltre ad un minor costo.


Z ootecnia

Mangime da svezzamento I segreti del mestiere Dalla scelta delle materie prime all’idoneità igienico-sanitaria La scelta delle materie prime di largo impiego è il primo passo e la parola spetta al nutrizionista: a lui si deve la cernita di tutto quanto il mercato offre. Con un occhio ai costi, pretenderà almeno due cereali qualificati per una diversa fermentescibilità dell’amido (per esempio mais e orzo), almeno due, meglio tre, fonti proteiche caratterizzate da una diversa solubilità della proteina (per esempio farina d’estrazione di soia, farina d’estrazione di girasole e trebbie essiccate di distilleria) e, infine, quattro, o meglio ancora cinque, fonti di fibra fermentescibile a diversa solubilità (dalle polpe di bietola, alla crusca di frumento, dalle buccette di soia, alla medica disidratata, al tutolo di mais).

Il puntiglio nella citazione del numero di ingredienti per le categorie citate, la dice lunga sull’importanza relativa della fibra nel mangime svezzamento. Poi, certamente il mercato offre molti altri ingredienti, ma il mangimista accorto deve attribuire pure un valore alla stabilità della formulazione e dunque anche alla certezza dei rifornimenti di materie prime nel medio e lungo periodo. Così il pisello, il favino, il lupino, il sorgo, il triticale, la farina di guar e il pastazzo d’agrumi, per quanto interessanti come composizione, non offrono garanzie di continuità pari a quelle delle materie prime elencate in precedenza.

A questo punto abbiamo abbozzato l’ossatura del mangime, ma non siamo ancora all’acquisto. Di fatto, ciascun ingrediente, per ora soltanto candidato, dovrà superare un esame d’idoneità igienico-sanitaria. A rigore non esiste un ingrediente esente da rischi. L’impatto sarà comunque molto variabile e dipenderà dalla natura della materia prima, dal Paese d’origine, dall’andamento stagionale in prossimità dell’ultimo raccolto, oppure soltanto dall’operato del raccoglitore e del trasformatore. Resta il fatto che il rischio c’è e quel rischio bisogna controllarlo.

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A ttualità

Rinnovato il contratto di 15 mila operai agricoli Accordo tra le parti su retribuzioni e incentivi, con validità quadriennale. Ecco cosa prevede Martedì 30 aprile, presso la sede dell’Unione provinciale agricoltori di Cuneo, è stato siglato il “Contratto degli operai agricoli e florovivaisti” della provincia di Cuneo, che interessa circa 15 mila lavoratori a tempo indeterminato o stagionali.

Cuneo erano presenti il membro di giunta con delega alle problematiche del lavoro Michele Quaglia e il vice direttore Lauro Pelazza, mentre per la Confederazione italiana agricoltori di Cuneo c’erano il presidente Roberto Damonte e il direttore Igor Varrone.

Il tavolo delle parti sociali per il rinnovo del contratto agricolo

Al tavolo dell’intesa le tre principali organizzazioni agricole (Unione Provinciale Agricoltori, Coldiretti e Cia) e le sigle sindacali Flai-Cgil, Fai-Cisl e Uila-Uil. L’Unione provinciale agricoltori di Cuneo era rappresentata dal presidente Oreste Massimino, dal consigliere Isabella Moschetti e dal direttore Roberto Abellonio, per Coldiretti

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AUMENTI E UNA TANTUM In particolare, il contratto prevede due aumenti retributivi, pari al 3% decorrente dal 1° aprile e al 2% decorrente dal 1° novembre. Agli operai a tempo indeterminato in servizio ad aprile viene riconosciuto inoltre un “una tantum” in servizio ad aprile 2013 nella misura seguente:

• Euro 50 per gli operai della 3° Area • Euro 75 per gli operai della 2° Area • Euro 90 per gli operai della 1° Area PREMIO VARIABILE L’accordo introduce in via sperimentale per la durata del quadriennio contrattuale, un premio variabile fissato nella misura massima dello 0,3% sul totale mensile tabellare, da riconoscere ai lavoratori in servizio nel mese di dicembre con contratto a tempo indeterminato o a tempo determinato con almeno 180 giornate di effettivo lavoro nell’anno. Il premio viene determinato usando come parametri l’andamento dei prezzi dei prodotti agricoli come definiti dai mercuriali della Camera di commercio e i costi dei prodotti acquistati dagli agricoltori definiti dall’Istat; i parametri per il riconoscimento del premio verranno definiti con successivo accordo sindacale entro dicembre 2013.


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Z ootecnia

Piemonte latte, Mario Abrate lascia dopo 32 anni: «Che Dio ci benedica!»

Mario Abrate

Rimarrà nel Consiglio di amministrazione, ma non sarà più presidente. L’annuncio nell’assemblea del bilancio

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Di fronte alla sala conferenze gremita di soci ed alla presenza di numerosi ospiti istituzionali, oltre ai rappresentanti dei principali istituti di credito con cui Piemonte Latte opera, si è tenuta l’Assemblea di approvazione bilancio 2012 e di rinnovo cariche. Al di là dell’illustrazione dei numeri che confermano la solidità della Cooperativa, del commento sul mercato 2012 e delle proiezioni sul 2013, l’argomento clou ha riguardato principalmente le dinamiche del procedimento di Saluzzo sul presunto latte in nero, conclusosi con l’assoluzione di Piemonte Latte “perché il fatto non sussiste”. IL PRESIDENTE HA DETTO STOP In primo piano anche il rinnovo delle cariche, con Abrate che, pur rimanendo nel Consiglio di amministrazione, ha anticipato la sua volontà di lasciare la presidenza della Cooperativa, che ha creato e guidato per ben 32 anni. «Piemonte Latte deve crescere e deve essere il punto di riferimento per future, ma prossime aggregazioni», è stata la sintesi dell’invito ai soci ed ai nuovi amministratori del presidente uscente, che aggiungeva: «Meno cooperative, più cooperatori, più massa strategica,

più mercato = migliori remunerazioni per i soci. Abbiamo potuto toccare con mano che tanti amici credono in noi: che Dio ci benedica», ha concluso Abrate in un intervento fiume ascoltato in religioso silenzio dalla platea. NUOVO DIRETTIVO Il nuovo Consiglio che guiderà la Cooperativa per il prossimo triennio risulta così composto: Mario Tommaso Abrate, Michele Cerutti, Luca Cagnassi, Matteo Forestiero, Matteo Ghio, Gianfranco Massimino, Roberto Morello, Giuseppe Pansa, Rocco Racca, Riccardo Sanino e Bernardino Tosco. Per il Collegio sindacale sono stati eletti Lorenzo Cigna, Cristina Ciartano e Natalie Pignatta. SOCI MERITEVOLI A conclusione della mattinata sono stati premiati i soci più meritevoli nel contesto latte qualità: Ariaudo f.lli di Genola, Tosco Rocco di Genola, Dotta Gianfranco di Benevagienna, Oggero F.lli di Cavallermaggiore, Bruno f.lli di Villafranca Piemonte; premi speciali di anzianità conferiti a Giacomo Gai di Racconigi, Giuseppe Bertola di Morozzo e Matteo Chiavassa di Genola.


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Z ootecnia

Sono Goldwin Palu e Ses le frisone regine della Granda Sono Pess Farm GoldwIn Palu, della società semplice Pessine di Sommariva Bosco, già campionessa nella categoria 2 anni senior al Gran Premio Italia 2012 di Cremona promosso dall’Anafi (l’associazione nazionale delle bianconere), e Ses, della Società agricola Gastaldo di Racconigi, le regine della Mostra provinciale della razza frisona, svoltasi venerdì 26 e sabato 27 aprile al Foro boario di Saluzzo. Era la prima manifestazione organizzata in “autogestione” dagli allevatori i quali, privati dei con-

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tributi pubblici, hanno trovato piena collaborazione nel Comune di Saluzzo e aiutati dalle aziende sponsor hanno promosso una manifestazione di alta caratura professionale e tecnica. Alla cerimonia di premiazione hanno presenziato, con i vertici dell’ Apa, il sindaco di Saluzzo Paolo Allemano con l’assessore all’agricoltura Cinzia Aimone, il vicepresidente della Fondazione Cr Saluzzo Giancarlo Laratore e il segretario zonale della Coldiretti, Michele Mellano.

La presidente della Provincia di Cuneo, Gianna

Ottimo livello tec provinciale “autogest che ricevono il plau della Provincia, «Siete l’orgoglio d


a Gancia, alla Mostra della frisona a Saluzzo

cnico alla Mostra stita” dagli allevatori, uso della presidente Gianna Gancia: della nostra terra»

Z ootecnia L’ORGOGLIO DELLA GRANDA La rassegna era stata visitata a sorpresa dalla presidente della Provincia di Cuneo, Gianna Gancia, il pomeriggio del venerdì. La presidente si era intrattenuta a lungo con gli allevatori e gli operatori che stavano preparando i capi per la gara, confrontandosi in presa diretta sulle problematiche e le prospettive del settore, che rappresenta una realtà di primo piano della zootecnia provinciale, con 4 milioni di quintali di latte prodotto e un fatturato di 150 milioni di euro: «Siete l’orgoglio della Granda – aveva detto Gianna Gancia rivolgendosi agli allevatori -, il cappello da cowboy dovrebbe essere il vostro status symbol, come negli Stati Uniti». LE CLASSIFICHE I sessanta capi entrati sul ring, tirati a lustro dai rispettivi giovani trainer, hanno meritato diplomi

e citazioni, scanditi dal giudice ufficiale Anafi, Davide Errera di Mantova. Ed ecco le principali classifiche della Mostra provinciale di Saluzzo. 1) Società agricola Ceresetta di Allasia e Gianoglio di Savigliano; 2) Società semplice Pessine di Sommariva Bosco; 3) Muri Holstein di Caraglio; 4) Società agricola Gastaldo di Racconigi; 5) Valerio Rossi di Caraglio. Nella graduatoria campionesse assolute, Goldwin Palù di Pessine conquista il primo posto nella categoria vacche, davanti a Nerz Et (sempre di Pessine) e a Pupazza della Ceresetta di Savigliano. Nella categoria manze e giovenche, prima è Ses della Società agricola Gastaldo di Racconigi, davanti a Sanyred della Ceresetta e Shana di Gastaldo (Racconigi).

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A ttualità

Controversie nelle piccole aziende Meglio la strada della mediazione L’imprenditoria femminile è naturalmente più incline a trovare soluzioni di composizione, spesso preferibili al giudizio ordinario Il salone d’onore della Camera di commercio di Cuneo ha ospitato il convegno: “Mediare le controversie nella piccola azienda. La strada giusta... anche per l’imprenditoria femminile”, organizzato dal Comitato per la promozione dell’imprenditoria femminile locale operante in ambito camerale, in collaborazione con Unioncamere e Adr Piemonte. GIUNGERE ALL’ACCORDO L’evento ha affrontato il tema della

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mediazione civile evidenziando in particolare la sua utilità per la risoluzione rapida del contenzioso, per la predeterminazione dei costi e per il mantenimento dei rapporti commerciali anche per le imprese “in rosa”. I relatori di Adr Piemonte, Agenzia delle Camere di commercio Piemontesi per la mediazione, hanno illustrato la procedura, le ragioni che la rendono preferibile rispetto al giudizio ordinario, le dinamiche psicologiche che possono sorgere tra le parti e le tecniche che aiutano a superare

le contrapposizioni di partenza per giungere all’accordo. STRUMENTO PREZIOSO «Abbiamo deciso di approfondire – ha sostenuto la presidente del Comitato Aurelia Della Torre – l’istituto della mediazione per sensibilizzare le imprenditrici su questo prezioso strumento che permette di gestire il contenzioso, al quale anche le imprese “in rosa” sono esposte nel corso della loro attività. Il temperamento femminile è naturalmente incline a trovare soluzioni di composizione e non di contrapposizione tra le parti coinvolte». Una simulazione ha poi permesso agli intervenuti di entrare “nel vivo” di un incontro di mediazione.


E nologia

Winemonitor analizza il mercato del vino Nuovo strumento telematico firmato da Nomisma per orientarsi sulle piazze mondiali dell’enologia Il mercato del vino cambia velocemente, è sempre più dipendente dall’export e quindi dipendente da mercati anche molto diversi fra loro. Nomisma ha lanciato Wine Monitor, un osservatorio che si propone di guidare i produttori nella ricerca dei mercati migliori per il vino italiano e per il loro sfruttamento. Attraverso il sito dedicato www. winemonitor.it le imprese potranno disporre di dati, informazioni e indicazioni strategiche sui consumi di vino nei vari mercati mondiali. Compresi le caratteristiche e i fattori di successo che variano di importanza fra paese e paese: se negli Stati Uniti, ad esempio,

c’è attenzione per il vitigno e per il brand, in Germania conta soprattutto l’origine. Ogni mercato ha le sue peculiarità in termini di gusti, consumo, canali distributivi, norme all’ingresso e vincoli tariffari che non sempre sono facili da decifrare e tradurre in scelte aziendali. In uno scenario contraddistinto da consumi in continuo e strutturale diminuzione a livello nazionale e, all’opposto, da crescite esponenziali nei paesi extra-europei, le imprese italiane del vino hanno sempre più bisogno di strumenti utili alla comprensione delle tendenze e delle dinamiche in atto nei diversi contesti di consumo. Wine

Monitor nasce per questo, per aiutare i produttori italiani a capire in maniera approfondita e in tempo reale i cambiamenti nel mercato del vino, sia a livello nazionale che mondiale.

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E nologia

Il vino, la memoria, il futuro Una storia molto piemontese Celebrato il cinquantesimo anniversario della legge istitutiva delle Doc del vino, sotto il segno di Paolo Desana e Giovanni Goria Ricorre quest’anno il cinquantesimo anniversario del Decreto che il 12 luglio 1963 istituì le Denominazioni di origine dei vini: una legge fondamentale nella storia della vitivinicoltura italiana e che ne ha segnato il suo rinascimento. La vicenda delle Doc dei vini è stato il tema del convegno “1963-2013. Il vino, la memoria, il futuro. La legge delle Doc dei vini compie 50 anni. Una storia molto piemontese”, svoltosi il 3 maggio nella sala Viglione di Palazzo Lascaris, sede del Consiglio regionale, e promosso da Regione Piemonte e Consiglio regionale del Piemonte, in collaborazione con il Comitato promotore del cinquantesimo della legge sulle Doc dei vini e con la Vignaioli Piemontesi. FIGLI DEI TERRITORI Durante il convegno è stato presentato il libro, fresco di stampa, “Figli dei territori”, Sagittario editore, che

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contiene, tra l’altro, la documentazione completa e aggiornata, regione per regione, di tutti i vini Doc riconosciuti. Il finale è stato dedicato alla rievocazione dei due protagonisti piemontesi della storia della legge sulle DOC: il senatore Paolo Desana e l’onorevole Giovanni Goria, con la simbolica cerimonia di consegna delle targhe alla memoria dei due personaggi ai rispettivi figli: Andrea Desana e Marco Goria. AMBASCIATORI DEL PIEMONTE «Grazie a questi grandi uomini (sono stati ricordati anche Ezio Rivella, Tomaso Zanoletti e Giuseppe Martelli, presidenti del Comitato nazionale vini) e al lodevole lavoro dei suoi circa 20 mila produttori – ha dichiarato l’assessore regionale all’Agricoltura, Claudio Sacchetto -, il Piemonte si è guadagnato anche sul campo i suoi meriti e valori vitivinicoli; un Piemonte interessato da sempre non alla quantità, ma alla qualità, come dimostrano i suoi 47 mila ettari di vigneto (circa il 7% del vigneto Italia), tutto sito in collina


E nologia

Da sinistra, Andrea Desana, Claudio Sacchetto e Marco Goria

e propaggini alpine e prealpine, dove è preponderante il lavoro dell’uomo, in cui si perseguono con disciplinari basse rese per ettaro che ne esaltano la qualità». «I nostri vini – ha concluso Sacchetto - sono simbolo e ambasciatori del Piemonte nel mondo; sui mercati

esteri va il 60% della produzione piemontese che, nel 2012 ha raggiunto un valore di quasi 1,4 miliardi di euro (circa il 30% dell’export agroalimentare piemontese e circa il 16% dell’export nazionale di vino)».

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Piemonte Asprocor, la regina delle nocciole piemontesi Piemonte Asprocor nasce nel 1991 per volontĂ di un gruppo di coltivatori di nocciole, con aziende ubicate principalmente in alta Langa. Nel corso degli anni da semplice Associazione produttori si trasforma in SocietĂ consortile cooperativa agricola per azioni. Raggruppa attualmente circa

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600 produttori di nocciole con aziende nelle province di Cuneo, Alessandria, Asti e Torino che coltivano oltre 2400 ettari di noccioleti. Viene riconosciuta quale Organizzazione di produttori ortofrutticoli, con un capitale sociale interamente versato di 315 mila euro e capitale per immobili,

attrezzature e macchinari per oltre 310 mila euro. NESSUNA INTERFERENZA La cooperativa è interamente gestita dai soci, senza alcun intervento da parte di commercianti, industriali e sindacati di categoria, pertanto ogni decisione viene adottata


O rtofrutticoltura nell’esclusivo interesse dei soci. Il Consiglio direttivo è liberamente scelto dai soci in assemblea e attualmente presieduto da Lodovico Cogno. Le spese di gestione della Cooperativa e del personale che in essa lavora sono coperte dalla Cooperativa stessa, senza l’aiuto di enti esterni (industriali, commercianti, sindacati di categoria). Piemonte Asprocor, diretta da Giulio Traversa, fornisce ai soci una serie di servizi che vanno dall’assistenza tecnica (in collaborazione con il Creso divulga periodicamente notiziari sugli interventi da eseguire nei noccioleti e sui prodotti da utilizzare e utilizzabili) alla messa a disposizione totalmente gratuita di attrezzature per la pulizia delle nocciole, alla messa a disposizione di un centro di pulitura ed essiccazione addebitando esclusivamente le spese vive.

Dalla data della sua costituzione, Asprocor ha ottenuto e distribuito ai soci contributi a fondo perduto per oltre quattro milioni di euro. Annualmente vengono distribuiti ai soci aiuti per oltre 135 mila euro sotto forma di riconoscimento per il lavoro svolto per migliorare la produzione. CONFERIMENTO DIRETTO Attualmente Asprocor adotta un sistema di commercializzazione con il totale conferimento diretto senza intermediari; il prezzo riconosciuto ad ogni socio è il prezzo medio dell’intera campagna commerciale e negli ultimi anni è sempre stato superiore al prezzo medio percepito da altri produttori. I soci che conferiscono le nocciole presso il centro di stoccaggio percepiscono il rimborso delle spese di trasporto. Nell’ultima campagna (raccolto 2012) Asprocor ha

commercializzato 42.950 quintali di nocciole, provvedendo ad immettere sul mercato l’intera produzione prima che i prezzi subissero la flessione attuale. Vende nocciole in guscio e nocciole sgusciate crude direttamente agli utilizzatori finali (come ad esempio la Venchi Spa che utilizza esclusivamente

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O rtofrutticoltura

Passato, presente e futuro della Cooperativa, con 600 soci e circa 43 mila quintali di prodotto commercializzato nel 2012. A Cissone, sta realizzando un’importante espansione aziendale nocciola Piemonte IGP). Asprocor da sola ed a proprie spese ha permesso al Consorzio di valorizzazione e tutela nocciola Piemonte IGP di avere il riconoscimento

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per operare sul territorio e questo a favore di tutti i produttori di nocciole e di altre cooperative che con quantitativi minimi pensano di salvare il comparto.

ASSICURARSI IL FUTURO Asprocor sta realizzando a Cissone una nuova struttura che verrà utilizzata inizialmente per lo stoccaggio delle nocciole e successivamente, se il mercato lo richiederà, per la sgusciatura e la produzione di semilavorati. «Oltre ai contratti di vendita già in essere – osservano il presidente Cogno e il direttore Traversa -, abbiamo in cantiere nuovi contratti stipulati direttamente con gli utilizzatori, che ci richiederebbero di

avere a disposizione un quantitativo almeno doppio dei circa quarantamila quintali attualmente conferiti dai nostri soci. Pertanto invitiamo tutti i produttori di nocciole del Piemonte e tutti i coltivatori che stanno pensando ad una diversificazione della produzione aziendale, a rivolgersi con fiducia ai nostri uffici per avere informazioni sul passato, sul presente e soprattutto sul futuro della nocciola in Piemonte. Noi viviamo per la crescita e quindi per il futuro».


A ttualità

A Mondovì le prime gabbie per catturare i cinghiali Parte da Mondovì l’ennesima campagna indetta da Coldiretti per il contenimento dei cinghiali. Sono state consegnate agli agricoltori autorizzati dall’Amministrazione provinciale di Cuneo le prime gabbie di cattura che fanno parte del progetto che prevede il posizionamento di gabbie auto costruite, oltre ad altre date in gestione agli imprenditori dalla Provincia. COLPITA UN’AZIENDA SU TRE «Abbiamo proposto l’iniziativa ai nostri soci – dicono Carlo Gabetti e Massimo Meineri, presidente e

segretario di zona della Coldiretti di Mondovì -, in considerazione dell’elevato numero di cinghiali sul territorio, degli incalcolabili danni causati alle coltivazioni, dove peraltro la Regione è in notevole ritardo nell’erogazione degli indennizzi, dei numerosi incidenti stradali che coinvolgono ignari cittadini, della mancata efficacia degli interventi di contenimento sinora operati da parte dell’Amministrazione provinciale con l’ausilio

dei cacciatori. Se consideriamo soltanto le domande di risarcimento presentate, constatiamo che almeno un’azienda su tre, ha subito danni elevati, senza dimenticare quanti sono stati costretti ad abbandonare un lavoro prezioso per la difesa dell’ambiente».

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A ttualità

Campagna indetta dalla Coldiretti per contenere i danni alle aziende: «I piani di abbattimento non bastano più» E la Provincia di Cuneo ha ripreso a sparare OLTRE DUE MILIONI DANNI Che la popolazione dei cinghiali sia un problema reale in costante aumento lo dimostrano i dati, senza contare i danni agli automobilisti e i danni non segnalati e gli incidenti anche mortali causati dai selvatici: nel 1996 nella regione Piemonte vennero accertati danni per 785.000 euro. Nel 1999 questi erano già lievitati a 1.662.000 euro per diventare una costante dal 2003 al 2011 con danni accertati annualmente di 2.300.000 euro. Come si desume dalla relazione introduttiva al disegno di legge regionale sulla caccia, negli anni tra il 1996 e il 2011 sono stati ac-

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certati danni per 33.454.000 euro di cui una buona parte erogati dalla Regione tramite le Provincie e gli Ambiti territoriali di caccia ed i Comparti alpini. Restano ancora da erogare tutto il 2012 ed una buona parte del 2011. FUOCO INCROCIATO Intanto, per iniziativa della Provincia di Cuneo sono ripresi i piani di abbattimento dei cinghiali, con il coinvolgimento degli Ambiti territoriali di caccia, dei Comparti alpini e delle guardiacaccia della stessa Provincia. Nell’Atc Cn4 i primi interventi notturni sono iniziati il 2 maggio

nella zona ripopolamento caccia di Mogliasso-Alba per poi proseguire nei giorni successivi ad Alba-Mogliasso, Diano d’Alba, Serravalle Langhe, Cissone, Dogliani, Farigliano e Murazzano. Nella zona dell’Atc Cn5 gli interventi sono partiti già a fine aprile a Cortemilia e Bergolo e sono proseguiti a maggio a Saliceto, Feisoglio, Clavesana e Gorzegno. Infine, nel Ca Cn6 i piani di abbattimento hanno interessato San Michele, Vicoforte, Briglia, Lesegno, Montaldo Mondovì e Monasterolo Casotto.


A ttualità

Nuovo disegno di legge sulla caccia La Coldiretti alza il tiro: «Così non va» Il sindacato annuncia battaglia: «La tematica è stata affrontata soltanto dal punto di vista venatorio. Gli agricoltori chiedono attenzione» Il Consiglio regionale del Piemonte ha trasmesso alla Commissione Agricoltura il disegno di legge licenziato dalla Giunta regionale piemontese in materia di caccia. Coldiretti Piemonte ha partecipato alla consultazione indetta dalla Commissione consegnando un articolato documento contenente le proposte di modifica. ESIGENZE AGRICOLE Dice Roberto Moncalvo, presidente della Coldiretti regionale: «Il disegno di legge attualmente in discussione affronta la tematica essenzialmente dal punto di vista venatorio, senza dare risposte risolutive alle esigenze del mondo agricolo ed alla società civile. In particolare, abbiamo chiesto di introdurre la possibilità del controllo delle specie di selvaggina in eccesso, nello specifico cinghiali e caprioli, dando la possibilità agli agricoltori di attuare con modalità molto semplificate forme di contenimento delle specie selva-

tiche sui fondi propri o condotti a qualsiasi titolo». TANTA RABBIA Coldiretti Piemonte sottolinea che “la collettività in questi anni ha pagato un prezzo troppo alto, sia in termini economici che di vittime, per uno sport che ha perso la sua vera natura, trasformandosi in molti casi in una ricerca del business, fatto da pochi sui terreni agricoli e in “barba” alle legittime richieste della società civile e delle amministrazioni comunali”. Conclude Moncalvo: «Abbiamo sempre tenuto nei confronti della Regione una posizione ferma, ma costruttiva. La proposta attuale non ci soddisfa. Chiediamo una immediata integrazione del disegno di legge della Giunta da parte del Consiglio regionale. Se questo non dovesse avvenire, ci riserviamo in tempi brevi, azioni forti, perché sul territorio la rabbia è davvero tanta».

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V oci

dai campi

Elezioni Arap, il mio nome non era prestampato! Mauro Dalmasso replica all’intervento di Christopher Dalmasso sulla votazione dei delegati regionali del Cuneese L’articolo dell’Imprenditore agricolo di maggio

In riferimento all’intervento pubblicato su “L’Imprenditore agricolo” di maggio 2013, a titolo “Se questo è il futuro, suma fresch” di Christopher Dalmasso, vorrei che pubblicaste la mia risposta in merito all’articolo. Pur condividendo nella quasi totalità le esternazioni dell’intervento, in particolare sulla “stranezza” delle modalità di votazione dei delegati all’elezione dei rappresentanti dell’assemblea generale dell’A.R.A.P. ci tengo a specificare che, a differenza degli altri delegati, il mio nome non era presente

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nella lista prestampata sulla scheda elettorale e che, quindi, sono stato eletto per precisa scelta dei presenti all’assemblea provinciale che hanno espresso la preferenza per la mia persona scrivendo materialmente il mio nome sulla scheda. Preciso, inoltre, che è la prima volta che mi sono presentato e che mi considero pienamente nel “futuro” del “sistema allevatori” e, nel caso riuscissi ad essere eletto nel Consiglio regionale dell’A.R.A.P., sono pronto a rappresentare tutte le nuove istanze che mi verranno pro-

poste e che riterrò utili allo sviluppo dell’associazione. La mia speranza è che all’assemblea regionale ci sia più chiarezza nelle modalità di voto rispetto a quanto successo nell’assemblea provinciale, e che come eletti del cuneese possiamo incontrarci prima della data delle suddette elezioni, al fine di definire un percorso e delle scelte condivise da tutti i delegati della nostra provincia da portare all’assemblea regionale. Cordiali saluti, Mauro Dalmasso


ARPROMA

informa

Associazione Regionale Produttori Macchine Agricole

A Pollenzo la prima esposizione di aratri e attrezzi nel 1843 Breve storia della meccanizzazione agricola della provincia di Cuneo tra il XIX e XX secolo Il 25 agosto 1842 il re Carlo Alberto nella sua residenza di Pollenzo firmò il regio decreto di costituzione dell’associazione agraria, un’istituzione che aveva come scopo quello di favorire un rinnovato interesse per l’agricoltura in genere e per le condizioni di vita delle classi rurali in particolare. COMIZI AGRARI L’associazione agraria come prima iniziativa istituì in ogni capoluogo di provincia ed in ogni circondario del regno un comizio agrario, enti che lavorarono intensamente per circa un decennio ed in seguito ridussero la loro attività anche a causa degli eventi politici e bellici legati al Risorgimento del nostro paese. Fu quindi l’associazione agraria che attraverso il comizio agrario del circondario di Alba promosse il primo congresso agrario del cuneese nel Regio Podere di Pollenzo dal 9 all’11 ottobre 1843. Questa assise fu inaugurata il giorno 9 ottobre alle 10,30 in San Domenico, nel cuore di Alba. Parteciparono all’evento circa trecento membri dell’associazione agraria. EXPO E PROVE IN CAMPO Il congresso agrario promuoveva in quei giorni d’autunno la migliore agricoltura locale premiando il migliore bestiame, il miglior modo di governare i fondi, la viticoltura e l’enologia,

l’industria serica, la coltivazione dei gelsi, la silvicoltura, gli aratri e gli attrezzi rurali. La mostra e la prova degli aratri e degli attrezzi rurali venne fatta nella tenuta di Pollenzo a partire dalle 7 del 10 ottobre. Un comitato che doveva sorvegliare gli esperimenti delle macchine e premiare la più innovativa dovette scegliere tra i seguenti attrezzi: l’erpice del Sig. Bernardino Veglio, il sarchiatore Mermet, il seminatoio Mermet, il frangente seminatore del Sig. Stefano Moraglio, il seminatore Cattan, il rullo Mermet, il buratto del Cav. Audifredi, il ventilatore, la macchina per frangere le glebe appartenenti al regio stabilimento, altra macchina per frangere le glebe del Sig. Borio di Racconigi, la macchina per rivoltare il fieno del Sig. Conte Camillo di Cavour, la macchina allo stesso uso del reale stabilimento, la macchina per pulire il lino nello stesso stabilimento, due alveari del Sig. Alby, l’alveare del del Sig. Mermet, una cassetta per essiccare la frutta del Sig. Maggiore Boglione, un’alveare a quattro compartimenti del regio stabilimento. Tra questi attrezzi per il primo premio fu scelto il seminatoio del Sig Mermet per costruzione ingegnosa, per buon esito nell’esperimentarla, per doversi riguardare come una novità nel suo complesso. …La continuazione sui prossimi numeri.

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O rtofrutticoltura

Sistemi antibrina, le curiosità che servono a lavorare meglio Impianti di drenaggio sotterraneo per il recupero dell’acqua, temperatura e pressione dell’aria, resistenza delle piante… Per svariati motivi nella stagione invernale vi può essere carenza d’acqua: eventualità assolutamente pericolosa. Per questo motivo onde prevenirla e anche per venire incontro alle sempre maggiori necessità di risparmio idrico, da alcuni anni, ad esempio sulle colline romagnole, sono in uso laghetti di stoccaggio costruiti ad hoc per i singoli o più impianti. Generalmente riforniti durante l’autunno sono anche vantaggiosamente collegati ad impianti di drenaggio sotterraneo realizzati nei nuovi impianti di actinidia. In questo modo si ha un recupero dell’acqua utilizzata durante il susseguirsi degli interventi. PUNTO DI RUGIADA E’ da tenere in considera-

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zione nel caso degli impianti soprachioma. Indica a che temperatura deve essere portata l’aria affinché (a parità di pressione) l’umidità contenuta condensi. Nel caso tale punto (ovvero una temperatura) fosse inferiore a 0°C ci si riferisce generalmente al punto di brina. La determinazione viene fatta con termometro a bulbo umido o psicrometro. Se il punto di rugiada è sopra al punto di congelamento, una significativa quantità di calore viene rilasciata quando l’acqua si condensa, eliminando potenzialmente la necessità di protezione con irrigatori. EFFETTO MECCANICO La resistenza dei fiori alle basse temperature è specifica per ogni specie e cultivar. Inoltre, que-


sta resistenza è molto influenzata dallo stato e dalle gestione della pianta: una concimazione mirata ad elevare la concentrazione del succo cellulare nel periodo invernale può aumentare sensibilmente la resistenza alle basse temperature. Infatti il principale effetto del gelo sulle cellule vegetali è di tipo meccanico. Congelando, i contenuti cellulari si espandono portando alla

rottura delle membrane cellulari con fuoriuscita, una volta scongelati, degli stessi. ACCLIMATAZIONE L’irrigazione antibrina può essere vantaggiosamente utilizzata per ritardare la fioritura di molte specie arboree. Intervenire con micro-irrigazioni intermittenti nei periodi che precedono il risveglio vegetativo,

può prolungare lo stato di dormienza delle gemme, posticipandone così la fioritura e scongiurare, potenzialmente, il rischio di danni da gelate. Questo processo chiamato acclimatazione è quello che porta, in natura, molte piante a poter resistere a temperature di parecchi gradi inferiori allo 0°C. (Fonte: tractorum.it)

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La nuova ricerca del Creso per raffreddare le “rosse” Presentati i risultati del Progetto Ager sulle fisiopatie del post-raccolta delle mele. Uno strumento strategico Al CReSO (Centro di ricerca per la frutticoltura di Manta), il 10 maggio sono stati presentati i risultati del Progetto Ager – Qualità della mela sulla prevenzione delle fisiopatie del postraccolta. Ager è un fondo costituito da tredici Fondazioni bancarie, tra cui per il Piemonte la Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, che finanzia progetti di ricerca di ampio respiro con rilevanti ricadute sul territorio. Il

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Progetto “Qualità della mela” vede coinvolti i più importanti Centri di ricerca italiani, a partire dalla Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige, alle Università di Bologna, Padova, Udine e Milano, al Creso. QUALITA’ DELLA MELA L’evento di disseminazione si è focalizzato sui metodi e le tecniche di prevenzione del riscaldo superficiale delle

mele, tema di particolare interesse per il territorio piemontese, considerato che le varietà Red Delicious – 40.000 t in Piemonte – rappresentano il nucleo della neo-IGP “Mela Rossa Cuneo”. Hanno partecipato all’incontro i cinquanta tecnici di filiera che operano nelle centrali di lavorazione piemontesi, dai tecnici di campo agli addetti della frigoconservazione. La tecnologia del post-raccolta è diventa-


O rtofrutticoltura ta lo strumento chiave per programmare l’immissione sul mercato. I temi caldi del post-raccolta sono le fisiopatie, sia quelle che possono compromettere l’estetica del frutto, come il riscaldo, sia il decadimento della croccantezza della polpa. FISIOPATIE DA CONSERVAZIONE Luca Giordani del CReSO ha aperto l’incontro tracciando un quadro delle strategie adottate dai centri di lavorazione e stoccaggio piemontesi nel prevenire le fisiopatie da conservazione, con particolare riferimento al riscaldo superficiale. A oggi i magazzini piemontesi integrano efficacemente l’atmosfera dinamica (AD) con una serie di pratiche che vanno dalla corretta gestione del frutteto all’uso l’1MCP SmartFresh®. Quest’ultimo viene utilizzato da tutti i magazzini per la sua efficacia nel prolungare la shelf-life dei frutti. La molecola, andandosi a legare con i ricettori dell’etilene blocca i processi biochimici che favoriscono la sovra-maturazione dei frutti. A fronte di alcune centrali che ne fanno un uso generalizzato, la maggior parte dei magazzini ne concentra l’utilizzo sulle partite destinate ai mercati d’oltremare o a quei mercati che richiedono parametri di durezza elevati come quello inglese. PREVENZIONE DEL RISCALDO Guglielmo Costa dell’Università di Bologna ha illustrato la fisiologia della maturazione, raccontando quanto a oggi si sa sui processi biochimici che causano la comparsa del riscaldo superficiale. Nel caso delle varietà sensibili (nell’ordine: Granny Smith, Red Delicious, Pink Lady, Fuji), la prevenzione del riscaldo si gioca sulla combinazione di più fattori: adozione dell’atmosfera dinamica nelle sue diverse accezioni tecnologiche; grado di maturazione dei frutti; supporto di sostanze attive in grado di contrastare l’azione dell’etilene. Nell’ambito del Progetto AGER l’Università di Bologna, insieme al CReSO, ha definito per ogni varietà le finestre di raccolta che minimizzano la sensibilità al riscaldo. Si tratta di parametri oggettivi, dall’ormai consolidato amido test, al più recente indice non distruttivo DA. Definito il momento ottimale, il passo successivo è sapere in anticipo quando si verificherà, in modo da programmare la logistica dei cantieri di raccolta e del caricamento delle celle. Costa ha riferito dello sviluppo di metodi predittivi e del relativo modelling per programmare e gestire correttamente il delicato periodo pre-raccolta (che sta intorno alla raccolta, fino allo stoccaggio in AD), il tutto in funzione di prevenzione del riscaldo, o meglio della massimizzazione della qualità al consumo. NUOVE TECNOLOGIE Flavia Succi e Hubert Wieser di Agrofresh, dopo aver spiegato come si arriva alla presenza di riscaldo sulle mele e sottolineato quali sono i fattori che maggiormente ne influenzano l’incidenza, hanno introdotto l’applicazione della tecnologia SmartFresh® in combinazione con i sistemi LOS (basso stress di ossigeno). L’integrazione delle

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coinvolti nei processi di regolazione. Il suo gruppo di lavoro è inoltre impegnato nell’individuazione dei geni responsabili della croccantezza della polpa, grazie all’impiego di un texture analyzer, strumento sviluppato per la misura contemporanea del profilo acustico e meccanico delle mele.

Il convegno al Creso sul Progetto Ager

due tecnologie è possibile utilizzando regimi gassosi diversi a seconda delle soluzioni attuabili e delle strutture disponibili. I due tecnici hanno sottolineato come la molecola si integra in modo eccellente con i sistemi LOS per quasi tutte le varietà, ad eccezione di Granny Smith e Fuji. Ovviamente risultati migliori sono ottenuti rispettando le “finestre” di raccolta e gli stadi di maturazione, così come indicato nelle raccomandazioni Agrofresh.

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UNA QUESTIONE BIOLOGICA Fabrizio Costa della Fondazione E. Mach ha riferito di come i suoi lavori nel campo della biologia molecolare siano oggi in grado di spiegare i meccanismi di azione dell’1-MCP. Questa molecola inibitrice della percezione etilenica non si limita solamente a regolare negativamente l’espressione di alcuni geni, ma è in grado anche di attivare la trascrizione di un’altra serie di geni, per la maggior parte

GUSTI DEI CONSUMATORI La croccantezza è oggi una delle caratteristiche sensoriali più apprezzate da parte del consumatore, ma fino a questo momento veniva solamente valutata (e spesso confusa con la durezza) e mai misurata in modo analitico e preciso. La ricerca della Fondazione Edmund Mach permetterà di integrare questi strumenti utili ad una migliore caratterizzazione della qualità del frutto con gli studi di genomica, al fine di selezionare in maniera precoce nuove accessioni di melo distinte da elevate proprietà qualitative.


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A ttualità

L’andamento dei prezzi all’ingrosso, termometro dell’agricoltura Le rilevazioni della Camera di commercio di Cuneo sui prodotti più significativi dell’economia locale Per offrire maggiore visibilità sul territorio ai prezzi rilevati, la Camera di commercio di Cuneo diffonde le tendenze dei prezzi all’ingrosso delle categorie di prodotti più significativi per l’economia locale, sottolineando che soprattutto i prodotti agricoli sono fortemente influenzati dalla stagionalità. Ponendo a confronto la variazione su base annua tra i prezzi medi rilevati nel 1° trimestre 2013 e lo stesso periodo del 2012, si osserva un trend in rialzo per la maggioranza dei comparti considerati. Il listino completo e le medie storiche sono liberamente consultabili e scaricabili sul sito internet camerale all’indirizzo: http://www.cuneoprezzi.it/ ingrosso GRANOTURCO DA RECORD Nel settore cerealicolo l’aumento più consistente proviene dal granoturco nazionale, che nei primi tre mesi del 2013 è cresciuto di oltre 40 euro alla tonnellata, seguito dal frumento nazionale con prezzi in rialzo di 38 euro alla tonnellata. Le quotazioni riflettono l’andamento del mercato mondiale a livello globale, che rimane su livelli tendenzialmente molto elevati se raffrontato con lo stesso periodo dello scorso anno. Occorre tuttavia evidenziare che, nello stesso trimestre 2013, si sono

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A ttualità verificate oscillazioni dei prezzi legate in particolare all’andamento climatico, rivelatosi decisivo nel causare la diminuzione delle scorte. Nel corso del 2012 in particolare USA, Australia ed Est Europa sono state attraversate da difficili periodi di siccità, con conseguenti rialzi nelle quotazioni, come sopra evidenziato. In controtendenza i prezzi della paglia di grano e del fieno maggengo, che hanno perso in media rispettivamente 31 e 9 euro alla tonnellata. ORTOFRUTTA, MERCATO INTERNO SOTTOTONO I prezzi medi delle varietà più diffuse della frutta rilevata nel primo trimestre dell’anno in corso hanno espresso aumenti oscillanti tra i 35 centesimi in più al kg per le pere Abate Fetel 70/75 e i 34 centesimi in più per l’actinidia Hayward 30, ai 15 centesimi in più segnalato dalle mele Gala 75/80 AAA. In flessione il prezzo della nocciola Piemonte IGP, che in un anno ha perso 69 centesimi al kg. L’intera campagna commerciale delle mele è stata caratterizzata dalla pesante contrazione produttiva

avvenuta a livello europeo. Anche a livello nazionale si è riscontrata una certa diminuzione delle produzioni, mentre nella nostra regione i volumi sono rimasti sui quantitativi della precedente campagna. Conseguentemente la carenza complessiva di prodotto ha causato un rialzo delle quotazioni, come confermano anche i dati del trimestre esaminato. Pure il mercato delle pere ha evidenziato nel primo trimestre dell’anno in corso un quadro positivo, grazie soprattutto alla flessione produttiva che si è registrata a livello europeo. Per quanto riguarda il mercato del kiwi, invece, nonostante il notevole calo produttivo (25-30%), dovuto alle gelate invernali occorse proprio nella nostra regione, le contrattazioni rivolte al circuito estero sono risultate piuttosto limitate, anche per la presenza di prodotto greco a prezzi concorrenziali. Sottotono è apparso il mercato interno europeo, dove le quantità avviate sul circuito commerciale sono state oggetto di una modesta richiesta. Tuttavia i prezzi nel complesso hanno mostrato un generale aumento rispetto alla passata stagione, ma non elevato come ci si sarebbe aspettati. Le quotazioni delle nocciole nel primo trimestre 2013 permangono in linea con l’intera campagna commerciale, in netta diminuzione rispetto alla precedente annata. Nonostante il calo produttivo nazionale, le quotazioni sono state

al di sotto dei buoni livelli dello scorso anno, complice soprattutto il ritorno alla piena produzione della Turchia, primo produttore mondiale con oltre il 70% delle nocciole. ZOOTECNIA, PESA L’AUMENTO DEI COSTI Nel comparto avicunicolo, si è registrato un lieve rialzo dei prezzi dei polli leggeri e una buona tenuta dei prezzi dei conigli da macello di peso medio, che sono cresciuti di 17 centesimi al kg. Per quanto riguarda la zootecnia fra le categorie di bovini di razza piemontese maggiormente diffuse sul territorio cuneese prese in considerazione, ha mostrato l’ incremento più elevato la vacca grassa di prima qualità con prezzi in aumento di 27 centesimi al kg., mentre i prezzi dei suini marchiati hanno evidenziato un aumento di 16 centesimi al kg. Nonostante l’aumento delle quotazioni sulla zootecnia pesa inevitabilmente l’aumento dei costi di produzione, in particolare proprio dei cereali per l’alimentazione dei capi.

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Cascine aperte al mondo Uno sportello per l’estero L’interrogativo è quanto mai attuale: “Dove va l’Italia?”. In questo caso, però, non ci si riferisce alla tormentata vita politica nazionale, bensì al processo di internazionalizzazione, alla necessità, per la sopravvivenza delle aziende, di guardare con sempre maggiore attenzione anche al di là dei confini geografici naturali, alla ricerca di nuovi mercati e di ulteriori sbocchi. GUARDARE OLTRE Del tema si è parlato nel salone d’onore della Camera di commercio, in occasione della presentazione del Worldpass, uno sportello apposito, attivato

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dalla rete camerale proprio per guardare al mondo e offrire nuove opportunità alle oltre 70.000 imprese italiane che, per prodotti e strategia di business, sono pronte a spingersi, per la prima volta, al di là dei loro confini. «La provincia di Cuneo – ha precisato il presidente camerale Ferruccio Dardanello - ha sempre manifestato, in questo campo, una grande vocazione. E non ha sbagliato, visto che le esportazioni di merci, nel 2012, hanno raggiunto il valore di 6,6 miliardi di euro, con un incremento del 2,4% rispetto al 2011. Il risultato nasce dalla media tra periodi particolarmente favorevoli

(il primo e l’ultimo trimestre) e altri caratterizzati da un lieve arretramento». Complessivamente, il dato si può ritenere positivo, anche se lievemente inferiore alla performance delineatasi a livello piemontese (+2,9) e nazionale (+3,7%). PIATTAFORMA SERVIZI Sandro Pettinato, vice segretario generale di Unioncamere, ha presentato il sistema attivato attraverso lo sportello e la piattaforma web www. worldpass.camcom.it tramite i quali “si può accedere a tutte le informazioni necessarie per esportare in un Paese estero,


A ttualità

La Camera di commercio ha presentato il servizio “Worldpass” per aiutare le imprese cuneesi a esportare a costi limitati dalla documentazione richiesta dalle dogane alle procedure da seguire per aprire un’impresa di import-export, dalla normativa fiscale o assicurativa fino alla contrattualistica internazionale, interrogando - se necessario - un pool di 30 esperti pronti a rispondere entro 48 ore alle domande più svariate”. Gianni Aime, funzionario della Camera di commercio di Cuneo, responsabile dello sportello internazionalizzazione ne ha sinteticamente illustrato il ruolo di struttura a servizio delle imprese e ha relazionato sulle attività camerali di promozione

delle imprese all’estero: «Un compito - ha precisato - a cui l’ente camerale, da anni, dedica risorse e impegno, per consentire ai prodotti “made in Cuneo” di affacciarsi ai mercati e alle fiere internazionali, incontrando nuovi clienti e interessanti opportunità di business». ESPORTARE A BASSO COSTO In conclusione i funzionari della Regione Piemonte e del Centro Estero per l’internazionalizzazione del Piemonte (CEIP) hanno presentato i progetti integrati di filiera in scadenza nel mese di aprile relativi al settore

agroalimentare, macchinari per il freddo, orafo. Si tratta di un’opportunità unica per le aziende cuneesi di partecipare a una serie di attività all’estero a un costo limitato e con l’aiuto di esperti che organizzeranno la partecipazione a fiere, incontri con buyer stranieri, missioni di incoming e outgoing, fornendo assistenza e servizi di formazione e tutoraggio. Complessivamente ad oggi sono 16 i PIF approvati, riferiti ad altrettante filiere, per i quali le imprese possono presentare la propria candidatura sul sito internet www.cn.camcom.gov.it/ pif.

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O rtofrutticoltura

Benessere a colori in Piemonte con la frutta nelle scuole Quarta edizione del progetto per orientare i bambini dai 6 agli 11 anni verso corrette abitudini alimentari. Coinvolte anche le aziende frutticole piemontesi SETTANTAMILA STUDENTI Nell’anno scolastico 2012/2013 la frutta è stata distribuita alle scuole in media 2 volte a settimana per un totale di 579 tonnellate di prodotti freschi. Quest’anno i circa 70.000 alunni piemontesi delle 544 scuole aderenti all’iniziativa hanno ricevuto frutta e verdura di tutti i tipi a seconda della stagionalità: pere, arance, albicocche, carote, clementine, fragole, cachi, mandarini, mele, pomodori, pesche, susine, uva e ancora spremute d’arancia e centrifugati di mele.

Benessere a colori porta nella scuola primaria della Regione Piemonte il programma europeo Frutta nelle scuole, il progetto finanziato con fondi comunitari e nazionali, gestito dal MIPAF in collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale e l’Assessorato

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regionale agricoltura. Frutta nelle scuole, giunto alla quarta edizione, ha l’obiettivo di orientare i bambini tra i 6 e gli 11 anni a corrette abitudini alimentari attraverso il consumo di frutta e verdura.

DIDATTICA FRUTTICOLA Ma l’attività non si limita alla sola distribuzione della frutta: per incoraggiare e motivare i bambini al consumo di frutta e verdura, Benessere a colori ha infatti elaborato un programma che, a partire dai prodotti distribuiti, mette a disposizione degli


O rtofrutticoltura insegnanti informazioni, risorse, laboratori, uscite didattiche e materiali per sostenere gli alunni nella conquista di sane abitudini alimentari. Anche le famiglie possono partecipare al progetto grazie al sito dedicato www. benessereacolori.it dove grandi e piccoli possono testare le loro conoscenze in materia, giocare, informarsi e condividere esperienze, impressioni e immagini nell’area blog dedicata. Infine, in omaggio ogni scuola che ne ha fatto richiesta ha ricevuto il gioco “L’orto in classe”, una vera e propria serra per coltivare frutta

e verdura in tutte le stagioni. MOSSA VINCENTE «La mossa vincente – osserva l’assessore regionale all’agricoltura, Claudio Sacchetto - è quella di sviluppare tale progetto coinvolgendo i bambini più piccoli, in uno stadio di crescita in cui si plasmano le abitudini basilari che li accompagneranno per tutta la vita. Inoltre, non va scordato che, naturalmente, anche le aziende del Piemonte contribuiscono, per determinate tipologie di prodotti frutticoli, alla fornitura del programma “Frutta nelle scuole”».

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A ttualità

L’agrialimentare della Granda alla conquista dell’Ucraina Le prospettive e le possibilità di business tra aziende cuneesi e l’Ucraina sono state al centro dell’incontro svoltosi venerdì 12 aprile nel salone d’onore dell’ente camerale. Il vasto territorio affacciato sul mar Nero guarda con grande interesse al “made in Italy” e apre le porte alle aziende operanti in tutti i settori merceologici,

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supportando progetti e avanzando proposte. Una di queste, denominata “Food Italia”, promossa dalla Camera di commercio italiana in Ucraina, prevede la costituzione di un gruppo di produttori che, con prodotti di vario genere, avranno l’opportunità di rifornire una serie di punti vendita nel Paese dell’est europeo.

PUNTI VENDITA A Cuneo l’invito non è caduto nel vuoto, almeno a partire dall’interesse suscitato dall’iniziativa, alla presenza di Vadim Sabluk, primo ministro consigliere dell’ambasciata ucraina in Italia e direttore commerciale della stessa; Massimo Volanti direttore dell’Ufficio stampa e relazioni con le imprese


A ttualità

Incontro in Camera di commercio: «C’è l’opportunità di rifornire una serie di punti vendita sul Mar Nero» dell’ente camerale italiano per l’Ucraina; Maurizio Carnevale presidente della Camera di commercio in terra ex sovietica; Deborah Melchiorre, responsabile del progetto e Walter Togni della Camera dei deputati. Oltre 60 le imprese della Granda che si sono presentate all’incontro, dichiarando apertamente di voler potenziare gli sbocchi commerciali pronte ad acquisire nuove fette di mercato. In particolare, è stata presa in considerazione la proposta del gruppo Okko, importante società

petrolifera ucraina, con centinaia di stazioni di servizio, 480 delle quali dotate di punto vendita e 50 di ristorante, interessati all’inserimento di prodotti italiani. RICHIESTA DI QUALITA’ «L’Ucraina – ha spiegato il presidente ospite, Ferruccio Dardanello - è una terra che sfiora i 50 milioni di abitanti e registra un Pil in crescita costante. L’innalzarsi del livello di benessere alimenta l’interesse per la qualità e offre, di conseguenza, buone

possibilità di collocazione per le nostre produzioni, con particolare riguardo alle aziende alimentari, forti di un’immagine che si sta imponendo in tutto il mondo. In tempi come l’attuale, è forte l’attrazione degli imprenditori per ogni opportunità che vada al di là dei tradizionali orientamenti di flusso, verso paesi che stanno maturando la propensione per la qualità e la tipicità. Il progetto Food Italia va in questa direzione».

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Volano le rondini dove le porta il cuore Ricerca di Anaborapi e Lipu sulle abitudini dei celebri uccelli migratori, che preferiscono le stalle all’antica Sembra un piccolo mondo antico fatto di cascine, mucche, stalle, tanta campagna intorno e voli di rondini che tornano ogni anno per nidificare e continuare la specie. Invece l’immagine vagamente oleografica non esce da un libro del passato, ma è la fotografia felice di

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una situazione ben salda nel presente. Parliamo della ricerca che ha impegnato per oltre un anno l’Associazione degli allevatori di razza piemontese (Anaborapi) con sede a Carrù (Cuneo), la lega protezione uccelli (Lipu) che ha un polo straordinario nella vicina oasi di Crava e insegnanti e allievi dell’Istituto

scolastico comprensivo di Carrù. QUATTROMILA STALLE Tutti insieme, grazie ad uno specifico finanziamento della Fondazione della Cassa di Risparmio di Cuneo, hanno setacciato quattromila aziende agricole scoprendo che le rondini


R adici

di

mantengono volentieri i loro nidi dove si allevano secondo i metodi tradizionali le “bianche” mucche Piemontesi. Specialisti e ragazzi hanno tirato giù il bilancio a dieci anni da un analogo censimento del 2002. Allora vennero premiate due aziende, una di Scarnafigi nel cuneese (quella di Giancarlo Carena e una seconda a Ghemme, della famiglia Pescio, nel novarese). La ricerca 2012 porta alla ribalta tre cascine. La prima si trova a San Sebastiano da Po, nel torinese e appartiene a Sergio Emanuel. Quì sono stati conteggiati ben 60 nidi occupati. Al secondo posto troviamo ancora i Carena di Scarnafigi con 56 nidi, al terzo si insedia l’azienda di Franco Margaria di Roccabruna, sempre in provincia di Cuneo, vicino a Dronero, dove i nidi sono 47. STORMI ECOLOGICI Non sono numeri da poco. «Prendendo in esame il primo classificato - spiega il dottor Andrea Quaglino, direttore

dell’Anaborapi - abbiamo 60 nidi occupati. Vogliono dire 120 genitori, poi, siccome le covate possono essere più di una, bisogna aggiungere almeno 250 rondinotti per un totale di 370 volatili. Un vero e proprio stormo che da un lato è garanzia di un ambiente sano e dall’altro contribuisce in modo ecologico a togliere gli insetti dalle aziende».

Giuseppe Brandone

collaborato al censimento a livello locale. Il secondo aspetto ha riguardato il censimento sulla nidificazione effettuato in occasione dei rilievi svolti dai controllori zootecnici».

ALLEVAMENTI PIEMONTESI Il segnale confortante è dunque che l’allevamento “all’antica” della razza Piemontese è capace di custodire e favorire la tutela degli ecosistemi e delle biodiversità. Sottolinea, infine, il dottor Marco Gustin, responsabile della Lipu: «Il progetto si è sviluppato su due direttrici. La prima di tipo didattico ed ha previsto la formazione degli insegnanti (svolta da Anaborapi), la visita al Centro Genetico e le visite aziendali guidate da personale tecnico, durante le quali i ragazzi hanno

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R adici di

Elda Maero

A ldo P onso

La pittrice del Monviso con l’anima contadina

Vent’anni fa moriva Elda Maero, umile donna di casa alla quale si devono numerosi quadri votivi nei santuari locali “Tornava una rondine al tetto. L’uccisero. Cadde tra spini...” Questi versi del Pascoli ben si addicono alla signorina saluzzese, Elda Maero. Stava un giorno rincasando dalle compere in bicicletta, venne investita da un’auto, proprio a qualche metro da casa, sulla via per Cervignasco, dove l’attendeva la madre novantenne. Qui l’aspettava anche “sorella morte”; meglio, il Paradiso, ampiamente meritato. TRA LA MAMMA E L’ORTO Questo accadde 20 anni or sono. Ritorniamoci su, perchè credo non sia giusto lasciar nell’ombra persone come Elda, “donna di casa” che bada alla mamma e all’orto, alle galline e ai fiori, alla cucina e alla pulizia; che ti veniva incontro con l’eterno semplice sorriso e qualche parola sommessa. Eppure era una grande e delicata pittrice di quadri votivi (e non solo), tuttora presenti in vari santuari della zona. Non parlano di lei i grandi mezzi di comunicazione. Ma parlano, le sue opere: i suoi quadri, nel silenzio, ci raccontano di un’anima grande, seppur sempre nascosta, come le viole che costeggiavano il suo orto.

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Ci parlano della sua viva intelligenza, del cuore che metteva nell’agire, nel dipingere, della religiosità popolare nostrana, scarna di parole, ma ricca di umanità come la sua. IL SUO CUORE, IL MEGLIO DI SE’ Era sorella dell’estroso don Cesare, già insegnante di disegno nelle scuole cittadine. Ma, a differenza del fratello, non aveva frequentato scuole superiori di pittura. Solo aveva seguito, da ragazzina, varie lezioni da una professoressa di Firenze, di origine ebraica, “sfollata” (meglio, nascosta) a Saluzzo nel periodo bellico. Con lei Elda aveva potuto affermare la sua passione per la bella arte, in cui trasfuse il meglio di sè, il suo cuore. Ma con la semplicità e l’umiltà di chi non mira al successo, al denaro, ma ad esprimere il bello che sentiva affiorare dalla natura in cui era immersa, come un’eterna bambina estatica di fronte al divino. Sono paesaggi, con la costante presenza del Monviso, ammirato da casa sua; sono le galline da lei accudite, e il focolare, accanto cui la mamma sferruzza perennemente: scene bucoliche di semplice vita agreste. Ma restano di Elda anche quadri di scene bibliche e

vari disegni ornamentali su tanti “sonetti” per le feste popolari della zona. SUI PASSI DELLA VERGINE In particolare rimane di lei un’artistica Storia Illustrata ad acquerello, eseguita con parziale contributo del fratello Cesare, che richiese non poco impegno e tempo, dedicata ai fatti del Santuario di Valmala, dal titolo: “Sui passi della Vergine”, estremo omaggio alla Mamma Celeste che Elda raggiunse prima della mamma terrena. Nel testo, per ragazzi e per chi ha il cuore bambino, all’elegante esecuzione artistica del fratello, fa apparente contrasto la meticolosità cromatica neo-realista, satura di mestiere, di Elda nell’esprimere quel mondo contadino di Valmala, così simile al suo. Dopo la sua scomparsa, uscì un libroricordo, composto da brani di quanti l’ammirarono ed in parte ne compresero le doti. Il fratello don Cesare scelse per titolo, in modo significativo, un versetto del “Cantico dei Cantici”: “Andiamo a vedere se sono fioriti i melograni” Auguriamo ad Elda che ne abbia visti abbondanti, con mazzi di rose antiche del suo giardino, Rose di Villa Luppo, quelle che lei accudiva da sempre e con tanto amore.


V oci

dai campi

«Reti antigrandine, perchè la Regione apre nuovi bandi, prima di pagare quelli vecchi?» Sono la rappresentante legale dell’azienda agricola Gullino Antonella e Gastaldi Claudio con sede a Lagnasco. Nel 2008 in base al Piano di Sviluppo Rurale 2007-2013 abbiamo coperto con reti antigrandine tutta la nostra produzione di nettarine e pere. Abbiamo presentato in Regione le fatture richieste quietanzate, abbiamo inoltre, come richiesto, anticipato il contratto d’affitto. Sono passati 5 anni, ma di quei soldi non abbiamo visto nulla. Sono andata personalmente lo scorso anno a parlare al sig. Claudio Sacchetto, che mi ha assicurata che i soldi sarebbero arrivati, ma in tempi a lui ignoti. In settimana ho letto su “L’imprenditore Agricolo” che è stato finanziato un bando, pari a due milioni di euro, sia per le reti, sia per l’irrigazione. Mi chiedo perché non hanno pagato prima le opere già realizzate e vorrebbero intervenire su queste. Distinti saluti, Antonella Gullino, Lagnasco Gentile signora Antonella, abbiamo girato la sua lettera all’assessore regionale all’Agricoltura, Claudio Sacchetto, che cortesemente ha fornito la risposta qui di seguito pubblicata, certi che la questione da lei posta vada al di là del caso personale e possa quindi interessare altre aziende nelle medesime condizioni. Cordialmente, Osvaldo Bellino, direttore de “L’Imprenditore agricolo”

Sacchetto: «Sono due bandi diversi, l’ultimo segue un canale piu’ veloce per merito mio» Il bando cui si riferisce la signora Gullino è la 121 del 2008, che, ad oggi, è finanziata fino a 30 punti. Stiamo lavorando per scendere a 27 punti. Quello delle reti è il bando “health check”, che segue un canale di finanziamento veloce grazie anche all’impostazione che sono riuscito a dare al bando con gli uffici regionali e dunque gli agricoltori ricevono i finanziamenti più velocemente. Distinti saluti, Claudio Sacchetto, assessore regionale all’Agricoltura del Piemonte

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R adici di

Giuseppe Brandone

Una ciliegia tira l’altra Dalle cultivar ai cioccolati i Oggetto di antiche dispute tra Romani e Greci,un frutto apprezzato sulle mense di tutto il mondo Magno che aveva fatto conoscere per primo le saporite ciliege di Mileto, in Asia Minore. Questo dolce frutto rosso, che, secondo la tradizione cristiana, con il suo colore ricorda il sangue del Messia, è stato ed è tuttora apprezzato nelle mense di tutto il mondo.

Conosciute fin dall’antichità classica, le ciliegie facevano parte dell’alimentazione umana da millenni, oggetto di disputa tra romani e greci. I primi affermano che

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è stato Licinio Lucullo, luogotenente di Silla, a portare a Roma, dal Ponto, sul Mar Nero, questo pregevole frutto, mentre per i greci, il merito va ad Alessandro

CULTIVAR Diverse le cultivar divise tra “tenerine” (Moretta di Cesena, Ferrovia e Bigarreaux) e “dure” (Durone nere di Vignola, della Marca e dell’Anella). Una zona particolarmente vocata a questa coltivazione, è la collina attorno a Pecetto nel torinese, dove sono di casa i duroni che qui portano il nome di “graffioni” .

Ci sono anche le ciliegie selvatiche, con il frutto di polpa tenera e leggermente asprigna, in Langa chiamate “vissule”. Erano queste le sole ciliegie che noi ragazzi d’allora potevamo mangiare a piacere, in quanto non erano oggetto di compravendita. MARASCHINO In Langa dominava la qualità “Bianchera”, la nostra durona. Simile alla “vissula”, è la “marasca”, da cui si ottiene, per distillazione il maraschino, famoso liquore creato dalla famiglia Luxardo di Zara, a partire dagli anni Trenta fino a quando l’Istria, dopo il ‘45, tornò alla Jugoslavia. Bottiglie ormai vuote di questo


R adici liquore le avevamo anche noi in cantina: erano bottiglie da collezione, tanto erano curate negli stemmi e nella forma. RATAFIA E CHERRY Di tutt’altro tono è invece il “Ratafià”, liquore già presente nel biellese dal 1600 a base di succo di ciliegie misto a zucchero, acquavite, coriandoli e cannella,

prodotto dai frati dell’ordine Cistercense del Monastero di Santa Maria della Sala. Senza dimenticare lo Cherry brandy, famosa bevanda alcolica dovuta all’infusione di ciliegie in un brandy, tipica del centro Europa e della gran Bretagna. La ciliegia, infine, è la protagonista del Mon Cherì di casa Ferrero.

RICETTA CILIEGIE AL VINO Prendere 1 chilogrammo di ciliegie, mezzo litro di vino rosso, 400 grammi di zucchero, 200 grammi di panna montata zuccherata. Togliere il nocciolo alle ciliegie, sciacquatele e mettetele a bollire con il vino e lo zucchero. La cottura a fuoco bassissimo la si deve protrarre per circa una mezz’ora. Trascorso questo tempo, togliete le ciliegie dal fuoco, fatele raffreddare e poi disponetele in una ciotola di cristallo, ricoprendole con la panna montata.

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PSR - MISURA 111 Sottoazione B

Il terreno agricolo resta al centro di interessi speculativi Nonostante la crisi, nel cuneese la terra è irraggiungibile per i giovani agricoltori Mentre il mercato immobiliare italiano della casa sta attraversando una crisi davvero seria non altrettanto pare capitare a quello dei terreni. Affrontiamo l’argomento con Matteo Gerbino, responsabile cuneese dell’Agia, l’associazione dei giovani agricoltori della Cia, di ritorno dall’Assemblea nazionale di Roma nel corso della quale sono state illustrate al neoministro delle Politiche agricole alimentari, Nunzia De Girolamo, le principali problematiche del mondo agricolo giovanile. Fra queste un posto di rilievo ha avuto proprio il tema del bene terra e della possibilità di accesso ad essa da parte delle nuove leve di imprenditori. “In questo momento di crisi economica – rileva Matteo Gerbino – il terreno è tornato prepotentemente alla ribalta essendo diventato oggetto di interesse da parte di investitori privati

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animati dalla ricerca di nuove occasioni di investimento. Un argomento che interessa non poco l’agricoltura cuneese dove la terra, forse più che da altre parti, rimane un bene rifugio di sicuro interesse per gli investitori. I giovani, di conseguenza, sono costretti a restare fuori da questa corsa”. “I prezzi dei terreni – prosegue il giovane responsabile dell’AGIA cuneese - rimangono su livelli assai elevati e tutto questo ovviamente rende sempre più difficile, in molti casi impossibile, l’accesso alla terra sia per i giovani già agricoltori che vogliono aumentare la dimensione della loro azienda sia per i tanti che, non trovando altra occupazione, intendono avviare l’attività in questo settore. Ma se in Francia un ettaro costa in media 5.500 euro e in Germania 6.500 euro, nella pianura cuneese si supera i 50.000 euro

non ad ettaro ma a giornata piemontese, senza menzionare i picchi elevatissimi delle zone viticole o frutticole. E se i prezzi di acquisto sono impossibili per un giovane non è che con gli affitti stiamo meglio: l’offerta è scarsa a fronte di una grande domanda per cui i canoni sono davvero proibitivi. E così, paradossalmente, assistiamo ad un doppio fenomeno: la corsa alla terra e quello dell’abbandono della terra. Da un lato una tendenza all’abbandono dei terreni marginali legata alla progressiva perdita di competitività dei sistemi agricoli nelle zone svantaggiate e dall’altro un vero e proprio consumo di suolo derivante dall’aumento di domanda di terreni per aree residenziali, zone industriali e infrastrutture logistiche”. Conclude Matteo Gerbino: “Abbiamo chiesto all’attuale ministro di dare attuazione all’articolo 66 del decreto legge 24.01.2012: Dismissioni di terreni demaniali agricoli o a vocazione agricola”.


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