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KENTO «Insegno ai ragazzi a non temere i sentimenti»
from ViaLibera n. 3
by LiceoRummo
Parte da qui, Barre: Rap, sogni e segreti in un carcere minorile Perché “barre”? Titolo bilaterale: le barre sono quelle che separano quei giovani occhi desiderosi di vita, di riscatto, di libertà dall'immenso mondo fuori. Ma anche le “barre”, quelle musicali, con le quali quelle anime macchiate dal peccato, grande o piccolo che sia, vorrebbero dar sfogo ai propri pensieri e mettersi a nudo davanti alla realtà struggente. Kento ne ha conosciute tante di anime così, ormai, grazie ai suoilaboratoricreativiemusicali,èriuscitoagirarequasituttigliIPMd'Italiaedèproprioinquesto libro che trasporta anche noi all'interno della sua esperienza. Barre parte proprio dal primo incontro di settembre, che Kento definisce il più difficile, poiché da lì dipenderà tutto ciò che accadrà nei mesi successivi. Qualche domanda precede il vero campo di conoscenza tra Francesco e i ragazzi: il rap, che sia il suo, il loro, o quello di famosi artisti ascoltati con il pc, è quello il fulcro di tutto. Da qui in poi inizierà un “viaggio” che vedrà la loro massima responsabilità e serietà. Pertanto, non sarà solo un corso di produzione musicale, ma anche di maturazione e consapevolezza.
C'è chi vuole dedicare un brano a una ragazza, chi alla madre, chi alla figlia, chi alla famiglia, chi al suo passato, chi alla vita dietro le sbarre… La partecipazione sembra essere consistente e coinvolgente, ed i ragazzi incuriositi. La loro voglia di raccontarsi e la loro collaborazione ineccepibile confluiranno, infine, nella stesura di un brano collettivo che coinciderà con il punto di arrivo del percorso laboratoriale. Francesco, nell'ultimo capitolo del libro, ci pone una domanda: «Voi lo sapete che nella vostra città – o non lontano – c'è un carcere minorile? Che lì dentro ci sono deiragazzi,avoltepocopiùchebambini,chiusinellecelle?Avetemaiprovatoaimmedesimarvinei loropensierioneiloroproblemi?».
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Io credo che la maggior parte di noi sappia che in provincia di Benevento, ad Airola, c'è un IPM che accoglie adolescenti come noi; ma dubito che tutti si siano immedesimati in loro. Io compresa, prima della lettura del libro, non ho mai riflettuto su come potrebbe essere davvero la vita lì dentro.Reputo,quindi,Barreun'ottimaoccasioneperfarlo.«Perchéquestaèunamagiareale,che merita di essere condivisa e fatta conoscere, sebbene le parole la possano raccontare soltanto fino auncertopunto.»
Le parole non saranno mai paragonabili al mondo concreto, è sicuro, ma grazie ad esse, Kento è riuscito a rendere “vivi e veri” i ragazzi detenuti, quasi da riuscire a immaginarli ad occhi aperti. Francesco, attraverso il suo linguaggio semplice, scorrevole e, talvolta, molto crudo e diretto, è statocapacediimmergercisenzafiltriall'internodiquestarealtàspinosaquantomai.