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Un’Italia che imprigiona o rieduca?
from ViaLibera n. 3
by LiceoRummo

di Andrea Solla
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Gli Istituti Penali Minorili sono centri di reclusione nati nel nostro paese nel 1988, in seguito alla soppressione dei riformatori giudiziari e di altri centri detentivi,qualiprigioni-scuolaocaserieducative.Essisonoluoghinonparagonabiliallecarceriperadultivereeproprie,nonsoloperchéospitanodetenuti di età totalmente diversa, ma anche perché differiscono per finalità ed attività proposte. La loro peculiarità è proprio quella di ospitare ragazzi dai 14 ai 25 anni di età, considerati dei pericoli per la società o per l'ordinamento giudiziario, a causa di gravi reati commessi o di trasgressione adeliberazionideitribunalinelcorsodiqualcheprocessochelicoinvolgeva. In particolare, le accuse più diffuse riguardano i reati contro il patrimonio (furti e rapine, con le varie e rispettive aggravanti) e la persona, ossia lesioni volontarie,oppurel'utilizzoospacciodisostanzestupefacenti,sia“leggere” che non. Non sempre in queste carceri troviamo ragazzi condannati, ma spesso, considerando che ai minorenni, in particolare se incensurati, vengono “lasciati passare” reati minori che sarebbero puniti, al contrario, se commessi da un adulto, troviamo anche e soprattutto ragazzi in custodia cautelare o destinati alla messa in prova. Alternativamente al carcere, difatti, alcuni minori detenuti sono trasferiti in comunità apposite, in cui sono testati con attività varie per verificarne il comportamento e, se il percorso viene ritenuto positivo, il loro reato diventa nullo e si depenna anche dalla fedina penale, con una completa ed acclarata riabilitazione sociale e personale.
Altra caratteristica di queste carceri è l'accogliere detenuti secondo il “principio della residualità”, ossia, secondo quanto stabilito dalla legge italiana nel1989,ilprincipiosecondocuisirecludonoiragazziquantopiùvicinopossibile alla loro residenza, distribuendoli in maniera dunque ineguale tra i 17 istituti appositi presenti sul territorio nazionale (nel nostro Sannio l'IPM di riferimento è quello di Airola). È necessario precisare che teoricamente la fascia di età dei detenuti nelle carceri minorili va dai 14 ai 18 anni; coloro che non hanno ancora compiuto il quattordicesimo anno di età sono considerati non imputabili penalmente e dunque, se ritenuti un effettivo pericolo per la società, sono trasferiti in comunità o sottoposti a libertà vigilata.Sesièincarceratiprimadellamaggioreetà,sirestanelcarcereminorile (addirittura con la possibilità di richiedere il trasferimento se ingiustamente incarcerati con gli adulti) fino ai 25 anni, età aumentata dai 21 precedenti grazie ad una legge del giugno 2014. Si è però sottoposti allo stesso diritto penale di ogni altro maggiorenne, seppur con pene ridotte; ciò intende salvaguardare individui ancora abbastanza giovani, che nelle carceri adulte corrono il rischio di esser “persi” ed abbandonati a sé stessi nell'intricato sistema penitenziario italiano. È anche possibile che la condanna per cui si è stati precedentemente incarcerati si protragga oltre la maggiore età, per poi esser trasferiti al raggiungimento del venticinquesimo anno di vita nelle carceri adulti o nelle case circondariali (se la pena ancora pendente è inferiore a 3 anni). Nei casi differenti da questi, o al termine dello sconto della propria pena o misura cautelare, si termina dunque la detenzione o si verifica un trasferimento verso altre strutture, che sianocarceriperadultioanchesemplicicomunitàecentririabilitativi.

L'ideaallabasedell'Istituto PenaleMinorileècorretta,poichéègiusto che lo Stato dia quante più opportunità possibili a questi ragazzi, li aiuti a “ripulirsi” e riabilitarsi, soprattutto se ancora giovani e con un lungo futuro dinanzi a loro. L'aspetto più delicato riguarda, però, non tanto chi troviamo in questi centri, ma come la legge preveda la reclusione e la riabilitazionedeidetenuti.Secondol'articolo27dellanostraCostituzione,difatti, le carceri non sono unicamente luoghi di reclusione, condanna o punizione, ma soprattutto luoghi di rieducazione, propedeutici al reinserimento nella società di un individuo migliore, che ha compreso e superato i propri errori. Relativamente agli istituti minorili tale scopo si accentua ancordipiù,soprattuttoconsiderandochesihaachefarenonconadultio pluricondannati, ma con giovani ragazzi, talvolta autori di orribili gesti, ma anche semplici “osservatori” di custodie cautelari o brevi pene detentive.
Se, dunque, il carcere ha di per sé una funzione rieducativa, a maggior ragioneuncarcere“minorile”cel'haancoradipiù!
È inoltre fondamentale anche conoscere i soggetti di cui ci si sta occupando, tant'è che i Tribunali per i minorenni che li giudicano, oltre ai semplici magistrati, presentano altre figure professionali, operatori dell'ambito socio-pedagogico, la cui esperienza e competenza è fondamentale ai fini del processo giuridico stesso. Anche nelle carceri, inoltre, oltre alle guardie penitenziarie vere e proprie, troviamo anche educatori penitenziari e psicologi, che si occupano dei ragazzi, del loro equilibrio mentale e della gestionedelleattivitàalorodestinate.
Gli IPM sono spesso dotati di stanze per due o tre persone, con inclusi servizi igienici (e dunque con condizioni migliori di alcune carceri adulte), ma soprattutto di molte sale comuni, quali mense, scuole, giardini, biblioteche, seppur con delle ovvie differenze tra un carcere e un altro. Oltre alle attività più comuni e variegate, è messa al primo posto la formazione scolasticaeprofessionaledeiragazzi,chenonvengonoabbandonatiaséstessi,maspronatianonfermarsinelpropriopercorsoeducativoeformativo. Dagli esempi di carceri come il Beccaria di Milano o il Ferrante Aporti di Torino si desume l'importanza della socializzazione, favorita, oltre che dalle attività comuni, anche da maggiori, ma non eccessive, libertà nelle camereenelleattivitàsvolteall'aperto,cercandodievitarecasi,moltofrequenti invece nelle carceri adulte, di bullismo o violenze tra detenuti. Infine, va anche sottolineato quanto questi istituti siano spesso attivi nell'organizzare attività creative con associazioni esterne, a livello artistico, musicale, culinario, attività che intrattengano e divertano i ragazzi, garantendo ad essi la possibilità di esprimersi e nel contempo alleggerendo il fardello della condanna da scontare. Ma non è tutto “rose e fiori”: il carcere minorile non è una realtà ideale, perché si è lontani dalle proprie famiglie, seppur sono previsti dai 6 agli 8 colloqui mensili, calendarizzati e di circa un'ora di durata e la possibilità di ricevere alcuni pacchi con la stessafrequenza,conricordioregali.
Infine,uno degliaspettimeno trascurabilièlacondizione strutturalein cui questi istituti versano: alcuni, come il citato Beccaria, necessita di un'importante ristrutturazione da molti anni. E varie critiche riguardano anche la completezza e l'utilità dell'aspetto educativo e formativo, se effettivamente questi luoghi restituiscano un qualcosa ai ragazzi, sproninorealiriflessionisuquantocommessoeriammettanonellasocietàindividui migliori, sia singolarmente che collettivamente parlando. Ciò ovviamente non potrà mai esser stabilito con certezza, ma è evidente come il sistema carcerario italiano necessiti comunque di alcuni cambiamenti, sia insensopiùgenerale,cheinquestaparticolarerealtà.
Il processo di rieducazione è complesso e difficile, soprattutto se riguarda ragazzi le cui resistenze sono inspessite da strutture mentali radicate e tenaci, ma sono convinto del fatto che parlarne, affrontando la questione con attenzione crescente, possa servire per entrare più convenientemente nel merito dei problemi reali e concreti, e non semplicemente teoricidellaquestionecarceraria.
L'Istituto Penale Minorile di Airola è il secondo carcere minorile presente in Campania (il primo è quello di Nisida a Napoli). I ragazzi ospitati al suo interno provengono nella maggior parte dei casi dalla regione Campania, solo raramente essi arrivano da altre regioni o paesi. L'istituto si trova nel centro cittadino, all'interno di un antico palazzo del Settecento molto ben tenuto e curato, malgrado alcuni problemi che la direzione cerca di affrontare e risolvere, come ad esempio un sistema di riscaldamento non sempre funzionante. Anche il personale non soddisfa a pieno le esigenze dell'Istituto, non certo per incapacità, ma per il numero inadeguato di operatori, aggravato anche dal fatto che la direttrice opera sia ad Airola, sia nella Casa di reclusione di Sant'Angelo dei Lombardi. A causa della riduzione del personale, dunque, molte delle attività realizzate un tempo non possono essere svolte, causando ai giovani detenuti una riduzione considerevole dell'offertaformativa.
Prima del 1988, l'attuale IPM era un riformatorio femminile. Al piano terrasitrovalastanzaperilriconoscimentodeivisitatori,un'ampiasala pericolloqui,una cappellaedun teatro,frequentatoanchedapersone esterneall'Istituto,naturalmenterispettandoopportunemisuredisicurezza. Due corridoi si diramano sul fondo, su uno dei quali affaccia la sezione per i ragazzi autorizzati al lavoro, mentre sull'altro sono presenti l'area sanitaria e la palestra. In fondo a tutto la mensa, che funzionainoraridiversificatiperiragazzieperilpersonale.
Al primo piano sono presenti gli uffici amministrativi e l'ufficio del direttore. In una sezione separata possiamo trovare alcune aule per corsi scolastici e stanze per i colloqui con gli educatori e il magistrato di sorveglianza. Al secondo piano troviamo due sezioni detentive: la primautilizzatadall'iniziodellaemergenzaCovid19periperiodidiquarantenael'altrausataperiragazziconcondannadefinitiva.Lacapienza èdi46postieidetenutihannoetàcompresatrai15ei24anni.
I minori e giovani adulti sono separati nelle stanze, ma svolgono le atti- vità assieme. I ragazzi sono stati arrestati in prevalenza per reati contro ilpatrimonioecontrolapersona(furti,rapineedancheomicidi).
Malgrado le difficoltà, la direttrice, la Dott.ssa Marianna Adanti, cerca di promuovere il maggior numero di iniziative, contando sulla professionalità e l'esperienza degli educatori, tre dei quali seguono i ragazzi e l'ultima ricopre il ruolo di coordinatrice dell'area tecnica. Vi è anche un cappellano, che ricopre un ruolo molto importante all'interno dell'istituto. Durante il lockdown sono state sospese tutte le attività ed inquestoperiodosonostatiproprioiragazziapreoccuparsiditenerela strutturapulita.
Tra le sanzioni disciplinari più frequenti ci sono piccoli lavoretti da svolgere,equesteattivitàvengonodefinitecome“elementidigiustiziariparativa”: solo in caso di gravi violazioni si ricorre a punizioni più severe, come l'isolamento. Tre medici ed un infermiere completano il team, assicurandounaefficacecoperturasanitaria.
I ragazzi sono iscritti ad uno dei corsi scolastici erogati dal Centro Provinciale per l'Istruzione degli Adulti di Benevento; è assicurata l'istruzione di base, ma se un ragazzo volesse frequentare dei corsi scolastici più avanzati, si può contare sull'Istituto Alberghiero oppure su quello tecnico. Diverse occasioni di apprendimento extra-scolastico forniscono, poi, l'opportunità di integrare i corsi con altre attività culturali, invece per le attività ricreative, i ragazzi hanno la possibilità di partecipare a tre corsi: uno di teatro, un corso di ceramica e un corso di musica. Per quanto riguarda le attività motorie, lo sport più usuale è il calcetto, anche se i ragazzi hanno la possibilità di frequentare la palestra alcuni giorni della settimana. I colloqui in presenza si svolgono solo due volte alla settimana e nei periodi di pandemia le videochiamate hanno sostituito i colloqui in presenza. Infine, nei periodi estivi sono previsti incontri di maggiore durata, nel corso dei quali le famiglie hanno la possibilità di portare il cibo dall'esterno e passare una giornatainterainsiemeaiproprifigli.
