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Dall’Ariston l’appello alla scuola

In Rai dal 2001 accanto a giornalisti autorevoli del calibro di Giovanni Minoli e Michele Santoro, Francesca Fagnani ha conosciuto la condizione dei ragazzi ospiti delle carceri minorili, di cui si è occupata nella trasmissione televisiva «Il prezzo» del 2018.

Cesare Beccaria, giurista, filosofo e letterato italiano del '700, scrive nel suo celebre Dei delitti e delle pene che gli “ostacoli politici”, ovvero le pene, devono essere proporzionate ai danni che i delitti provocano alla società. Nonostante egli abbia anche sostenuto che le pene devono essere commisurate al delitto e non all'intenzione di fare del male, Beccaria ha sempre difeso la minima pena possibile, prendendo in considerazione la sua “scala di gravità” dei delitti. È, dunque, un errore emanare una sentenza sulla scorta dell'intenzione e non dell'effettivo danno causato, se non altro perché nessuna intenzione potrà mai essere dimostrata da un adeguato impianto probatorio. Ci si chiede, però, se, quando si giudicano dei minori, si è davvero immuni dal considerare le effettive intenzioni con le quali essi conducono le loro azioni spesso sconsiderate, al punto da meritare delle pene, o se, piuttosto, essi vengano giudicati per la loro appartenenza ad ambienti i cui stimoli possono essere solo quelli delinquenziali. Non è inusuale, infatti, che i ragazzi delle carceri minorili, nonostante siano giudicati per il danno effettivo commesso alla società e non per le loro intenzioni, vengano comunque considerati dei delinquenti a vita e siano puniti cometali.

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Durante il suo intervento al festival di Sanremo, la giornalista Francesca Fagnani,laconduttricedelseguitissimoprogrammaBelve,hatenutoun discorso nel quale ha parlato di prevenzione piuttosto che repressione dei reati e del ruolo importante che la scuola può ricoprire. Sul palco dell'Ariston, davanti a milioni di persone, ha ricordato diverse sue esperienze come ospite delle carceri minorili: in visita presso alcuni istituti penali, la Fagnani ha posto alcune domande ai giovani detenuti, cercando di capire i motivi che li hanno spinti a compiere quelle azioni per le quali erano stati arrestati. Dalle loro risposte emergeva che nessuno aveva fatto quelle azioni per il solo fine di compierle. Sembrava quasi noncifosseneppureunapossibilitàdiscelta,trovandosigiàdallanascitainc altri,invece,chenoncifossealcunintentomaliziosodietroleproprieazioni. Nel suo monologo la Fagnani ha raccontato anche di quando ha chiesto avrebbero cambiato del loro passato per non finire come sono adesso. La comune è stata: «Sarei andato a scuola». Nel capitolo 45 del citato Dei delit Beccaria parla proprio dell'educazione, ma già a partire dal capitolo 41 il filosof laquestionedellaprevenzionedeldelitto,chesiottieneinprimoluogorendendo le leggi, scrivendole in maniera inequivocabile e soprattutto evitando “favoriscano gli uomini e non le classi di uomini”; una legge incerta impedisce nazione intera la difenda, anzi, una parte di essa si preoccuperà di distrug Prevenire i delitti equivale a favorire la conoscenza, come si legge nel seguente: «L'uomo illuminato è il dono più prezioso che il sovrano, che lo depositario e custode delle sante leggi, faccia alla nazione ed a sé stesso». metodo più sicuro, ma difficile da adottare per prevenire i delitti, è sicuramen l'educazione: per il filosofo il criminale avrà maggiori possibilità di tener lontano dal male perseguendo “la via infallibile della necessità dell'inconveniente” che non obbedendo ai comandi, che garantiscono soltantouna“simulataemomentaneaobbedienza”

Anche la Fagnani insiste sulla funzione dell'educazione, puntand l'attenzione sul fatto che, purtroppo, in moltissime carceri lo scopo delle attivitàmesseinattononsempreèquellodirieducareidetenutipercercare reinserirli nella società, ma solamente di punirli per i loro reati. Per il Beccaria la buona legislazione è «l'arte di condurre gli uomini al massimo della felicit ed ha come fine quello di prevenire i delitti. Per lui gli esseri umani non smetteranno mai di commettere delitti ed è quindi compito dello Stato cerc di prevenirli, educando i cittadini al rispetto delle leggi e permettendo, a chi ha violate, di compiere il proprio percorso di redenzione per reinserirsi nella società.

Ai ragazzi nelle carceri minorili, però, il diritto di tornare a vivere dignitosamente sembra sia negato: se per motivi economici, familiari o se non c'è mai stato nessuno accanto a loro a spronarli ed a sostenerli, ad invogliarli ad essere virtuosi, a meritare il premio, l'abbandono della scuola e l'ingresso nell'IPM è stata l'unica via percorribile. La pena terminerà, ma il giudizio della società si protrarrà nel tempo, condannando ulteriormenteilgiovaneedindirizzandoloversoundestinoincontrovertibile.

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