La Bussola n°01

Page 8

Approfondimento

LO SPAURACCHIO DELL’IMMIGRAZIONE AGITATO DAI POLITICI

di Galina Todorova Gospodinova

Si potrebbe discutere a lungo ma una cosa è certa è già iniziata l’ennesima campagna elettorale che pare si giocherà di nuovo su questa domanda e sulle soluzioni più o meno repressive prospettate per arginare il fenomeno migratorio che viene indicato come IL PROBLEMA dell’ Italia.Lo scenario di manipolazione dell’elettorato è sempre lo stesso e si ripete ormai da una ventina di anni con piccole sfumature di differenza in cui ci ripropongono sempre il medesimo spauracchio della figura dello straniero criminalizzato e demonizzato di turno. Nei primi anni novanta i mostri demonizzati da utilizzare erano gli albanesi , poi è venuto il turno dei romeni, successivamente dei rom e così via. A ben vedere il medesimo meccanismo di induzione collettiva verso la denigrazione di una minoranza di quegli altri è stata già messo in pratica e forse mai del tutto abbandonato. Una volta sono stati gli ebrei, intenzionalmente screditati e denigrati finché non si è arrivati al punto di credere che la loro deportazione, osservata dai vicini dietro le tendine di casa propria, e il loro sterminio fosse una cosa giusta e comunque normale. Poi sono stati gli italiani del sud a costituire quella valvola di sfogo dei sentimenti di supremazia dai quali sembra non si riesce a fare meno anche oggi. Le discriminazioni e il modo screditante di trattare i c.d. diversi vengono sempre e comunque giustificate. Un motivo si trova sempre per le vere e proprie cacce alle streghe. Storicamente di volta a volta, a seconda delle necessità del momento, il pretesto per cui demonizzare qualcuno ed indicarlo come la causa di tutti i mali viene ricalibrato sulle differenze tra le persone nella stessa comunità e variano secondo diverse condizioni economiche, il colore della pelle, la lingua, la religione, il genere, l’orientamento sessuale, il modo di vestire, ecc. Nel caso dell’immigrato ci è stata inculcata per anni l’idea che si tratta di un soggetto pericoloso e potenziale criminale per prospettare l’urgente bisogno di interventi di repressione, espulsioni e discriminazioni perpetue che si ripercuotano anche sugli immigrati regolari che vivono e lavorano regolarmente da molti anni accanto.Inutile dire che con la criminalità non hanno a che vedere la stragrande maggioranza degli immigrati regolari eppure proprio su di loro si ripercuote l’ondata di xenofobia e intolleranza cavalcata da alcune forze politiche. Con dati alla mano si è dimostrato che gli immigrati regolari delinquono meno e hanno la propensione al crimine di molto inferiore rispetto agli autoctoni. Eppure da anni l’attenzione dell’opinione pubblica viene bombardata da notizie allarmanti sui clandestini e sui delitti afferrati commessi da immigrati. Questi, statene certi, vengono puniti subito e in modo esemplare altro che il garantismo trionfante per i colletti bianchi, per i rei confessi dei reati societari e tributari, per i mafiosi scarcerati per distrazione, per i corrotti e i corruttori nella pubblica amministrazione e nella politica che quando gli va bene godono della prescrizione, delle immunità varie e comunque delle ottime difese e quando gli va male vengono o dichiarati riabilitati, o da latitanti in vittime di persecuzioni giudiziarie o addirittura eroi a cui intitolare strade e piazze.In questa mistificazione della realtà la figura dell’immigrato è molto comoda. Serve un capro espiatorio su cui affermare con forza la primazia della legalità e contemporaneamente giustificare le ulteriori limitazioni dei diritti degli immigrati regolari e le loro famiglie. La disciplina dell’immigrazione e le norme sulla condizione giuridica dello straniero innanzitutto riconosce allo straniero presente legalmente nel territorio dello Stato i diritti fondamentali della persona umana, gli stessi diritti in materia civile attribuiti al cittadino italiano, una parità di trattamento relativamente alla tutela giurisdizionale dei diritti e degli interessi legittimi, nei rapporti con la Pubblica amministrazione e nell’accesso ai pubblici servizi, nei limiti e nei modi previsti dalla legge. Potrebbe non piacere ma non può essere diversamente in uno Stato di diritto. Tutto questo prevede la legge in via generale e in astratto nei confronti degli immigrati regolarmente presenti in Italia. In quali termini invece si potrebbe parlare di uguaglianza nell’applicazione concreta di queste stesse leggi dello Stato e di esercizio effettivo dei diritti degli immigrati. Chi giustamente si prodiga per l’affermazione della legalità e richiama al rispetto della legge italiana gli immigrati non potrebbe ignorare che nei loro confronti la legge è spesso una lettera morta, specialmente quando attribuisce dei diritti e

7

garanzie nel lavoro e nei rapporti con la Pubblica amministrazione. Bisogna riconoscere che i lavoratori immigrati, anche se non versano nelle condizioni documentati a Rosarno, sono spesso oggetto di vessazioni ed abusi sul luogo di lavoro, che sono bombardati e oggetto generalizzato di messaggi razzisti e offensivi che hanno come effetto diretto la loro esclusione sociale ed emarginazione. Di quale integrazione vogliamo parlare, di quella fittizia raccontata nel mezzo degli applausi compiacenti e reverenziali degli eventi pubblici o di quella reale che tocca ogni lavoratore immigrato che non trova neanche un corso di lingua italiana organizzato decentemente pur a distanza di chilometri? Eppure ne avrebbero bisogno e lo chiedono anche le donne di origine musulmana che rimangono del tutto isolate tra le pareti domestiche. Altro che persone volenterose messe nelle condizioni di fare un percorso di integrazione. Nulla è scontato per lo straniero che è soggetto a un ricatto continuo, nemmeno la sopravvivenza. Gli si chiede indisturbati con la buona pace e totale indifferenza di tutti gli organi di controllo di rinunciare al diritto alle ferie, alla tredicesima, alla maggiorazione per il lavoro straordinario, di non denunciare infortuni devastanti perché non perda il lavoro. In poche parole questa è la minestra, o accetti o te ne vai. Così, se la collocazione nel mercato, la carenza dei controlli degli organi preposti e il perenne rischio di oscillazione del lavoratore immigrato fra una condizione di regolarità del lavoro e del soggiorno in una condizione di irregolarità di entrambi, consente di attribuire al lavoro immigrato una funzione concorrenziale e sostituiva rispetto alle condizioni e ai trattamenti ottenuti o rivendicati dai lavoratori autoctoni, le conseguenze non possono che essere laceranti in termini di discriminazione dell’immigrato, di diffidenza e di incomunicabilità reciproca fra lavoratori. Imporre la legalità in questa situazione significa da un lato realizzare una rete di protezione polifunzionale intorno agli immigrati, garantire l’effettivo esercizio dei diritti in condizioni di parità di

trattamento e di uguaglianza con i lavoratori italiani, dall’altro spezzare e ostacolare la perversa sinergia fra interessi degli immigrati a percepire un reddito, sia pur minimo ed in condizioni di precarietà e quello aziendale a ridurre il costo di lavoro attraverso la disponibilità di una riserva di manodopera caratterizzata da una elevata produttività. Al di fuori del lavoro, all’immigrato si chiede essenzialmente di non esistere, meglio se non si vede nei luoghi di aggregazione sociale e perfino di rinunciare anche al sogno di tutta la sua esistenza che dà il senso del suo sacrificio, quello di dare una vita migliore ai propri figli, di dargli una possibilità di riscatto sociale. L’emarginazione dei figli degli immigrati spesso comincia dalla scuola anche se ci sono degli esempi eccellenti di segno positivo. Purtroppo esiste anche il seguente caso che ci riguarda da vicino. L’anno scorso, un paio di mesi prima della proposta della Lega di creare classi separate per i bambini stranieri, nella nostra realtà locale sono stati precursori dell’idea. Intendiamoci sempre per il bene dei bambini. In una scuola materna di Fossombrone hanno proprio realizzato una classe solo ed esclusivamente per i bambini stranieri. Ottimo segnale di come si vuole educare e crescere i figli degli immigrati nella condivisione dei valori della nostra società e l’amore per Italia che sempre più spesso è la loro patria nativa. Il governo dal canto suo proroga di anno in anno lo stato di emergenza dichiarato alcuni anni fa e poi si procede. Già, non c’è nulla di meglio che rispondere I progetti di integrazione risultano del tutto inadeguati e a tutt’altro servono ma non agli immigrati e alla finalità di contribuire alla loro integrazione. Servono benissimo invece per far lavorare dei precari con la solita logica di clientelismo elettorale.Così si finanziano corsi assolutamente inutili del tipo “Come insegnare alle donne straniere a fare la spesa” oppure “Lingua italiana per alunni stranieri della scuola elementare” da svolgere durante l’orario scolastico, al di fuori delle aule delle loro classi che, nel frattempo continuano le lezioni. Gli immigrati, che vivono e lavorano regolarmente da molti anni se non da decenni nel nostro paese da questi progetti non traggono alcuna utilità. Questi meccanismi li osservano da anni, li conoscono benissimo e non si fanno illusioni. Piuttosto si chiedono com’é possibile che lo stesso scenario si ripeta in modo cosi prevedibilmente elementare da almeno una ventina da anni. Eppure funziona. Com’é possibile che gli italiani non riescano a rendersi conto come l’argomento immigrazione venga usato esclusivamente per manipolazione politica e il governo delle masse attraverso la paura dal diverso? Eppure una volta e in qualche misura anche oggi in alcuni paesi gli immigrati, cioè le persone considerate diverse e, di conseguenza, ghettizzate, criminalizzate, discriminate ed escluse erano proprio gli italiani.Ci si aspetta che, memori del proprio passato, gli italiani dovrebbero essere immuni da simili strumentalizzazioni. Basterebbe osservare attentamente le notizie e sarebbe impossibile non accorgersi quando, passando da una rete televisiva ad altra, o, ascoltando la rassegna della stampa, l’argomento prevalente di cui si tratta in coincidenza dell’apertura di ogni campagna elettorale diventa quello dell’immigrazione.

prontamente alla richiesta della cittadinanza, impaurita fino al panico collettivo, inculcato attraverso anche i mezzi di informazione, rafforzando lo stato di polizia. Tutto ciò avviene a scapito dei diritti civili e delle garanzie costituzionali di tutti i cittadini. Si procede con spettacolari blitz della polizia, con le ronde e con le dichiarazioni dei politici che il personale delle forze dell’ordine deve essere incrementato per garantire la sicurezza e poi via alle assunzioni anche attraverso le c.d. stabilizzazioni (senza concorso pubblico per intenderci) e con i nuovi finanziamenti per i c.d. progetti per l’integrazione. Personalmente reputo questa strategia elettorale un banale e piuttosto elementare teatrino di strumentale deviazione dell’attenzione dell’opinione pubblica che indubbiamente è oltremodo offensivo per l’intelligenza degli italiani. Forse ci sono degli argomenti e problemi molto più importanti dell’immigrazione che

8


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.