Dossier Mare Monstrum 2012

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sogna di dire che siccome hanno la corrente e l’acqua non sono più illegali. La legge Galasso non c’entra nulla con la prima sanatoria a cu fa riferimento l’assessore: hanno in comune solo l'anno d'approvazione. E come al solito si intorbidiscono le acque mischiando norme regionali con fenomeni nazionali: la legge regionale n.76 del 1978 che impone l’inedificabilità entro 150 metri dalla battigia è una legge siciliana e non ha quindi potuto impedire che nelle altre 19 regioni si sanassero “palazzi” in riva al mare; subito dopo il terremoto del 1968, Castelvetrano e gli altri comuni del Belice furono dotati di un piano comprensoriale (strumento urbanistico che sostituì quelli comunali), quindi l'assenza di un piano per giustificare l’abusivismo è come al solito la solita boutade lanciata per fare confusione e attirarsi qualche consenso elettorale in più. Lido Rossello e Scala dei Turchi: gli scheletri sulle spiagge di Realmonte (Ag). Tre edifici non finiti campeggiano sulla spiaggia di Lido Rossello. Sono quelle che gli ex assessori comunali di Realmonte si costruirono all’inizio degli anni ’90 dopo essersi rilasciati le relative concessioni edilizie in forza di uno strumento urbanistico scaduto e in totale violazione del vincolo paesistico. Nonostante l’impegno preso oltre un anno fa dell’attuale amministrazione di provvedere alla loro rimozione, passeranno anche quest’estate accanto ai bagnanti che affollano quello splendido tratto di mare. Questo odioso ecomostro è raccontato nelle pagine precedenti, perché fa parte della Top Five di Legambiente. A pochi chilometri di distanza, c’è un posto ancora più famoso, un’attrazione unica, la meravigliosa spiaggia che ospita la Scala dei turchi, una parete a gradoni di marna, pietra di calcaree e argilla bianco cangiante, raggiunta ogni giorno da centinaia di turisti. Peccato che accanto ci sia un altro mirabile esempio di speculazione edilizia realizzato grazie a concessioni “compiacenti”. E’ lo scheletro di un albergo la cui prima concessione edilizia risale al 1989 e che Legambiente ha subito denunciato alla magistratura ottenendo nel 1990 il blocco dei cantieri e il sequestro. Ma intanto un primo lotto di circa 2.000 metri cubi è già stato realizzato. Nel 2006 impugnando l’ordine di sospensione dei lavori della magistratura, la proprietà avrebbe ottenuto un parere favorevole dal Cga che gli consentirebbe di completare i lavori sui lotti già edificati. Le 3 mila case abusive nell’Oasi del Simeto (Ct). Risale alla metà degli anni 70 la lottizzazione abusiva di vaste aree a ridosso della foce del fiume Simeto. In pochi anni diversi villaggi sono stati costruiti lungo la costa e a stretto contatto con le zone umide, alcune delle quali furono prosciugate per far posto ad intere lottizzazioni. Nonostante le aree fossero inserite sin dal 1969 nel Parco territoriale urbano del comune di Catania, l’edilizia illegale proseguì anche dopo l'istituzione della riserva naturale nel 1984. L’inerzia delle amministrazioni comunali che si sono succedute e le ordinanze di demolizione rimaste lettera morta consentirono il dilagare del fenomeno. Oggi si contano in quell’area circa 3 mila costruzioni abusive. Grazie alle pressioni di Legambiente e altre associazioni ne sono state demolite 120. Alle responsabilità degli amministratori comunali, si affiancano quelle dell’Enel che ha dotato le case di energia elettrica e quelle della Regione che ha istituito la Riserva, ma non si è opposto alla nascita di una cittadella abusiva al suo interno. Anzi, con Decreto del 10 marzo 1999, l’Assessorato regionale aveva drasticamente ridotto l’estensione della riserva naturale al fine di estromettere quasi tutti gli agglomerati abusivi. Legambiente ha fatto ricorso al Tar. e ottenuto l’annullamento del decreto e il ripristino della perimetrazione originaria. Nonostante lo scempio edilizio, l'interesse naturalistico delle zone umide della riserva è ancora molto alto e, secondo Legambiente Catania sono possibili interventi che restituirebbero dignità a un’area di interesse naturalistico nel bacino del Mediterraneo. Come, ad esempio, la demolizione in via preferenziale dei manufatti illegali che risultano incompatibili con la tutela e la gestione dell'area protetta. A novembre del 2009 l’allagamento a causa delle piogge di alcune aree e la conseguente protesta dei proprietari delle case abusive danneggiate ha confermato la convinzione che non sia possibile sanare abusi che peraltro non hanno tenuto nel minimo conto l’assetto idrogeologico della zona. Invece nell’Oasi del Simeto l’attività edilizia continua indisturbata.

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