1/ 2019 m arz o
ad Ascoli Piceno #Editoriale #Cultura
#Spettacolo #Recensione
#Attualità
#Statistica LICEO CLASSICO “FRANCESCO STABILI” ASCOLI PICENO
#Innovazione #Musica
#Racconto #LaFoto
Periodico Studentesco del Liceo Classico Stabili - Trebbiani, anno XI n° 1 marzo 2019 www.liceostabilitrebbiani.it
Editoriale
#online
Sommario
Ripartiamo anche quest'anno carichi di novità e Cultura ottimi propositi. Al comando di questa nave troviamo volti consueti e devoti a questo piccolo grande progetto. Ci siamo promessi coordinazione e grinta per spingerci verso un orizzonte sempre più ampio e apprezzato. Stiamo sbarcando anche sui social media per garantire la massima comunicazione con i nostri cari lettori. Ecco che vi presentiamo la prima tappa di questo percorso alla volta della soddisfazione: quella che noi proviamo nello scrivere e quella che ci auguriamo possa essere la vostra, mentre sfogliate qualcuna delle pagine digitali. Buona lettura e ... buon viaggio!
Attualità Innovazione
Musica Spettacolo
L'anonima geniale
pag 3
Natale ad Ascoli
pag 5
Notte Bianca
pag 6
Reasons for Hope
pag 7
Industria musicale e tendenze
pag 9 pag 10
Nelle viscere della casa degli orrori
pag 11
Pandoro o Panettone
pag 13
Un passo al di là del tempo
pag 14
Statistica Racconto
pag 2
Un palcoscenico senza confini
Recensione
Silvia Corvaro
Cena con sorpresa
LaFoto
Caporedattore Silvia Corvaro Vicecaporedattore Isaia Belardinelli Noemi Ferretti
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pag 15
Laura Alfonsi Isaia Belardinelli Silvia Corvaro Andrea De Berardinis Lucrezia Di Fabio Sofia Di Paolantonio Maria Teresa Ferretti Noemi Ferretti Gabriele Giudici Angelica Francesca Lavorgna Niccolò Montanari Alessandro Musio Serena Stoppo Giada Tassi
Coordinatori Prof.ssa Roberta Baldini Prof.ssa Roberta Ciotti Prof.ssa Annarita Siliquini Prof. Furio Tarquinio Progetto grafico e impaginazione Prof.ssa Stefania Pierantozzi
#Cultura
CENA CON SORPRESA.
L'AMORE TREMILA ANNI DOPO!
Il Simposio è uno dei dialoghi che appartengono al corpus platonico. Ma come sarebbe il Simposio al giorno d'oggi? Gli interventi tra i partecipanti al banchetto, che si svolse nella dimora di Agatone, sono ben tre con la partecipazione di un ospite a sorpresa! PAUSANIA - Pausania introduce una distinzione: Eros non è solo uno. E' legato alla belllezza e , come quest'ultima può essere celeste (attratto dalle anime ) o terreno(attratto dai corpi). Il suo discorso si conclude con una ricerca della giustificazione dell'amore omofilo basandosi sui nomoi (cioè le norme), ad Atene il nomos è complicato, poiché questo tipo di amore è considerato lecito in privato, riprovevole in pubblico. - Ciò , in parte , rispecchia la nostra società, dove infatti non sono ben viste dimostrazioni pubbliche di affetto omofilo. Allo stesso tempo non viene del tutto accettato neanche nella sfera privata. Sebbene ci siano delle leggi contro la discriminazione, e siano state approvate le unioni civili, si sta ancora lottando per cercare di ottenere pari diritti. Nonostante ciò ultimamente questo tipo di amore viene anche rappresentato in prodotti, anche destinati ai giovani, come ad esempio SKAM Italia. ARISTOFANE - Aristofane veicola il suo pensiero attraverso il mito degli androgini, esseri metà uomini e metà donne, talmente perfetti da osare sfidare gli Dei. Zeus dunque manda Ermes a dividerli, costringendoli così a una vita di dolore, dettata dal costante desiderio di ritrovare la metà perduta. - Nella società odierna ognuno sente un bisogno quasi ossessivo di trovare un partner, questo non è legato a un vero desiderio di affetto bensì a una pura convenzione sociale, la quale ci porta a pensare che si debba per forza passare la propria vita con qualcuno in un’unione sancita necessariamente dal matrimonio. Infatti non vengono ben viste i rapporti che non rispettano questo tipo di idea e fin da bambini , attraveso le favole, ci viene inculcato che la principessa sente il bisogno di trovare il suo principe.
SOCRATE - Infine Socrate narra una storia che aveva sentito da una vestale, Dotima. Lei ci parla di un eros diverso da quello tradizionale: nè bello nè aggraziato,tutt'altro che perfetto. Ricerca tutto perchè ne è privo. Secondo la vestale, infatti, l'amore indica un vuoto da colmare.Eros viene presentato come figlio di una mortale e di un Dio e dunque in una condizione intermedia tra la realtà sensibile e quella intellegibile. - All’ epoca le donne venivano considerate semplici oggetti, mentre Socrate riporta una storia che gli era stata raccontata da una donna. Rispetto al quinto secolo, il ruolo della donna è del tutto diverso, anche se persistono atteggiamenti di superiorità o violenza nei confronti delle donne da parte degli uomini.
ALCIBIADE -Il simposio si conclude con l'irruzione a sorpresa di Alcibiade, il quale, pronuncia un elogio di Socrate. Sebbene nell' aspetto esteriore questo possa essere paragonato a un satiro o a un sileno, le sue parole svelano un' interiorità piena di bellezza. Dunque Alcibiade confessa il suo amore per lui. -Oggi servirebbe un "Alcibiade" che ci apra gli occhi e ci dimostri che non importa il corpo bensì l’animo. Questo messaggio è stato veicolato anche nel film trasmesso ultimamente sulla Rai ,"Basta un paio di baffi". Tassi, Di Paolantonio, Ferretti
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L'anonima U geniale
no pseudonimo che ci ricorda Elsa Morante, decine di premi, milioni di copie vendute, una serie tv firmata HBO. Addirittura inserita nel 2016 dal Time tra le 100 persone più influenti al mondo. Eppure nessuno sa chi è.
Elena Ferrante: l'autrice senza volto. Così la definiscono i giornalisti, gli studiosi e i lettori che si sono interessati ai suoi testi, e forse ancora di più al suo strano caso. Infatti, nonostante i suoi libri sembrino a prima lettura di carattere autobiografico, possiamo solo fare ipotesi su chi si nasconda dietro questo nome d'arte. Nel 2003 l’ignota scrittrice pubblica “La Frantumaglia” scritto appositamente per soddisfare la curiosità del pubblico nei confronti del mistero letterario. Qui raccoglie le poche interviste da lei concesse, le lettere al suo editore e a qualche lettore d'eccezione. In particolare tenta di spiegare la scelta dell'anonimato: “Non credo che l'autore abbia da aggiungere mai alcunché di decisivo alle sue opere: considero il testo un organismo autosufficiente che ha in sé tutte le domande e tutte le risposte” Alcuni hanno anche ipotizzato che si tratti di un abile mossa di marketing volta ad attirare una quantità maggiore di lettori attorno a questa curiosa vicenda. Altri invece hanno pensato a una semplice protezione della propria privacy, sempre più spesso profondamente violata dagli avidi media. Inevitabile però che negli anni si sia formata una sorta di “lista dei sospettati”. Compaiono perciò nomi come quelli degli editori Sandro Ferri e Sandra Ozzola, la normalista e docente Marcella Marmo. Ma l'ipotesi più accreditata è quella di Anita Raja. Secondo un'inchiesta gestita dal giornalista Claudio Gatti per il Sole 24 Ore, dietro la Ferrante si celerebbe proprio la traduttrice e saggista partenopea, in quanto i compensi pagati dalla casa editrice in cui lavora sarebbero aumentati del 150% solo nel 2015 in concomitanza col successo de “L’amica geniale”. Ma questa indagine ha fatto chiedere ai fan e agli altri giornalisti se fosse giusto spingersi a tanto per conoscere la sua vera identità. “Pensiamo che questo genere di giornalismo sia disgustoso: si tratta di andare a cercare nel portafoglio di un autore che ha deciso di non rendersi pubblico.” Così l'editore della Ferrante al “Guardian”. Ma arrivati a questo punto i nostri lettori si staranno domandando: come mai tanto successo e tanto interesse per questa donna (o magari uomo)? Rispondiamo prontamente con un po' di cifre: oltre 10 milioni di copie de “L’amica geniale” vendute in 42 paesi di cui 900 mila soltanto negli Stati Uniti. Ed è proprio questo libro che rappresenta il suo capolavoro. Ci racconta di una Napoli cruda e vera degli anni ‘50 che fa da sfondo ad un'amicizia durata 60 anni. Alla storia di Lila (Raffaella Cerullo) e Lenù (Elena Greco) se ne intrecciano molte altre con personaggi simili a caricature spaventosamente realistiche.
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#Cultura
“La Ferrante è alla ricerca della verità umana: ha raccontato il peso di un'amicizia che è un sostegno, ma anche un peso, come tutti i rapporti” Ce la descrive così Saverio Costanzo, direttore della miniserie in otto puntate prodotta dalla HBO ed uscita in Italia su Rai 1 il 27 novembre. Da subito ha riscosso grande successo abbracciando tutte le fasce di età. Per coloro che volessero recuperare le puntate, sono ora disponibili tramite la piattaforma Raiplay.
Silvia Corvaro
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NATALE AD ASCOLI IAscoli l Natale ad Piceno è iniziato l'1
dicembre 2018 con addobbi per tutta la città, e si è concluso il 6 gennaio 2019 con la festa dell'epifania. La “cracking art” Per questa festività, nella nostra città si è introdotta la “cracking art” (letteralmente “arte incrinata”), una forma di rottura dei canoni della storia dell'arte che promuove l'utilizzo di materiale organico e sintetico. Queste misteriose statue, arrivate il 15 dicembre 2018, sono scomparse il 17 febbraio 2019. Possiamo dire che, anche se per poco, ci hanno permesso di dividere la città in “zone” distinte dal colore . Piazza Arringo (bianco) A Piazza Arringo per il Natale 2018 è stata istallata nuovamente la pista di pattinaggio su ghiaccio e le tradizionali bancarelle in casette di legno. Sul palazzo dell'Arengo è stato proiettato un suggestivo paesaggio innevato. Piazza Ventidio Basso (blu) Nella piazza Ventidio Basso, per questo Natale, sono state installate le luminarie, che hanno permesso a cittadini e turisti di scattare numerose fotografie. Mercatini (rosso) Non solo nella stagione natalizia sono presenti i mercatini ad Ascoli. Oltre alle bancarelle di Piazza Arringo, sono molto famose anche quelle dell'antiquariato a Piazza del Popolo.
Angelica Francesca Lavorgna
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#Attualità
#Attualità S
LA NOTTE BIANCA
iamo giunti ormai alla V edizione di un evento che tutti gli anni vede gli studenti uniti verso un unico e ragguardevole scopo: incorniciare in una sola notte ciò che di più bello caratterizza la nostra scuola, il Liceo Classico: cultura, spettacolo, scienza, musica, insomma un tripudio del sapere, con gli ospiti che sono stati i veri protagonisti. La cultura, infatti, toglie ogni differenza tra chi la comunica e chi ne fruisce, rende tutti partecipi allo stesso modo, serve a sradicare i pregiudizi e scavalcare le barriere; non a caso questa serata, svoltasi l’11 Gennaio nella sede di Viale Vellei, si è rivelata utile e trionfante nel mostrare anche un nuovo volto del Liceo Classico, dove la cultura non è affatto separata dalla nostra quotidianità, bensì si rivela l’unica chiave per scoprirne la molteplicità. A proposito scriveva Antonio Gramsci che “quelle classiche non sono delle materie, ma dei veri e propri metodi per problematizzare il nostro presente”, quale traduzione più attinente allo spirito di questa Notte Bianca, che proprio non delude mai, anzi ogni anno migliora in ogni aspetto. Tante le persone accorse con entusiasmo, e non posso esimermi dal citare l’impegno e la grande positività dei ragazzi che ha permeato lo svolgersi della serata, in quello che è divenuto ormai un appuntamento multidisciplinare, atteso da tutta la città. Le sei magiche ore di performance ed esibizioni hanno preso il via poco dopo le 18, con affluenza contingentata ed ingressi limitati a circa 200 persone alla volta. A catalizzare l’attenzione sin da subito è stato lo storico Costantino Di Sante, con la discussione in aula magna dal titolo: “1918, scemi di guerra”. Grande entusiasmo LICEO CLASSICO “FRANCESCO STABILI” ASCOLI PICENO
anche per le performance della band musicali, con il corridoio che ha visto esibirsi gli Avum, i Beatsound, gli Almonds e i Satanassi Infernali, mentre nell’aula di fisica l’affiatato trio di professori PFM2 ha intrattenuto gli ospiti con un acceso dibattito dal titolo: “Natural”. Risposta di pubblico straordinaria anche per l’incontro su filosofia ed etica, presieduto dai professori Carmelo Vigna e Giovanna Zucca, che insieme al successivo intermezzo di ginnastica ritmica con Sport Life, ha chiuso la prima parte della serata. Dalle 20 infatti tutti si sono spostati in palestra per un ricco buffet, la Notte Nazionale è poi ripresa con le esibizioni al piano di sopra della band Undertown e della promettente solista Cecilia Fava, mentre in biblioteca hanno presentato i loro libri la scrittrice e cantante Aminata Fofana e subito dopo il conduttore televisivo Massimiliano Ossini. Ecco che, dopo l’enorme successo riscosso in palestra dal dj Deeper che ha fatto ballare tutti i presenti, è stata la volta degli studenti Andrea De Berardinis e Massimo Urbanelli con la sua band, che hanno intrapreso nell’atrio un’originale performance dal titolo: “Il Piacere di Sapere, dal Faust a Bohemian Raphsody”, culminata in una splendida apologia sul valore odierno del Liceo Classico. A seguire la messa in scena della tragedia di Euripide: “Le Troiane”, da parte degli alunni della classe 5°B, e la sfilata di moda degli studenti, divenuta ormai un cardine irrinunciabile della nostra Notte Bianca, hanno fatto da preludio al gran finale. Tutto si è pertanto ricapitolato poco dopo lo scoccare della mezzanotte, quando tutti i presenti si sono riversati nell’atrio dell’istituto, dove la magistrale interpretazione, ad opera di alcuni studenti scelti del Fragmentum Grenfellianum, il Lamento dell’Esclusa, ha fatto scendere il sipario sulla magica serata. Non ci resta che darci appuntamento al prossimo anno.
Andrea De Berardinis
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#Innovazione
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#Musica
E L A C I S U M E Z N A E I D R T TEN S U E D IN D
ecadimento o innovazione dell’industria musicale? Tendenze spontanee o controllate? “La persona che sta seduta sulla sedia da dirigente,non può essere l’arbitro di gusto finale di un’intera popolazione” affermava Frank Zappa in un’intervista del 1987, palesando un problema che affligge anche l’industria musicale moderna. Infatti come riportato dai dati della FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana) gli artisti italiani in cima alle classifiche sono tutti esponenti degli stessi generi e trattano le stesse tematiche. Questa la classifica dei primi 5 singoli di autori italiani: 1 Coez ,“ E’ sempre bello” 2 Dark Polo Gang feat. Capo Plaza, “Gang Shit” 3 Ultimo, “I tuoi particolari” 4 Marco Mengoni feat. Tom Walker, “Hola (I say)” 5 Luchè feat. Sfera Ebbasta, “Stamm’ Fort” Il problema che si vuole evidenziare riguarda non tanto gli artisti in sé, quanto più la recezione che gli ascoltatori hanno della musica,tant’è che da quest’ultimi (per la maggior parte adolescenti), il mondo musicale viene recepito come “monotono”,in quanto è l’industria musicale stessa a promuovere solo i generi più redditizi impedendo a innovazioni e nuovi artisti di emergere. • Una componente del problema è la modalità di distribuzione, che negli anni ’70 avveniva tramite dischi in vinile,negli anni ’80 con le musicassette,negli anni ’90 con i CD e negli ultimi anni grazie alle tecnologie digitali come Spotify e YouTube. Questa evoluzione dei mezzi distributivi ha portato anche ad una modifica del mercato musicale che registra incassi nettamente inferiori a quelli dei decenni precedenti. • Un altro fattore determinante nel controllo delle tendenze musicali è il coinvolgimento delle stesse in ognuno di noi,specialmente tra gli adolescenti. Capita che tutt’ora i propri gusti siano fortemente influenzati dalle persone che ci circondano e che spesso, di conseguenza, si rinunci a seguire le proprie preferenze onde evitare critiche altrui. Alle volte di fronte alla monotonia degli argomenti trattati dai soliti artisti si potrebbero ampliare i propri orizzonti e considerare altri generi,ponendosi la domanda “E’ possibile che l’universo musicale non abbia altro da offrire? E’ possibile che le preferenze musicali di una persona siano determinate e circoscritte solo in quelle di tendenza?”
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Giudici Gabriele Musio Alessandro Montanari NiccolòLorem ipsum
LA STRADA: UN PALCOSCENICO SENZA CONFINI
#Spettacolo
Tutte le piazze e parchi si colorano di arte specialmente durante le festività natalizie. Camminando ci si può imbattere in una grande varietà d’arte circense, pittorica, musicale; statue umane o mimi, cantastorie, trampolieri, clown... l’arte di strada risulta così varia agli occhi di chi la guarda, ma in fondo ciò che lega tutte queste sfumature è un’unica costante, cioè l’intrattenimento. C’è chi lo fa per trarne un piccolo guadagno, chi solamente per dar sfogo alla propria anima artistica. L’arte di strada è la prima forma di espressione. Nell’antica Roma c’erano leggi che regolavano l’arte sotto questo aspetto, infatti una legge del 462 iscritta nelle dodici tavole vietava di eseguire in pubblico parodie o canti diffamatori nei confronti di qualcuno, la pena era la morte. Oggi la questione è cambiata in quanto, grazie ai diversi articoli che regolano la libertà di espressione, anche l’arte di strada viene tutelata nel suo essere, è stata addirittura creata un’associazione la FNAS (Federazione nazionale delle arti in strada) affinché venga riconosciuto e riunito il valore nazionale che gli artisti assumono. "Tutti possono fare arte per strada, non esistono categorie e non è giusto che esista una giuria, l’arte è una cosa soggettiva e non può essere limitata da nessuno" - (FNAS, La Repubblica 29 Gennaio 2018). Questa è la risposta di poeti, musicisti, pittori e attori contro i divieti che ancora oggi frenano la libera espressione artistica in strada. I buskers, così sono chiamati gli artisti di strada, si sono ribellati ai diversi divieti imposti dal comune di San Remo, i quali vietavano di suonare in strada senza aver conseguito il diploma di conservatorio, e il Tar (tribunale amministrativo regionale) ha appoggiato la protesta bocciando il regolamento. Ma la mia domanda è: perché scegliere consapevolmente la strada invece di un teatro? La risposta l’ho avuta da una compagnia circense ascolana, la “Compagnia Dei Folli”, la quale della propria arte di strada ha fatto un vero e proprio lavoro e oggi attraverso questa girano il mondo. La loro risposta è semplice ma incisiva: “dateci una strada, una piazza, insieme viaggeremo nel tempo, nel mito, nel sogno, questo è quello che facciamo, e se non in strada non si potrebbe fare in nessun altro posto” La vera magia è la strada stessa che spinge a superare il freddo o il caldo, il pericolo che comporta, e andare oltre ogni cosa per esibirsi solo e solamente per il piacere di farlo.
Laura Alfonsi
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#Recensione Nelle viscere della casa degli orrori. “Abbiamo rotto tua sorella, e adesso tocca a te”. L’eco indefinito di una voce maligna e oscura, che rimbomba per le stanze e i corridoi di una casa sperduta nel nulla, una casa talmente claustrofobica da sembrare, paradossalmente, ancora più grande di quanto non sia realmente, talmente strabordante di bambole e cianfrusaglie varie da rendere impossibile l’idea di potersi sentire a proprio agio al suo interno. Una casa che, nella sua apparente immobilità, pare effettivamente quasi vivere di vita propria. Ed è in questa casa che Beth (interpretata da Crystal Reed nella versione adulta e da Emilia Jones nella versione di adolescente) e Vera (interpretata da Anastasia Philips e da Taylor Hickson), insieme alla madre Pauline, si trasferiscono dopo la morte della zia Clarissa. Le due sorelle hanno caratteri diametralmente opposti: Beth pare essere piuttosto lunatica, appassionata di Lovecraft ed in generale delle storie horror, e proiettata nel suo sogno di diventare scrittrice; Vera è più concreta, sembra essere in qualche modo più disillusa, ma in realtà nutre invidia e gelosia nei confronti della sorella, che ritiene essere la preferita della madre. Quella che inizia come una qualsiasi storia famigliare, velocemente si tramuta in un incubo, nel momento in cui un uomo e una donna si introducono nella proprietà, con l’intento di uccidere le tre donne. Pauline e le figlie riescono però a difendersi egregiamente, e sopravvivono, seppur con difficoltà, all’assalto. Anni dopo, Beth si è affermata nel panorama della letteratura horror, principalmente con il suo libro autobiografico “Incident in a ghostland”, ed è amata da un nutrito numero di persone; Vera invece è rimasta nella casa delle bambole, insieme alla madre, ed è preda di un forte disturbo paranoide che, da anni, la costringe a rivivere giorno dopo giorno la notte dell’assalto dei due malviventi. Beth, che pare essersi lasciata tutto alle spalle, dovrà immergersi nuovamente nell’incubo quando riceverà un’inquietante chiamata di Vera, apparentemente in grave pericolo; tornerà nella casa dove stanno la madre e la sorella, e si renderà conto di quanto la differenza di carattere tra lei e Vera avesse inciso nelle loro vite, e nel modo in cui le due avevano reagito, negli anni, al trauma subito. Il suo mondo fatto di successo lavorativo è completamente opposto alla realtà in cui è bloccata Vera, una realtà ossessiva, soffocante, ancorata in modo morboso al passato.
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Tuttavia, dapprima lentamente, poi sempre più rapidamente, le vicende iniziano a sovrapporsi, tanto che ad un certo punto non si riesce più a distinguere la realtà dalla fantasia, ciò che realmente è accaduto dalla malattia mentale, e i mondi delle due sorelle si soffocano a vicenda, facendo ripiombare Beth nell’orrore che aveva rimosso, lo stesso in cui Vera pareva essere impazzita, lo stesso che, improvvisamente, non sembra più essere passato, non sembra più essere una fantasia malata, bensì torna ad essere reale, e nella sua crudele tangibilità avvinghia le due ragazze, senza lasciare loro alcuna via di fuga. “La casa delle bambole”, titolo originale “Incident in a ghostland”, ultimo capolavoro del regista Pascal Laugier, autore anche di Martyrs, non è il classico film su bambole indemoniate et similia, come erroneamente ci si potrebbe aspettare; l’inizio sembra banale, ma lentamente si dispiega in modo totalmente inaspettato, e con vertiginosi salti temporali lascia un senso di totale estraniamento, al punto che è impossibile distinguere cosa sia reale da cosa sia allucinazione. È un film che, con la sua morbosa attenzione ai dettagli, in particolar modo quelli più scabrosi, e con il suo sadico iperrealismo, trascina lo spettatore nella stessa prigione a metà tra il reale e l’onirico, prigione nella quale vediamo le due protagoniste martirizzate, psicologicamente e fisicamente, con zoom notevoli sugli ematomi, sulle lacrime, sul senso di impotenza espresso dai loro occhi; la mostruosità dei due malviventi, l’uomo e la donna che si sono introdotti nella casa, è lasciata nel vago, in modo da deumanizzarli non soltanto per i gesti che compiono, ma anche per la loro stessa fisicità distorta ed estremamente spiacevole. Laugier trasmette la propria stessa angoscia attraverso questo film, e lo fa magistralmente; questa stessa angoscia, di cui è impregnata ogni inquadratura, si trasmette inesorabilmente allo spettatore, tenendolo costantemente in un limbo, fino alla fine del film, una fine aperta che non fornisce tutte le risposte che si vorrebbero, bensì lascia con ancora più interrogativi, soprattutto circa il perché della violenza, il perché del male perpretato dall’uomo all’uomo, a dimostrazione del fatto che “homo homini lupus”, l’uomo è il lupo per gli altri uomini, e non c’è bisogno di presenze demoniache od altre creature di fantasia per rappresentare l’essenza del male, che, di fatto, alberga in ognuno di noi.
Noemi Ferretti
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#Statistica
Pandoro 72%
Panettone 28%
Pandoro o Panettone: ad Ascoli vince il Pandoro La piÚ grande battaglia alla quale si assiste sugli scaffali dei nostri supermercati durante il periodo natalizio è la sfida tra pandoro e panettone. Una competizione il cui esito non lascia dubbi. Pandoro batte panettone. Infatti su un campione di 200 giovani liceali intervistati, il 72% dichiara di preferire la specialità milanese. Un dato completamente controtendenza rispetto a statistiche nazionali dove il panettone si impone sul pandoro. Serena Stoppo Lucrezia Di Fabio
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#Racconto
UN PASSO AL DI LÀ DEL TEMPO
Dialogo immaginario tra Joachim Ziemssen e Hans Castorp tratto dalla “Montagna Incantata” di Thomas Mann…
“Q
uassù da noi il tempo non esiste e non c’è vita. Qui il tempo non va avanti né indietro, è per così dire, sospeso e la vita galleggia che è sempre la stessa. Non c’è vita, non c’è tempo, laddove non vi è cambiamento. Ho dimenticato tutto. Che cosa ne è rimasto della mia libertà? Il presente si è divorato tutto, e ci ha lasciati prigionieri con l’inevitabile, uomini scavalcati dalla storia, che va così veloce, che non sente niente, che affoga vite come plastiche e si dimentica di posti come questo, dove è solo la mia voce a dare vita al resto, dove la mutezza delle cose esplode e non c’è un singolo fiocco di neve che mi stupisca, un singolo mio gesto che non rifletta, la leggiadria armonia di questa Montagna Incantata. La cosa che mi scalda il cuore è che qui non ho potere su nulla, la mia voce non è diversa da quella di un usignolo, quassù ciò che guardo e che tocco non muta di un secondo, ormai ho smesso di essere un uomo, quassù ho abbracciato il mondo, e non voglio liberarmene, perché sento che senza me cadrebbe a pezzi e non voglio assistere quando voi lo farete a pezzi, io voglio restare qui col mio pezzo di mondo. Io voglio fermarmi, sono qui perché voglio essere altro, voglio guardare come la vita continua senza di me, quanto io sia un pleonasmo preoccupato, quanto sia un regalo, voglio abituarmi a questa idea, che tutto è stato e che tutto continuerà anche senza di me, ecco che si infiamma la mia ragione, i sentimenti si raggelano, e io resto qui come una mosca che vede tutto e non fa nulla. Ma che cosa dovrei fare in fondo? L’umanità è capace di tutto, non si abitua, eppure mette le radici, l’uomo invece si abitua a tutto, ma non mette mai le radici. Avviene tutto tra questi due concetti, questo lo so per certo. Come so che in questo paese è sempre tutto uguale, talmente uguale che sono diventato una sincope. Questa mia testa, che è passata tra le fondamenta del mondo, su cui in passato si è posato il sole,
ora non riesce a vedere nulla che non abbia già visto e a sentire un solo gemito, un solo grido, un solo sussurro che non abbia già sentito. E non so questo se sia giusto o sbagliato, se mi faccia del bene o del male, ma io voglio essere lontano da tutto questo, da mire, scudi e progetti inutili, io non voglio tornare. Qui non c’è speranza e questo mi salva, per tutta la mia vita il passato e il futuro sono stati la mia miseria, il presente mi basta, è un melodioso canto di morte quello che cavalca l’onda del tempo, e io voglio starne fuori, poiché non ho mai scelto di essere nato e non voglio saperne di guardare in faccia la morte, e quassù la morte non arriva, io non vedo una fine nell’incantata armonia della montagna, dove ogni cosa risponde a qualcosa, non vedo un’imperfezione in questo piccolo universo, io voglio restare qui, un passo al di là del tempo, qui dove ogni giorno è solo un momento. Gli uomini sono andati troppo oltre, l’umanità ha dimenticato. L’intelligenza non si contiene per natura, è destinata a straripare, l’uomo supererà se stesso, stabilirà un nuovo ordine, in esso non rimarrà nulla di umano, e io non voglio assistere quando gli argini del fiume si romperanno, da ogni dove l’acqua seppellirà ciò che avete creduto vero, perché io sono soltanto un uomo e di vero non ho nulla. Mi sentirei in colpa se cambiassi qualcosa, voi che vivete e non vi sentite vivi finché c’è ancora qualcosa da cambiare, guarda Hans, perché fermare tutto questo, noi chi siamo, non dirmi altro, mi confonderesti, strapperesti la bellezza, io sono qui, la Montagna rimbomba dentro me, vedi Hans, questo piccolo universo ha i miei occhi, girati e mira tutto intorno, in ogni dove, tutto questo è me, io sono tutto questo…”
to be continued... Andrea De Berardinis
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#LaFoto Il concorso fotografico della VoceOnline nasce per valorizzare i talenti nel nostro istituto. Tra le foto concorrenti, necessariamente scattate sulla base di un tema generale fornito sulla nostra pagina Instagram, è scelta la migliore mediante votazione democratica della redazione. Il premio consiste nella pubblicazione esclusiva sul nostro giornale. TEMA CONCORSO prima uscita 1/marzo 2019: IL PAESAGGIO La prima foto vincitrive è di Sofia Mancini!
TEMA CONCORSO seconda uscita 2/maggio 2019: ALBERI IN FIORE Per partecipare inviate la foto su Direct Instagram alla pagina la_voce_online entro il 05 maggio 2019. 15