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esteri la Pagina • 24 aprile 2013

Nuove proteste popolari a Nuova Delhi Dopo lo stupro di una bambina di cinque anni lasciata chiusa mezza morta in una camera chiusa a chiave, la gente accusa i politici e le forze di polizia L’India torna sotto i riflettori internazionali, ma non per i marò, che adesso aspettano, a disposizione delle autorità indiane, la costituzione del tribunale speciale che dovrà stabilire se i due dovranno essere giudicati dall’India o dall’Italia. E’ probabile che la vicenda andrà per le lunghe. Gl’indiani, agli occhi della comunità internazionale, ottenuta la vittoria del rientro dei due soldati in India secondo il rispetto degli impegni scritti assunti dall’ambasciatore Daniele Mancini, possono ritenersi soddisfatti del successo e, una volta decantato il clamore della vicenda, potranno anche pensare ad un atto che giustifichi la loro fermezza e nello stesso tempo anche le prerogative giuridiche (i trattati internazionali sulle acque) degli italiani. No, dicevamo, non si riparla dell’India per i marò, ma per un fatto di cronaca che è anche di politica interna e internazionale di quel Paese: lo stupro di una bambina di cinque anni. Tutti ricorderanno lo stupro di una studentessa di 23 anni, avvenuto nel mese di dicembre in un

autobus ad opera di un branco di giovani. Una volta stuprata e malmenata, la povera ragazza fu buttata fuori dall’autobus in corsa e morì. Quella tragica vicenda fece conoscere alla comunità internazionale il dramma degli stupri, che sono numerosissimi, quasi tutti impuniti, a tal punto che lo stupro viene percepito non come fatto normale, ma quasi. Per dare un’idea, lo stupro sta in India come uno scippo sta in qualche altra città europea o sudamericana: la polizia si limita a registrare l’avvenuto scippo o stupro e tutto

poi finisce con la registrazione, anche perché sono talmente tanti che è impossibile far fronte a tutti i casi. Nel mese di dicembre, però, avvenne un fatto importante, cioè per la prima volta migliaia e migliaia di donne e anche uomini scesero in piazza per protestare contro una piaga non più sopportabile. I politici, uomini ma anche donne, all’abitudine degli stupri c’erano talmente abituati come se fossero una prassi corrente che non hanno mai pensato di fare delle leggi adeguate alla gravità dell’atto. Quanto poi al fatto che a subire gli stupri sono in genere le donne delle classi meno abbienti, magari all’interno delle stesse famiglie ad opera dei padri o di fratelli, non fa altro che contribuire a distogliere l’attenzione dalla piaga. Insomma, stuprare in India ha lo stesso valore del fischio che una volta si faceva quando nelle cittadine e città del Meridione di tutti i Paesi attorno al Mediterraneo s’intendeva apprezzare la femminilità di una donna. Il fischio, però, rimaneva fischio, lo stupro, invece, si sa, è qualcosa di diverso. Dunque, la grande manifestazione di protesta e di sensibilizzazione sulla piaga degli stupri in

India ebbe i suoi effetti, che però sono rimasti confinati nello spazio di pochi giorni. Il Parlamento e il governo presero delle misure per dare più mezzi alla polizia di intervenire, ma in fondo da allora è cambiato pochissimo. Lo si è visto con il numero degli stupri e con il numero delle vittime uccise. L’ultimo, tragico fatto è avvenuto, sempre a Nuova Delhi, nei quartieri poveri. A stuprare una bambina di cinque anni per due giorni, lasciandola poi chiusa a chiave nella sua camera affittata nello stesso stabile dove abitavano i genitori della bambina, è stato un manovale che è fuggito credendo morta la bambina. La bambina, se riuscirà ad essere fuori pericolo, dovrà subire molte operazioni per la ricostruzione dei suoi genitali. Dalle ferite psicologiche difficilmente guarirà. Dopo quest’ennesimo stupro – negli ultimi tre mesi solo a Nuova Delhi sono scomparsi 617 bambini di cui solo pochissimi sono stati ritrovati – la gente è di nuovo scesa in piazza circondando il commissariato di polizia, urlando slogan di protesta contro la polizia corrotta, contro il premier Manmohan Singh e contro la leader del partito di maggioranza, l’italo-indiana Sonja Gandhi, che è comunque andata a visitare la bambina in ospedale. La manifestazione ha avuto meno risonanza di quelle in dicembre, perché la bambina appartiene alla classe dei poveri, ma quello che conta è l’intensità della manifestazione e soprattutto la risonanza mediatica che ha avuto. La piaga degli stupri non si risolverà facilmente, né in poco tempo, ma il tempo della rassegnazione sembra essere definitivamente trascorso. 7redazione@lapagina.ch


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