www.scriveresistere.it
Giugno 2020 ANNO 1 - N° 07
"il magazine di chi scrive con gli occhi"
La Meridiana Due Società Cooperativa Sociale Viale Cesare Battisti 86 20900, Monza (MB)
Varenna Lago di Como
BUONE VACANZE Le nuove vacanze possono diventare come una
Il 21 giugno tutto il mondo celebra da anni la Giornata Mondiale sulla SLA.
IL MONDO PER LA SLA Il Global Day della LOTTA alla Sclerosi Laterale Amiotrofica è un evento mondiale dedicato a questa grave malattia neurodegenerativa che colpisce più di 400.000 persone al mondo. Il fatto che si sia scelto il giorno del solstizio d’estate, il giorno più lungo dell’anno, quello in cui il sole tramonta più tardi, sembra proprio sottolineare l’importanza di dedicare più tempo possibile alla ricerca per sconfiggere questa malattia. E’ un dovere richiamare e concentrare l’attenzione del mondo intero sulla SLA perché tutti si sentano coinvolti in una lotta comune. L’arrivo del solstizio d’estate fa anche pensare alle vacanze, è vero, ma come ci invita brillantemente Luigi Picheca possiamo portare le vacanze vicino a noi… anche qui alla San Pietro, dove la qualità della vita della persona è al centro di tutti i nostri sforzi.
di Roberto Mauri
Paolo Marchiori Tutti abbiamo dei doni
a pagina 2
I
"caccia al tesoro-che-ci-circonda".
nostri telefonini sono pieni di foto delle nostre vacanze passate e rivedendole ci viene una voglia matta di fare le valigie e partire dalle città verso le nostre mete preferite. Ormai non possiamo più fare a meno di una o più vacanze all'anno perché farsi vedere abbronzati da colleghi ed amici spesso supera la gioia di visitare un luogo piuttosto che un altro. E poi raccontare le bellezze di posti lontani, spesso visti solo nei documentari dai più, aumenta notevolmente l'impressione di essere uno dei fortunati che si possono permettere certi viaggi da sogno, cioè una specie di dio dell'Olimpo. Però questa epidemia che ci ha investiti con tanto furore ha provocato danni economici un po' a tutti e bisognerà fare i conti con accortezza prima di decidere cosa fare e come fare. Forse molti di noi faranno vacanze brevi e a corto raggio, altri approfitteranno della disponibilità di parenti o amici per trascorrere una o più settimane nei luoghi di nascita dei genitori o dei nonni che, pur non facendo tendenza, ci faranno riscoprire la nostra provenienza e le nostre radici. Del resto non dimentichiamoci che fino
a cinquant'anni fa era un lusso poter fare un po' di ferie a casa dei parenti e lasciarsi alle spalle le città del nord Italia con il loro inquinamento e la cappa perenne che le sovrasta in cambio di un lavoro sicuro senza doversi inchinare e baciare le mani a un capo della mafia locale. Ma lo si faceva per i bambini soprattutto, e io ero uno di questi, perché anche se non c'era la sensibilità e la consapevolezza di oggi verso la pericolosità dell'inquinamento, c'era il dubbio e la sensazione che respirare l'aria di Milano e in generale della Pianura Padana non fosse proprio salutare. La prova di questo era la biancheria stesa ad asciugare che diventava di tutti i colori quando le acciaierie tingevano l'aria di giallo, arancio, rosso e bruno. Ancora oggi, tornando verso Milano dopo una gita in montagna o al mare, si vede la cappa che ricopre l'intera provincia e si nota molto di più arrivando in aereo. Comunque è pure bello andare alla scoperta dei luoghi vicino a dove abitiamo perché sovente non conosciamo le bellezze del nostro territorio, sia paesaggistiche che artistiche e occorrerebbe fare maggiore attenzione a ciò che ci circonda per non correre il rischio di restare ignoranti. Abbiamo la fortuna di vivere in un Paese
che possiede immensi tesori e li conoscono meglio gli stranieri che noi, cinesi, giapponesi e americani fanno lunghi viaggi per arricchire la loro cultura e per vedere da vicino i monumenti che rappresentano la Storia del mondo antico, le basi del mondo attuale. Ed è in realtà emozionante e suggestivo visitare questi luoghi che possiedono un che di magico, uno strano magnetismo o una spiritualità che si sente forte dentro di noi. A pochi chilometri da Milano ci sono laghi e Montagne belli da vedere e che offrono la possibilità di fare escursioni appassionanti immersi nella natura e godendo di panorami mozzafiato. Inoltre ci ricordano pagine di romanzi celebri che tutti conosciamo bene perché li abbiamo letti ai tempi della scuola o perlomeno perché sono stati ridotti in programmi televisivi molto seguiti. Non ci manca quindi certo la scelta di una vacanza indimenticabile e istruttiva, basta prendere in mano qualche libro o andare su internet e cercare le mete raggiungibili anche in giornata e accontentarsi, almeno per una volta, potrebbe essere l'inizio di un nuovo percorso formativo ed economico.
Claudio A.F. Messa
Laura Tangorra
Pippo Musso
Il viaggio continua nel pianeta sconosciuto
La vita è un viaggio avventuroso
"L'ultima" vacanza
a pagina 4
a pagina 5
di Luigi Picheca
a pagina 6
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Giugno 2020
SENTIRE
C
Benvenuto Paolo! Tutti siamo missionari
TUTTI ABBIAMO DEI DONI
e possiamo trasformare la vita in un capolavoro cominciando dalle piccole cose
iao a tutti! Chiedo scusa per il mio saluto confidenziale, ma è semplicemente un modo sincero per esprimere il bene che voglio alle persone. Anch’io ho la SLA, ho perso l'uso delle gambe e delle braccia, sono alimentato artificialmente, non posso più parlare, ho la ventilazione per la respirazione giorno e notte, ma grazie ad un comunicatore oculare, posso scrivere e mantenere tutte le mie relazioni. Cerco di presentarmi. Prima della malattia ero un cattolico ma non praticante, anzi ero un po' critico con la chiesa e i sacerdoti, però ammiravo i missionari perché fanno sempre qualcosa di concreto, e inoltre sottovalutavo il valore della preghiera. Con la malattia mi sono avvicinato alla chiesa, però prima, per trovare una possibile cura, sono andato dappertutto, persino in Cina, ma non è servito a niente. Devo dire che i primi tre anni di malattia li ho vissuti nella disperazione, a tal punto che ho pensato anche al suicidio, e purtroppo ho dovuto affrontare anche un grosso problema personale, ho proprio toccato il fondo.
È in questo terribile momento che mi fu offerta l'occasione di andare a Lourdes.
Questo Pellegrinaggio che feci con il CVS (Centro Volontari della Sofferenza) trasformò la mia vita. Tornai a casa con una grande pace interiore, incredulo del mio stato d'animo, mi resi conto che avevo ricevuto il dono della Fede.
La Fede è amore: ti apre la mente, ti procura tante risposte, ti insegna a vivere dell'essenziale, per essere felice e sereno anche nella sofferenza, ma soprattutto ti dà la speranza che ti serve nei momenti più difficili. Probabilmente alcuni di voi, si chiederanno, ma cosa c'entra tutto questo, con l’essere missionari? Eh si che c'entra, e come c'entra!
Se non sai amare, non puoi essere un missionario. A Lourdes mi sono messo
a nudo, ho svuotato il mio sacco di tutti i miei errori, ho aperto il mio cuore e grazie alla Madonna – Lui me l'ha riempito del Suo Amore. Un amore impossibile da tenere tutto per me, per cui ho iniziato a donarlo a chi ne avesse bisogno. Sinceramente ho fatto tutto con spontaneità e mi sono ritrovato in tre associazioni diverse, di cui una dedicata alla mia malattia -che a Brescia non c'erae di cui sono il Presidente da 12 anni, con tanti progetti realizzati.
Finalmente anche Brescia poteva avere il suo punto di riferimento,
dove dare tutte le informazioni utili e necessarie, ma senza mai trascurare la
Preghiera a Gesù medico Cristo è tutto per noi Se vuoi curare le tue ferite Egli è il Medico. Se bruci per la febbre, Egli è la sorgente Se sei carico di iniquità Egli è la giustificazione. Se hai bisogno di aiuto Egli è la forza. Se temi la morte Egli è la vita. Se desideri il cielo Egli è la via Se fuggi le tenebre, Egli è la luce Se cerchi il nutrimento Egli è l’alimento. A questa supplica di Sant’Ambrogio segue una preghiera liturgica della Chiesa del X secolo.
Cristo, celeste medicina del Padre vero medico della salvezza dell’uomo ascolta la fede orante del tuo popolo e dei miei amici e dispiega la tua grazia salutare. Ti supplichiamo per tutti coloro che sono infermi, per quanti sono sconvolti dalla forza del male perché Tu li liberi dal morbo da cui sono colpiti. Sana l’anima e le malattie del corpo, cura le ferite attua la tua guarigione in nostro favore perché la sofferenza non affligga i nostri esseri senza che sappiamo ricavarne frutto. Con supplica fiduciosa Signore nostro Dio ti chiediamo di assistere ora e sempre gli infermi perché sperimentino la forza della Tua guarigione. Ogni situazione di morte si ritragga, ogni assalto cruciale si ritragga, il vigore della salute desiderata animi le membra di chi soffre.
Spazio spirituale a cura di Padre Piero Ottolini e Don Luca Parolari
mia Fede, cioè, l'importanza della spiritualità. Sono stato anche per cinque anni responsabile diocesano del CVS di Brescia. Ho lasciato la carica da un anno, perché obbiettivamente nelle mie condizioni non potevo più essere presente, quindi mi è sembrato giusto dare spazio ad altri, benché mi avessero chiesto di restare. Ero un semplice artigiano edile senza nessun titolo di studio, eppure sono stato relatore in tanti convegni, ho fatto testimonianze in ogni luogo, anche in Vaticano, tv, giornali. Non voglio dire tutto quello che ho fatto per sentirmi dire bravo (non me ne frega niente) ma per dire che tutti abbiamo dei doni
e dobbiamo usarli nel quotidiano, perché la vera missione è la vita. Amare la vita sempre anche nella sofferenza, il Signore ci chiede di fare,
solo quello che possiamo fare, non ci chiede di più. Non possiamo dire di essere dei veri cristiani se non siamo missionari. Non è abbastanza dire “Non faccio del male a nessuno, perciò con la coscienza sono a posto” troppo comodo parlare in questo modo, oppure dire “Ormai, cosa posso fare, che mi manca una gamba!”. Non importa, perché se abbiamo la Fede, lei ci impone di non sederci, di provarci sempre:
hai perso la gamba? usa l'altra! ti mancano entrambe? usa le braccia! non hai nemmeno quelle? usa le parole! non puoi parlare? usa lo sguardo! sei cieco? prega in silenzio.
Niente è facile, ma con il Signore tutto e possibile, quindi tutti siamo Missionari, non ci possono essere delle scuse, perché se lo posso fare io, che ogni giorno sono sulla poltrona, immobile, e muovo solamente gli occhi, credo che ognuno lo possa fare. Quando si pensa al significato di Missionario, il più delle volte si pensa ad una persona che va in Africa, oppure in sud America, o in Paesi poveri, ma non è solo questo. La quotidianità può diventare una
Poi con calma a casa, scrissi la mia prima testimonianza e successe che chi la leggeva ne voleva una copia, perciò pensai, “... anch'io posso essere utile, posso fare del bene". Avevo scoperto qualcosa di me che non conoscevo, ecco perché dico che
tutti abbiamo dei doni, possiamo trasformare la nostra vita in un capolavoro, partendo dalle piccole cose.
La mia quotidianità è abbastanza piena: oltre all'impegno fisso con le associazioni, sono in contatto con tante persone che hanno bisogno di essere ascoltate e parecchie mi scrivono dicendo: "Quando il mio morale è un po' giù, leggo le tue riflessioni e subito il mio stato d'animo cambia e mi sento meglio ". Ho anche persone che vengono a casa mia e mi dicono che quando sono con me hanno un senso di pace e ritornano a casa più carichi e sereni. Non voglio essere frainteso, non sono un maestro, né un professore, né un Santo,
ma sono un uomo con tanti limiti e fragilità, sempre in cammino per aumentare la Fede.
Vi ho accennato ai messaggi che le persone mi inviano, perché dire che tutti siamo Missionari, ma per esserlo veramente non bisogna solo fare del bene, ma trasmettere anche la nostra Fede,
la nostra gioia e la voglia di amare.
Non si conquistano, le persone con le parole, ma con il cuore, con sguardo e occhi che esprimono luce e serenità, lo spirito dell'essere cristiano. Se riesco a fare qualcosa non è certo merito mio, ma del Signore e della Madonna. Nelle sue mani ho messo la mia vita, a Lei mi sono affidato completamente e mi aiuta e mi guida per trasmettere il suo amore a tutti, per vivere questa meravigliosa
avventura che è la vita.
Grazie per avermi ascoltato. Un abbraccio
Paolo Marchiori
NB un grazie a mia sorella e a suo marito perché un disabile può fare se ha una buona assistenza!
missione fatta nel luogo dove abitiamo, una possibilità alla portata di tutti: donare qualcosa di noi stessi a chi ha bisogno, come per esempio una telefonata, un sorriso, una visita, un abbraccio, anche un semplice ascolto.
Nel mio caso la malattia non è stata del tutto una disgrazia, mi ha permesso di incontrare Gesù, ho ricevuto il dono della Fede che ha dato un senso alla mia vita, soprattutto nella sofferenza a causa della malattia. Non ho pensato a quello che avevo perso ma a quello che ancora potevo fare e l'ho capito dopo il mio primo pellegrinaggio. A Lourdes mi era stato chiesto di fare una testimonianza ma non ne ero ancora capace, l'emozione mi avrebbe tradito.
https://youtu.be/rnwypfDKOSI Testimonianza in occasione del convegno di Terni dedicato a Giunio Tinarelli un servo di Dio. Tema: trasformare la sofferenza in amore.
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Giugno 2020
SAPERE
Il bello di lottare insieme.
Attorno alla SLA c'è molto SLANCIO
L
Giornata mondiale della SLA una malattia degenerativa del sistema nervoso centrale che colpisce 400.000 persone nel mondo. Per l’occasione, in Italia è stato ultimato il Registro Nazionale SLA con circa 6000 casi.
La SLA è una malattia degenerativa come lo sono la malattia di Parkinson e la demenza di Alzheimer. SIGNIFICATO
L’acronimo SLA significa sclerosi cioè indurimento-fibrosi. La parte bianca del nostro occhi è dura rispetto agli altri componenti dell’occhio ed è stata chiamata appunto sclera. Arteriosclerosi è l’ indurimento delle arterie. Questa sclerosi-fibrosi è situata nella parte laterale del midollo spinale e queste alterazioni producono amiotrofia, cioè atrofia del muscolo ( muos in greco significa muscolo per cui miopatia, mialgia, miosite). Queste alterazioni sono la conseguenza della degenerazione di un tipo particolare di cellula nervosa detta motoneurone, che dal cervello e dal midollo spinale porta l’impulso al muscolo. Ecco perché la SLA è anche detta malattia del motoneurone.
L’amore è più forte dei virus
CIAO gioia bella! di Pippo Musso
21 Giugno 2020 Global day SLA
LA STORIA DEL NOME inizia
con il famoso medico francese Charcot che nel 1874 la chiamò, dopo studi anatomici, SLA e l’inglese Brain nel 1933 coniò il termine di malattia del motoneurone. Ma ci sono eponimi, per esempio negli Stati Uniti viene chiamata malattia di Lou Gehrig da un famoso giocatore di baseball, mentre in Italia, tristemente, malattia dei calciatori perché molti di loro si sono ammalati e sono morti per SLA; i più famosi Gianluca Signorini, Stefano Borgonovo, Pietro Anastasi. Non si conosce la causa e per questo non esiste una cura definitiva ma cure che ne rallentano il decorso; tuttavia le ricerche scientifiche sono molteplici. Vorrei ora dire qualcosa sulle risorse territoriali per la cura della SLA e vorrei ringraziare tutte le persone e le associazioni che hanno collaborato con noi alla S. Pietro.
RINGRAZIAMO
quindi le strutture di diagnosi e cura Ospedaliere e al S. Gerardo il Prof. Lucio Tremolizzo e Laura Marzorati, mia compagna di studi in neurologia, che gestiscono l’ambulatorio delle malattie neuromuscolari per la parte Neurologica e Grazia Messinesi che si occupa della parte Pneumologica. Il servizio di Pneumologia dell’INRCA di Casatenovo diretta da Daniele Colombo con tutti i suoi collaboratori ed Alessia Fumagalli che si occupa dello studio dei problemi legati alla deglutizione. A Casatenovo hanno fondato, da anni, l’associazione GASLA, gruppo amici della SLA, ed hanno un sito facebook molto
Sono ormai passati quasi cinquant’anni dalla prima volta che ci siamo conosciuti, ricordi? Eravamo poco più che ragazzini quando ci siamo incontrati, tu eri bella come un bocciolo di rosa e io davanti a te mi sentivo come uno spinoso carciofo. È stato proprio amore a prima vista, un colpo di fulmine, che ci ha fatto innamorare! Col tempo questo amore ha fatto nascere e fiorire altri boccioli e da questi ne sono spuntati altri ancora:
PAUSA DI RIFLESSIONE
attivo. Il centro NEMO a Niguarda preziosissimo per la sua completezza di cura e le tante figure professionali. L’Istituto Scientifico di Veruno, Novara, con la grande esperienza di Gabriele Mora. E poi l’Associazione “Corri con Giovanni” di Paina, in ricordo di Giovanni Longoni, capitanata da Gilberto che organizza una corsa non competitiva molto famosa qui in Brianza; raccolgono fondi per la ricerca e finanziano un premio per le tesi di laurea o specialità con argomento la SLA. AISLA associazione italiana SLA presente dal 1986 e con sede a Milano ARISLA associazione ricerca della SLA, per un mondo senza SLA, presieduta da Mario Melazzini. Un grazie alla Regione Lombardia che con atteggiamento lungimirante già da anni consente ai malati di SLA il ricovero lungodegenziale a totale carico del Sistema Sanitario Nazionale. E per le struttura residenziali dedicate agli ammalati ricordo Villa dei cedri a Merate diretta da Andrea Millul e la nostra RSD S. Pietro a Monza con il sottoscritto come responsabile e con il valido aiuto di Alessandro Sironi. La nostra struttura nasce per soddisfare le esigenze dei malati di SLA e di malati in stato vegetativo ed è stata costruita nel 2014 con il progetto di raccolta fondi SLANCIO. In sede di progetto si è data importanza agli spazi , ai colori, alle luci alle possibilità domotica. Nonostante la gravissima disabilità le persone ricoverate in S.Pietro affette da SLA sono persone serene. Luigi, Pippo, Claudio, Tarcisio, Gisa, Anna, Maria,
meravigliosi piccoli boccioli in fiore. La vita è stata generosa con noi e le sono grato, anche se ora questo coronavirus ci impedisce di godere insieme di quello che abbiamo costruito e ci allontana uno dall’altra! Una visita improvvisa che nessuno si aspettava di ricevere, come un vento forte e rabbioso che ci separa dagli affetti e stacca prematuramente tanti fiori, se ne è già portati via tanti e chissà quanti ancora se ne vorrà portare! Mamma mia!-
Gianni; io li chiamo i miei maestri immobili. Lavorano a questa rivista mensile – Scriveresistereredigendo articoli scritti con gli occhi, coinvolgendo esperti e malati di SLA al domicilio.
Credo di aver finito, se ho dimenticato qualcuno spero non me ne vorrà. Avete quindi una preziosa mappa del territorio per curare e prendersi cura della persona affetta da SLA e se vorrete fare donazioni avete valide indicazioni . Grazie anche a voi che avete avuto la pazienza di leggere.
di Andrea Magnoni direttore sanitario RSD San Pietro
ci diciamo, mentre impotenti alla sua ira non possiamo reagire. Ma dobbiamo pensare che – come diceva qualcuno -
“la notte più lunga eterna non è”! Verrà il momento in cui questo vento si placherà ed ecco che ci ritroveremo di nuovo insieme e anche le nostre piantine, senza più paura e protette dal sole, ricominceranno tutte insieme a fiorire...
pr
Quando viene la tempesta si teme subito che si possano perdere gli affetti più cari, poi ci si mette al riparo e si spera che tutto torni come prima. Quando il peggio è passato, si scopre che qualcosa è cambiato: ci si ritrova più forti e arricchiti dall’esperienza vissuta.
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Giugno 2020
Abbandonarsi alla fantasia è sfruttare le infinite potenzialità della mente per scoprire dentro di noi mondi sconosciuti da esplorare, sconfinando dai propri limiti.
Il viaggio continua...
NEL PIANETA SCONOSCIUTO
di Claudio A.F. Messa
LE AVVENTURE SPAZIALI
I
mprovvisamente vari vulcani sulla Terra iniziarono a eruttare intensamente. Il primo era il Vesuvio, con una eruzione di pomice che avanzava a 800 Km all’ora, questo non succedeva dal 79 A.C. quando distrusse Pompei ed Ercolano. Nello stesso tempo eruzioni successero in tutto il mondo: negli USA il Monte Sant’Elena, la caldera di Yellowstone e il vulcano Kilauea dell’arcipelago delle Hawaii hanno devastato il suolo Americano, uccidendo circa 460.000 persone. Lo stesso succedeva sull’oceano Pacifico in Giappone, in Tailandia, mentre sull’Atlantico soltanto sull’isola Islanda. Queste immense eruzioni si sono estese nella stratosfera con milioni di chili di finissima pomice, che hanno bloccato tutti i voli sull’intero pianeta. Oltre a questo, uno strano fenomeno ha abbassato le temperature di 10 gradi centigradi. Questo è già successo nella storia del pianeta, subito prima dell’ultima era glaciale, successa 20.000 anni fa. Per evitate ancora questa devastante esperienza, i militari di tutti i Paesi, hanno sparso sostanze chimiche nei cieli, usando pericolosamente aerei ad elica C17. Questa tecnica è stata usata negli anni 60, durante la guerra del Vietnam e sviluppata poi in tutti i Paesi nei successivi
di Claudio
89 anni. Questo ha provocato piogge torrenziali per quasi due mesi, che hanno diminuito dell’80% la devastante pomice, scongiurando una nuova era glaciale. Come se tutto questo non bastasse, le maree in tutto il mondo sono aumenta-te: la peggiore è stata in Inghilterra con un aumento del livello dell’acqua di 12 metri. Questo pericoloso fenomeno, è stato provocato dall’aumento dell’inclinazione dell’asse terreste di solo 0,505 gradi. Le altre città non se la passavano molto bene, Venezia e New York sono state evacuate e le Maldive e la Polinesia sono finite sotto il mare per sempre. Per assicurarsi cosa fosse questo strano pianeta, partì uno Space Shuttle, di nuova generazione chiamato C 27A/AIR che può arrivare alla velocità della luce da Wa-shington. Questo nuovo Space Shuttle ha il compito di afferrare il telescopio Hubble - che era vicino al pianeta Giove - e portarlo il più velocemente possibile verso Plu-tone, per osservare lo sconosciuto pianeta. Purtroppo, prima di arrivare a destinazione lo Space Shuttle, intercettò una na-ve spaziale Aliene e lo Shuttle e il telescopio Hubble vennero distrutti. Dalle telecamere dello Shuttle sulla terra videro tutto e ovviamente l’allerta ar-rivò al massimo tutti gli eserciti del mondo si misero in azione. La Nasa, acquisì le ultime immagini del
pianeta dal telescopio Hubble che era agganciato sotto lo Space Shuttle. Era il pianeta Nibiru, che ogni 22.000 anni entra nel nostro sistema solare. Pochi scienziati e il presidente americano erano a conoscenza dell’esistenza di questo pianeta. La profezia del vecchio popolo dei Maia era a conoscenza del pianeta Nibiru, e la nostra intuizione era sbagliata perchè diceva che la fine della Terra era nell’anno 2012. Un altro Space Shuttle partiva per la Luna, portando un’arma spaziale per l‘ultima difesa contro le invasioni extraterrestri. Improvvisamente un’enorme nave spaziale proveniente del pianeta Nibiru at-terrò vicino alla Casa Bianca, distruggendo parecchi palazzi vicino all’obelisco che si vede in tutti i film di Washington D.C.. Si fermò a circa 2 metri dal suolo, si abbassò una rampa e uscirono due persone, una donna e un uomo. Erano simili a noi, ma erano molti alti, quasi 2,20 metri, avevano dei muscoli perfetti e enormi, e si avvicinarono alla dimora presidenziale, indifferenti di tutti armati. Una volta vicino alla recinzione, l’uomo agitò il braccio lateralmente e distrusse la recinzione stupendo tutti, perché controllava i metalli. Vicino all’ingresso della Casa Bianca,
la donna fece lo stesso gesto dell’uomo che distrusse la recinzione e parti una palla di fuoco che distrusse l’ingresso, lei controllava il devastante fuoco. Le guardie personali del presidente puntarono le pistole e i fucili verso i due extraterrestri, e l’uomo con un veloce gesto della mano strappo tutte le armi e le spinse sul soffitto. Tutti rimasero stupefatti. L’uomo chiese di aprire la porta della stanza ovale perché doveva parlare con il presidente e le guardie aprirono subito prima che distruggesse qualcos’altro. I due giganti per entrare si dovevano quasi inginocchiare e si trovarono davanti il presidente, il vice presidente e il colonnello delle forze armate degli U.S.A. Il presidente chiese se avessero scopi ostili e la donna disse che volevano solo parla-re, perciò li fecero sedere sul divano. L’uomo disse che erano venuti per proclamare il loro diritto ad essere il primo uomo comparso sul pianeta, nella sua lingua si chiama BARSU e nostra lingua è MARTE. Il colonnello incredulo dice: ”scusatemi l’uomo è sicuramente nato sulla TERRA e lo dimostra la teoria dell’evoluzione di Darwin”. La donna dichiarò: ”voi siete stati creati da noi, siete dei CLONI e siete stati creati esclusivamente per servirci, praticamente siete degli schiavi. ... (continua)
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Giugno 2020
Il bello di osare. "Ciò che non abbiamo osato, abbiamo certamente perduto"
(Oscar Wilde)
LA VITA
PAUSA DI RIFLESSIONE
EMOZIONI FUORI CAMPO Tifoso una volta tifoso per sempre
C
osa c'è di più vitale e di più coinvolgente dello Sport? Se lo si chiede a un tifoso qualsiasi forse non sarà pronto a dare una risposta immediata ma dopo qualche secondo vi dirà che si provano grandi emozioni nel seguire un evento sportivo, specialmente se lo si è praticato, non importa a quale livello. La fede è fede, anche se non si parla di religione, e spesso non si ricorda nemmeno come e quando è cominciata. Forse è colpa delle figurine di cui si è innamorato da bambino, o forse perché il papà era un tifoso di quella stessa squadra. Oppure il contrario? In fondo non importa quando ci si è innamorati, l'importante è essersi innamorati! Non è una cosa razionale. E bisogna diffidare di chi cambia casacca, come certi politici pronti a saltare sul carro del vincitore o del favorito. Lo sport, comunque lo si guardi, è pura adrenalina, la si sente scorrere nelle vene e ci dà assuefazione come una droga, ma pulita. Se poi ci si reca a seguire l'evento sul posto, stadio o bordo pista che sia, la partecipazione diventa totale e il pubblico diventa protagonista con i suoi eccessi e con le sue formidabili scenografie che a volte valgono i soldi del biglietto. Capita anche di tornare delusi verso casa e di essere sbeffeggiati dai tifosi rivali, ma fa parte del gioco e poi nella vita bisogna saper perdere. E lo sanno bene gli interisti! Ci sono anche spettacoli a cui si è avuta la fortuna di partecipare che rimangono nella mente per tutta la vita, come la famosa partita Italia - Brasile dei Mondiali di calcio '82. Io c'ero con degli amici e colleghi di lavoro. Un viaggio di circa 10 ore di notte, arrivati a Barcellona stanchi e intorpiditi per la scomoda posizione in auto, gli spagnoli ci hanno dato dei matti perché secondo loro avevamo fatto un viaggio inutile e il Brasile avrebbe vinto facilmente. Dopo la partita però è stato un trionfo e tutti gli spagnoli e i turisti che incontravamo ci davano pacche sulle spalle e volevano fare delle foto con noi perché ci davano già per Campioni del Mondo. È stata una notte fantastica e l'euforia dominava ovunque andassimo. Abbiamo anche cercato i biglietti per la finale a Madrid ma ormai erano introvabili per noi italiani o esageratamente cari per dei ragazzi come noi. Quelle foto le conservo gelosamente come fossero delle reliquie, in un album e soprattutto nella mia memoria, mi dispiace
di Luigi Picheca solo di non essere andato a Madrid a vedere la partita di finale e magari gongolare sulle gradinate come il nostro indimenticabile Presidente Pertini. La potenza dello Sport non conosce limiti di età e di ceto sociale, purtroppo conosce bene la stupidità umana che si manifesta con la violenza e il razzismo. Una macchia culturale difficile da estirpare in certe frange di nostalgici fuori dal mondo e dal tempo. Delle lodi invece le meritano quegli sportivi che si dedicano agli sport cosiddetti minori che con tanta fatica, sudore e perseveranza ottengono visibilità e fama solo se vincono le medaglie d'oro alle Olimpiadi o ai Mondiali. Atleti con la A maiuscola che sopravvivono con pochi mezzi, briciole rispetto ai nababbi del calcio, dell'automobilismo, del motociclismo, del tennis e dello sci che godono di una maggiore diffusione di massa e quindi di soldi.
È UN VIAGGIO
AVVENTUROSO
giorno dopo giorno, minuto dopo minuto
N
el giro degli ultimi vent'anni, la tecnologia ha trasformato il nostro modo di vivere. Ci permette di sapere cosa accade in ogni angolo del mondo nel giro di tre secondi. Ci permette di comunicare con chiunque, di vederci, di condividere esperienze, tutto in brevissimo tempo. Non è più necessario essere vicini fisicamente per guardarsi negli occhi. Per noi immobili, tutto questo è vita. In questo periodo di isolamento sociale, molti hanno dovuto adattarsi a quella che per noi è la normalità, e non è stato facile per tutti. Noi siamo abituati a vivere il mondo di riflesso, di viverlo attraverso gli altri, e per noi vivere significa riflettere su ciò che accade. Noi viaggiamo sulla scia delle altre navi. Eppure, inconsapevolmente, ognuno di noi non fa che continuare a viaggiare, giorno dopo giorno, minuto dopo minuto.
La sla mi ha insegnato a volare di Elisabetta Rocca
#incucinaconrokx
E non si tratta di un viaggio virtuale davanti a uno schermo. Perché, come ho scritto nel libro sul mio divano blu, Tutta la nostra vita in fondo, è come un viaggio. Un viaggio avventuroso che ha una meta sconosciuta, e che potrà durare a lungo, se si avrà il privilegio di diventare vecchi. Qualcuno viaggerà in prima classe, altri su carri bestiame, ma tutti noi faremo degli incontri. Persone illuminanti, ma anche no. Incroceremo lungo il cammino chi ci farà perdere la strada, e chi invece ce ne farà scoprire una migliore. Ognuno di noi lascerà orme sui sentieri che percorrerà, e foto ricordo nel cuore di chi ci avrà accompagnato. Sarà questo ricordo a renderci immortali.
di Laura Tangorra scrittrice
Sono stata sempre una buongustaia e amato i momenti conviviali, non sono stata mai una mangiona. Con la Peg ho passato i primi giorni ad avere le allucinazioni, a occhi aperti o chiusi vedevo un bel piatto di penne rigate condite con pomodoro, tonno, olive nere e origano. Era un piatto che spesso preparava mia mamma quando tornavo da scuola. Com'è bizzarra la mente...chissà perché proprio quel piatto? Un giorno stavo malissimo, quel giorno mi sono ribellata. Mi sono detta con forza, non mangerò più ma nessuno mi impedisce di uscire a cena o pranzo, godere della presenza delle persone a me più care e sentire il gusto delle pietanze intingendo una forchetta e dopo mettendola in bocca. Ho avuto sempre una passione per la cucina, mi piaceva cucinare e creare piatti ascoltando musica e sorseggiando un calice di vino (rigorosamente rosso, il mio preferito). Dopo un anno di Peg con la mente che corre come una Ferrari, il desiderio del gusto e la voglia di creare piatti sempre presenti, ho avuto un'idea. Indovinate cos'è? Ho creato un canale youtube con il mio nome, Elisabetta Rocca, dove con mia sorella che mi presta mani e voce, creiamo piatti e insegniamo a cucinare. Il nostro motto è
#incucinaconrokx.
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Giugno 2020
MEMORIE
Noi siamo i nostri ricordi.
Cerchiamo di rimanere "connessi" a tutto ciò che appartiene al nostro vissuto.
L’ultima VACANZA
di Pippo Musso
È
Figure ed episodi nell’archivio delle mie vacanze di un tempo
tempo di vacanze e la mia mente corre a ricercare storie nella memoria. Premetto che quando da ragazzino facevo il lavamacchine avevo un po’ la faccia tosta perché per intenerire il cliente e avere la mancia gli dicevo sempre che se la sua macchina era ben lavata era tutto merito del mio olio di gomito. Ero più astuto di una volpe perché riuscivo sempre a “sfilargli” qualcosa! E mentre i clienti aspettavano che la macchina fosse pronta io cominciavo a lavarla a partire dal sedile posteriore dove immaginavo potesse essersi infilata qualche monetine scivolata dalle tasche dei passeggeri nella fessura tra il sedile e lo schienale. Dai oggi e dai domani, un po’ alla volta vedevo crescere sempre le mie piccole entrate di lavoro, tutti quei bei soldini in mano, quasi equivalenti alla paghetta settimanale che mi dava il principale. Tutto sommato non mi è dispiaciuto poi più di tanto non essere andato in villeggiatura. Mi dispiaceva invece tanto non poter andare a trovare la mia cara e dolce nonna Rosa: sono cresciuto vicino a casa sua e per lei ero come un figlio. Con la scusa di andarla a trovare per tenerle compagnia mia madre spesso mi lasciava a dormire da lei e siccome era sola per molti anni mi ha tenuto sveglio per chiacchierare un po’ e per raccontarmi mille volte le favole di cappuccetto rosso o di pinocchio che già conoscevo a memoria, ma facevo finta di non conoscere per farla contenta. Per la mia cara nonnina io ero di grande compagnia, non per niente mi chiamava Peppuccio: ero il suo nipotino preferito e mi metteva a dormire al posto di nonno Giovanni, che purtroppo non è più tornato dalla guerra. “Povero nonno” mi dicevo guardando la sua foto appesa al muro e mi sembrava quasi che ci ascoltasse e vegliasse come un Angelo. Mi ricordo l’anno prima di fare il lavamacchine, quando ho passato le vacanze dai miei parenti a Palermo. Le ho passate nel mio bel paese, e quando dico bel paese non mi riferisco al “formaggio bel paese” ma proprio al bel paese dove sono nato, dove senti ancora il profumo del pesce fresco, del mare, della tua terra natale, dei fiori e persino la puzza del letame dei cavalli, che scarrozzano tutto il giorno di qua e di là per la città con i turisti in carrozzella, armati di rudimentali macchine fotografiche con cui catturare immagini-souvenir. Mi ricordo l’anno in cui sono partito dalla stazione centrale di Milano in pieno agosto quando ancora non esistevano le cosiddette ferie scaglionate. Ricordo la grande sfacchinata solo per riuscire a
salire sul treno e prendere il mio posto prenotato perché sembrava un vero e proprio assalto, in cui la gente per non fare la fila entrava dai finestrini! Cosi, come se fossimo andati sulla luna, con quattro ore di ritardo si realizzò il sogno di arrivare al mio paese, dove ci vennero a prendere i nostri parenti per portarci a casa di nonna Rosa, casa di solo un locale per cui qualcuno di noi dormiva a letto, qualcun altro per terra, uno sopra o dentro l’armadio, ma, bene o male, ci sistemavamo sempre. Per lasciarci la casa, nonna si doveva trasferire momentaneamente da sua figlia Yole, che abitava con la famiglia in una grande casa con una grande terrazza, a un centinaio di metri da quella di sua madre Rosa.
Mia zia Yole è la più giovane delle sorelle,
bella da far girare la testa somigliava a Sofia Loren, è stata molto corteggiata fin da signorina finché ha sposato mio zio Benito, che subito tenne tutti molto molto lontani da lei! La strada dove abitavano i miei parenti era una vecchia strada sterrata che, essendo anche chiusa, faceva di quel gruppetto di case un paesino da favola, perché non c’erano macchine a disturbare la quiete. Soltanto la mattina presto passavano i venditori ambulanti a bordo dei loro tricicli a motore gridavano la loro mercanzia con un megafono di cartone fatto in casa. E così svegliavano le massaie che scendevano in strada in pigiama a comprare tutta quella bella roba fresca come il pane, evitando di andare nei negozi! Era bello vedere tutte quelle “gallinelle”, ma che dico, tutte quelle donne affannate a comprare, vestite un po’ alla buona magari ancora in pantofole! Per noi ragazzini, il pomeriggio era il momento più bello della giornata perché passava il carrozzino dei gelati o delle caramelle che riuscivamo a farci comprare facendo un po’ di capricci. A volte cedeva mia madre, altre volte mia nonna, ma soprattutto la mamma di nonna, la mia bisnonna! Aveva centodue anni e si faceva ogni giorno due chilometri a piedi sostenuta dal suo inseparabile bastoncino per andare a trovare sua figlia, cioè mia nonna Rosa. Per comprare il grosso caramellone chiamato bombom ci volevano cinque lire e ricordo quando me le dava, mentre con mani tremanti sbrogliava il suo fazzolettino bianco che conteneva una manciata di monetine che a me sembravano milioni. In fondo a quella stradina, c’era un piccolo e vecchio cascinale dove si vendeva a buon prezzo (sotto banco) un po’ di tutto, polli, galline, conigli e tanto altro. I padroni del cascinale avevano un
piccolo ma simpatico mulo di nome Scicciu u fumaturi e voi vi domanderete
perché gli avevano dato un nome simile e io ve lo racconto. Un tempo, il suo padrone era un gran fumatore di sigari e
così un giorno mentre stava imbragando Scicciu al suo carrettino ripieno di buone mercanzie , infastidito per tutto quel fumo sul muso, cominciò a ragliare, si impuntò testardo e non voleva più camminare.
“Amuninni Scicciu, beddu du me cori, ca si stà facennu tardu, pi ghiri a travagghiari...!” Sembrava che Sciccio capisse quello che il suo padrone gli diceva e per dispetto faceva il mulo puntando le zampe davanti…
“Allura Scicciu mi vo fari veramenti arrabbiari !”
Ma niente da fare, peggio di prima fermo continuava a ragliare ..
“Ma chi minchia ciavi stamattina ca non voli camminari” diceva il padrone mentre provava con le buone a dargli da mangiare e da bere ma niente da fare non voleva camminare ...
“Oh Scicciu , ma chi tai a dari pi farti camminari, ti detti da viviri e da manciari, ma tu fascennu u mulu ancora ‘n voi camminari... ma chi tai a dari pi fariti camminari? Voi forse a carota ‘nto culu pi fariti camminari... voi ‘n bicchiere vinu, tò bivi bivi ca ti fa bene ... mancu stù vinu vuoi... ma che tai a dari pi fariti camminari... rimmi rimmi chi minchia tè PAUSA DI RIFLESSIONE
Un amico indimenticabile, il piccolo simpatico mulo di nome Scicciu u fumaturi.
dari , tò voi fumari u sicarru ? E allura fumati tò stu sicarru!” E così ha messo davvero il grosso sigaro in bocca al mulo e il povero Scicciuzzo contento come una pasqua riprese a camminare. Incredulo, il padrone chiamò la moglie che vedendo il suo Sciccio col sigaro in bocca ridendo escalmò
“Ma chiffà, chiffà, puru a Scicciuzzu ci insignasti a fumari!” Fu cosi che un sigaro oggi e un sigaro domani Scicciuzzu diventò più famoso delle star, il simbolo del paese!
pr
Se chiudiamo gli occhi possiamo vedere tante immagini archiviate nella nostra mente e riprovare belle emozioni legate a ciascuna di esse. Tutto ciò che ritroviamo ci fa sentire ricchi e in compagnia di affetti indelebili.
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Giugno 2020
SCRIVERE
"Esperienza e letteratura si fondono per dare un unico messaggio." Ricerca a cura di Mimì Asnaghi.
DICONO DI ME Un racconto di vita vissuta
F
di Andrea Valente scrittore italiano contemporaneo
di Claudio A.F. Messa
ABIOLA dice:
Claudio è nato a Milano il 3 giugno 1968. Si è sempre considerato uno spirito libero che non accettava nessuna imposizione o forzatura. Amante della natura e della montagna, fin dalla giovane età si dilettava nella pesca a mosca, imparata da autodidatta sul fiume Oglio in Val Camonica dove risiedeva. Iniziò le scuole superiori a Darfo Boario Terme e le completò a Milano. Finiti gli studi per diventare geometra, si indirizzò lavorativamente nella cantieristica, specializzandosi nelle finiture interne dei Centri Commerciali, ottenendo molti apprezzamenti in tutta Italia. Nell’ottobre del 2004 gli fu diagnostica la SLA. Vedendo i suoi repentini peggioramenti, un medico si azzardò a dire che avrebbe avuto diciotto mesi di vita. Ma la caparbietà e la vicinanza delle persone che lo amano, gli hanno dato una grandissima voglia di vivere, di lottare per guarire o accettare ciò che la vita gli destina. Attualmente Claudio è tetraplegico, si nutre tramite la PEG, non parla ma comunica con un puntatore oculare e tramite quest’ultimo utilizza un PC.
JVAN dice: Ho conosciuto Claudio tra i banchi di scuola... è stato mio compagno al Carlo Cattaneo di Milano; più grande di me, uno venuto dal Bresciano o giù di lì. Claudio..? Un tipaccio mica da ridere, uno con la testa dura e tutto muscoli; a scuola era uno che riusciva a salire sulla pertica con le sole braccia e con le gambe in avanti, a squadra... roba da pochi. Era uno che la sapeva lunga e non aveva paura di niente e di nessuno ma che aveva rispetto anche per chi, sulla pertica, faceva fatica ad arrivare in cima... Una persona buona ed estremamente caparbia, cocciuta al punto giusto. Dopo la maturità l’ho rincontrato papà, un caro papà, forte e dolce con la sua piccolina. Poi le nostre vite si sono separate per molti anni... Fortunatamente, da qualche tempo, ci siamo rincontrati e ora, ogni volta che lo vado a trovare, ho il piacere di riscoprire il Claudio di sempre... un tipaccio mica da ridere, uno che non ha paura di niente e di nessuno, una persona buona... estremamente caparbia e cocciuta al punto giusto. Claudio, stai affrontando una sfida bella tosta e sei da insegnamento per molti. La stai affrontando a testa alta e con una serena dignità che, lasciatelo dire... è proprio roba da pochi. Ho il privilegio e mi pregio di essere tuo amico. Con profonda stima. Tu sei un maestro per me... Di Vita. Beh, ora mi emoziono, allora sintetizzo un po’ e vi faccio sorridere elencando i vari appellativi con cui gli amici mi dipingono.
LA CLASSE
LORENZO esclama “To be a rock
and not to roll”: Claudio e semplicemente una roccia e non molla mai!
MONICA
mi ricorda che prima ero detto anche “il
della malattia gonfiabile”…!! Romina dice che sono coraggioso, amorevole, altruista e paziente. Troppo buona!
DELIA
dice che sono un’Anima e mi chiama addirittura super eroe! Mentre Sonia mi fa i complimenti per essere stato capace di accompagnarmi con una creatura stupenda, la mia scelta d’amore, e mi chiama eroe dei nostri giorni!
SABRINA
sottolinea la mia tendenza a cercare gli aspetti positivi dell’esistenza. Bene!
MICHELA
senza titubanza mi dà del testardo! E ha ragione… Alessandra mi dà invece del testone (poi aggiusta il tiro aggiungendo … dal cuore dolce) e dice che la vita mi ha reso “guerriero della luce”…
ANTONELLO
mi dipinge come un drago…o meglio, esattamente dice: ricordo dei video in alta quota....lì, proprio lassù dove nessuno può sentirti, tu sei il drago che domina e solca l’immenso… (mi commuove)
DANIELE
Nessuno prima di mi ha dato del cavallo (di razza….). Grazie Daniele!
Grazie a tutti gli amici del mondo che sanno restare amici in ogni circostanza della vita, rendendola sempre a colori anche nei momenti più bui.
I
I classe tutti mi chiamano Stanga perché sono il più alto di tutti. Il mio compagno di banco è Naso. Non si chiama così perché ha la proboscide, ma perché lui è uno che inventa sempre le risposte che non sa andando, appunto, a naso, e il più delle volte azzecca. Poi c’è Leo, che non è il diminutivo di Leonardo, ma di Piergianni che oltretutto di secondo nome fa Carloalberto. A noi basta usare un nome corto. Con noi tre in ultima fila ci sono Cerotto, che, da quando lo conosco, tra bicicletta e motorino ha già fatto almeno cinque incidenti; Pelé che gioca a calcio ma sarebbe meglio che non lo facesse; c’è Pizzul che di storia non capisce nulla, ma la Gazzetta la conosce a memoria e soprattutto c’è Dina, l’unica femmina qua dietro. Dina è il diminutivo di Lampadina, che sarebbe il suo vero soprannome, perché ha sempre idee geniali.. La fila davanti alla nostra è nota come il Convento, perché ci solo ragazze. Una è No, che chiamiamo così perché sembra che a qualsiasi ragazzo ci provi dica sempre e soltanto di no. Saponetta è l’esperta si soap-opera. Pitagora, una lei, è un genio in matematica e l’abbiamo piazzata proprio nel banco al centro dell’aula perché durante i compiti in classe la nostra sorte passa attraverso di lei. Milva ha i capelli rossi, ma è stonata come un cocher. La Nonna è la più saggia di tutti. Poi c’è la temutissima prima fila, dove prende posto Nano che, vista la statura, se stesse dietro il Convento, non vedrebbe più la lavagna. C’è il Preside che sa tutte le leggi e i regolamenti e capita anche che prenda in castagna qualche prof. E c’è Hitchcock, che in realtà si chiama Laura, ma ha l’abitudine di infarcire anche il più banale dei suoi discorsi con trame e colpi di scena degni del miglior cinema. Infine c’è Sabrina, che si chiama Sbrina davvero. Lei è sempre puntuale, vestita come si deve, gentile, ligia, precisa, un po’ pignola, ma nella classe galleggia con ignavia e noi la guardiamo sempre un po’ così, perché non ha quello che si suol dire un segno di distinzione. E non ha nemmeno un soprannome.
Certamente anche ognuno di noi è stato oggetto di appellativi e Claudio propone un consiglio a chi legge:
PROVATE ANCHE VOI A FARE IL GIOCO DEL “DICONO DI ME”; FA PIACERE, FA RIFLETTERE, FA BENE E POTREBBE ANCHE FAR CAMBIARE.
Gli appellativi fanno parte della vita, sono ciò che gli altri osservano e notano di noi. Possono essere semplici come quelli di una classe scolastica o più articolati come quelli citati da Claudio. Personaggi storici, dello sport, dello spettacolo ne costituiscono un ampio panorama. Talvolta è l’aspetto fisico a fornirne l’occasione: il generale e capo di Stato francese De Gaulle era nominato “il grande Asparago” per la sua altezza (mt 1,94) e la sua fronte alta. Talvolta è un aspetto del carattere a fornire lo spunto: Maria Tudor era detta la “Sanguinaria” per la spietata repressione dei suoi oppositori. Il calciatore Del Piero è stato definito dall’avvocato Agnelli il “Pinturicchio”: Pinturicchio è un pittore perugino della seconda metà dell’800, dotato di una straordinaria vena artistica; secondo Agnelli, Del Piero aveva una straordinaria vena realizzativa, una notevole capacità di dribbling e una perfetta maestria nei calci piazzati; insomma un autentico artista del calcio, un “Pinturicchio”.
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Cooperativa La Meridiana
www.scriveresistere.it
Giugno 2020
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ANNO 1 - N° 07
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"il magazine di chi scrive con gli occhi"
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La Meridiana Due Società Cooperativa Sociale Viale Cesare Battisti 86 20900, Monza (MB)
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