Collaction booklet

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Le tematiche che connotano ciascuna delle azioni partecipate o spontanee sono raccolte in sei principali categorie: leisure (tempo libero), urban agriculture (agricoltura urbana), need (necessità), education (educazione), highlight (evidenziare) e mapping (mappare). La metà dei progetti presi in analisi riguarda il tema del tempo libero e del divertimento; si manifesta la necessità di riappropriarsi dello spazio pubblico come luogo privilegiato per la socialità e come catalizzatore di comunicazione sociale, condivisione delle passioni individuali e dialogo tra soggetti diversi. La riqualificazione di uno spazio in disuso all’interno del quartiere, l’attivazione di dispositivi mobili per il divertimento che risvegliano dinamiche di interazione con gli utenti come una sorta di agopuntura, l’arredo comune di luoghi urbani anonimi e di passaggio per dare loro carattere e personalità, sono esempi di ciò che le persone attuano per supplire alla carenza di vita e svago collettivi. Altro tipo di necessità è quella più materiale legata a problematiche effettive di quartiere ed accessibilità dello spazio pubblico. Nascono forme di auto organizzazione per risolvere in modo autonomo questioni di ordine pratico a scala locale che l’amministrazione pubblica spesso fatica a percepire e ad affrontare in tempi utili; oppure il bisogno di migliorare luoghi disagiati limitrofi a dove si vive spinge il quartiere se non ad agire, per lo meno a partecipare attivamente al processo di riqualificazione. Frequenti tra le azioni partecipate sono le attività di agricoltura urbana che si manifesta soprattutto attraverso orti, piccole serre e spazi per workshop di sensibilizzazione all’argomento. L’autoproduzione diventa un valore per affrontare la crisi economica e dare sussistenza alle famiglie rispondendo a bisogni materiali, e allo stesso tempo concilia esigenze di impiegare il tempo libero attraverso la condivisione e la creazione di piccole reti locali. Spesso i nuclei di orti urbani sono accompagnati dalla presenza di un market per la vendita diretta dei prodotti, che vengono per lo più consumati nelle vicinanze, instaurando dei meccanismi di microeconomie e alimentando la politica del consumo a kilometro 0. La propensione verso l’agricoltura urbana rispecchia anche il desiderio di rendere più piacevole il luogo in cui si vive portando del verde e delle “oasi” nel cemento dell’ambiente urbano, di avere spazi comuni, o semplicemente di potersi esprimere in prima persona facendo giardinaggio. Il tema dell’agricoltura urbana è affrontato ampiamente anche attraverso intenzioni educative e di sensibilizzazione; il programma di affiancare delle attività di coltivazione agli ambienti scolastici si è notevolmente diffuso negli ultimi anni, con la convinzione che ciascun bambino debba ricevere un’educazione culturale al cibo, sapere da dove provengono i prodotti che mangia e conoscere alcune delle tecniche base di coltivazione da poter condividere con la propria famiglia o con la collettività della scuola.

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