La Voce del sarrabus

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IL PUNTO DI VISTA

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Settembre 2010

MURAVERA Parrocchia. Il punto sui lavori al cantiere di “Cunventu” dove la costruzione sta prendendo forma

La nuova chiesa comincia a crescere il tempio sarà finito entro il 2012 Come a più riprese abbiamo segnalato nelle precedenti edizioni, portiamo a conoscenza dei nostri lettori, con particolare riferimento a quelli muraveresi, quale sia lo stato d’avanzamento dei lavori della nuova chiesa che sta sorgendo in località Cunventu. Area di progetto e contesto paesaggistico: L’erigendo edificio ecclesiastico rispetto alla posizione dell’abitato di Muravera, si colloca in una posizione periferica in una zona di espansione residenziale di recente edificazione. L’area su cui si sta realizzando l’intervento è ubicata in località “Cunventu” all’interno del verde pubblico della lottizzazione “Di Bella”, la superficie globale di proprietà della Parrocchia San Nicola di Bari in cui sta sorgendo l’edificio parrocchiale è di circa 10.000 mq ed è distinta in catasto al foglio n° 10 Mappale 180. il lotto presenta una forma T con testa allungata e un altimetria media di circa 20 metri sul livello del mare, nel sito di edificazione non è presente vegetazione di pregio, sono presenti a valle del sagrato degli alberi di medio e alto fusto di recente piantumazione. L’intorno urbanistico è completamente edificato con fabbricati aventi dimensioni rilevanti sia per il senso planimetrico che altimetrico, nell’area a valle dell’erigenda chiesa non vi è presenza di edifici in quanto vi è una fascia di rispetto cimiteriale non edificabile. L’accesso al complesso edilizio è previsto dalla Via dell’Erica che consente anche il passaggio delle persone con impedite capacità motorie e dall’area parcheggi in adiacenza alla Via Roma – Statale n° 125. Descrizione dell’intervento e stato di avanzamento dei lavori ad Agosto 2010: A seguito della concessione edilizia n° 1479 del 14 Settembre 2009 si sono iniziati i lavori per la realizzazione della Nuova Chiesa nel mese di aprile 2010. Il fabbricato ad intervento ultimato si presenterà a pianta ovoidale con adiacente cappella feriale di forma trapezoidale, la copertura avrà uno sviluppo curvilineo che ricorda la sembianza di una foglia di ulivo idealmente trasportata dal vento. L’idea da cui è scaturito il presente intervento è stata quella di concepire una struttura “Casa del Popolo di Dio” che in essa si raduna per esprimere il suo statuto battesimale, crismale ed eucaristico. Uno spazio che ide-

I consigli di don Emilio

Impariamo a usare bene lo sguardo per educare meglio i nostri figli

Gli scavi nel sito della nuova chiesa

almente protegga e accolga l’uomo dandogli rifugio e sicurezza. Un monumento che sia visibile e che allo stesso tempo non sia una presenza ingombrante nel contesto urbano, ma anzi è messo in relazione ed entra in dialogo con il resto del territorio. Con tale intervento si è ricercato un nuovo linguaggio espressivo e formale che avvicinasse il luogo di culto alla gente. Si è voluta un’architettura che fosse espressione dei nostri tempi e che contemporaneamente, come serviva in passato, avesse i connotati di una figura spaziale catalizzatrice nel contesto urbano, con un forte significato simbolico religioso. Al sagrato viene dato un ruolo importante in quanto capace di esprimere valori significativi: quello della soglia e dell’accoglienza. Dal punto di vista architettonico il corpo chiesa, l’abitazione del clero, sono caratterizzati dai volumi bassi e dalle superfici estese delle coperture, interrotte solo dallo slancio del campanile. Nella definizione degli spazi interni, si è tenuto conto delle nuove esigenze liturgiche scaturite dal Concilio Vaticano II. L’attenzione progettuale si è orientata sulla liberalizzazione dell’aula sacra, si è messo in evidenza la centralità favorendo la partecipazione dei fedeli all’azione liturgica, si è

cercato di caratterizzare simbolicamente gli altri spazi e gli oggetti liturgici in cui la luce, i materiali, i volumi ne personalizzano e ne esaltano la sacralità. Si è previsto l’uso del legno, della pietra, del rame, elementi fortemente voluti per caratterizzare un complesso nuovo, attraverso materiali con connotazioni tipiche del territorio sardo, elementi antichi che da sempre hanno accompagnato l’uomo nella realizzazione dei propri luoghi di culto. Allo state attuale nell’esecuzione dell’opera si è proceduto all’esecuzione degli scavi, alla realizzazione delle fondazioni con conseguente innalzamento dei muri del locale seminterrato e di fondazione nella parte a valle. A breve verranno realizzati il solaio del locale seminterrato e la platea per le murature del piano terra. L’alta professionalità e l’entusiasmo degli addetti ai lavori: impresa appaltatrice, progettisti e Direzione Lavori con i vari collaboratori, la presenza costante in cantiere anche del Parroco Don Emilio Manca, stanno consentendo la buona esecuzione e lo svolgimento regolare dell’opera, con soddisfazione da parte della Curia sull’andamento dei lavori. Si prevede l’ultimazione dell’opera entro il 2012 come fissato dal Capitolato.

Gentilissimi genitori... Il desiderio di vedere la vostra famiglia serena, mi spinge a farvi pervenire questa lettera. Dopo aver detto che educare è “seminare”, “aspettare”, “fare famiglia”, in questo mese diciamo che educare è “guardare i figli”. Ormai è diventata classica questa preghiera di un bambino: «Signore, fammi diventare un televisore, così mamma e papà mi guarderanno un pò di più!». Il bambino vuole i nostri occhi! «Guarda, mamma, che bel disegno ho fatto!». «Guarda, papà, come vado bene il bicicletta!». «Guarda, nonna, la maglietta nuova!»... «Guarda!». Tutti i figli amano essere guardati. Persino gli adolescenti che sembrano così sicuri e indipendenti. Che cosa sono i tatuaggi, il piercing, le tante cure del look, talora molto strane, se non un’invocazione: “Guardateci!”. Ebbene, guardiamo i figli! Il contatto visivo è una straordinaria via educativa. Ne volete le prove? Eccole, molto in breve. Lo sguardo soddisfa i bisogni emotivi del figlio. Con lo sguardo, infatti, si comunica amore. Guardare uno è come dirgli: «Tu esisti per me! Tu sei entrato nei miei pensieri, nei miei affetti». Nei campi di concentramento tedeschi, era severamente proibito ai prigionieri di guardare negli occhi i loro carcerieri, perchè questi avrebbero potuto intenerirsi. Lo sguardo dà valore ai figli. Essere guardato significa essere considerato. Non essere guardato, significa essere abbandonato, figlio di nessuno. E’ lo sguardo che, molto più che non i regali e i denari, dà al figlio la certezza di essere qualcuno. Certo è che se guardassimo i figli, almeno quanto guardiamo il bagno o l’automobile, avremo meno ragazzi tristi, meno ragazzi infelici, delusi della vita.

Gli occhi comunicano tutto, o quasi, di noi. Lo sguardo comunica interesse, attenzione, tristezza, rimprovero, approvazione... mille messaggi che il piccolo capta al volo. È straordinario, ad esempio, il potere che ha sul bambino lo sguardo caldo e buono di un insegnante: tale sguardo contribuisce a far aumentare l’impegno e a far capire meglio e prima ciò che l’insegnante dice. È provato che i bambini memorizzano più facilmente le fiabe se vengono narrate guardandoli negli occhi. Dunque, guardiamo i figli. La cosa non è semplicissima. Vi sono infatti, vari modi sbagliati di guardare. Vi è lo sguardo poliziesco che fulmina con gli occhi. Vi è lo sguardo indifferente: è lo sguardo peggiore tra tutti. L’indifferenza è insopportabile al figlio: gli gela il cuore. Vi sono, invece, sguardi buoni. Uno di essi è lo sguardo generoso che vede nel figlio ciò che altri non vedono. Un altro sguardo buono è lo sguardo ottimista che vede nel figlio ciò che c’è e non ciò che manca. Terzo sguardo buono è quello di chi guarda il figlio con occhi sempre nuovi. Il figlio cresce e cambia: ad un certo momento dobbiamo cambiare gli occhiali ed accorgerci che non è più bambino, ma adolescente, ma giovane, è trarre le conseguenze nel nostro modo di parlargli e di trattarlo. Cari genitori guardare i vostri figli? Purtroppo oggi sta scomparendo il contatto più semplice e più umano. Altri contatti, più freddi e impersonali, stanno prendendo il sopravvento: il telefono, il telefonino, internet, e-mail, fax... E così stiamo smarrendo il contatto visivo. È un vero peccato! Priviamo i figli di uno dei doni più preziosi che possiamo fare loro: i nostri occhi. A risentirci il prossimo mese. Con cordialità! Don Emilio


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