La Siringa giugno 2016

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che anche lei possa pensare di me ciò che dice Hans, ma poi guardo i suoi occhietti teneri di bambina e mi ripeto che non succederà mai! Lei è la mia unica sicurezza non se ne può andare. O almeno è quello che spero. 11 ottobre 1939 La mia vita procede come sempre, nessuna novità, vado ancora a scuola, i miei genitori sono benestanti e riescono ancora a garantire gli studi a tutti noi, anche se sono consapevole che in caso di mancanze, sarò io la rima a dover rinunciare agli studi. Non che la cosa mi faccia soffrire più di tanto. E' vero che la scuola è l'unica possibilità che ho di frequentare i miei coetanei, ma allo stesso tempo mi fa male stare lì. Diciamo che non ho mai trovato veri amici durante il mio percorso scolastico; i primi anni ho conosciuto qualche bambina, giocavamo bene insieme, ma con il passare degli anni si sono allontanate e sono rimasta progressivamente sola. In più mi sembra che 0gni cosa sia contro di me, persino i testi dei problemi di aritmetica parlano di quanto 'quelli come me' siano un peso, in quanto non potremo mai lavorare ed essere fonte di profitto per lo Stato. Detesto quei momenti, sento tutti gli sguardi dei miei compagno rivolti verso di me, con quell'aria che è di un misto micidiale tra ironia e cattiveria, riescono ad entrarmi dentro nonostante io continui a fissare il foglio senza incrociare le loro frecciatine. Mi dico 'Johanna, non piangere, non devi piangere, nessuno ti vedrà mai piangere.' In compenso oggi ho una visita di routine dal medico il signor Schwarz, un ometto

sulla cinquantina, con gli occhialetti tondi e i modi delicati. Mi è sempre andato a genio il mio medico, mi conosce da sempre si può dire e mi tratta sempre con estrema cura e gentilezza. Benché non possa fare niente per curarmi, con lui mi sento al sicuro. 20 ottobre 1939 H0 passato una notte estremamente inquieta. Mi ero addormentata quando delle urla provenienti dal piano di sotto mi hanno svegliata. I muri della mia casa non sono spessi e lasciano trapelare qualsiasi conversazione che non sia sussurrata. Essendomi appena svegliata non sono riuscita a capire bene l'argomento della vigorosa conversazione: << Finalmente abbiamo la possibilità di fare ciò che è meglio per noi e per la nostra Patria e voi non la cogliete al volo>> sbraitava Hans. << E' pur sempre mia figlia, diamine, non posso lasciarla andare così, senza avere alcuna certezza>> piangeva la mamma. <<Cara, riflettiamo bene, potrebbe essere un'ottima occasione per rendere la sua vita migliore, carpiscilo. Se c'è anche la più piccola possibilità che lei possa guarire, per me vale la pena rischiare>> ribatteva papà, calmo come al solito. <<Fate come volete! Se volete continuare a stare dietro una storpia che non sarà in grado in tutta la sua vita di fruttare un solo marco, non contate su di me>> ringhiava mio fratello, poi è corso in camera sua e ha chiuso la porta dietro di sé sbattendola con tutta la forza che aveva in corpo. La mamma piangeva, ma io non sono riuscita a seguire di più la faccenda ricadendo in un sonno leggero, quasi in uno

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stato di dormiveglia, se si può dire. Probabilmente c'entrava qualcosa quella lettera che è arrivata ieri, del cui contenuto ero completamente all’oscuro. Ma ho l'impressione che ne verrò presto a conoscenza, la mamma sta venendo da me, riconosco bene il suono dei suoi passi stanchi sulle scale. Gentilissimi signori Friedrich, Sono lieto di informarvi che lo Stato Tedesco ha programmato di ampliare il programma di cure sperimentali per persone con malattie mentali, comportamentali e con gravi malformazioni a ragazzi di età anche superiore ai tre anni. Vostra figlia, Johanna Friedrich, rientra nell'ultima categoria precedentemente citata ed è stata giudicata idonea, al trattamento. C'è una piccola possibilità che vostra figlia possa guarire, grazie al forte progresso che la medicina ha compiuto negli ultimi tempi. I rischi sono molti, non lo voglionegare , ma vi assicuriamo che verrà fatto tutto ciò che sarà possibile per rendere vostra figlia una ragazza normale. Con il vostro consenso passeremo a prenderla tra una settimana, verrà trasferita presso la struttura di Kaufbeuren-Irsee, dove avrà inizio il trattamento. Vi porgo distinti saluti, dr. Friedrich Schwarz Non so cosa pensare. Ho paura. Non voglio lasciare la mia casa, il mio Paese, la mia famiglia, nemmeno la mia tanta odiata scuola. Amo la routine, non mi piacciono le sorprese, qui la mia vita è già tutta scritta, se me ne vado tutolo potrebbe cambiare. Magari c'è una piccola proba-


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