CAMICI A SUD

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Ma tu, che cosa hai combinato?

–Hai lasciato il posto di direttore generale perché non ritenevi riformabile dall’alto il Servizio Sanitario, perché non credevi di poter agire sui macrosistemi; ma cosa hai realizzato nel tuo micromodello? È una domanda legittima da parte dei miei pochi lettori. E credo sia giusto tentare di rispondere. Ho cercato di rendere la vita dei nostri ammalati meno complicata possibile: accesso rapido, indirizzamento assistito verso altri specialisti, deburocratizzazione dei rapporti. Ci siamo dati un elenco di venti regole, che abbiamo chiamato “Icosalogo relazionale”, la prima delle quali è: “Ricordati che le persone sono più importanti delle carte”. Questo era nelle possibilità mie e dei miei collaboratori, e questo è stato fatto. Ci abbiamo rimesso in libera professione, e sicuramente guadagnato in serenità e buona coscienza! Il riconoscimento più importante? La stima degli ammalati. Il rovescio della medaglia? Un finanziamento del 2007 per un ampliamento edilizio, ed uno del 2011 per un rinnovamento tecnologico, ancora non si sono materializzati. Devo ammetterlo, in una azienda privata non sarebbe successo.

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