REPORT Fiducia oltre il confine: Darko Bratina tra sociologia e cinema Seminario "Cultura e Politica" Venerdì 25 maggio 2018 Polo Universitario di Gorizia Scienze Diplomatiche e Internazionali Università degli Studi di Trieste
Tanti e diversi gli spunti emersi durante il primo dei seminari universitari organizzati nell'ambito del progetto "Fiducia oltre il confine: Darko Bratina tra sociologia e cinema”, dal titolo "Cultura e Politica". L'incontro è stato ospitato dai corsi di sociologia del SID al Polo Universitario di Gorizia. Una sorta di "lezione aperta" che ha visto intervenire alcuni dei colleghi che sono stati vicini al senatore Bratina nella sua esperienza politico - istituzionale, internazionale e accademica, legata anche all'apertura dell'Università a Gorizia. Una riflessione capace di connettere passato, presente e futuro attraverso questioni ancora attuali e in itinere rispetto alle loro possibili evoluzioni come il ruolo del confine (anche quando non c'è), i mutamenti della politica in rapporto all'area transfrontaliera, le tutela della minoranza slovena in un quadro politico e normativo, la dimensione europea con i suoi peculiari riflessi che si sostanziano nel GECT, nella ZES e della candidatura congiunta di Gorizia e Nova Gorica come Capitale europea della cultura nel 2025, senza dimenticare il rapporto tra la zona confinaria e il resto del territorio regionale. Tutti temi che potranno arricchire il patrimonio di conoscenze e approfondimenti che ruotano attorno al progetto “Darko Bratina: Fiducia oltre il confine", finanziato dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia per valorizzare la figura e attualizzare l'eredità culturale del sociologo, politico e intellettuale goriziano. Al seminario sono intervenuti il docente di storia dell'America del Nord e presidente della commissione esteri del Senato (1994-2001) Gian Giacomo Migone, l'ex deputato e senatore Alessandro Maran, il fratello di Darko, l'ex consigliere regionale Ivan Bratina, il coordinatore del SID, Georg Meyr, il docente ed ex assessore alla Cultura della Provincia di Gorizia, Claudio Cressati e il sindaco di Gorizia Rodolfo Ziberna, coordinati da Davorin Devetak (Kinoatelje) e Livio Semolič (associazione Darko Bratina). Si sono poi aggiunte altre testimonianze spontanee di amici e collaboratori di Bratina, come quella della senatrice Tatjana Rojc e del sociologo dell'università di Teramo Daniele Ungaro. A introdurre gli ospiti è stato il coordinatore del SID, Georg Meyr, ex studente al corso di sociologia dove insegnava Darko Bratina, citato come “uno dei padri fondatori dell'università goriziana. Tra la fine degli anni '70 e i primi anni '80 l'idea era di creare un ateneo capace di integrarsi con le peculiarità di questa area di confine e con quelle di una “città ponte” tra due diverse parti d'Europa, dopo decenni di tensione”- ha detto Meyr. Giangiacomo Migone ha fatto invece riferimento alla sua esperienza politica con Bratina alla Commissione esteri del Senato, dove ha avuto modo di intendere “Il peso dei rapporti tra le etnie”, da uomo che era solito affermare “la mia patria è il mondo”. Per lui erano quindi quasi questioni di secondaria importanza fino a quando non cambiò idea su alcuni aspetti. “Darko – ha ricordato usava questa metafora: il senso dell'identità è come la temperatura corporea, non deve essere né troppo alta né troppo bassa. La febbre crea infatti i conflitti, le guerre. Ma se la temperatura scende oltre a un certo limite manca la capacità di collegarsi a una comunità. Il senso di identità deve quindi essere reso compatibile con una temperatura di 36.8 gradi, per continuare con questa metafora, e con quello tutto quello che viene detto e fatto”. Nel trarre le sue conclusioni Migone ha poi affermato: “Viviamo in un periodo di grande trasformazione, dove si spostano miliardi con un
click da una parte all'altra del mondo, con un'erosione delle istituzioni democratiche e con dei politici soggettivamente, strutturalmente mediocri. Il nostro dovere è affermare che certi poteri non li abbiamo più e che dobbiamo riappropriarcene”. Semolič ha poi tracciato un excursus sulla carriera politica di Bratina, arrivando a connettere le esperienze di pacificazione transfrontaliera dell'epoca con gli sviluppi attuali del Gect, “un organismo per la realizzazione dello stesso progetto”. Da questa affermazione emerge la lenta e progressiva collaborazione instauratasi nell'area di confine, durata decenni. Semolič si è anche soffermato sulla legge 38 di tutela della minoranza slovena, chiarendo che “l'approccio di Darko Bratina su questa norma è stato quello di voler dare degli strumenti per sentirsi sloveni, dei dispositivi linguistici, dei documenti bilingui e via dicendo”. La normativa è qui inquadrata come “una fonte dalla quale la minoranza slovena può sempre attingere”. Inoltre, la legge 38 è nata “in un clima dove c'era ancora una paura della “slovenizzazione” del territorio”. Il sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna, ha invece fatto cenno alla collaborazione con Bratina nella nascita del Premio cinematografico Amidei, passato da essere un cineforum a una vera e propria manifestazione dai riflessi nazionali e internazionali (all'epoca Ziberna era un giovane assessore alla Cultura). Il sindaco è poi tornato sull'attuale GECT “considerato uno dei migliori in Europa. Oggi abbiamo anche il progetto della ZES, la Zona speciale economica europea che è l'entità che si avvicina forse di più a quella che un tempo era la Zona franca”. Ziberna si è successivamente soffermato sull'importanza di mettere sempre di più in collegamento, e con concretezza, Gorizia, Nova Gorica e Sempeter Vrtojba, “cosa che un tempo era impensabile”, senza dimenticare i contatti con il resto del territorio regionale e le implicazioni del progetto per Gorizia e Nova Gorica unite nella candidatura a Capitale europea della cultura”, (“da soli non andiamo da nessuna parte”- ha sottolineato). Alessandro Maran, parlando da ex senatore del centrosinistra, ha condiviso e condivide con Bratina una visione politica basata sullo studio e su un approccio riformista. In merito all'etnicità e all'allargamento ad Est dell'Unione europea ha rievocato un suggestivo pensiero di Bratina: “Il nemico di ieri va abbracciato in modo così stretto da far diventare il conflitto impossibile”. L'ex deputato ha ripercorso la storia dell'Ulivo, “un tentativo di ripensare alle vecchie culture politiche che è un processo rintracciabile ancora oggi in diverse forme”. Per quanto riguarda il tema della minoranza, l'ex senatore ha sottolineato una sua peculiarità: l'essere rappresentata da partiti nazionali e non solo da compagni locali, come ad esempio la Slovenska skupnost. E' stato fatto poi cenno a un piano regolatore per Gorizia degli anni '90 che includeva in parte anche Nova Gorica, osteggiato da esponenti di Alleanza nazionale. Concludendo Maran trova che alcune cose non siano cambiate poi molto dato che “la differenza è ancora oggi tra “Europa sì” e “Europa no”, tra liberali e non liberali”. Ivan Bratina ha esordito, invece, con una breve biografia e alcuni suoi ricordi personali sul fratello. Ha anche tracciato una parte del percorso di vita di Darko all'università di Torino. Ha quindi sottolineato il suo eclettismo e la sua passione nell'analizzare le questioni che gli capitavano da diversi punti di vista e nell'ottica di diverse discipline. Claudio Cressati, come docente ed ex assessore alla Cultura della Provincia di Gorizia nei primi anni 2000, ha parlato della nascita, con Bratina, delle collaborazioni tra l'università di Gorizia con quella di Nova Gorica. Ha quindi riportato una discussione avuta con Darko, ispirata a delle riflessioni del filosofo Norberto Bobbio, secondo le quali “é meglio seminare dubbi piuttosto che certezze. Le certezze sono per i propagandisti e per i dilettanti. Cultura significa circospezione, non pronunciarsi con scelte perentorie e definitive”ha riassunto. Tatjana Rojc è poi tornata sul tema della minoranza slovena, mentre Daniele Ungaro, dottorando ai tempi di Bratina e oggi docente universitario, ha affermato: “All'epoca non c'era il distacco che c'è oggi tra le èlites e il popolo. Ormai lo scollamento è totale, è uno degli effetti collaterali di quella che potremmo definire “la democrazia del narcisismo”. Il problema sta nella cultura più che nella politica”. L'incontro è stato organizzato dall'Associazione Kinoatelje con le Università di Trieste DISPES Dipartimento di scienze politiche e sociale e di Udine DILL - Dipartimento di lingue e letterature, comunicazione, formazione e società, l'Associazione Darko Bratina, lo SLORI (Istituto sloveno di ricerche) e ISIG - Istituto di sociologia internazionale di Gorizia.