JUST KIDS - #05 - Marzo 2013

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[Musica]

recensioni

CorLeone Blaccahenze (Etnagigante, 2013) di Giulia Palummieri

A

lzate il volume fino a farvi sanguinare le orecchie, sigillate porte e finestre arrivando al punto in cui, complice lo straniante mix letale di goduria-stordimento, cadrete vittima del CorLeone sound. Agevolate la fase allucinogena trattenendo a più riprese il respiro e fate in modo che i saettanti colpi sferzati vi arrivino dritti in faccia gioendo, altresì, dei brividi causati dall’appena scoperto amore per certe forme di masochismo. Questa, cari avventori del tasto play, è una guerra senza freni, un sovraccarico di input, un vortice, una baraonda o come dicono in quel di Montorio e come titolo cita, un blaccahénze. Lasciatevi quindi trasformare nelle sue vittime e, allo stesso modo, vi ritroverete a ricoprire il ruolo dei carnefici prediligendo, in sintonia con ciò che vi circonda, nella scelta dei vostri martiri, aspetti come l’esaltazione-sconquasso dei sensi e il concetto di categoria. E’ infatti l’idea di libertà a caratterizzare questo ultimo incanalamento della multiforme ecletticità di Roy Paci, l’uomo alle redini del progetto e, traccia dopo traccia, vi renderete conto di quanto il poliedrico musicista siciliano non risparmi la sua voglia di sperimentazione donando oltretutto all’insieme una tattile sensazione di serenità mentale svincolata da ogni costrizione presunta o reale. Arrivato otto anni dopo l’esordio con “Wei Wu Wei” questo nuovo lavoro targato CorLeone annuncia subito il suo respiro guardando oltre i limiti del jazz e delle tecniche di improvvisazione legate agli accenni free del genere. In questo modo riesce a spingerci, tra i devasti sonori, sulle lande di mondi costruiti mediante l’esaltazione di taglienti frequenze medio-alte

(notare l’essenza del basso) nel cui percorso vengono sciorinate affilate sfumature capaci di far virare la matrice da forme di jazz più elettriche a quelle dagli slanci core. E’ il linguaggio funambolico, d’altronde, il motore di questa energica impresa in cui gli eccentrici dialoghi tra gli strumenti tessono le trame di una musica visiva ed immaginifica capace di trasformarsi via via, tramite le numerose forme di contaminazione e alla caratura dei musicisti coinvolti, in approcci completamente diversi da quelli di partenza. E pertanto, con disinvoltura, si arriva a toccare l’apice delle sfere funk, no-wave, rock, post-punk o pop sporco idoneo anch’esso a ramificarsi, in stile bomba atomica, in esigenze dissimili abili poi a contraddistinguersi durante lo scorrere del disco. La grande varietà sonora, d’altro canto, è un ulteriore elemento cardine di “Blaccahénze”, il quale riesce a far collimare in armonia stati ipnotici e foschi con quelli più briosi e di taglio popolare, smuovendo, con vivo fervore, la curiosità dell’ascoltatore dalla prima all’ultima traccia. Se da una parte, quindi, quest’animo di Roy Paci è su larga scala il meno conosciuto, tale ultima produzione non può che riconfermarlo ai primissimi posti delle fasi più innovative ed interessanti, facendone così un disco necessario. [ ]

CORLEONE - BLACCAHENZE 01. Cinematic conventions of murder 02. Moshpit comedy 03. Lookin’ for work 04. Double threesome 05. Umuntu ngumuntu ngabantu 06. Tromba l’oeil (Reloaded) 07. Budstep infected

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