Infine, indipendentemente dall‟impegno politico e da ciò che i leader delle comunità locali fanno e da quanto le infrastrutture siano sviluppate, l‟HIV/AIDS è una malattia rispetto alla quale i comportamenti personali rivestono un ruolo di primo piano. Proprio per questo motivo, le politiche di prevenzione restano di grande importanza. Fare in modo che chi non è infetto continui a restare tale è fondamentale, ed è quindi necessaria una costante informazione ed un costante dialogo che mantengano attiva l‟attenzione sui rischi associati a determinati comportamenti sessuali ed in modo tale da creare un clima libero da pregiudizi. Certamente i paesi in via di sviluppo sono svantaggiati anche da questo punto di vista, poiché nonostante l‟epoca di globalizzazione, i canali informativi per l‟attivazione e la diffusione dei messaggi restano limitati. Sempre nell‟ambito delle politiche di prevenzione, di fondamentale importanza restano l‟inibizione della trasmissione verticale del virus e quella che in inglese viene definita la Post Exposure Profilaxis (PEP), si tratta di un trattamento sanitario, solitamente a base di Nevirapina, somministrato alle vittime di abusi sessuali o a coloro che inavvertitamente sono entrati in contatto con del sangue infetto (generalmente gli operatori ospedalieri). In questi casi ci sono buone probabilità che il virus dell‟HIV non infetti la persona che involontariamente si è esposta al contagio. L‟ampiezza della diffusione del contagio, in progressione in tutto il mondo, deve necessariamente implicare una definitiva svolta culturale di tutti gli stati e di tutti i settori della società, in direzione di una sanità pubblica globale. Tale necessità non si impone nei termini di un gesto caritatevole sollecitato dalle nostre coscienze di „uomini occidentali‟, ma come un diritto umano da cui nessun uomo deve essere escluso. E a maggior ragione in un contesto di globalizzazione.
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