Vivere e abitare a Palermo tra Seicento e Ottocento

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Gli arredi e le dotazioni (secc. XVII-XIX)

Note 1 G. P. Di Stefano, Strumenti musicali in Sicilia tra Rinascimento e Barocco, in Musica picta. Immagini del suono in Sicilia tra Medioevo e Barocco, catalogo della mostra (Siracusa, chiesa di Santa Lucia alla Badia, 16 novembre 2007 – 7 gennaio 2008) a cura di C. Vella, Siracusa 2007, pp.43-53. 2  Storia della Musica, M. Pasi a cura di, I, Milano 1995, p.163. 3  Nel 1647 il Consiglio d’Italia, massimo organo consultivo del re per le questioni militari, rifiutava ad Antonio Branciforti la richiesta di essere nominato membro del Consiglio di Guerra della Sicilia perché, malgrado il suo lignaggio e i servizi militari resi alla corona per la difesa della città di Augusta, il soggetto non era ritenuto sufficientemente all’altezza dell’incarico «que es ocupación que suele recare sobre muchos servicios militares hecos personalmente», cfr. L. De Nardi, Oltre il cerimoniale dei viceré. Le dinamiche istituzionali nella Sicilia barocca, Padova 2014, p. 33. 4  Il morione è una sorta di elmetto caratterizzato da una tesa a barca. 5  Le armi «moderne» da fuoco avevano sostituito quelle più antiche di cui nell’inventario del 1687 resta la testimonianza di un’unica «balestra vecchia». 6  Sorta di punta metallica che veniva montata su un’asta di legno. 7  Cannello pieno di combustibile che acceso produce una fiamma persistente e che non si spegne con l’acqua, utilizzato per dare fuoco alle artiglierie e alle armi da fuoco in genere, G. Grassi, Dizionario militare italiano, IV, Torino 1833, pp. 115-116. 8  A. Mongitore, Diario Palermitano…, 1974, VII, p. 2. 9  Le carrozze da parata, solitamente di grandi dimensioni e per questo molto pesanti, richiedevano almeno un tiro a quattro cavalli. Poco pratiche per l’uso del trasporto fuori città, venivano usate solo nelle grandi occasioni, pertanto immaginiamo che per il loro uso sporadico, non convenisse mantenere un gran numero di cavalli; all’occorrenza, probabilmente, potevano essere presi a nolo e fatti venire da furi palazzo; altri otto giovani «genchi» (giumenti) si trovavano al pascolo presso il «luogo dei Colli», dove il principe possedeva una villa. 10  Di questa sella conosciamo nel dettaglio tutte le guarnizioni in argento che sono elencate a parte tra l’argenteria, «chiodi grandi e piccoli, ed un pomo fatto a leone d’arg.to della sella riccamata cioe chiodi grandi n.23 e n.30 piccoli e n.7 mezze buccole». La sella sarebbe appartenuta al principe di Villanova; in quegli anni il titolo di principe di Villanova era detenuto da un omonimo Giuseppe Branciforti e Caccamo, del ramo dei Branciforti di Villanova, che morì nel 1724 a Vienna senza lasciare discendenza propria, cfr. F.M. Emanuele e Gaetani, marchese di Villabianca, Della Sicilia..., 1754, I, p. 80. 11  Sulle carrozze in uso in Sicilia cfr. Carrozze d’epoca, a cura di M. E. Volpes, Palermo 2005. 12  Probabilmente la carrozza è la stessa dell’inventario del 1687 «carmisina dè incerata di velluto con suoi specchi poma, e banderole di Panno rosso». 13  Il termine coupé definisce una carrozza chiusa a due posti. 14  Tra i guarnimenti una «vacchetta di fiandra».

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