Nc'era na fiata la lotta te classe

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Gatano Paglialonga Operaio metalmeccanico, delegato FIOM-CGILmilitante di Avanguardia Operaia. Nel 1977 aderisce al P.C.I. e nel 1991 a Rifondazione Comunista.

INTRODUZIONE: In questo racconto non declamerò “arcobaleni e stelle danzanti”. Tanto meno vi propongo un intruglio come quel “ciceone” che preparò e diede da bere la maga Circe a Odisseo. Meno che mai una lezione di vita zoroastriana di nicciana memoria. No, non è mitologia, né lezione di vita. Quanto racconto, invece, è in buona parte costituito da esperienze vissute, quindi, parzialmente autobiografico; è accompagnato da foto d’epoca per ravvivare i ricordi. E tutto per una strana voglia (esigenza ?) di trasmettere ad altri cosa è stata, o, quanto meno, cosa penso sia stata e cosa abbia prodotto la lotta di classe in quella stagione. Scavando tra i ricordi, ho anche cercato di far emergere le condizioni socio-economiche di quegli anni. Molti autori lo hanno già fatto, interpretando, ognuno a modo proprio, quel fenomeno di una rivoluzione culturale realizzata e di una rivoluzione sociale mancata, che ha coinvolto la mia generazione negli anni Sessanta e Settanta. Questo mio ricordare, mi auguro, finisca nelle mani di coloro i quali, soprattutto i giovani, su quegli anni hanno letto poco o niente, per distrazione o per pigrizia. Un raccontare certamente di parte, nè pretendo di descrivere fatti che mi hanno visto coinvolto con lo spirito dell’osservatore neutrale, non ne sarei capace. Nè ho fatto niente per nascondere quell’animo risentito dell’operaio, non solo sfruttato dai padroni, ma anche messo nell’angolo da quella classe dirigente politica e sindacale che avrebbe dovuto accompagnare e sostenere la lotta di classe che il movimento operaio aveva intrapreso. Invece, furono più le defezioni che il sostegno! E questo aprì la strada alla degenerazione politica che oggi è sotto gli occhi di tutti. Chiunque si appresti a parlare o scrivere di quella stagione, il Sessantotto/Sessantanove, senza analizzare quanto era accaduto prima, rischia di non cogliere il perché di quella straordinaria esplosione, prima studentesca e poi operaia. Ed è in forza di questa consapevolezza che il mio racconto inizia dal 1960, anno in cui arrivai a Milano per la prima volta da immigrato. Va registrato innanzi tutto il boom economico, senza il quale niente di quanto riferirò sarebbe successo. La crescita dell’edilizia innesca una spirale virtuosa: automobili, elettrodomestici… Il paese Italia ha cambiato compo6


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