ARTEMISIA EXTRA - Le ricerche del Centro Studi Italus - 2011/2012

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Due anni dopo Maometto morì a Medina (8 giugno 632), dopo aver compiuto il Grande Pellegrinaggio detto anche il “Pellegrinaggio dell’Addio”, senza indicare esplicitamente chi dovesse succedergli alla guida politica della Umma (comunità islamica). Lasciava nove vedove - tra cui Āisha bt. Abī Bakr - e una sola figlia vivente, Fatima, andata sposa al cugino del profeta, Alī b. Abī Kālib, madre dei suoi nipoti al-Hasan b. Alī e al-Husayn b. Alī. Fatima, piegata dal dolore della perdita del padre e logorata da una vita di sofferenze e fatiche, morì sei mesi più tardi, diventando in breve una delle figure più rappresentative

e venerate della religione islamica. Nell’Occidente medievale Maometto fu considerato per oltre cinque secoli un cristiano eretico. Dante Alighieri - non consapevole del profondo grado di diversità teologica della fede predicata da Maometto, per l’influenza su di lui esercitata dal suo Maestro Brunetto Latini, che riteneva Maometto un chierico cristiano di nome Pelagio, appartenente al casato romano dei Colonna, lo cita nel canto XXVIII dell’Inferno tra i seminatori di scandalo e di scisma nella Divina Commedia assieme ad Ali ibn Abi Tàlib, suo cugino-genero. Il motivo per cui Dante lo colloca tra i seminatori di discordie e non tra gli eresiarchi è probabilmente dovuto a una leggenda medievale che parla di Maometto come vescovo e cardinale cristiano, che poi avrebbe rinnegato la propria fede, deluso per non aver raggiunto il papato o per altra ragione e avrebbe creato una nuova religione «mescolando quella di Moisè con quella di Cristo». Al di la del miscuglio delle due religioni monoteiste all’epoca già esistenti, tutto il resto non è confermato da nessuna fonte per cui è da ritenersi una pura leggenda medievale. Maometto ebbe tantissime mogli: Khadija bint Khuwaylid Sawda bint Zamaa b. Qays Āisha bint Abī Bakr al-Siddīq (Aisha, figlia del futuro primo Califfo Abu Bakr); afa bint Umar (figlia del secondo futuro Califfo Umar b. al-Khattab); Zaynab bint Khuzayma b. al-Hārith, detta poi “Madre dei poveri”; Umm Salama Hind bt. Abī Umayya b. al-Mughīra al-Makhzūmiyya Zaynab bint Jahsh b. Riāb al-Asadiyya Juwayriyya bint al-Hārith b. Abī Dirār Ramla bint Abī Sufyān (Umm Habība bt. Abī Sufyān); Rayhana bint Amr Sāfiya bint Huyay b. Akhtab Maymūna bint al-Hārith b. Hazn Māriya bint Shamūn b. Ibrāhīm, detta la Copta (al-Qibtiyya). Pur avendole sposate, non ebbe rapporti coniugali con Asmā bt. alNumān (malata di lebbra) e Amra bt. Yazīd che dimostrò immediatamente tutta la sua ostilità per tale unione, ottenendo così di venir subito ripudiata e di tornare tra la sua gente (i B. Kilāb). Ma la moglie più importante per Maometto fu comunque Khadīja che

aveva sposato prima della “Rivelazione” e che per prima aderì alla religione islamica. Fu anche un forte sostegno economico, e ancor più morale, soprattutto di fronte alle angherie dei notabili pagani della città ostili al marito. Da lei Maometto ebbe quattro figlie femmine (Zaynab, Ruqayya, Umm Kulthūm e Fātima) e due maschi (al-Qāsim e Abd Allāh, detto anche āhir e ayyib). Da Māriya la Copta ebbe invece Ibrāhīm. Secondo l’Islam non è possibile avere più di quattro mogli. In virtù della rivelazione divina di un versetto del Corano fu consentito a Maometto di superare questo limite, ed alcuni dei suoi matrimoni furono contratti per sanzionare alleanze o conversioni di gruppi arabi pagani, dal momento che gli usi del tempo prevedevano che si contraesse un vincolo coniugale fra le parti per rafforzare un importante accordo che si intendeva concludere. Maometto ebbe anche sedici concubine ma solo dalla sua schiava, che sposò, la copta Māriya, ebbe un figlio: Ibrāhīm, deceduto a otto mesi.

UOMINI & TESTIMONIANZE

Nello stesso tempo, con i suoi seguaci, condusse attacchi contro le carovane dei Meccani e respinse i loro contrattacchi che tendevano a metter fine alle azioni ostili che i musulmani portavano contro le loro carovane. Maometto, nel corso di quel confronto armato che portò alla prima vittoria di Badr, alla disfatta di Uhud e alla finale vittoria strategica di Medina (Battaglia del Fossato) contro le tribù arabe politeiste della Mecca e i loro alleati, espulse tutti gli ebrei di Medina. In occasione dei due primi fatti d’armi furono esiliate le tribù ebraiche dei Banū Qaynuqā e i Banū Nahīr, mentre dopo la vittoria nella cosiddetta battaglia del Fossato (Yawm al-Khandaq), i musulmani decapitarono circa 700 uomini ebrei della tribù dei Banū Qurayza che si era arresa ai seguaci del Profeta dopo 25 giorni di assedio, mentre le donne e i bambini furono venduti come schiavi. Nel 630 Maometto era ormai abbastanza forte per marciare sulla Mecca e conquistarla. Tornò peraltro a vivere a Medina e da qui ampliò la sua azione politica e religiosa a tutto il resto del Hijaz e, dopo la sua vittoria nel 630 a hunayn contro l’alleanza che s’imperniava sulla tribù dei Banu Hawazin, con una serie di operazioni militari nel cosiddetto Wadi al-qura, a 150 chilometri a settentrione di Medina, conquistò o semplicemente assoggettò vari centri abitati (spesso oasi), come Khaybar, Tabūk e Fadak, il cui controllo aveva indubbie valenze economiche e strategiche.

Fra le mogli sposate successivamente la più importante (malgrado non gli desse figli) fu Āisha, figlia di Abū Bakr, nata verso il 614. Secondo numerose attestazioni di diversi hadīth ella aveva 6 anni in occasione del suo matrimonio formale e 9 anni al momento della prima consumazione e fu con lui fino alla sua morte nel 632, mentre secondo qualche altro hadith Aisha aveva 7 anni quando contrasse il matrimonio e 10 quando lo consumò. Il Profeta la sposò dopo un ordine divino ricevuto dall’arcangelo Gabriele. La questione dell’età di Āisha, giustamente, costituisce una violazione etica la relazione con una fanciulla così giovane, ovviamente questo agli occhi dei non-musulmani (per i fedeli musulmani la giustificazione è dovuta all’ordine ricevuto dall’arcangelo Gabriele). Un’altra controversia dell’Islam è data dalla sua poca tolleranza verso le altre religioni e culti. Federica Loprete

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