La presenza di un “codice” templare negli affreschi di Tempio di Ormelle

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Esempio di Dormitio seduta: Maestro del polittico di Grudziadz, 1390 circa.

Secondo alcuni liberi ricercatori locali, forse amanti del lato mistico dell’Ordine, la figura femminile è stata identificata con Maria Maddalena e questo, grazie alla presenza della tunica rossa e la grande torre che possiamo scorgere alle sue spalle (il nome Maddalena deriva dall’aramaico Magdalha e dall’ebraico Migdal, con il significato di “torre”). Dato, a mio avviso, non corretto, in quanto il colore rosso delle vesti, così come la torre, sono due elementi ampiamente presenti, anche nell’iconografia della Vergine. Ad esempio, uno splendido esempio di Madonna duecentesca dal manto rosso, lo possiamo ammirare nella chiesa di San Clemente al Vomano, in provincia di Teramo. Inoltre, nell’arte bizantina, noteremo come il rosso, “porpora”, il colore della regalità, era ampiamente utilizzato nell’iconografia mariana. Nelle litanie lauretane, la supplica litanica che dalla prima metà del XVI secolo si cantava a Maria, si parla di una preziosa “torre d’avorio”, ad indicarne la sua inviolabilità, ovvero, la sua perpetua verginità. Ma per capire se i Templari fossero entrati a contatto con questa terminologia, dobbiamo spingerci ben più indietro nei secoli. Il termine turris eburnea, infatti, comparve per la prima volta nel Cantico di Salomone o Cantico dei Cantici, contenuto nell’Antico Testamento. Il Cantico, scritto in lingua ebraica, da un autore ignoto (si ritiene che la sua composizione, avvenne in Giudea tra il V-III secolo a.C., sulla base di un presunto testo più antico, forse risalente al X secolo a.C), contiene dei veri e propri poemi d'amore, sotto forma di dialogo, che si scambiano “Salomone” ed una donna, tale “Sulammita”. Salomone (Cantico 7 : 5) dice: “Il tuo collo come una torre d'avorio; i tuoi occhi sono come i laghetti di Chesbòn, presso la porta di Bat-Rabbìm; il tuo naso come la torre del Libano che fa la guardia verso Damasco”. “Collum tuum sicut turris eburnea”, concetto che si diffuse ampiamente nel Medioevo e al quale si riferì San Girolamo, autore della Vulgata, la prima traduzione della Bibbia in lingua latina e secondo cui, “Cristo è il capo della Chiesa e la sorgente di tutte le grazie, ma la Vergine Maria è come il collo attraverso il quale queste grazie passano, per rigenerare le membra del Corpo mistico di Cristo”. Scena C e Scena D: Tentazione di Cristo (terza e prima)


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