Attrezzature macchina per il suo bar, ragionò solo in un secondo momento “in modo industriale”, e fu così solo nel ’48 che ne cominciò la produzione. La macchina a pistone, o a leva, appunto, pose le basi tecniche per il “caffè crema”, in quanto fino a quel momento l’espresso non era come lo conosciamo noi oggi, ma era una bevanda nera senza crema. La temperatura dell’acqua era più bassa, si scendeva dagli oltre 120°C a 90°C circa, così il caffè andava a perdere quella sensazione di intenso amaro che l’aveva accompagnato fin dall’inizio. La pressione di nove atmosfere, a cui il pistone pressurizzava l’acqua, per-
duceva infatti importantissime evolu-
macchina a doppia caldaia, ulteriore
metteva poi di creare la crema, il vero
zioni. La macchina non sfruttava più
evoluzione della ricerca di una grande
segno di riconoscimento della bevan-
una pressione manuale (come le mac-
stabilità. Una macchina che permette-
da più italiana che c’è.
chine a leva) ma traeva le sue atmo-
va di fare centinaia di caffè ogni giorno
sfere da una pompa elettrica, renden-
tutti con la stessa alta qualità. Negli
do il lavoro dell’operatore molto più
anni ‘80 arrivarono poi le macchine
La macchina a leva - che con il tempo
semplice e meno faticoso. La macchi-
automatiche, capaci di stopparsi da
divenne, evolvendosi, macchina a
na introduceva la preinfusione, con-
sole una volta raggiunti i 30-40 millilitri
molla - rimase il riferimento fino all’arri-
cetto che prevedeva, prima che la
di espresso precedentemente prefis-
vo dell’Eclisse nel 1961, quando la Fae-
pompa applicasse la pressione sul
sati.
ma lanciò la E-61 (E, come Eclisse, fe-
caffè, alcuni secondi in cui l’acqua cal-
E oggi? Il mondo delle macchine
nomeno verificatosi quell’anno). An-
da restava a contatto con la polvere,
da caffè è tuttora in piena evoluzione
che chi non è un professionista del
portando così ad una migliore estra-
e come spesso accade le direzioni di
caffè sa riconoscere l’eleganza classi-
zione. “Last but not least”, la tecnolo-
maggior sviluppo sono le due oppo-
ca di questa macchina e la sua impor-
gia di questa macchina: lo scambiato-
ste. Da una parte l’estrema automatiz-
tanza storica; una tecnica ben cono-
re di calore, un tubo in cui circolava
zazione di macchine che premendo
sciuta da tutti gli addetti ai lavori. Intro-
acqua che, passando dentro la calda-
un tasto macinano il caffè, lo pressano
ia, si scaldava e, uscendo poi sul grup-
e montano il latte senza che l’operato-
po (la E-61 è ben riconoscibile per ave-
re debba minimamente intervenire se
re il gruppo esterno), si raffreddava,
non per servire la tazza al cliente (vedi
creando quel “circolo termosifonico”
la tecnologia Nespresso). Dall’altra,
che permetteva una grande stabilità di
macchine sofisticatissime che, al con-
temperatura.
trario, il barista (e molto spesso l’ap-
Faema E-61
È da notare come, negli stessi
passionato a casa) può settare e per-
anni, la Faema, l’azienda produttrice
sonalizzare come e più di un compu-
della E-61, creò anche la prima mac-
ter, scegliendo pressione e tempera-
china “vending”, quella in cui si mette
tura a seconda del tipo di caffè. E le
la monetina ed esce il caffè, presente
macchine ad aria compressa? La hand
oggi un po’ dappertutto.
press e l’aeropress sono la nuova
Altri gradini? Nel 1970 l’azienda fiorentina “La Marzocco” creò la prima
frontiera dell’espresso “in tasca” da viaggio. B cod 60750
maggio 2019 · Italia a Tavola
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