Cento ripartenze 2. Quando la vita ricomincia (Giorgio Paolucci)

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RIPARTENZE Cento

Quando la vita ricomincia

Prefazione di Davide Rondoni 2 VOLUME

A chi ha smesso di sperare

A chi accende la speranza

CollanaiCARO CollanaiCAR O analloCiORAC analloC

Itaca ringrazia «Avvenire»

nella persona del direttore Marco Girardo per aver autorizzato la pubblicazione degli scritti dell’autore per la rubrica «Ripartenze».

Questo libro appartiene a __________________________________

CENTO RIPARTENZE

Quando la vita ricomincia

VOLume 2

Prefazione di Davide Rondoni

ITACA

Pubblicare è dare alla luce.

Desideriamo mettere in luce parole che accompagnino le persone nella vita.

Questa è la responsabilità che abbiamo come editori.

Libri compagni di viaggio.

Nella collana Icaro

Alessandro Grittini

Antoni Gaudí. Il mondo come lo vedono gli angeli

Costellazione Kurt

Filippo Ciantia

Il divino nascosto. Storie di eroico quotidiano

Sara Allegrini

Asylum

Abisso

Mina sul davanzale

Giorgio Paolucci

Cento ripartenze 2. Quando la vita ricomincia www.itacaedizioni.it/cento-ripartenze-2

Prima edizione: dicembre 2025

© 2025 Itaca srl, Castel Bolognese

Tutti i diritti riservati

ISBN 978-88-526-0824-7

Stampato in Italia da Modulgrafica Forlivese, Forlì (FC)

Col nostro lavoro cerchiamo di rispettare l’ambiente in tutte le fasi di realizzazione, dalla produzione alla distribuzione. Utilizziamo inchiostri vegetali senza componenti derivati dal petrolio e stampiamo esclusivamente in Italia con fornitori di fiducia, riducendo così le distanze di trasporto.

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Prefazione

In che specchio guardiamo il nostro volto? In quello tenebroso del tanto male che ci circonda e che ci traversa? In quale specchio cerchiamo di riconoscerci?

Noi non vediamo il nostro volto. E ancor più che uno specchio ci aiuta uno sguardo. Da quali occhi ci facciamo fissare, da quale sguardo riconoscere per riconoscerci? Dagli occhi pieni di risentimento e di tristezza che abitano ogni angolo? Dagli occhi avvelenati dalla cupidigia? Da quali lampi di sguardo, da quali momenti di sguardo, da quali occhiate? Lo sapeva Leopardi. Dagli occhi tuoi «ridenti e fuggitivi», o Silvia, che per quanto passeggera sei un segno del bene e del bello che la vita desidera, quasi forsennatamente, diventando di sé stessa demente a volte, povera certo, e bramosa… Pepite le chiama l’autore. Cioè polvere d’oro come diceva Emily Dickinson, oro che non si perde nella vita. Vibra nella splendida «Passante» di Baudelaire, nell’illuminarsi d’immenso di Ungaretti… E in quegli occhi ridenti e fuggitivi, o piangenti e fuggitivi ma visitati dall’oro della speranza e della misericordia che mutano il pianto in sorriso, di cui parla Giorgio Paolucci in queste sue pagine. Pagine che sono diario, certo, ma anche cronaca e mappa delle profondità del mondo. E autoritratto.

In quale sguardo dunque riconoscersi profondamente?

Basterebbero la scena di Antonio e di quel corridoio al capitoletto 2, o il grido «ma l’Innominato sono io!» poco dopo, o più giù un abbraccio all’aeroporto di Hanoi, e insomma basterebbe fermarsi quasi a caso in questo andirivieni di Paolucci tra storie attuali, memorie storiche, incontri personali fuori dal supermercato, eventi segreti o storie pubbliche come quella della madre di James Foley, il giornalista americano decapitato dall’Isis nel 2014 con tanto di video…

In queste storie, in queste pepite o sguardi ridenti e fuggitivi, l’autore mentre passeggia nel parco riconosce il proprio volto irrequieto. Una scritta su una panchina glielo ricorda. Questi frames di bene infinito in un mondo che tutti ingabbiamo di male e di paura ne illuminano meglio di ogni altra cosa o notizia il profilo. Perché se non ci fosse il bene a rendere irrequieto il cuore e il volto dell’essere umano, avremmo solo maschere impassibili, o volti rassegnati, o terrorizzati. E invece io vedo volti vivi, bellissimi, che mi danno speranza se mi guardo allo specchio. Si tratta sempre, come diceva don Giussani, di fissare persone, o momenti di persone, che richiamano me stesso a essere “davvero” me.

Davide Rondoni

Introduzione

Viviamo tempi duri. I rumori lugubri delle guerre, per molto tempo rimasti lontani dagli occhi e dal cuore di noi europei anche se drammaticamente presenti in tante parti del pianeta, sono diventati qualcosa di sinistramente familiare anche alle nostre latitudini. E poi ci sono le difficoltà economiche e materiali con cui molti si devono misurare, le disavventure familiari e personali, le situazioni di precarietà, le solitudini esistenziali… Se guardiamo con sincerità alle nostre esistenze ci scopriamo fragili e smarriti, anche se circondati da messaggi illusori che promettono una felicità a buon mercato.

C’è un tarlo che silenziosamente corrode l’anima, come ci ricordava settant’anni fa il teologo gesuita Theillard de Chardin con parole che oggi pesano forse più di allora: «Il pericolo maggiore che possa temere l’umanità non è una catastrofe che venga dal di fuori, non è la fame né la peste; è invece quella malattia spirituale – la più terribile, perché il più direttamente umano dei flagelli – che è la perdita del gusto di vivere».

Quando non sappiamo più dare un senso all’esistenza e alle cose che accadono, la realtà incute paura e ci sembra ostile. Ci sentiamo al buio. Cosa può venirci in aiuto? Come ritrovare il gusto di vivere? Dove guardare, a chi guardare per trovare l’energia necessaria per “ripartire” e per non finire vittime della paura, del cinismo e della rassegnazione?

Abbiamo bisogno di segni. Una luce anche piccola, una fiammella, ma sufficiente per alimentare la speranza. Una persona, un volto, un luogo, un evento magari inatteso, che ci permettano di intuire che il buio non ha l’ultima parola. È così che lo sguardo può rialzarsi e la vita prendere una direzione diversa, è così che può accadere un nuovo inizio. A volte perfino una fragilità che consideriamo come una sciagura diventa l’occasione per accorgerci di cosa è davvero necessario per vivere, trasformandosi in un’alleata preziosa perché la nostra umanità riparta.

In queste pagine propongo ai lettori cento piccoli-grandi segni che hanno illuminato il buio, proseguendo un itinerario – esistenziale prima che letterario – avviato con il libro Cento ripartenze.

Raccogliendo l’invito rivolto ai “comunicatori” da papa Francesco all’inizio del Giubileo della speranza, ho cercato di scoprire e raccontare i protagonisti di tante storie di bene nascoste nelle pieghe della cronaca, imitando i cercatori d’oro che setacciano instancabilmente la sabbia alla ricerca della minuscola pepita. E ho toccato con mano quanto bene è presente attorno a noi, che raramente arriva sulle prime pagine dei giornali ma è nutrimento dell’anima nei tempi duri che viviamo. Tempi in cui abbiamo bisogno di incontrare testimoni di una speranza che non delude.

Metto a disposizione le pepite che ho trovato, comprese le tante che appartengono alla mia esperienza personale e che hanno reso più lieta la vita.

Ripartenze dalla scuola
Ripartenze dalla malattia
Ripartenze nei viaggi

le Altre ripartenze

SCRIVI L A TuA RiPARTENZA

Come hai potuto leggere, la “ripartenza” non è necessariamente legata a eventi eccezionali, ma appartiene spesso alla dimensione quotidiana dell’esistenza.

E allora, che ne dici di scrivere in questa pagina quella che hai vissuto tu?

Se vuoi, condividila con me indirizzando a: centoripartenze@gmail.com

L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme.

Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più.

Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.

Italo Calvino

Le città invisibili

«Se non ci fosse il bene a rendere irrequieto il cuore e il volto dell’essere umano, avremmo solo maschere impassibili, o volti rassegnati, o terrorizzati. E invece io vedo volti vivi, bellissimi, che mi danno speranza. Si tratta sempre, come diceva don Giussani, di fissare persone, o momenti di persone, che richiamano me stesso a essere “davvero” me».

Davide Rondoni

«Ho cercato di scoprire e raccontare i protagonisti di tante storie di bene nascoste nelle pieghe della cronaca, imitando i cercatori d’oro che setacciano instancabilmente la sabbia alla ricerca della minuscola pepita. E ho toccato con mano quanto bene è presente attorno a noi, nutrimento dell’anima nei tempi duri che viviamo. Tempi in cui abbiamo bisogno di incontrare testimoni di una speranza che non delude».

Giorgio Paolucci

Giorgio Paolucci, giornalista e scrittore, è felicemente sposato con Cinzia, ha tre figli e sei nipoti. Ha lavorato per ventisei anni al quotidiano «Avvenire» di cui è editorialista dopo esserne stato vicedirettore. È autore di diverse pubblicazioni, tra cui Cento ripartenze. Quando la vita ricomincia (Itaca, 2022), a cui questo secondo volume dà continuità.

€ 12,00

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