Francescani e politica nelle autonomie cittadine dell’Italia basso-medioevale Atti del Convegno 2014

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ARTE, FRANCESCANESIMO E SOCIETÀ CITTADINA

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ginario avviato nel 125857. La sontuosa e solenne edizione della chiesa francescana di Ascoli, scaturita a ridosso della grande svolta del 1294, racco-

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quem del piedicroce, la data di consacrazione (1371), tanto invocata per la datazione dell’edificio, perde tutto il valore di riferimento assoluto che le è stato arbitrariamente attribuito (d’altronde è pacifico che una cerimonia di consacrazione risponda a situazioni congiunturali che possono prescindere del tutto dallo stato d’opera del cantiere, tanto più in questo caso, visto che i matronei del capocroce saranno realizzati solo nel sec. XV: neanche nel 1371 la chiesa poteva dirsi del tutto compiuta). Utili agganci possono anche essere istituiti nell’ambito della realtà cittadina: lo stile del portale nord di San Giacomo (1290-1305) e del portale principale dei Santi Vincenzo e Anastasio (datato 1306), indica “in tempo reale” l’attecchimento del linguaggio della chiesa francescana in realtà architettoniche di ben altro impatto (per i due portali rimando alle analisi condotte da B. VECELLIO SEGATE, La chiesa di San Giacomo di Ascoli Piceno: architettura e decorazione, Università degli Studi di Macerata, Tesi di laurea, Anno Accademico 2004-2005, Relatore: Prof. G.A. VERGANI). D’altro canto la nuova facciata della chiesa delle Clarisse di Sant’Angelo Magno, eseguita nel 1292, si orienta a est, ribaltando il precedente orientamento canonico, in modo da rivolgersi in direzione dell’asse dell’attuale via del Trivio, proprio in ossequio alla chiesa dei Minori, affacciata sulla stessa direttrice (cfr. F. CAPPELLI, Sant’Angelo Magno: la chiesa delle badesse di San Michele Arcangelo, in Guida alle chiese romaniche di Ascoli Piceno, città di travertino, Ascoli Piceno 2006, pp. 73-79: 77). Micozzi opta quindi con buone ragioni verso una datazione “alta” dell’edificio. Le sue considerazioni, estese inevitabilmente ai portali, che sono parte coesa della compagine edilizia, hanno subìto stroncature dai toni un po’ apodittici: GANGEMI, Ai confini del Regno cit., p. 117, alla nota 60, parla di cronologia «inappropriata»; G. CORSO, Scultura in pietra nella Marca meridionale: evoluzione e digressioni nei portali tardogotici, in Civiltà urbana e committenze artistiche al tempo del Maestro di Offida (secoli XIV-XV). Atti del Convegno di studio svoltosi in occasione della XXIII edizione del «Premio internazionale Ascoli Piceno», (Ascoli Piceno, 1-3 dicembre 2011), cur. S. MADDALO - I. LORI SANFILIPPO, Roma 2013, pp. 191-218: 203, spende qualche parola in più, ma la sostanza è la stessa: « […] non è sostenibile alla luce dei dati stilistici espressi dai corredi scultorei, né appare compatibile con le comuni tempistiche di un cantiere di simile portata». Ad ogni modo, l’Autrice non rileva in sede di analisi alcun elemento atto a giustificare una datazione avanzata del portale principale, salvo asserire che presenta, rispetto al portale su piazza, «una formulazione più matura, ormai pronta ad accogliere elementi stilistici del gotico tardo» (p. 204): ammesso che sia «ormai pronta», questi elementi del «gotico tardo» non li ha accolti affatto. Evidentemente, la nuova impostazione cronologica impone una revisione delle impostazioni storiografiche consuete, ancorate al presupposto che un’opera sia da considerarsi “tarda” se si propone in forme e misure ambiziose entro contesti “periferici” (secondo definizioni spesso basate sulle referenze odierne, e che richiederebbero maggiore cautela in prospettiva geostorica). Per queste e per le altre considerazioni che verranno sinteticamente proposte di seguito, al fine di offrire al lettore i dovuti approfondimenti, rimando al mio saggio Cultura artistica tra Due e Trecento in un lembo dell’Italia centroappenninica, che sarà disponibile on-line all’indirizzo https://independent.academia.edu/FurioCappelli (pubblicazione prevista: dicembre 2017). 57 Non è possibile determinare aspetto e dimensioni della chiesa nella sua prima fase, ma si può supporre, entro i limiti imposti dalle tradizioni locali, un’architettura ben aggiornata. Nel mio saggio Cultura artistica cit., evidenzio che la chiesa di Santa Maria delle Donne, già intorno al 1250, offre una coesa interpretazione del rapporto tra clausura e spazi


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