Fama e Pubblica Vox nel Medioevo - Atti del Convegno Cecco D'Ascoli 2009

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FRANCESCO GUIDI BRUSCOLI

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di diaristi veneziani di fine Quattro-inizio Cinquecento riportavano con grande attenzione l’intera catena che aveva dato adito alle informazioni; e questo era tanto più vero quanto più incerte erano le notizie, ovvero quando si trattava di voci, piuttosto che di fatti accertati. Nei Diarii sia di Girolamo Priuli che di Marin Sanudo si nota l’estrema precisione con cui gli autori annotavano mittente, luogo di origine e data della lettera da cui traevano l’informazione riportata, la quale poi veniva magari integrata con notizie provenienti da dispacci ufficiali o da altre fonti65. Anch’essi tuttavia, pur in termini dubitativi, rilanciavano a volte informazioni di non provata veridicità. Nell’agosto del 1499 Priuli, basandosi su lettere provenienti da Alessandria, segnalava l’arrivo nel porto indiano di Calicut di tre caravelle portoghesi capitanate da Cristoforo Colombo. Egli esprimeva i propri dubbi: «Questa nova et effecto mi par grandinisimo, se l’he vero; tamen io non li presto autenticha fede». Effettivamente l’errore c’era – il nome del capitano – ma per il resto la notizia era vera; quando, successivamente, essa fu confermata, «cadauno rimaxe stupefatto», perché questa era «la peggior nova che mai la Repubblica veneta potesse avere abuto dal perdere la libertà in fuori»66. Il timore – non certo infondato – era che i portoghesi potessero privare la Serenissima dell’assai proficuo commercio delle spezie orientali, che Venezia aveva quasi monopolizzato fino ad allora. Circolavano insomma notizie incerte, voci che a volte non avrebbero poi trovato riscontri, che magari venivano divulgate per sentito dire, senza che fossero effettuate le necessarie verifiche; tuttavia, in molti di questi casi, non vi era intenzionalità nella diffusione della notizia falsa. Diverso era invece il caso di quelle false informazioni che venivano deliberatamente divulgate – quindi con dolo – magari per ottenere vantaggi concorrenziali. Lo stesso Machiavelli, d’altronde, non lesinava ammirazione verso 65 E a sua volta ogni lettera poteva fare riferimenti ad altre lettere (M. Infelise, Prima dei giornali. Alle origini della pubblica informazione (secoli XVI e XVII), Bari-Roma 2002, pp. 5-7). 66 Ibid., p. 4. D’altronde la notizia non era di primissima mano: «ne foronno lettere de Alexandria de zugnio che scrivenno come per lettere dal Chaiero per homeni venutti de India intendevanno come a Colochut et a Adem in la India, citade principale, heranno capitate tre caravelle del re di Portogalo, el quali li haveanno mandate ad inquerir dele ixolle di spesse et che di quelle hera patron il Colombo» (G. Priuli, Diarii, ed. A. Segre, in R.I.S.2, 24/3.1, Città di Castello 1912, p. 153). Per cercare di limitare i danni di tale impresa, i veneziani misero in atto una fortissima azione di spionaggio e controspionaggio che coinvolse, tra gli altri, Lunardo da Ca’ Masser, «privatamente come semplice marchadante, non demonstrando cum alchuno esser mandato per la Signoria Nostra» (Preto, I servizi segreti di Venezia cit., pp. 217-218).


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