mensile - organo ufficiale del Comitato nazionale permanente del Microcredito - marzo 2010 anno I n. 1
Silvio Berlusconi Contro la crisi politiche mirate
Fini La dignità dell’uomo prima di tutto Le leve della crescita sostenibile di Corrado Passera
jerzy buzek
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SCHIFANI PER UNA NUOVA ETICA DELL’ECONOMIA
editoriale
Percorrere insieme LA VIA ITALIANA
d e l l a m icrof in a n za ’anno internazionale per il microcredito, proclamato nel 2005 dalle Nazioni Unite, ha rappresentato un’occasione concreta offerta agli Stati membri per attivare azioni utili a combattere l’iniquità che caratterizza il processo di distribuzione della ricchezza a livello mondiale. A tale scopo, le stesse Nazioni Unite hanno previsto nei cosiddetti ‘millennium goals’, un rafforzamento di tutte le azioni volte a ridurre i fenomeni della povertà e dell’esclusione finanziaria, che penalizzano le categorie socialmente più svantaggiate. Il microcredito, e più in generale la microfinanza, rappresentano un passaggio fondamentale alla lotta alla povertà estrema e costituiscono un impegno morale e sostanziale della società civile a favore dei più deboli. Proclamando il 2005 ‘anno internazionale del microcredito’, dunque, le Nazioni Unite hanno voluto sensibilizzare gli stati membri e i loro governi affinché progettassero, con attenzione ed efficacia, tutte le misure necessarie a potenziare la ‘finanza degli esclusi’. A tale scopo ogni Paese è stato invitato a costituire un Comitato nazionale a cui affidare il compito di coordinare le azioni domestiche e internazionali indirizzate al conseguimento degli ‘obiettivi del millennio’. In Italia, il Comitato nazionale nato contestualmente all’appello dell’Onu, si è costituitosi presso il Mae cooptando selezionati esponenti delle istituzioni attive nel campo della microfinanza e della finanza sociale e coinvolgendo Istituzioni del sistema finanziario, del mondo scientifico e accademico. Il Comitato del 2005, che ho avuto l’onore di presiedere, ha lavorato per definire le linee d’azione per una ‘ via italiana alla microfinanza’. L’obiettivo è stato quello di attivare meccanismi, network ed iniziative in grado di far continuare la funzione di lotta alla disuguaglianza
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di Mario Baccini presidente del Comitato
finanziaria anche oltre l’agenda d’occasione fissata nell’anno internazionale del microcredito. In seno al comitato furono costituiti, quindi, due gruppi di lavoro dedicati a ‘Iniziative’ e ‘Riflessioni’: al primo è stato demandato il compito di attivare ed organizzare le energie economiche ed umane, per promuovere azioni concrete coerenti con i principi ispiratori della struttura; ed anche il compito di divulgare la conoscenza del microcredito sul territorio. Al secondo gruppo, invece si occupava di studiare i criteri e le metodologie utili a progettare una microfinanza italiana di eccellenza. Il primo comitato si è evoluto nel “Comitato nazionale italiano permanente per il microcredito”, grazie al Parlamento Italiano, durante il governo di Romano Prodi; successivamente è diventato Ente di diritto Pubblico incardinato sotto la Presidenza del Consiglio dei ministri, presieduto da Silvio Berlusconi. Questa trasformazione è un forte segnale della continuità che l’Italia ha voluto imprimere alle azioni intraprese nel 2005 per porre il nostro Paese in una posizione di avanguardia rispetto alle altre nazioni, europee e non, e costituisce un esempio dello spirito italiano di solidarietà, coscienza sociale e responsabilità politica. L’idea, infine, di dare vita ad un organo di stampa ufficiale dell’Ente per approfondire i temi della microfinanza e del microcredito, nasce dalla volontà di mettere a sistema tutti i contributi nazionali e internazionali, per definire sempre meglio la “via italiana della microfinanza” e affermare con autorevolezza l'economia sociale e di mercato, per una politica economica che consenta di finalizzare le scelte dei governi nei confronti del bene comune e della persona. Facendo riferimento, anche, a quella materia economica che nella visione cristiana prevede la inscindibilità tra politica ed etica. Microcred it o
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som m a rio SILVIO berLuSCONI «La ricetta del Governo contro la crisi» pag 8-10
COMITATO NAZIONALE PERMANENTE MICROCREDITO on. Mario BACCINI presidente amb. Sergio VENTO vice presidente avv. Riccardo GRAZIANO segretario generale min. Sebastiano SALVATORI vice segretario generale prof. Giovanni PUOTI consigliere di amministrazione prof. Mario LA TORRE consigliere di amministrazione avv. Gianfranco VERZARO consigliere di amministrazione prof. Giulio SPANO consigliere di amministrazione dott. Alessandro CARDENTE consigliere di amministrazione LA RIVISTA DEL MICROCREDITO E DELLA MICROFINANZA anno I, numero 1 Registrazione Tribunale Catania n. 9 R.P. 693/10 R.G. V.G. Direttore Sergio Vento
GIAMPIerO CANTONI «La centralità della famiglia nella società italiana» pag 16-17
Direttore responsabile Domenico Calabrò mimmocalabro@gmail.com
COrrADO PASSerA «Nuovi scenari: l’esplosione del terzo settore e delle attività no-profit» pag 18-21
Comitato nazionale permanente per il microcredito via di Villa Emiliani, 48 Roma tel. (+39) 06 83606132 fax: (+39) 06 83606132 info@microcreditoitalia.org rivista@microcreditoitalia.org Direzione, redazione e amministrazione via Carnazza, 89 Tremestieri Etneo (Catania) Stampa ETIS2000 ottava zona industriale Catania
DON VITTOrIO NOzzA «Caritas, così abbiamo sviluppato e promosso l’economia sociale» pag 23-27
Impaginazione grafica I Press Sala stampa e comunicazione viale XX Settembre 45 Catania Spedizione in abbonamento postale
ADOLFO urSO «Economia, etica sociale, trasparenza e responsabilità» pag 28-29
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Abbonamento sostenitore cento euro c/c 814/239909 Banca Nuova - Catania Pubblicità Mediasmart srl via Carnazza, 89 Tremestieri Etneo (Ct) tel. 392 4765209
A n a l isi e con f ron t o i con f in i d e l sa p e re di
editoriale
per ampliare
Domenico Calabrò direttore responsabile
Questa rivista, organo ufficiale dell’Ente, nasce La scommessa è quella di consentire al comune con la sola ambizione di essere uno strumento cittadino un corretto e compatibile accesso al di analisi, di confronto e di conoscenza delle credito, come protesi per superare le difficoltà politiche legate al microcredito e alla microfi- del presente e accrescere le opportunità del nanza. proprio domani, abbandonando i sentieri di un La devastante crisi finanziaria che, come improduttivo assistenzialismo che spesso ha un’epidemia, ha contagiato generato illusioni e frustrabuona parte dei Paesi, riprozioni. Il microcredito e la microQUESTA RIVISTA pone l’esigenza di un nuovo finanza diventano, quindi, gli modello culturale nel rapporto strumenti più adatti a restiVUOLE CONTRIBUIRE tra l’uomo e la distribuzione tuire al sistema creditizio una A UNA PIÙ LARGA della ricchezza. Assistiamo alla prioritaria funzione sociale, in DIFFUSIONE DEI TEMI vittoria del conto economico una cornice etica, sotto la sul conto patrimoniale, alla vitspinta di una nuova visione LEGATI AL CREDITO toria dell’effimero sul concreto, che la politica sta dimostrando mentre cresce la fascia di di sapere indicare. La rivista estrema povertà e si moltipliche presentiamo in questo cano i fenomeni di disuguaglianza. primo numero - un grazie particolare al presiInderogabile appare, perciò, la necessità di dente Mario Baccini, al direttore, ambasciatore definire un nuovo rapporto fra il cittadino e il Sergio Vento e al segretario generale Riccardo sistema del credito. L’Italia è chiamata a svol- Graziano e a tutto il consiglio del Comitato gere un ruolo fondamentale in questa dire- vuole contribuire a rendere di più larga diffuzione, forte anche di una plurisecolare sione temi e materie che, per gli effetti destitradizione di solidarietà che si è nutrita della nati a produrre, non possono restare solo civiltà cristiana. patrimonio degli addetti ai lavori.
L’AMBASCIATORE SERGIO VENTO, direttore editoriale della rivista L’Ambasciatore Sergio Vento, vicepresidente del Comitato nazionele permanente per il Microcredito è stato designato quale direttore editoriale della rivista. Ha studiato a Roma laureandosi in Scienze Politiche. Nel 1962 entra in carriera diplomatica, lavorando con i sottosegretari Arialdo Banfi e Mario Zagari. Ha ricoperto incarichi di rilievo nelle ambasciate italiane a L'Aja (1967-1970), Buenos Aires (1970-1973) e Ankara (1973-1974). Dal 1979 al 1984 è vicerappresentante permanente italiano presso l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse) a Parigi. Dal 1987 al 1989 è consigliere diplomatico del ministro del Tesoro Giuliano Amato e del vicepresidente del Consiglio Gianni De Michelis. Dal 1989 al 1992 è Ambasciatore d'Italia a Belgrado. Ambasciatore di grado dal 1991. Dal 1992 al 1995 è consigliere diplomatico dei presidenti del consiglio Giuliano Amato, Carlo Azeglio Ciampi, Silvio Berlusconi e Lamberto Dini. È stato inoltre sherpa ai G7 di Halifax (1995) e Lione (1996). Dal 1996 al 99 è Ambasciatore a Parigi. Dal 1999 al 2003 Rappresentante Permanente Italiano presso l'Onu e dal 2003 al 2005 Ambasciatore d'Italia a Washington. Dal 2005 al 2006 è stato senior business advisor dello studio legale McDermott Will & Emery. Dal 2006 è docente di Relazioni Internazionali presso l'Università Luiss di Roma e Presidente di Nord Est Merchant Due (società di risparmio gestito della Banca Popolare di Vicenza), mentre dal 2008 è Presidente di Autostrade del Molise S.p.A.
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Il futuro dell’economia europea di Jerzy Buzek presidente del Parlamento Europeo adottate delle misure in grado di permettere una ripresa del sistema economico. Stiamo preparando in questi mesi un pacchetto legislativo che propone un nuovo quadro normativo europeo in materia di finanza e prevede la creazione di tre agenzie che si occuperanno della supervisione del settore pensionistico, bancario e assicurativo, apportando un grande contributo per la soluzione di alcuni dei problemi strutturali di cui soffre l'economia europea. Siamo certi che questi nuovi strumenti garantiranno maggiore trasparenza e sicurezza nei mercati europei rendendoli anche più competitivi. Negli anni a venire l'Europa deve continuare sulla strada delle riforme economiche, senza che ciò implichi un ripiegamento verso politiche protezionistiche e nazionalistiche. L'azione europea deve concentrarsi sul consolidamento, lo sviluppo, e la crescita del Mercato Unico che diventa il mezzo attraverso il quale l'Europa potrà superare la crisi finanziaria; ed è quindi nostro compito difenderlo ed espanderlo abolendo le frontiere e creando una Europa aperta e competitiva. Dobbiamo lavorare compatti perché l'Europa
Stiamo preparando un pacchetto legislativo che propone un nuovo modello finanziario Per rispondere a una delle domande più riccorrenti - “Quali sono le aspettative sul futuro dell’economia europea?” - devo ricordare ai lettori che la crisi economica del 2008 è stata la peggior crisi finanziaria che il mondo abbia attraversato dopo quella del 1929, per questo motivo è necessario che vengano
A capo dell’Assemblea di Strasburgo Ingegnere, accademico e politico polacco, Jerzy Karol Buzek è stato Primo Ministro della Polonia e deputato al Parlamento polacco negli anni 1997-2001. Il 13 giugno 2004 viene eletto membro del Parlamento Europeo con il più alto numero di voti di tutto il suo Paese, senza aver mai stampato un manifesto elettorale, ma basando la propria elezione solo sulla popolarità del suo nome e sul contatto diretto con gli elettori. Il suo partito “Platforma Obywatelska” aderisce al Partito Popolare Europeo. Il 14 luglio 2009 viene eletto Presidente dell’assemblea di Strasburgo al primo scrutinio con 555 voti su 713.
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cordo vincolante che permetta la riduzione delle emissioni di CO2. Un altro argomento che merita particolare attenzione è la crisi demografica. Gli studi fatti dimostrano che nel 2030 ci sarà un aumento del 23,5% della popolazione con età superiore ai 65 anni. Quest' ultimo dato mostra che é necessario un intervento da parte delle Istituzioni comunitarie a sostegno del sociale. Affrontare il problema dell'invecchiamento della popolazione in tempi di recessione non sarà facile, ma a nostro parere sarà possibile
Per creare un futuro basato sulla stabilità, autosufficienza e sostenibilità, è necessario operare secondo il nuovo corso della "green economic revolution", che mira a creare un’economia guidata dalla prosperità a lungo termine, dove saranno scoraggiate le speculazioni azzardate e l’ipersfruttamento che sono state le cause che hanno portato al manifestarsi della crisi mondiale. Con “Economia verde”, intendiamo quei settori dove l’efficienza energetica, la produzione e distribuzione di energia rinnovabile, il trasporto sostenibile, la fornitura di acqua, la depurazione, la gestione dei rifiuti, e l’agricoltura sostenibile, vengono usate in modo efficiente, attraverso l'utilizzo di tecnologie intelligenti e servizi sostenibili che salvaguardino l'ambiente. In questo contesto ricordando la delusione che ha caratterizzato il Vertice sul Clima, tenutosi a Copenaghen nel dicembre 2009, è evidente la necessità di concludere un ac-
promuovendo opportune politiche orientate verso una spesa sociale più efficiente, una maggiore produttività, un'istruzione di migliore qualità e livelli di occupazione più elevati. Un altro modo per affrontare la crisi demografica potrebbe essere quello di valorizzare le politiche di integrazione multiculturale. L'immigrazione, da sempre vista come minaccia, può diventare un beneficio per l'Europa, in considerazione dell'alto tasso di natalità che si registra nelle famiglie degli immigrati. Concludendo possiamo così sintetizzare le esigenze dell'economia europea: un programma economico di lungo periodo, caratterizzato da un pacchetto di riforme economiche e sociali; investimenti nel settore scolastico e universitario, per una crescita basata sulla conoscenza intesa come fonte di ricchezza; un'economia verde, in cui sia preponderante l´utilizzo delle tecnologie pulite, ecosostenibili o rinnovabili. Microcred it o
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l’intervento
ha bisogno di un piano d'azione di lungo periodo basato sulla nuova strategia "Europa 2020" , che prevede la creazione di un "una nuova economia di mercato sociale e sostenibile, un’economia più intelligente, più verde, che produca prosperità facendo leva sull’innovazione, su un uso migliore delle risorse e sulla conoscenza quale principale fattore”. Questa strategia, che dovrà facilitare l'uscita dalla crisi, oltre a puntare sul miglioramento dell'andamento del sistema economico, mirerà a garantire una dimensione sociale dell'economia.
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politica
di Andrea Lodato
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«ecco la nostra politica contro la miseria»
Le politiche a sostegno delle famiglie, delle classi meno agiate, di chi ha bisogno di un sostegno non sono soltanto nel programma di governo di Berlusconi da sempre, da quando, in sostanza, ha deciso di scendere personalmente in campo, ma si direbbe stanno concretamente nel Dna stesso del Presidente del Consiglio e del suo modo di intendere la politica. Al punto da essere il punto di partenza e di arrivo di ogni iniziativa che in questi anni di governo, ma anche di opposizione, il presidente ha lanciato nel campo dell'economia, della macro e della micro economia, cioè di quella legata al mondo delle imprese e a quella legata al mondo delle famiglia, alla finanza domestica. Con quell'attenzione specifica e speciale destinata alle casse più traballanti, ai bilanci meno solidi. Basta, del resto, andare a rileggere e a risentire quel che Silvio Berlusconi ha ripetuto in questi anni, soprattutto da quando anche l'Italia è stata penalizzata dall'onda lunga e deva-
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stante della crisi economica internazionale. Già nel progetto di governo varato due anni fa c'erano, e sono stati sostanzialmente rispettati anche e soprattutto a dispetto dei venti di crisi, quei principi di solidarietà, di sostegno straordinario, di sviluppo di politiche sociali concrete e puntuali. "Abbiamo affrontato la crisi - ha spiegato il Presidente del Consiglio - scegliendo di sostenere il reddito, il risparmio e il potere d'acquisto dei cittadini e delle famiglie, a partire dai pensionati e dalle famiglie numerose. Non ci sono stati aumenti di tasse, e le pensioni e gli stipendi non hanno avuto nessuna decurtazione ma si sono giovati degli aumenti contrattuali. Voglio riordare il caso, proprio come esempio reale, dei 17 milioni di pensionati, con l’aumento del 3,3% scattato a gennaio 2009 a recupero dell’inflazione del 2008 oppure dei 3.650.000 dipendenti della pubblica amministrazione, che a febbraio 2009 hanno avuto in busta paga gli
COME DIMOSTRANO I DATI REGISTRATI ALL’INIZIO DEL 2010 SUL POTERE D’ACQUISTO DELLE FAMIGLIE, NEL PERIODO PIÙ ACUTO DELLA CRISI, I REDDITI HANNO TENUTO di reddito, finendo, poi, con il rischiare di travolgere chi vive nelle fasce sociali a maggior rischio. Per questo è stato importante definire un itinerario rigoroso di interventi, una calendarizzazione secca, con una cadenza quanto più ravvicinata possibile. E oggi il Presidente del Consiglio può elencare una lunga serie di provvedimenti che hanno certamente aiutato le famiglie italiane, soprattutto quelle investite più direttamente dalla crisi, a sopravvivere prima e a vedere progressivamente stabilizzata la proprio posizione. "Già il primo Consiglio dei Ministri, il 21 maggio del 2008, così come avevo promesso in campagna elettorale, ha abolito l’ICI sulla prima casa. E a conferma che si trattava di un provve-
dimento che avevamo studiato per aiutare le classi sociali meno fortunate, l’abolizione non ha riguardato gli immobili di pregio, anche se abitazioni principali. Per il triennio 2009-2011, poi, abbiamo abolito i ticket sanitari da 10 euro su diagnostica e specialistica, previsti del governo precedente e sempre per aiutare le famiglie penalizzate nel 2007 e nel 2008 dai forti rincari dei mutui a tasso variabile,il governo ha messo in campo due iniziative: nel giugno 2008 ha stipulato una intesa con le banche per riportare la rata dei mutui al valore del 2006, compensando la diminuzione con l’allungamento dei tempi di restituzione del prestito, mentre nel decreto anticrisi di novembre 2008 abbiamo stabilito che per i mutui a tasso variabile sottoscritti entro il 31 ottobre 2008 gli interessi sulle rate per il 2009 non potessero superare il 4%. Sono state abolite tutte le spese notarili legate alla portabilità del mutuo. Ma un intervento straordinario - ricorda il Premier - è
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aumenti stabiliti dal rinnovo del loro contratto per il biennio 2008-2009. Il calo dell’inflazione, che ai primi del 2010 ha toccato il livello più basso degli ultimi 50 anni e non è un risultato da poco nel quadro generale di crisi che stiamo vivendo, e il conseguente diminuire dei prezzi di molti generi di prima necessit, ha ulteriormente aiutato i più deboli. Come dimostrano i dati di inizio 2010 sul potere d’acquisto delle famiglie, nel periodo più acuto della crisi i redditi hanno tenuto e nell’ultimo trimestre 2009 è lievemente aumentata la capacità di risparmio delle famiglie". Insomma le scelte fatte dal governo in fase di programmazione, le strategie volute fortemente nonostante l'opposizione pregiudiziale di parte del mondo sindacale e della sinistra, hanno consentito di ammortizzare il momento di depressione dell'economia, la crisi che ha investito anche i ceti medi che tradizionalmente erano quelli che vivevano, in ogni caso, con certezze
E NELL’ULTIMO TRIMESTRE 2009 È LIEVEMENTE AUMENTATA LA CAPACITA’ DI RISPARMIO DELLE FAMIGLIE A CONFERMA CHE LE SCELTE DEL GOVERNO SONO STATE LE PIÙ GIUSTE stato quello realizzato con il Bonus per il 2009 fino a un massimo di 1.000 euro destinato a famiglie, lavoratori dipendenti e pensionati con reddito compreso fra 15.000 e 22.000 euro. Questo è stato per il governo stringersi accanto alle famiglie italiane, non mettere le mani nelle tasche degli italiani come molti governi hanno fatto in passato accanendosi proprio contro lavoratori a reddito fisso, contro chi paga regolarmente le tasse e dichiara tutto, ma aiutare i cittadini a resistere a questa fase congiunturale difficile". Ed in questo senso il Presidente del Consiglio ha sempre giudicato che sul percorso virtuoso di politiche sociali molto avanzate si collocassero anche gli altri provvedimenti presi nonostante la Microcred it o
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crisi. Pensiamo ad assegni familiari, asili nido, nuovi nati: "Per favorire l’accesso al credito per le spese dei primi anni di vita dei bambini, abbiamo attivato un fondo finanziato con 25 milioni all’anno nel triennio 2009-2011. In pratica il nostro Governo rilascia garanzie dirette alle banche, a favore della famiglia che chiede il finanziamento, il cui importo massimo è di 5.000 euro. Per il 2009, il fondo per i neonati è stato aumentato di 10 milioni, da destinare alle famiglie con bimbi portatori di malattie rare. Già dal gennaio del 2009, vorrei anche ricordare, è stata resa strutturale la detrazione Irpef del 19% delle spese sostenute per pagare la retta degli asili nido statali, comunali o privati. Lo sconto massimo previsto è di 120 euro e sono state aumentate le risorse per gli assegni familiari, estesi anche ai lavoratori autonomi". Ma le scelte del governo Berlusconi hanno ricadute dirette anche in quelle che sono diventate spese quotidiane sempre più difficilmente sostenibili per gli italiani. Gas, luce, casa, problemi con cui si fanno i conti ogni giorno: "E il governo ha dato risposte concrete anche in questi settori - spiega il Premier -. Il “Bonus elettricità” è uno sconto trai 60 e i 150 euro all’anno sulle bollette, per le famiglie a basso reddito, specie se numerose, e per gli ammalati che devono usare apparecchi elettrici salva-vita. Per le domande presentate entro il 30 giugno 2009 è stato assegnato anche il bonus previsto per il 2008. A fine ottobre 2009 risultavano aver avuto il bonus oltre 1 milione di famiglie. Il "bonus gas" permette alle famiglie con bassi redditi di ottenere una riduzione media delle
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bollette del 15%. Per richiedere il bonus occorre avere un’indicatore Isee non superiore a 7.500 euro e non superiore a 20.000 euro per le famiglie numerose, con 3 o più figli a carico. Ma il nostro Governo ha aumentato anche di 20 milioni il fondo nazionale per il sostegno dell’affitto, che aiuta i nuclei familiari a basso reddito. Sono state confermate le detrazioni fiscali vigenti sugli affitti per l’abitazione principale. L’importo dello sconto è articolato in due fasce (150 o 300 euro) a seconda del reddito e sconti più importanti sono previsti per chi ha meno di 30 anni. Inoltre abbiamo sospeso per tutto il 2009, l’esecuzione degli sfratti. La misura riguarda solo gli affittuari residenti in comuni ad alta tensione abitativa ed in comuni con più di 10.000 abitanti". Insomma politiche mirate, con scelte che hanno sempre visto anche la Chiesa giudicare favorevolmente il progetto del governo, in un momento in cui l'indice di povertà ha subito impennate inquietanti in tutto il mondo. "Siamo stati, siamo e resteremo sempre attenti ha ripetuto Berlusconi - perchè dietro la serenità delle famiglie, dietro posti di lavoro sicuri, dietro un'occupazione seria, ma anche grazie ad una scuola senza sprechi e che cerca e premia le eccellenze anche tra chi si presenta ai nastri di partenza con qualche svantaggio derivante dal suo status sociale, dietro tutto ciò c'è un paese più sicuro, un paese che può garantire a tutti sostentamento, supporti pratici e psicologici, aiuti straordinari ma, soprattutto, aiuti che entrino nell'ordinario, nelle cose e negli aspetti di tutti i giorni".
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Quando il credito è sensibile produce benessere Riflessione sulla natura
e sulle finalità delle attività umane che attengono alla produzione, allo scambio
e alla distribuzione dei beni e servizi necessari a una dignitosa qualità della vita di Renato Schifani presidente del Senato
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a nascita di una nuova rivista è una ulteriore lanterna che illumina il mondo della cultura, delle dottrine e dei saperi. Nell’esprimere i miei complimenti al direttore Domenico Calabrò, ritengo di potere contribuire allo sviluppo e alla diffusione di questo periodico con un indirizzo di saluto che comprende i temi del rapporto tra etica e finanza. È un segnale sociale importante, quello dato dal nostro Paese con la nascita di un Comitato per il Microcredito, ente di diritto pubblico istituito dalla presidenza del Consiglio dei ministri e presieduto dall’onorevole Mario Baccini. Ancora più pregnante nella fase di recessione e difficoltà che ha colpito molte famiglie e segnato questo ultimo periodo. La recente crisi economica ci impone una seria riflessione sulla natura e sulle finalità delle attività umane che, in senso lato, attengono alla produzione, allo scambio e alla distribuzione dei beni e dei servizi necessari ad una dignitosa qualità della vita. È cosa nota che l’origine della crisi che stiamo vivendo vada rinvenuto in ardite operazioni finanziarie che, inseritesi nelle ma-
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glie di normative troppo larghe e di controlli troppo deboli, nutrite da uno sfaldamento etico profondissimo, hanno innescato un processo a catena che ha finito per colpire tutti i settori dell’economia. Proprio quanto accaduto deve farci riflettere senza cadere nella retorica, sulla contrapposizione manichea che viene rappresentata tra un’economia produttiva sana e foriera di benessere sociale ed una finanza spregiudicata e senza cuore che rappresenterebbe un corpo estraneo da estirpare dalla prima. Infatti, è impossibile separare nettamente i due ambiti, che reciprocamente si influenzano. Vagheggiare di un’economia produttiva, reale, nettamente disgiunta dalla gestione dei profili monetari, finanziari, creditizi, significa non cogliere la natura del problema e rifugiarsi in una sterile utopia. Una finanza ordinata e correlata alla produzione, un credito erogato con prudenza ma sensibile al valore intrinseco delle iniziative economiche che ne chiedono il sostegno, strumenti finanziari che non siano frutto di elaborazioni finalizzate esclusivamente al maggior profitto possibile, rappresentano infatti presidi indi-
le competenze e l’iniziativa a mancare. E’ appena il caso di rammentare che nel 2005 all’indiano Muhammad Yunus fu per questo motivo conferito il premio Nobel. Il microcredito non è erogato, come si suole dire: “a pioggia” o senza criterio. Risponde, invece, ai parametri di una valutazione attenta e ponderata dei rischi insiti nel prestito e consente – fornendo la disponibilità di piccole somme a tassi sostenibili per il debitore e senza necessità di garanzie reali – la nascita e la crescita di una miriade di iniziative imprenditoriali locali. In mancanza di credito queste iniziative sarebbero destinate ad essere soffocate proprio per l’indisponibilità di quel minimo di risorse necessarie all’avviamento determinate dall’assenza di garanzie reali che uomini e donne poveri, ma potenziali imprenditori di se stessi, non possiedono. La storia breve di questo istituto è quella di un successo che ha sollevato dalla miseria migliaia e migliaia di famiglie, senza pesare sulle finanze di Stati non più ricchi dei loro popoli, anzi instillando in sempre più ampie fasce di popolazione il seme fecondo della libera iniziativa privata. Anche in Italia il Microcredito inizia ad avere uno spazio importante, e molte sono le iniziative ispirate alla necessità di fornire un credito, piccolo ma decisivo, ad imprenditori che non riescono ad accedere al finanziamento bancario ordinario. Sono imprenditori deboli, che a loro volta operano nel sociale, o che hanno creato
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spensabili per una crescita economica sana e sostenibile. Non è auspicabile e nemmeno ipotizzabile un mondo senza finanza; essa è come l’indispensabile propellente del motore, ma deve essere concepita in modo da far progredire lo sviluppo del sistema e sostenere quelle iniziative che si ispirano a criteri di equità. Occorre, quindi, delineare una finanza al servizio dell’economia anche e soprattutto per ridurre quelle aree di povertà che sono presente sia nei paesi in via di sviluppo, sia nel nostro mondo industrializzato. Tutto ciò rappresenta un imperativo morale da rispettare, ma anche un obiettivo strategico finalizzato a ridurre l’indigenza che diviene facilmente terreno fertile per tante ideologie violente. Ispirati ad una visione etica della finanza, mirati a sconfiggere la piaga della povertà, teorizzati da economisti fra i più illustri, molteplici sono gli strumenti finanziari che sono già disponibili e che si stanno diffondendo nel mondo, soprattutto nei paesi più poveri, ma non solo. Sacche di arretratezza spesso endemica, sono del resto presenti anche nel mondo industrializzato ed è l’Occidente ad avere quei capitali che, ben indirizzati ed investiti, sono il volano indispensabile per far uscire dal sottosviluppo interi paesi. In questo contesto va sottolineato il ruolo del microcredito, che si sta diffondendo, conseguendo importanti risultati, soprattutto dove sussistono le basi culturali per uno sviluppo “dal basso” dell’economia, dove non sono
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un’attività per uscire da un periodo di disoc- raramente il mezzo è amorale o immorale in cupazione, o che non hanno sufficienti garan- sé, lo è l’uso al quale l’uomo lo volge. zie da fornire.In tale contesto, vengono poi Vanno ricordati in proposito i cosiddetti fondi privilegiati i progetti nell’ambito del turismo e etici d’investimento, diffusi ormai da anni, dell’agricoltura, del risparmio energetico, del operanti con meccanismi certamente diversi commercio equo-solidale, delle fonti rinnova- da quelli del microcredito e non differenti da bili, dell’artigianato tradizionale. quelli utilizzati dalla finanza tradizionale, ma È meritoria in questo campo l’attività del Co- al servizio di un’economia sana e sostenibile. mitato Nazionale Permanente per il Microcre- Essi agiscono a livello globale con le mededito, che, appunto, si propone di scommettere sima finalità di crescita dei capitali investiti sulle persone, dando fiducia ed aiuto con- che caratterizza i fondi tradizionali, ma concreto alle iniziative economicamente sosteni- vogliano le risorse che raccolgono sul merbili, necessarie per farle nascere. cato verso società che operano in alcuni Non si tratta però di meri sussidi, non è una specifici contesti. Evitano, per esempio, di informa di assistenvestire in società zialismo; piuttosto che producono o è un modo per asfinanziano armi e sicurare quel misistemi bellici, che nimo di hanno un elevato uguaglianza nelle impatto sull’ecosicondizioni di parstema, che utiliztenza che è neceszano gli animali sario per costruire come cavie di una società più prodotti cosmetici. giusta. Rilevante è Le società devono l’attenzione prerispettare stanScommettere sulle persone stata alla formadard ambientali zione, con definiti a livello indando loro fiducia e aiuto concreto percorsi di assiternazionale, gastenza, aggiornamento e monitoraggio per i rantire la tutela delle condizioni di lavoro, dei nuovi imprenditori, con prestiti di favore degli minori e delle donne previste dalle organizstudenti che per motivi economici non rie- zazioni mondiali, agire secondo rapporti di scono a proseguire gli studi, con corsi di ri- scambio equo verso tutti i portatori di intequalificazione per i lavoratori espulsi dal ciclo resse. È evidente quindi che si tratta di struproduttivo. menti – i cui rendimenti, fra l’altro, non si sono Iniziative ispirate ad una finanza etica, me- rivelati inferiori a quelli dei fondi ordinari – glio, ad una finanza che nell’etica trova il suo destinati ad agire sul medesimo piano della fondamento, si stanno diffondendo anche a finanza tradizionale, ma che privilegiano, livello delle maggiori istituzioni private e pub- anche quella parte della grande impresa cabliche. Stanno scendendo in campo, infatti, pitalistica che maggiormente si interroga con le tradizionali banche commerciali, con ap- scrupolo e coscienza sulla finalità vera dell’atpositi settori dedicati, anche se resta preva- tività economica. lente il ruolo svolto dalla Banca Popolare Questo obiettivo non è, e non può essere il etica, dalle banche di credito cooperativo, da mero profitto, se non come mezzo per il fine Onlus, da enti religiosi e dalle tante mutue au- unico e superiore, che resta l’uomo, ancor più togestite, in generale cooperative. In maniera se povero e per tale ragione privato della sua analoga si stanno adoperando anche istituti dignità. bancari di rilievo nazionale e enti pubblici ter- L’economia inquadrata in questo contesto può ritoriali. Ma accanto ad istituti nuovi ispirati contribuire ad attenuare le forti disuguaad una finanza etica, non va dimenticata la glianze che esistono anche nel nostro Paese possibilità di adeguare alle necessità emer- e che rappresentano patologie sociali capaci genti strumenti esistenti da decenni e perfet- di produrre malesseri e ingiustizie e di indetamente collaudati, a conferma che bolire la salute morale e civile di un popolo.
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il messaggio
un nuovo strumento per contribuire al dibattito sulle politiche economiche di Gianfranco Fini presidente Camera dei deputati
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l mio più fervido augurio di buon lavoro a Domenico Calabrò per l’importante incarico assunto nella direzione di una rivista che svolge un ruolo rilevante nell’analisi delle questioni legate al finanziamento delle piccole imprese che costituiscono l’ossatura del sistema economico italiano con rilevanti effetti sociali. Sono certo che da questo periodico continueranno ad arrivare interessanti spunti al dibattito sulle politiche economiche italiane e sul sostengo alle attività dirette a diffondere sempre più incisive modalità di finanza etica all’interno della nostra società. È una necessità particolarmente urgente alla luce della crisi economica internazionale di questi ultimi anni che ha avuto gravi ripercussioni sociali e che non ha risparmiato l’Italia anche se - come è stato più volte evidenziato - le conseguenze per il nostro Paese sono state meno gravi che altrove. Ma come ho avuto modo più volte di ribadire, la crisi deve diventare un’opportunità per lavorare affinché il necessario rilancio economico
conduca a un’Italia più giusta, più solidale e più competitiva. In tal senso acquista particolare rilievo la questione della finanza etica e dell’economia sociale di mercato. Il presupposto imprescindibile è quello della dignità dell’uomo, che non può essere sacrificata da attività finanziarie al di fuori di ogni regola e senza nessun collegamento con l’economia reale. Una maggiore attenzione alle esigenze delle persone delle famiglie e delle piccole imprese è la premessa per una politica che voglia essere sempre più vicina alle reali esigenze della società. Tra le regole da stabilire, quelle relative alla composizione dei diversi interessi economici con particolare riguardo all’esigenza delle nuove generazioni di poter fruire di tutte quelle opportunità che una società moderna ed evolutiva deve poter loro garantire. Temi di grande di rilievo che - sono certo - la rivista saprà affrontare con senso di responsabilità e attenzione. Microcred it o
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Famiglia, individui e domanda sociale di Giampiero C. Cantoni
Questa crisi-recessione penso che possa essere ricordata in Italia come una stagione di riscoperta del territorio, della famiglia, delle persone, del lavoro, in una dimensione più sociale e meno economica, più umana, basata sui valori cattolici della solidarietà. La stessa crisi ha alimentato una forte domanda di “sociale”. Le esigenze del lavoro, delle imprese sono strettamente correlate a quelle delle famiglie, e spesso queste ultime influenzano in maniera rilevante il modo di vivere e di comportarsi degli individui. Il valore della produzione fatta in casa da componenti dei nuclei familiari in Italia è maggiore rispetto ad altri Paesi di analoghi livelli di reddito. Questa singolarità e centralità che la famiglia ha assunto nella nostra società italiana, è una risposta alle esigenze sociali che ricercano proprio nella famiglia il luogo di elezione per la produzione di beni e servizi. Infatti, basta pensare che: nella famiglia i figli resteranno fino al compimento degli studi; alla famiglia chiederanno appoggio per trovare lavoro; nella famiglia gli anziani e i malati troveranno il completamento della propria assicurazione sociale. Questo che vorrei definire come il “capitale familiare” della nostra società si mette in rapporto con il cosiddetto “capitale sociale”, ossia quell’insieme di fiducia reciproca tra i concittadini, di capacità di collaborare in modo costruttivo per il bene comune e la volontà di partecipare ad attività sociali per la gestione di servizi e beni pubblici. Se c’è un deficit di capitale sociale, ecco che il
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“capitale famiglia” assume maggiore valore e si cerca di risolvere i problemi sociali nell’ambito della famiglia. Questo deficit di capitale sociale può influenzare anche il “capitale economico”, ossia può influenzare anche le modalità di trasmissione ereditaria, dove ai figli viene prevalentemente lasciata non solo la proprietà ma anche la gestione manageriale di imprese manageriali. Questo può avere influenza, ad esempio, sulle scelte di investimento patrimoniale: sarebbe interessante indagare quanto i legami familiari privilegiano investimenti immobiliari, rispetto alla scarsa propensione a investimenti azionari. Non sempre, però, la famiglia è in grado di sostituire il capitale sociale, là dove le risposte devono venire dalle istituzioni, in termini di efficienza e di efficacia del loro operare e per la complessità o rilevanza dei contenuti che devono offrire al cittadino. Purtroppo, molto spesso, lo stesso capitale sociale si mostra deficitario, non in grado con le sue istituzioni di rispondere alle esigenze della famiglia e della collettività, nel suo insieme. Tutto ciò crea quello che potremmo definire come una mancanza di fiducia. Manca fiducia perché facciamo troppo affidamento alla famiglia, o si ricorre sempre più alla famiglia perché manca la fiducia nelle istituzioni? Forse la risposta risiede nel rapporto tra etica ed economia. L’etica che si coniuga con l’economia, come antidoto contro l’illegalità e sviluppare al meglio il principio di solidarietà tra generazioni.
Il funzionamento del mercato, il rispetto e l’ap- entità; quindi cerca di rinviare il più possibile plicazione dei contratti non possono fare affi- la data del rimborso, facendo contemporaneadamento solo sulla legge. Occorre che ognuno mente salire l’importo del debito. di noi abbia interiorizzato un comune sistema Insomma, il modello di banca di Yunus non ha di valori e che nelle professioni si segua l’etica niente a che vedere con la banca tradizionale professionale, del medico verso i pazienti, come noi la conosciamo. dell’avvocato verso i clienti, del banchiere E’ una visione umana della banca, dove la verso i risparmiatori. Si deve affermare, in so- banca aiuta a crescere, come fa la madre con stanza, quella “fiducia” che come sottolinea il i propri figli, ha fiducia in loro e desidera vePapa, è il fulcro anche dei rapporti economici derli crescere affinché affrontino la vita in e sociali. modo sereno. Muhammed Yunus si è immerso Una fiducia che ci deve portare a valorizzare nella realtà del suo paese, il Bangladesh, per al meglio la solidarietà intergenerazionale, cercare di capire come aiutare concretamente come tutela e sostegno anche, soprattutto, dei i poveri. Ha esaminato il problema dall’inpiù deboli, dei più poveri. Non è certamente terno,“insediato nel territorio” ed ha trovato solo il microcredito che può spazzar via la po- una soluzione nell’accesso al credito da parte vertà. Il credito è solo uno degli strumenti, per dei poveri. Il denaro non come mezzo per arquanto potenti, che le persone possono utiliz- ricchirsi o speculare, ma come strumento per zare per uscire dalla miseria migliorare la condizione di o per migliorare la propria vita. Egli ha fornito ai poveri IL MODELLO YUNUS vita individuale e quella dei del suo Paese e di altri cinNON SI FERMA nuclei familiari di appartequantatrè Paesi, tra cui ALLA BANCA nenza. Vorrei, però, subito, Cina, Sudafrica, Francia, DEL MICROCREDITO distinguere che l’approccio Norvegia, Canada, e Stati GUARDA ALL’INTEGRAZIONE del microcredito alla perUniti dove ha sviluppato le TRA FINANZA sone più povere non è la sue idee, il diritto di ricevere E SOCIETÀ stessa cosa del fenomeno, a un prestito a condizioni cui abbiamo assistito negli eque. Usa durante il boom immobiliare degli anni no- Ma il modello di Yunus non si ferma alla vanta, dell’erogazione di mutui o prestiti per- “banca del microcredito”, guarda all’integrasonali verso la clientela con più basso merito zione tra investimenti finanziari e sociale. Crecreditizio o persino verso quella clientela defi- ando la Grameen Bank, Yunus ha sviluppato nita, con acronimo un po’ cinematografico, un’alternativa alla banca tradizionale per afcome “ninja” (no income, no job and asset). frontare e risolvere il problema della povertà. Qui, nel caso di successo della Grameen Bank, Ma anche creando diverse joint venture con ci troviamo di fronte a quote “micro” di prestiti, multinazionali che operano nel “social busicon rate di rimborso molto basse e piccole, con ness” sta aiutando a produrre utili a chi ne ha un sistema di pagamenti quotidiani, così da veramente bisogno. renderli “psicologicamente” più leggeri come Si guardi alla Grameen Danone, un’azienda rimborso, a breve scadenza. Come scrive giu- di social business che produce uno yogurt chiastamente Yunus nel suo libro: “Se il rimborso mato “shakti Doi” che contiene vitamine, zinco, deve avvenire dopo sei mesi o un anno dalla ferro e altri nutrimenti che presi dai bambini li concessione del prestito, anche se il debitore aiutano a crescere, aiutandoli anche ad uscire avrà in tasca il denaro proverà inevitabilmente dalla malnutrizione. Grameen e Adidas hanno un certo dispiacere a staccarsene”. invece convenuto di creare un social business Qui sta la differenza di approccio delle banche per la produzione di scarpe a 1$, accessibili tradizionali con la banca fondata da Yunus. per i poveri del Bangladesh, per diminuire l’inNelle banche commerciali tradizionali, con ri- cidenza di “hookworn” e di altre malattie pachieste di rimborso a rate costanti o in un’unica rassitarie in Bangladesh. Questi sono solo due tratta finale, l’obbligo di effettuare versamenti esempi di investimento con l’approccio della consistenti o unici alla fine del periodo di cre- Grameen Bank al soddisfacimento di un bisodito, fa sì che il debitore sia psicologicamente gno sociale, creando un ritorno economico a restio a separarsi da una somma di una certa beneficio di chi ha bisogno. Microcred it o
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tica ed economia devono contaminarsi con maggiore intensità. L’esplosione del terzo settore e dell’attività economico sociale del no-profit testimoniano quanto sentita e utile sia questa esigenza di contaminazione. L’etica va riconosciuta come un imprescindibile strumento di responsabilità che riesce a individuare quando il beneficio, ovvero l’utilità, individuale confligga con il benessere complessivo della società. L’etica può dunque rappresentare un utile strumento per indirizzare l’economia in quanto rappresenta un continuo richiamo all’aderenza dei comportamenti individuali al bene comune. Un’etica della responsabilità (individuale e sociale) è perfettamente coerente con l’efficienza economica. Una prospettiva di crescita sostenibile costituisce uno dei fattori produttivi di crescita economica e di progresso di una comunità. Non si possono che condividere le parole del Governatore Draghi quando afferma che non può esistere sviluppo sostenibile senza etica. Non sono sostenibili modelli di competitività disegnati fondamentalmente sul darwinismo sociale, che accresce le disuguaglianze e disarticola il tessuto connettivo della comunità. Competitività e coesione sono le due facce imprescindibili della crescita sostenibile. Per troppo tempo il processo di crescita legato alla globalizzazione, per quanto straordinariamente efficace nel ridurre la povertà nel mondo, si è accompagnato ad un fenomeno di inasprimento delle disuguaglianze. Su questo sviluppo sperequato, che erode il “capitale sociale”, occorre intervenire con gli strumenti dell’economia e con quelli dell’etica. La crisi economica attuale interroga il legame fra etica ed economia. La crisi ha messo in evidenza la fragilità di un modello di sviluppo economico. Non determinerà la crisi del capitalismo ma è certamente la crisi di un certo tipo di capitalismo basato sugli eccessi, sugli squilibri, sul debito, sulla speculazione di breve periodo, su un sistema finanziario “ombra”, sulla mercificazione dei rapporti con i clienti, su una finanza fine a se stessa, sulla presunta capacità del mercato di autoregolamentarsi, sul conse-
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azioni sociali
e no profit nuove contaminazioni
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di Corrado Passera consigliere delegato Intesa Sanpaolo
guente indebolimento della rule of law e del sistema delle regole e dei controlli, su modelli di business insostenibili, su livelli di remunerazione dei manager, e non solo dei manager,in taluni casi, eticamente inaccettabili. Nella più recente tradizione del liberalismo economico, il mercato (quale luogo in cui domanda e offerta si incontrano nelle modalità tutelate da una precisa cornice giuridica e regolamentare)attraverso il dispiegarsi della concorrenza (che consente il prevalere dei più efficaci e non solo dei più forti) è il luogo in cui un’etica meritocratica permette di spingere i prezzi verso i costi marginali, massimizzando i benefici del consumatore e limitando i profitti ad un livello di equa remunerazione dell’attività d’impresa.
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La crisi attuale può essere considerata come “crisi morale” perché scaturisce da un deficit di etica che ha spinto l’uomo, in taluni casi, ad abusare dello strumento economico. La crisi prima ancora che morale è, forse, di tipo epistemologico, ovvero mette in luce ancora la nostra ancora vasta ignoranza sul funzionamento dell’economia di mercato, e tutta la presunzione di taluni ad aver fatto del mercato un’ideologia semplificatoria. I mercati che noi consideravamo i più efficienti e concorrenziali del mondo non si sono rivelati tali. L’efficienza stessa del mercato – ovvero la sua capacità di esprimere prezzi in grado di riflettere adeguatamente tutta l’informazione disponibile -non può essere considerata una situazione stabile
(nella stessa teoria economica l’efficienza dei mercati è un’ipotesi – la cd. “efficient market hypothesis” non un assioma) che conduce a trovare sempre un “equilibrio”, al contrario vi è una tendenza a sviluppare bolle speculative e fenomeni di mispricing delle attività, che possono persino portare i mercati a “fallire” non riuscendo ad esprimere prezzi significativi ovvero in grado di far incontrare la domanda con l’offerta, le stesse deviazioni dall’equilibrio, ovvero gli shock che possono perturbare i mercati spesso non rispondano alle leggi probabilistiche della distribuzione normale (presenza di cosiddette “code grasse” o di cigni neri). Il mercato poi è condizionato continuamente da spinte monopolistiche, non protegge naturaliter il consumatore, non abbassa i prezzi al costo marginale, non riesce ad autoregolamentarsi, a correggere i propri eccessi e i propri fallimenti, non conduce al bene comune per semplice sommatoria di interessi individuali. A lungo potremmo dibattere sul grado di moralità dell’economia di mercato mentre mi sembra pacifica la considerazione che essa non è un luogo così perfetto ed efficiente come tendiamo a presumere. Per troppo tempo un atteggiamento ideologico ci ha fatto ragionare in modo manicheo per contrapposizioni e mutue esclusioni: statomercato, pubblico-privato, societàindividuo, diritto-economia, morale-profitto, coscienza-interesse, potremmo aggiungere giustizia- carità. E che queste antinomie rappresentassero anche il campo dove esercitare giudizi di valore fra tifoserie contrapposte, in cui quasi necessariamente era esclusa ogni possibilità di compromesso, di sinergia, di rafforzamento reciproco, di esercizio responsabile delle competenze in una logica di un mutuo coinvolgimento e di contaminazione. Ha prevalso la logica della contrapposizione (del “o” / “o”) piuttosto che quella dell’inclusione (del “e” / “e”). La crisi non sarà servita a niente, non avremmo imparato nessuna delle lezioni che ci ha insegnato se non riusciremo a rivedere e a riconsiderare i presupposti culturali ed epistemologici sui quali basiamo il nostro operato, la nostra
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umani. Grazie alla crisi abbiamo capito che bisogna costruire sentieri sostenibili di crescita attivando motori di crescita policentrici e distribuiti, che la costruzione di ricchezza e valore si fa su di un orizzonte non schiacciato sul breve o brevissimo tempo ma su orizzonti più estesi, che occorre includere il maggior numero di persone possibili in questo percorso e che occorre meglio distri-
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L ’Enciclica ci ricorda il giusto ordine delle cose, ci ricorda che il mercato, il profitto, la crescita economica, non sono fini ma sono solo strumenti
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azione individuale e collettiva. E’ in questa direzione che ci viene in aiuto la “Caritas in veritate” con il suo richiamo a lavorare per uno sviluppo integrale, col suo messaggio cattolico rivolto ai cattolici ma che ha tutte le caratteristiche di rappresentare un messaggio rivolto a tutti gli uomini di buona volontà, per la costruzione di un tavolo di collaborazione sia con i laici che con gli esponenti di altre religioni. L’Enciclica ci ricorda il giusto ordine delle cose, ci ricorda che il mercato, il profitto, la crescita economica non sono fini ma strumenti, e non gli unici, e che i fini sono diversi, sono più alti, sono l’uomo nella sua dignità, sono lo sviluppo integrale di cui la crescita sostenibile rappresenta un importante tassello, sono il bene comune che è responsabilità di tutti e non monopolio di pochi, sono la società nel suo animarsi non attraverso la semplice sommatoria di interessi particolari e contrapposti ma come risultante delle nostre responsabilità, dell’esercizio consapevole dei nostri diritti e dell’adempimento sostanziale dei nostri doveri. “L’economia e la finanza, in quanto strumenti, possono essere mal utilizzati quando chi li gestisce ha solo riferimenti egoistici”, trasformando strumenti di per sé validi in strumenti dannosi, “perciò non è lo strumento a dover essere chiamato in causa ma l’uomo, la sua coscienza morale e la sua responsabilità personale e sociale” (par. 36). La crisi ci consegna un futuro, magari incerto, ma la cui costruzione è ora più che mai nelle nostre mani. Sta a noi riempire la costruzione del nostro futuro con contenuti solidi, sostenibili,
buirne i frutti. I quattro motori della crescita sostenibile sui quali dobbiamo operare sono: 1. la competitività delle imprese: data dalla capacità di rinnovare nel continuo le specializzazioni produttive e i vantaggi comparati attraverso investimenti in tecnologia, innovazione, ricerca e capitale umano qualificato; dalla dimensione media d’impresa (ormai elemento imprescindibile per sostenere investimenti sempre più cospicui e articolati in un mondo globalizzato), dalla solidità patrimoniale, da una finanza d’impresa moderna, da una forte proiezione internazionale, da una capacità di esprimere capacità commerciale, forza manageriale; 2. l’efficienza del sistema Paese: data dalle dotazioni infrastrutturali di tipo materiale come reti stradali e ferroviarie, edilizia pubblica, reti della distribuzione dell’energia, del gas, dell’acqua, infrastrutture della comunicazione, impianti di smaltimento dei rifiuti ma costituita, non di meno, dalle infrastrutture di tipo immateriale come il funzionamento del sistema dell’istruzione, dell’università e della ricerca, del sistema giudiziario e fiscale e più in generale attinente al funzionamento della nostra pubblica amministrazione nel suo compito di fornire tutta una serie di servizi ai cittadini e alle imprese; 3. la coesione sociale: data da tutti quegli strumenti di welfare - pubblici e privati (terzo settore) - che consentono di ripartire fra gli individui (in modo più o meno mutualistico) i rischi sociali connessi all’evoluzione economica; la capacità di stemperare le paure per il presente e per il futuro un elemento fondamentale per rendere sostenibile ogni processo di cambiamento, di spinta verso una maggiore competitività economica, di modernizzazione del
sociale. Per farlo spesso i semplici incentivi dell’utilitarismo economico (avversione al rischio, self interest, focalizzazione sui risultati e i ritorni di breve periodo) non sono sufficienti, servono altre motivazioni, di natura sociale, etica e valoriale. Considerazioni che attengono al nostro rapporto con il resto della società, con l’altro da noi, con le generazioni dei nostri figli e nipoti e che interrogano il nostro sistema valoriale, il nostro senso del dovere, la nostra sensibilità e responsabilità sociale. Servono competenze e doti di leadership a tutti i livelli per creare non solo consenso ma collaborazione su di un progetto comune, serve intelligenza emotiva, servono responsabilità e sensibilità sociale (nella sua duplice componente di giustizia e carità) e una cospicua dose di creatività (il Papa parla dell’esigenza di “soluzioni nuove”). L’Italia ha bisogno di una forte dose di innovazione, di una scossa per rilanciare la produttività e la crescita su sentieri di sostenibilità. C’è bisogno di un cambiamento vero, di un riformismo socialmente responsabile. C’è bisogno di un progetto di medio periodo su cui far sterzare la rotta della nave Italia, diversamente la deriva di bassa crescita che ha preso negli ultimi 15 anni rischia di arenarla. Un piano che ci metta nelle condizioni di uscire dalla crisi che stiamo attraversando – perché questa crisi prima poi finirà – in condizioni di maggior competitività e dinamismo nel quadro di coesione sociale che è nostro tratto fondante. Tutto ciò è alla nostra portata.
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tessuto sociale; 4. il dinamismo della società: dato da tutti quei fattori che stimolano la mobilità sociale in senso orizzontale e verticale (cultura del merito, sviluppo dei talenti, pari opportunità e uguaglianza nelle condizioni di partenza, facilità di travaso, di contaminazione di esperienze e competenze fra pubblico e privato, fra sistema finanziario e sistema produttivo, fra impresa e terzo settore, fra mondo del profit e del no-profit) oltre ad un sistema decisionale veloce e tempestivo, in tutte le sue articolazioni: istituzionale, amministrativo, giudiziario, e a tutti i livelli di governo: centrale, regionale, provinciale, comunale. Su tutti questi fronti il nostro Paese è in difficoltà ma si continuano ad accumulare ritardi soprattutto sul fronte dell’efficienza e del dinamismo del sistema Paese, mentre la crisi indebolisce la competitività delle nostre imprese e aumenta il disagio sociale. Solo accelerando tutti e quattro motori e mettendoli a velocità di crociera tra loro compatibili si crea quel valore sociale che è la fiducia. Solo costruendo fiducia, si può guardare al futuro con un atteggiamento positivo e costruttivo, si può decidere di fare figli, si può maturare una cultura diversa nei confronti dell’immigrazione, si può tornare ad investire sul lungo periodo, in innovazione, in istruzione, in infrastrutture, si può dar credito e fiducia ai talenti, alle energie più promettenti e meritevoli, si possono prendere decisioni strategiche con velocità e comunità di intenti, facendo progredire, al di là di ciò che il PIL riesce a catturare, lo sviluppo integrale, economico e
UNIVERSITÀ BOCCONI, GUIDO TABELLINI CONFERMATO RETTORE Il Consiglio di amministrazione dell’Università Bocconi ha deliberato all’unanimità, su proposta del presidente Mario Monti, il rinnovo del mandato rettorale a Guido Tabellini per un secondo biennio, dal 1° novembre 2010 al 31 ottobre 2012. Ordinario di economia politica, Guido Tabellini, 54 anni, ha conseguito il Phd in economics alla Ucla (Usa). Dopo aver insegnato alla Stanford University, all’Ucla e agli atenei di Cagliari e Brescia, è in Bocconi dal 1994 dove fino al 2002 è stato Direttore dell’Igier (Innocenzo Gasparini Institute for Economic Research), per poi diventarne presidente fino al 2008. Presidente dell’European Economic Association nel 2007, Tabellini è membro onorario straniero dell’American Academy of Arts and Sciences ed è più volte stato chiamato come consulente ed esperto da organismi del governo italiano e di organizzazioni internazionali. È rettore dell’Università Bocconi dal 1° novembre 2008. Nel primo mandato del rettorato Tabellini, l’Università ha sensibilmente accelerato nella duplice direzione del potenziamento della ricerca e dell’internazionalizzazione degli studenti e del corpo docente, con il 70% dei nuovi docenti provenienti dall’estero in termini di nazionalità o di luogo di conseguimento del dottorato di ricerca. Nel 2009/2010 il numero delle domande di ammissione alle lauree triennali ha superato le 6.200 unità, raggiungendo un record storico. Lo scorso anno accademico è stato caratterizzato anche da un progressivo miglioramento della visibilità dell’Università nella comunità scientifica (nell’ultimo anno le domande di ammissione ai corsi PhD sono aumentate del 42% rispetto al precedente), da un’ulteriore migrazione di parte della didattica dalla lingua italiana a quella inglese (che nel 2009-2010 caratterizza il 35% dell’offerta formativa dell’Università) e dalla continua crescita degli iscritti stranieri (il 12% delle matricole nei trienni, il 10% nei bienni) e delle occasioni di studio e lavoro all’estero offerte agli studenti (2.800 nel 2008-2009).
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Finanza etica Economia sociale Lotta alla povertà di don VITTORIO NOZZA direttore
ell’enciclica Caritas in veritate (CV) il punto essenziale è la concezione antropologica e la centralità dell’uomo posto come fine dell’intera organizzazione culturale, sociale e politica. Attorno a questa concezione va verificato, analizzato e valutato l’insieme dei fenomeni della globalizzazione, compresa la crisi e le altre questioni economico-finanziarie. In gioco vi è la concezione dell’uomo in quanto persona e in quanto soggetto di diritti, dall’inizio del suo concepimento fino alla sua morte naturale. Queste istanze etiche rientrano nella vita politica e nella società civile da cui rischiano di essere estromesse. In qualche modo esse avviano un processo di emancipazione della società e della stessa politica dal dominio dell’economia. Un processo questo quanto mai necessario per ricondurre l’economia alla sua funzione di strumento, collocando la dimensione della dignità umana e del bene comune universale al centro della riflessione politica. L’anno sociale e pastorale che stiamo vivendo ci porta a considerare una serie di grandi questioni che la Caritas in veritate ha illuminato in modo profondo quali: le emergenze sociali (fame, corruzione, politiche sociali, crisi econo-
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mico-finanziaria); l’economia sociale di mercato che va governata con un coordinamento dei singoli progetti da parte degli attori del mercato, e non di una subordinazione del mercato alla politica; gli attori economici capaci di produrre valore relazionale, coesione, cultura della fraternità, reciprocità e solidarietà nel rispetto della libertà e della dignità della persona; l’ecologia umana che chiede di connettere tra loro ambiente vitale, vita umana e dignità. La verifica di tali prassi deve provocare cambiamenti, anche radicali, capaci di riportare al centro dell’attenzione e dell’azione due grandi verità: lo sviluppo di ogni uomo e di tutto l’uomo. Paolo VI invitava a “far uscire i popoli innanzitutto dalla fame, dalla miseria, dalle malattie endemiche e dall’alfabetismo” (PP,21). La Fao ha comunicato le sue nuove stime: la fame nel mondo ha raggiunto un livello storico nel 2009 con 1,02 miliardi di persone in stato di sotto-nutrizione. Solo quest’anno è cresciuta dell’11%. In tutto, le persone che soffrono la fame rappresentano il 40% della popolazione mondiale. Va dunque messo in discussione il sistema economico che ha come obiettivo esclusivo il profitto“ l’esclusivo obiettivo del profitto, Microcred it o
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se mal prodotto e senza il bene comune come fine ultimo, rischia di distruggere ricchezza e creare povertà” (CV,21). Ciò alla lunga distrugge le relazioni rendendole disumane. Nelle giornate del G8 a L’Aquila è emersa l’esigenza di predisporre risorse materiali e intellettuali per conoscere e governare il sistema economico globale attraverso un complesso di regole capaci di affermare il sacrosanto ‘bene comune’. Istanza di una partnership più forte per accrescere sia l’accesso all’acqua che ai servizi sanitari di base. Naturalmente i soldi da soli non bastano a costruire un nuovo ordine mondiale. Va quindi colto positivamente il segnale arrivato dall’Aquila per una riforma del commercio per stabilire un sistema di scambio delle merci non
livello nazionale, europeo, e soprattutto internazionale, dove gli ultimi rischiano di essere certamente le vittime più probabili e al prezzo più alto. Quello che le Caritas locali e i nostri operatori all’estero ci raccontano è il volto delle statistiche: basti pensare al raddoppio della popolazione delle favelas argentine in questi ultimi mesi, dove ai disperati locali si uniscono folti gruppi di boliviani e paraguaiani, tra miseria e violenza, in una ‘umanità gettata tra i rifiuti’. E’ la crisi vista dal sud, dall’est, dal mondo che non conta: irrigidimento del mercato del credito anche nei Paesi in via di Sviluppo; riduzione delle esportazioni con relativo peggioramento delle ragioni di scambio; contrazione delle rimesse dei migranti; diminuzione degli aiuti internazionali allo sviluppo (tutte le
Quello che le Caritas locali ci raccontano è il volto delle statistiche: basti pensare al raddoppio della popolazione delle favelas argentine solo ‘libero’ ma anche e soprattutto ‘equo e solidale’. Il Papa l’ha scritto nella Caritas in veritate perché è in gioco la morale, la più sovrana delle questioni. Oggi, in una mescolanza di popolazioni si assiste ad un ulteriore sviluppo. La questione sociale riguarda la distanza fra individui ‘forti’ e ‘deboli’ all’interno degli stessi paesi stante il fenomeno ormai inarrestabile delle migrazioni, specialmente quelle dai paesi poveri ai paesi ricchi. Si tratta di un fenomeno ricco di prospettive, oltre che complesso in sé. Un fenomeno da affrontare sempre con quella visione per cui ogni uomo è soggetto di diritti e doveri (CV,62). I POVERI E GLI EFFETTI DELLA CRISI Nel mondo A causa della crisi che ha travolto il mondo, si accentua l’intersecarsi simultaneo di fenomeni di perdita di risorse, ad altri di endemica mancanza di risorse, ad altri infine, più sottili, di sistematica sottrazione di risorse. Questo a
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maggiori Organizzazioni Non Governative internazionali hanno rivisto al ribasso del 15–30 % i propri budget preventivi per il 2009 e il 2010, a seguito delle strette); volatilità dei prezzi alimentari; aumento dei lavori informali, in nero, non tutelati (la previsione: 66% del totale nel 2020). A questi fenomeni se ne aggiungono altri, rispondenti a logiche e trend di deglobalizzazione ormai evidenti: flussi finanziari privati netti verso i Paesi in via di Sviluppo: un crollo dell’82% nel 2009 dal record del 2007; banche occidentali in contrazione nelle erogazioni di credito; investimenti stranieri diretti in grande frenata; fondi sovrani in ritirata: investimenti nei propri paesi. Altri racconti ci giungono dai luoghi di rientro dei migranti, andati a cercar fortuna in occidente, Italia inclusa. Un ritorno da falliti nei Paesi d’origine: rischiano non solo il tracollo finanziario, ma, ancor peggio, l’esclusione sociale e derive depressive. Un esempio tra i tanti è la diocesi di Chilaw in Sri Lanka, zona privile-
In Europa L’Europa è un continente ricco? Certamente sì, se lo paragoniamo ad altre aree del mondo. Siamo più ricchi degli africani, degli indiani, dei latinoamericani tanto è vero che, negli ultimi decenni, milioni di persone e famiglie hanno abbandonato proprio quei territori per cercare in Europa condizioni di vita più favorevoli. Ma in Europa i poveri ci sono e stanno in una società in cui tre sono oggi i pilastri in crisi: il mercato del lavoro, la famiglia e lo stato socio-assistenziale. Ciò provoca precarietà e instabilità nel mondo del lavoro, indebolimento dei vincoli di solidarietà che tenevano le famiglie unite al proprio interno e riduzione degli interventi sociali con conseguente indebolimento del tessuto sociale. ‘Il modo migliore per combattere la povertà è prevenirla’, occorre pertanto investire preventivamente nelle diverse fasi tipiche dello sviluppo della persona: famiglia, scuola, formazione professionale, lavoro, pensionamento. ‘La povertà è un problema che riguarda tutti’, poiché ogni azione politica che origina da una visione sociale che considera i poveri e se ne fa carico come parte dell’intera società rappresenta il primo passo verso l’inclusione sociale e l’appartenenza ad una società corresponsabile. Mense per i poveri, case di accoglienza per i senza tetto, centri per rifugiati, comunità alloggio per orfani, progetti di aiuto per ragazze madri, anziani, malati di Aids, carcerati, disoccupati, servizi di difesa giuridica, sostegno alle famiglie, luoghi e strumenti di accoglienza, difesa e accompagnamento degli immigrati.
Una rete ampia e variegata, radicata in tutta Europa, dai 27 paesi comunitari a tutti gli altri non comunitari, compresa la Russia, la Turchia e l’Azerbaijan. In questa rete operano circa 700mila volontari e 560mila operatori grazie ai quali sostiene in modo strutturato e continuativo e manifesta prossimità a 22milioni e 500mila poveri. Il 14 febbraio scorso – memoria di Cirillo e Metodio, santi patroni d’Europa – è stato papa Benedetto in persona, e con lui i Vescovi europei nelle riLa proposta spettive diocesi, a offrirci delle Caritas l’esempio e il magistero, in Europa, visitando e servendo i lanciata nel poveri presso l’ostello 2010, anno eu‘don Luigi di Liegro’ della ropeo di lotta Caritas diocesana di alla povertà e Roma. È stato il momento d’avvio, di tanti altri moall’esclusione menti delle Chiese eurosociale pee e della rete delle è riassumibile Caritas nazionali e diocein quattro sane, che si protrarrà per impegni: l’intero anno.
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giata di emigrazione anche verso il nostro Paese ed ora già significativamente di rientro in Patria. Caritas Sri Lanka – Sedec, la Caritas diocesana di Chilaw e i nostri operatori in loco sono attenti e attivi anche rispetto a questo nuovo fenomeno. Quello che potrebbe essere un ulteriore scenario, più cupo se possibile, che si potrebbe intravedere in epoca di crisi e recessione economica, parte dagli studi sulla pace e dalle ricerche in ambito di variabili causali generanti violenza armata ed organizzata. Basti ricordare che la sola correlazione statistica significativa documentata è quella tra guerre e povertà, escludendone di fatto altre più sottese almeno nell’immaginario collettivo e nel linguaggio mediatico. Se si analizza più in dettaglio tale correlazione si nota come il simultaneo verificarsi di quattro fattori sia in effetti il vero detonatore, il mix letale che rischia di scatenare la violenza collettiva: povertà assoluta; recessione economica; disuguaglianze economiche;dipendenza da poche risorse di reddito.
‘La povertà è uno scandalo’; ‘La povertà non è solo mancanza di risorse finanziarie’, ma è un fenomeno multidimensionale: risorse finanziarie, benessere derivante dallo stato di salute, situazione abitativa, livello d’istruzione, integrazione occupazionale, integrazione sociale, integrazione inerente alle norme sulla residenza e la famiglia di origine
In Italia Un po’ in tutta Italia, la crisi economico-finanziaria sta intaccando il capitale sociale e le prospettive di futuro delle famiglie del ceto medio. Anche le fasce più deboli della popolazione avvertono un evidente deterioramento delle proprie condizioni, anche perché le difficoltà di bilancio degli enti locali sta determinando una contrazione o eliminazione di alcuni servizi sociali essenziali. La difficoltà degli enti locali nella presa in carico della povertà si riflette sull’aumento delle persone che chiedono aiuto alla Caritas. In tutta Italia, dal 2007 al 2008 si sono registrati incrementi medi di utenza pari a circa il 20%. • alla fine del 2007, la Caritas diocesana di Potenza sosteneva 836 famiglie povere; un anno dopo, alla fine del 2008, le famiglie seguite sono diventate 1020, con un aumento del 22%; Microcred it o
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• a Como, nel 2008, la Caritas diocesana ha fasce deboli ‘non bancabili’ nel 1999 durante erogato oltre 26 mila pasti, + 17% rispetto il periodo della ricostruzione delle abitazioni all’anno precedente. dopo il sisma che nell’ottobre del 1997 colpì Gli Osservatori diocesani delle povertà e l’Umbria e le Marche. delle risposte, da diversi anni approfondiFondazioni anti-usura nate da una lunga e scono e studiano i fenomeni di povertà in quotidiana esperienza di presenza e servizio modo attento e costante, garantendo alle di incontro, relazione, ascolto e osservazione comunità locali la necessaria base empirica di numerose persone in difficoltà e a rischio per una coerente programmazione socio-papovertà, di cui le Caritas diocesane in Italia storale locale. hanno maturato nei decenni soprattutto atMolte le risposte avviate, accanto a quella traverso il servizio quotidiano dei Centri di del “prestito della speranza” promossa dalla ascolto dei poveri e degli Osservatori delle Conferenza episcopale italiana. Da un primo povertà e delle risorse. monitoraggio emergono alcuni aspetti di inNel 1999 si affrontò anche il problema riguarteresse generale: vi sono iniziative puntuali, dante la tipologia di Istituto Bancario di cui legate in modo sistematico ad un’analisi apci si potesse avvalere per sostenere un’iniprofondita dei bisogni; le realtà territoriali ziativa così particolare e delicata. La scelta che dispongono di una struttura già consolicadde su Banca Etica, di cui Caritas Italiana data sono avvantaggiate nella realizzazione (oltre a diverse Diocesi e realtà di Chiesa) è di molte iniziative; le Caritas sono molto imsocia sin dall’inizio e che in quegli anni muopegnate in un lavoro di aniveva i primi passi sulla mazione delle comunità scena del credito naziocristiane al “senso di carità”. nale. L’iniziativa del 1999 Allo stesso tempo, le Caritas fu apprezzata da diverse Il credito sarà “micro”, ricercano in modo creativo Diocesi che colsero l’origima altissimo vie nuove per la realizzanalità e la forza promuozione di concrete opere vente della proposta. è il valore educativo segno, con progetti di tipo Parallelamente anche, in e sociale culturale, che puntano ad inmodo autonomo, alcune dicare nuovi stili di vita, Caritas Diocesane dettero nuove forme di economia sovita a diverse iniziative di lidale e indicazioni precise microcredito con Istituti di sui pericoli di un capitalismo senza regole. Credito locali. In alcuni casi e per talune fattispecie veniva LA MICROFINANZA dimostrato che era possibile passare dalla Alla luce delle premesse e del quadro conlogica del sussidio a fondo perduto a quella giunturale, l’accesso al credito è ritenuto da del piccolo credito. In tal caso venivano ad Caritas Italiana un diritto fondamentale di essere responsabilizzate: ogni persona. Ecco perché ogni strumento, • sia le Caritas Diocesane che erano chiaanche nel campo finanziario ed economico, mate a valutare la sostenibilità sociale delche punta sulla centralità della persona e l’affidamento del credito a persone sull’autopromozione personale e comunitasvantaggiate, ria, va considerato uno strumento utile, se • sia le persone, in quanto chiamate a scomnon fondamentale, nella lotta alla povertà. mettere su se stesse, a recuperare una proPensiamo ad esempio alla micro finanza. Se pria dignità dentro un progetto di riscatto utilizzato nei programmi di solidarietà in Itapersonale e responsabile. lia e di cooperazione internazionale si inseIl coinvolgimento di soggetti come le Caritas risce in modo integrato nella più ampia e Diocesane sta proprio nella possibilità di esvariegata azione che privilegia e cura con sere ‘rete solidale’ capace di accompagnare molta attenzione: e sostenere il richiedente (micro) credito, • azioni di promozione integrale delle perproprio perché protagonisti qualificati. Inoltre sone; non va dimenticato l’altissimo valore educa• dimensione educativa, pedagogica tivo che l’erogazione di una tale tipologia di • azioni di intervento progettuale e operacredito ha anche per i giovani: questo credito tivo a dimensione comunitaria. è micro solo nella consistenza non certo nel valore sociale che esprime ed ‘aggiunge’ alla Un po’ di storia e i destinatari comunità. Caritas italiana si è posta per la prima volta Il risultato più interessante è stato però la questione dell’accesso al credito per le quello di catalizzare l’interesse sia delle Ca-
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ALCUNE PROSPETTIVE •Etica ed economia Etica ed economia sono intrinsecamente correlate. Non è dunque accettabile una posizione chiusa e autoreferenziale dell’economia rispetto all’etica. Ma quale etica? Non basta certo un’etica deontologica, ma serve un’etica generale oggettiva ancorata alla natura ed alla dignità umana. Tra le proposte può essere interessante quella di istituire un comitato nazionale per l’etica economica e finanziaria. • Modelli economici alternativi Esistono modelli alternativi a quello neoliberista? Sì. Sono modelli che mettono al centro la tutela della dignità delle persone, delle future generazioni e dell’ambiente. Occorre che le scelte personali, quelle organizzative, vadano di pari passo col porre la questione politica della redistribuzione della ricchezza e che si ponga come priorità l’educazione alla sobrietà, secondo il modello delle 4 R (ridurre, riparare, riutilizzare, riciclare). Alcuni segnali concreti possono essere: non ingabbiare la legge sulla riduzione del debito dei paesi più poveri; trovare fondi per una cooperazione internazionale che parta dai bisogni reali non privilegiando la cooperazione bilaterale o multilaterale a scapito di un coinvolgimento della stessa società civile e del volontariato; sostenere il microcredito; perseguire e rilanciare l’obiettivo di dare credito a cento milioni di famiglie con iniziative concrete, senza dichiarazioni fumose. L’auspicio è che il mondo possa essere il luogo dove uomo e donna, locale e straniero, lavoro e mercato, persona e ambiente, intelligenza e operatività, non siano distanti, separati o peggio in contrapposizione, ma luogo dove si sperimenti con responsabilità una nuova ‘cittadinanza globale’. Un tassello di ‘un altro mondo possibile’.
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ritas Diocesane sia di numerosi Istituti di credito a vocazione nazionale e locale verso l’adozione di strumenti di microcredito. In continuità con le esperienze precedenti è quindi da leggersi la sottoscrizione della specifica convenzione con il Sistema del Credito Cooperativo nei territori colpiti dal sisma in Molise ed Alta Puglia del 2002, per sostenere il progetto di costituzione di un “Fondo di garanzia per il credito a progetti sociali per la ricostruzione a favore delle popolazioni vittime del terremoto” con il pieno coinvolgimento delle Diocesi locali. Questo meccanismo, abbastanza semplice, è stato mutuato dall’importante e già consistente progettualità di microcredito che Caritas Italiana aveva e tuttora ha in progetti di cooperazione a livello internazionale sia direttamente sia attraverso Etimos. L'esito dei vari progetti ha permesso un graduale approfondimento delle competenze da parte di Caritas Italiana. Oggi molti poveri vogliono poter camminare con le proprie gambe, avere opportunità responsabilizzanti di crescita e di sviluppo. Nel nostro Paese sono almeno 117 su 220 le Caritas diocesane interessate e attivate con progettualità di microcredito, a sostegno soprattutto di famiglie, di artigiani, di commercianti, di immigrati e nella promozione di progetti sociali nelle regioni colpite da emergenze e calamità naturali quali. Per Caritas la microfinanza rappresenta dunque sempre più uno strumento di lotta alla povertà ma anche un'opportunità di crescita dell’identità, della dignità umana e di condivisione delle risorse per l'affermazione del diritto universale al lavoro responsabile. Passare dal concetto di “persone che si arrangiano”, a quello di “microimprenditore” rappresenta un salto culturale importantissimo nell’approccio alla gestione del credito.
L’auspicio è che il mondo possa essere il luogo dove uomo e donna, locale e straniero, lavoro e mercato, persona e ambiente, intelligenza e operatività, non siano distanti Microcred it o
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di ADOLFO URSO vice ministro allo Sviluppo Economico con delega al Commercio Estero
Innovazione sociale NELL’ERA della globalizzazione Il dibattito sull’innovazione sociale si innesta sulle problematiche dello sviluppo nell’era della globalizzazione. Questo dibattito diventa oggi ancor più centrale e necessario a causa della crisi finanziaria che stiamo attraversando, di cui intravediamo l’uscita, e che mette in luce alcuni squilibri e criticità della governance economica globale. Tali squilibri non sono insiti negli stessi meccanismi della globalizzazione, come invece sostiene una parte del dibattito corrente. Il fenomeno della globalizzazione è stato, al contrario, il principale motore per l'uscita dal sottosviluppo di intere regioni e rappresenta di per sé una grande opportunità. Tuttavia, la crisi finanziaria attuale ci dimostra che non è possibile cogliere le opportunità offerte dalla globalizzazione senza ricorrere a delle regole chiare che ci proteggano da alcuni effetti collaterali, inevitabili in un’economia lasciata a sé stessa. Per questi motivi sono convinto che senza un indirizzo da parte dei Governi, senza il ricorso ai principi tradizionali dell’etica sociale, della trasparenza, dell’onestà e della responsabilità, il fenomeno dell’interdipendenza planetaria che caratterizza la globalizzazione non soltanto non è in grado di assicurare una omogenea diffusione dello sviluppo, ma rischia addirittura di essere il veicolo attraverso cui nuovi e sconosciuti “virus” – come il recente caso dei mutui subprime – vengono immessi nel sistema circolatorio dell’economia mon-
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diale con effetti disastrosi in termini di aumento della povertà e delle disuguaglianze, sia tra gli Stati che all’interno di essi. Le conseguenze della crisi finanziaria globale dimostrano innanzitutto l’urgenza di adottare un approccio inclusivo, basato sulla cooperazione internazionale e su un senso di responsabilità condivise. Senza regole adeguate rischiamo un periodo di stagnazione protratta, e l’emergenza di riflessi protezionisti. Non a caso, in quest’anno di presidenza del G8, il Governo italiano ha proposto un formato innovativo per il Vertice dell’Aquila, basato su un pieno coinvolgimento dei principali Paesi emergenti fra cui abbiamo conferito un ruolo speciale ad alcuni Paesi africani. Il coinvolgimento dei Paesi emergenti è oggi indispensabile per gestire la crisi. Siamo infatti consapevoli che le soluzioni alle principali sfide globali non possono essere individuate senza che i nuovi attori dello scenario globale accettino di condividere nuove responsabilità. Oggi infatti il quadro dello sviluppo è policentrico. Gli attori e le cause sia del sottosviluppo che dello sviluppo sono molteplici, le colpe e i meriti sono differenziati. Approccio inclusivo significa, a livello macro, coinvolgere i Paesi emergenti nelle questioni decisive dell’economia mondiale. Ma significa anche e soprattutto, a livello micro, una cooperazione costante tra Governo, Amministrazioni locali, imprese (profit e non profit), associazioni,
Ong, banche, fondazioni, ecc., fino a coinvolgere l’intero spettro della società civile. Questo “approccio di sistema” o “ibridazione” è, ad esempio, quello che il Ministero dello Sviluppo Economico sta adottando per il “Piano Africa”. Un progetto diretto all’Africa Sub-Sahariana, dove l’indice di sviluppo umano risulta essere pari a 0,49 e la quota di persone che vive ancora con meno di un dollaro al giorno supera il 50%, deve essere - infatti - accompagnato da strumenti che mirino a sradicare i circoli viziosi che alimentano la povertà. Le classiche forme di aiuto allo sviluppo appaiono sempre meno efficaci e, d’altra parte, l’impegno economico dei paesi avanzati tende a
LA RICETTA DEL MICROCREDITO Oltre alla fiducia, il sistema di microcredito si fonda sulla valutazione del merito di credito del progetto, sulla mutua garanzia fornita al beneficiario da parte del gruppo sociale di appartenenza, sull’assistenza tecnica garantita per tutta la vita del progetto e su altre forme di assistenza ai poveri per consentire loro di portare a termine il progetto finanziato
scemare. E’ anche in discussione la validità del sostegno allo sviluppo progettato dall’alto e calato in paesi poveri, poco strutturati ed impreparati ad accogliere opportunità e progettualità anche se di grande interesse. Comincia invece a farsi strada una soluzione diversa che punta all’affermazione di iniziative progettuali disegnate dal basso, ossia dagli stessi operatori locali, per quanto poveri possano essere. Molte esperienze di successo mostrano che lo “sviluppo dal basso” si promuovere attraverso la concessione di credito a piccoli produttori locali, assicurando loro i mezzi indispensabili per la realizzazione di piccole attività produttive. Queste opportunità sono offerte dalla microfinanza, la cui manifestazione più concreta è quella del microcredito
introdotto dal prof. Muhammad Yunus nel Bangladesh e diffusasi rapidamente grazie alla Grameen Bank e alle altre numerose iniziative che ormai caratterizzano il cosiddetto “business sociale”. Il microcredito non richiede di per sé sostegno finanziario pubblico ma essenzialmente la messa a punto di un sistema di regolamentazione dell’offerta di credito a piccoli produttori fondato sulla fiducia e non sulla garanzia reale, che peraltro le popolazioni povere non sarebbero in grado di offrire. Oltre alla fiducia, il sistema di microcredito si fonda sulla valutazione del merito di credito del progetto, sulla mutua garanzia fornita al beneficiario da parte del gruppo sociale di appartenenza, sull’assistenza tecnica garantita per tutta la vita del progetto e su altre forme di assistenza ai poveri per consentire loro di portare a termine il progetto finanziato. Attraverso tale strumento si mira a creare le condizioni necessarie alla nascita e allo sviluppo di attività produttive proposte “dal basso” e, quindi, più credibili perché proposte dal beneficiario. Con il microcredito, e con la microfinanza più in generale, viene capovolta la tradizionale impostazione delle politiche di aiuto, multilaterali o bilaterali, che si basano sulla realizzazione di progetti, ancorché validi, ma definiti “dall’alto”; progetti che vengono calati su realtà locali impreparate ai compiti che essi prevedono, poco attrezzate sul piano professionale e dotate di un basso livello di capitale umano. Per favorire la diffusione del microcredito nei paesi poveri dell’Africa Sub-Sahariana, il Piano Africa da noi realizzato predisporrà una base regolamentare coerente con la legislazione (laddove esista) del paese ospitante, per promuovere progetti di fattibilità da parte di organizzazioni sociali in grado di agire in stretto concerto con banche interessabili ai micro-prestiti e disponibili ad offrire strumenti di supporto, come fondi di garanzia, assistenza tecnica e sociale ai beneficiari. Lo strumento del microcredito non richiede alcun impegno di spesa pubblica in quanto i prestiti sono concessi a tassi di mercato; e ciò per esplicare appieno la proprie efficacia in termini di “risveglio dal torpore dell’arretratezza e della povertà”. E’ questa una formula articolata di garanzia capace di riscattare dalla povertà ampie fasce di popolazione, molto più di quanto siano fiMicrocred it o
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nora riuscite le tradizionali politiche di cooperazione internazionali. Con il Piano Africa stiamo quindi incoraggiando le imprese italiane ad internazionalizzarsi, a guardare all’estero per uscire dalla crisi. Ma lo stiamo facendo in stretto collegamento con le amministrazioni locali, con le Ong radicate sul territorio (ad es. Comunità di Sant’Egidio in Tanzania e in Mozambico), con le fondazioni bancarie (prossima missione in Malawi con Intesa Sanpaolo) cercando di alimentare nella comunità imprenditoriale il desiderio di partecipare al processo di sviluppo economico e sociale dei Paesi di destinazione. Si vanno tracciando oggi i contorni di un mercato nel quale possano liberamente operare, con pari opportunità, imprese che perseguono fini diversi. Accanto all'impresa privata orientata al profitto e all’impresa pubblica è necessario che possano esprimersi quelle realtà produttive che perseguono fini sociali. Il governo incoraggia sempre più spesso queste forme di ibridazione di soggetti diversi, perché soltanto da esse potranno emergere nuovi comportamenti d’impresa più sensibili alla responsabilità sociale dell’economia. Di queste settimane è la notizia dell’entrata di Eni nella classifica delle prime venti aziende europee in cui i fondi “Sri” (Socially Responsible Investing: cioè i cosiddetti “Fondi etici”) investono più volentieri i loro soldi. Infatti uno dei principali fattori di successo dell’Eni, che in Africa è la più importante azienda del settore energetico, è proprio il fatto affianca alle attività di esplorazione e di
ricerca un’importante serie di attività sociali nei settori dell’educazione e della salute. Ciò dimostra come, sebbene la libera circolazione dei capitali offra oggi una grande libertà di azione, col rischio di attenuare nell'imprenditore il senso di responsabilità nei confronti di portatori di interessi quali i lavoratori, i consumatori, l'ambiente naturale e la società in generale a vantaggio degli azionisti, che invece non sono legati a uno spazio specifico e godono di una ampia mobilità, allo stesso tempo matura sempre di più la consapevolezza che una più ampia “responsabilità A fianco delle sociale” dell'impresa è attività produtnon soltanto necessaria tive e commerma conveniente sul ciali, le nostre piano economico. imprese Cercando di vedere “il stanno impabicchiere mezzo pieno”, rando a compossiamo allora interpreprendere il tare la crisi come un’ocvalore di alcasione per ripensare lo cuni elementi sviluppo, creare le constrategici dizioni culturali per far come l’imnascere nuovi stili di gepiego della stione delle aziende ed manodopera entrare in una fase di locale; il pronuova progettualità. gressivo trasfeE’ con questa prospettiva rimento di di ottimismo e di intratecnologie; gli prendenza che conviene interventi nel affrontare le difficoltà di settore sociale; questa fase storica. la formazione professionale. In questi ambiti le aziende profit cominciano a “fare rete” con le imprese non profit per realizzare attività che abbiano ricadute positive sullo sviluppo delle comunità locali.
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Le situazioni disumane di povertà in cui sono ancora costretti troppi uomini e donne del nostro tempo definite più volte da Papa Giovanni Paolo II uno “scandalo” dei giorni nostri, costituiscono quella che la Chiesa chiama “struttura di peccato”, resa sempre più intollerabile dalle storture che accompagnano la globalizzazione
di Peter K. A. Turkson presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace
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rubrica Sua Eminenza il Card. Peter Kodwo Appiah Turkson è nato l’11 ottobre 1948 a Nsuta Wassaw (nella regione occidentale del Ghana, Africa). Il 20 luglio 1975 è stato ordinato sacerdote nella Cattedrale St. Francis De Sales, a Cape Coast. Diciotto anni dopo, il 27 marzo 1993, nella stessa cattedrale, ha ricevuto l’ordinazione episcopale, diventando Arcivescovo di Cape Coast. Il 28 settembre 2003, Papa Giovanni Paolo II lo ha nominato membro del Collegio Cardinalizio e lo ha creato Cardinale durante il Pubblico Concistoro del 21 ottobre 2003. Il Cardinale Peter K.A. Turkson ha frequentato il Seminario Minore “St. Teresa” di Amisano, dal 1962 al 1967. Dal 1969 al 1971, ha studiato presso il Seminario Regionale “St. Peter” a Pedu. In seguito, si è trasferito negli Stati Uniti dove, presso il “St. Anthony in Hudson” di Rensselaer, NY, ha conseguito la licenza in Teologia. Cinque anni dopo, ha compiuto gli studi di specializzazione in Sacra Scrittura, al Pontificio Istituto Biblico di Roma (1976-1980). Si trovava a Roma per ultimare il corso di Dottorato in Sacre Scritture quando, nel 1993, venne nominato Arcivescovo di Cape Coast. Ha ricoperto numerosi incarichi, tra i quali quello di membro del personale del Seminario “St. Teresa” di Amisano e del Seminario Regionale “St. Peter” di Pedu. Lettore part-time del Dipartimento di Studi Religiosi dell’Università di Cape Coast (19811987) e visiting professor del Seminario Maggiore di Anyama, Cote d’Ivoire (1983-1986), Padre Turkson è stato anche cappellano dell’Università di Cape Coast (1984 – 1986).
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La motivazione profonda della preoccupazione della Chiesa per il fenomeno della povertà affonda le sue radici nell'immagine del giudizio finale tratteggiata nel capitolo 25 del Vangelo di Matteo: saremo giudicati in base a ciò che avremo fatto per venire incontro ai bisogni dei più piccoli, i poveri. E' qui che trova fondamento l'opzione o amore di preferenza per i poveri della Chiesa. Un amore, questo, che esige la testimonianza e l'impegno fattivo per il progresso che è, nella sua essenza, vocazione: « “Nel disegno di Dio, ogni uomo è chiamato a uno sviluppo, perché ogni vita è vocazione”. E' proprio questo fatto – ha ribadito Benedetto XVI nell'enciclica Caritas in Veritate citando la Populorum Progressio - a legittimare l'intervento della Chiesa nelle problematiche di sviluppo” ». Sul versante etico, la Chiesa condivide questo impegno per sconfiggere la povertà, “questione che più di ogni altra interpella la nostra coscienza umana” , con le istituzioni civili nazionali ed internazionali. Infatti, nella Dichiarazione del Vertice sullo sviluppo sociale di Copenaghen del 1995 - vero punto di svolta nel cambio di prospettiva della comunità internazionale sui temi dello sviluppo, dal quale prese avvio la strategia codificata negli obiettivi di sviluppo del millennio – i capi di Stato e di governo si impegnavano “ad operare per eliminare la povertà nel mondo mediante interventi nazionali condotti con determinazione e attraverso la cooperazione internazionale, perché – aggiungevano – consideriamo che si tratti, per l'umanità, di un imperativo etico, sociale, politico ed economico”. Successivamente, anche i leader africani hanno elaborato uno strategic framework per orientare il New Partnership for Africa’s Development (Napad) nella lotta alla povertà e in vista del raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del Millennio. Le situazioni disumane di povertà in cui sono ancora costretti troppi uomini e donne del nostro tempo, definite più volte da Giovanni Paolo II “uno scandalo” dei nostri giorni, costituiscono quella che la Chiesa chiama una “struttura di peccato”, resa sempre più intollerabile dal progressivo espandersi delle disuguaglianze che accompagnano la globalizzazione. La dottrina sociale della Chiesa propone, oltre ai principi necessari per la costruzione di una convivenza umana basata sul bene comune, anche la direttiva dell'opzione preferenziale per i poveri. E' a loro che essa riserva attenzioni privilegiate e cerca di offrire opportunità che gli permettano di uscire dalla loro condizione. Ma il richiamo a questo orientamento pratico non comporta, da parte della Chiesa, l'assunzione di concezioni e visioni pauperistiche nella soluzione dei
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problemi dei poveri. Sono ben noti, del resto, gli l'economia reale, ritorni ad essere uno strumento studi che da qualche anno a questa parte riven- finalizzato alla miglior produzione di ricchezza ed dicano il ruolo avuto, in Europa, durante il Medio allo sviluppo. Tutta l'economia e tutta la finanza, Evo, dagli ordini monastici e mendicanti nella na- non solo alcuni loro segmenti, devono, in quanto scita dell'organizzazione economica moderna. strumenti, essere utilizzati in modo etico così da Anzi, è “dalla tradizione francescana, vera e pro- creare le condizioni adeguate per lo sviluppo pria prima scuola di pensiero economico, che dell'uomo e dei popoli” . verranno le idee per realizzare gli strumenti fi- In prospettiva, seppure la crisi finanziaria, trananziari tipici di una moderna economia di mer- sformatasi rapidamente anche in economica, cato: la carta di credito; la contabilità d'impresa sembri in via di risoluzione, la sua onda lunga e soprattutto i Monti di Pietà”. In tempi più vicini non mancherà, purtroppo, di ripercuotersi sui laa noi, a cavallo fra l'Ottocento e il Novecento, in voratori in modo persistente. E' risaputo, infatti, Italia, diversi parroci, spinti dalla necessità di che la ripresa dell’occupazione è molto più lenta promuovere lo sviluppo economico delle fasce della ripresa economica e finanziaria. E quello più deboli, classi esche è più grave è che senzialmente contala crisi del 2008, origidine, hanno fondato, natasi nei paesi svilupinsieme a laici di buona pati, oltre ad avere volontà, le Casse rurali. pesanti conseguenze Nel disegno di Dio, ogni uomo è Essi avevano intuito sul mondo del lavoro di chiamato a uno sviluppo che, senza il credito questi stessi paesi, ha anzi il microcredito, che conseguenze ancora perché ogni vita è vocazione. di questo si trattava -, peggiori sui lavoratori E’ ciò che ha ribadito ciò non era possibile. dei paesi più poveri, le Questi istituti, nati cui economie e le cui Benedetto XVI nell’Enciclica dalla sollecitudine istituzioni sono più fra“Caritas in Veritate” della Chiesa per i pogili e meno in grado di a legittimare l’intervento veri, hanno ricevuto farvi fronte. Per questo, una particolare attenaccanto ai provvedidella Chiesa zione in questi ultimi menti presi dai singoli tempi caratterizzati governi, anche la codalla crisi finanziaria munità internazionale esplosa nell'autunno ha preso alcune impordel 2008. Parimenti, è cresciuta l'attenzione e la tanti iniziative, fra le quali, ad esempio, l'adosimpatia verso gli strumenti della microfinanza e zione del Patto Globale per l’Occupazione nella del microcredito nei paesi in via di sviluppo ma prospettiva del “lavoro decente”, la strategia anche in quelli sviluppati. La nuova vitalità ac- promossa dall'Organizzazione Internazionale del quisita da istituzioni e istituti più vicini alla gente, Lavoro . Questo Patto Globale suggerisce propiù credibili e controllabili, sono una conferma di prio, fra l'altro, l'opportunità di sostenere in parquanto sia fondamentale quella fiducia la cui as- ticolare l’accesso al credito delle piccole e medie senza è stata determinante nello scatenarsi imprese, ma anche delle microimprese di cui dell’ultima crisi finanziaria. Le sue cause sono viene riconosciuto il contributo alla creazione di state riconosciute nell'uso eccessivo della «leva» posti di lavoro. Se c'è una categoria della pofinanziaria da parte degli operatori e nell'inade- polazione che necessita di servizi finanziari per guata considerazione degli elementi di rischio poter sviluppare le proprie capacità è proprio che essa comportava. Quello che si è verificato quella dei più poveri: la povertà è oggi consideè stato uno “scollamento” fra la funzione « reale» rata non tanto come scarsità dei beni materiali della finanza, che è quella di costituire un ponte di cui disporre, quanto “privazione di qualcosa”, fra il presente e il futuro, e l'orizzonte temporale vulnerabilità, impossibilità di partecipazione. di riferimento degli operatori, sostanzialmente Va, inoltre, tenuto presente l'impatto della microappiattito sul presente per le pressioni eserci- finanza e del microcredito supera quello puratate dall'obiettivo immediato di perseguire risul- mente economico, essendo anche sociale e tati a breve. culturale. Se per misurarne l'efficacia si tende a Da qui l'esigenza che la finanza recuperi il suo guardare all'aumento del reddito di chi fa ricorso vero senso. Benedetto XVI, nell'enciclica Caritas al microcredito è solo perché questo elemento è in Veritate, così si esprime: “Bisogna, poi, che la più facilmente misurabile. Le ricadute sono nofinanza in quanto tale, nelle necessariamente tevoli anche in termini di cultura della solidarietà, rinnovate strutture e modalità di funzionamento poiché spesso c'è un gruppo solidale che sodopo il suo cattivo utilizzo che ha danneggiato stiene le eventuali difficoltà di ripagare i debiti
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da parte di altri membri. L'evidente incoraggiamento, poi, all'iniziativa dal basso, così come è promossa dal microcredito, costituisce un elemento fondante per la creazione di una cultura della sussidiarietà. Infine, i poveri, che sono particolarmente precisi nell'onorare i loro debiti, vedono accresciuta, quando ricorrono alla microfinanza o al microcredito, la loro dignità acquisendo, al tempo stesso, una cultura del progresso. Anche in questo campo, però, è necessario operare nella prospettiva in cui la razionalità economica non venga slegata dalle esigenze della razionalità etica secondo la quale il centro e il fine di ogni attività economica è la persona umana e la promozione del suo bene che è quello di uno sviluppo di tutto l'uomo e di tutti gli uomini. Che il problema sia anche etico lo dimostra la discussione intorno agli interessi: dato per acquisito che i servizi del microcredito sono effettivamente costosi, possono i poveri sopportare qualsiasi tasso d'interesse? Infatti, se il tasso d'interesse in questo caso può essere considerato anche una misura di efficienza nell'utilizzo del risparmio ed è quindi legittimo che venga applicato, è opportuno che venga mantenuto il più basso possibile, sulla base di valutazioni sì economiche e sociali, ma anche etiche. Va, poi, accolta la sfida della bancabilità dei non bancabili: bisogna trovare il modo di conciliare la giusta pretesa di far valere le regole bancarie della sostenibilità con la possibilità di assegnare un credito finanziario a persone che per le loro condizioni di estrema povertà non sono ritenute bancabili. Inoltre, incoraggiare l'indebitamento con l'idea che la microfinanza mette fine alla povertà - mentre non è che uno strumento fra gli altri, sebbene estremamente utile - pone anche il problema della responsabilità degli enti erogatori dei prestiti. Sarebbe, infine, moralmente inaccettabile che la cultura del credito e del micrcredito conduca ad un loro utilizzo improntato al solo criterio della massimizzazione del profitto: non è irreale, purtroppo, il rischio che il microcredito venga considerato da alcuni una ghiotta opportunità di allargare i propri mercati finanziari, guidati unicamente dall'idea della massimizzazione del profitto. Da qui l'importanza di educare all'uso di questo strumento. Il passaggio della Caritas in Veritate in cui Benedetto XVI richiama l'esperienza della microfinanza, è proprio improntato al realismo cristiano che, anche in questo campo, indica la via dell'educazione. Si legge nell'enciclica: “Tanto una regolamentazione del settore tale da garantire i soggetti più deboli e impedire scandalose speculazioni, quanto la sperimentazione di nuove forme di finanza destinate a favorire progetti di
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Il Cardinale Turkson ha ricoperto il ruolo di Vice Presidente dell’ Association of Episcopal Conferences of Anglophone West Africa dal 2004; e quando, nel 2007, l’Aecawa si è unita alla Conférence Episcopale de l’Afrique del Ouest, ne è divenuto il suo primo Presidente. È Presidente Onorario della World Conference of Religions for Peace, e membro della Associazione degli esegeti biblici del Ghana
sviluppo, sono esperienze positive che vanno approfondite ed incoraggiate, richiamando la stessa responsabilità del risparmiatore. Anche l'esperienza della microfinanza, che affonda le proprie radici nella riflessione e nelle opere degli umanisti civili - penso soprattutto alla nascita dei Monti di Pietà –, va rafforzata e messa a punto, soprattutto in questi momenti in cui i problemi finanziari possono diventare drammatici per molti segmenti più vulnerabili della popolazione, che vanno tutelati dai rischi di usura o dalla disperazione. I soggetti più deboli vanno educati a difendersi dall'usura, così come i popoli poveri vanno educati a trarre reale vantaggio dal microcredito, scoraggiando in tal modo le forme di sfruttamento possibili in questi due campi. Poiché anche nei Paesi ricchi esistono nuove forme di povertà, la microfinanza può dare concreti aiuti per la creazione di iniziative e settori nuovi a favore dei ceti deboli della società anche in una fase di possibile impoverimento della società stessa” . Rispondono a tale esigenza educativa in questo campo, le esperienze fatte in seno alla Chiesa cattolica. Quelle fatte, ad esempio, in India, per l'emancipazione delle donne Dalit compiuta proprio attraverso il microcredito oppure quella particolarmente originale messa in atto in Messico. In quel Paese, una parrocchia ha avviato da anni un programma in cui i prestiti vengono erogati senza interessi, in cambio di servizi forniti alla parrocchia stessa. Uno di tali servizi, quello dell'accompagnamento musicale a cerimonie e feste risulta essere particolarmente redditizio per il bilancio della parrocchia stessa. Insomma, la Chiesa cerca anche con questi strumenti di mettere in atto quella “fantasia della carità” cui spronava Giovanni Paolo II nell'enciclica “Novo Millennio Ineunte” pubblicata all'alba del Nuovo Millennio.
Alta formazione per gli amministratori pubblici L’European Institute of Public Administration (EIPA) di Maastricht è l'unico organismo europeo sostenuto dalle amministrazioni degli Stati membri dell’Unione Europea e dalla Commissione Europea che contribuiscono al suo finanziamento e ne formano il Consiglio di amministrazione all’interno del quale il consigliere Antonio Naddeo, capo dipartimento della Funzione pubblica rappresenta l’Italia. La missione centrale dell’Istituto è quella di fornire all’Unione europea, ai suoi Stati membri, ai Paesi in pre-adesione e ai Paesi associati, alta formazione e assistenza tecnica di qualità nel trattare temi e problematiche concernenti i processi di integrazione europea e le politiche comunitarie. Le attività di formazione sono arricchite dalla ricerca applicata e da consulenze specializzate. Al fine di fornire ai partecipanti un approccio formativo comparato, EIPA, oltre ai suoi esperti, si avvale della collaborazione di formatori provenienti dal mondo delle amministrazioni pubbliche, delle accademie, delle università e delle Istituzioni europee. I programmi offerti dall’Istituto, quindi, si distinguono nel loro genere, poiché possono sempre garantire l’esperienza tecnica e le docenze internazionali assicurate dalla cooperazione diretta con gli Stati membri e con la Commissione Europea. In particolare é interessante segnalare tutta la serie di attività volte a presentare
un quadro completo dei Fondi offerti dalla Commissione Europea. Queste attività quali formazioni e assistenza tecnica mirano a fornire gli strumenti tecnici necessari per accedere ai finanziamenti europei. I corsi sono pensati per illustrare il quadro delle politiche comunitarie del ciclo finanziario 2007-2013 e fornire i mezzi necessari per accedere ai Programmi e poterli gestire. Le aree tematiche sono quelle delle politiche comunitarie quali cultura, relazioni esterne, sviluppo e cooperazione tecnica, ricerca, ambiente, impiego, affari sociali e pari opportunità; impresa e industria. Ad ognuna di queste are corrisponde una programma di finanziamento specifico che viene ampiamente trattato durante il corso. Oltre alla spiegazione frontale del programma di finanziamento, i seminari prevedono la presentazione e l applicazione pratica degli strumenti tecnici, ufficialmente utilizzati e accettati dalle Istituzioni Europee, per la stesura, gestione e rendicontazione dei progetti. Data la necessità di applicare gli strumenti pratici delle tecniche di progettazione; i corsi offrono esercitazioni su proposte progettuali concrete. I risultati dei gruppi di lavoro vengono regolarmente presentati in aula per essere valutati dai funzionari comunitari che si occupano nello specifico di valutazione. Per qualsiasi informazione rivolgersi a Cristiana Turchetti: c.turchetti@eipa.eu
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tuzione di nuovi mercati di consumatori e per il fattivo perseguimento di uno sviluppo sostenibile. La rivoluzione operata dalla microfinanza, costruita attraverso un ripensamento del sistema creditizio, è innanzitutto concettuale: occorre passare da una logica della beneficenza ad una logica della responsabilità. Una rivoluzione che in realtà costituisce un ritorno a modelli nati storicamente nella nostra Patria. Non dimentichiamo infatti, che proprio
cessità economiche e sociali. Tali modelli stanno dimostrando sempre più la loro inadeguatezza nel non porre al centro della loro attenzione l’uomo inteso come soggetto economicamente meritevole di sostegno, a prescindere dalle garanzie che lo stesso possa fornire. In altri termini l’essere umano, portatore di valori morali, spirituali, culturali e lavorativi non può, in quanto tale, non essere considerato degno di fiducia e quindi di credito. Anche per rispondere a tale esigenza sono nati il microcredito e la microfinanza che appunto pongono la loro attenzione sull’uomo a prescindere dalle garanzie che lo stesso possa fornire Peraltro il fenomeno della povertà, sia essa estrema, propria soprattutto dei Paesi in via di sviluppo, che relativa, presente nelle economie cosìdette “ricche”, è stato affrontato per lungo (troppo) tempo con strumenti di natura assistenziale. L’inclusione finanziaria offerta dagli strumenti propri del microcredito e della microfinanza, offre alle fasce estromesse dai tradizionali circuiti bancari una sostanziale opportunità di sviluppo, prima ancora che economico, umano morale e sociale. Lo sviluppo finanziario assicurato anche dal microcredito trasforma i più poveri in risorse, per se stessi e per la società, ponendo le basi per la costi-
in Italia è nato il microcredito, anche grazie alla esperienza storica dei Monti di Pietà, alla fine del XV secolo onde erogare prestiti di limitato importo in cambio di un pegno. Anche fondamentale è stata l’esperienza delle Banche popolari e Casse rurali, nate negli anni a cavallo tra la fine dell’800 e i primi anni del ’900 soprattutto nelle zone più povere e di campagna, spesso ad opera di sacerdoti particolarmente illuminati. Tali esperienze, che altro non erano che delle banche dei poveri, hanno assicurato le prime reali opportunità per la gente povera di utilizzare servizi finanziari. Il sopravvento delle ragioni economiche sulla persona umana ha creato disuguaglianze e povertà, togliendo speranze. Il microcredito sottende un modello istituzionale che parte da un presupposto differente da quello dominante: non è l’individuo che deve essere adeguato al sistema creditizio, ma è il sistema creditizio che deve essere adeguato alle esigenze dell’individuo, di tutti gli individui. Da questo quadro risulta chiaro che il potenziale della microfinanza può offrire opportunità immense di lotta alla povertà che orgogliosamente si discosta dalla logica della beneficenza, approdando a quella della responsabilità. Una responsabilità duplice, caMicrocred it o
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L’attuale grave crisi, nata essenzialmente da un’artificiosa finanza moltiplicativa di falsa ricchezza, rischiando di trasformarsi in una crisi industriale e sociale ha evidenziato i limiti insiti nel tradizionale sistema creditizio. Senza addentrarci in analisi specifiche, ci limitiamo in questa sede a considerare se i modelli di valutazione di merito creditizio applicati dal tradizionale sistema bancario siano sufficienti a rispondere alle attuali ne-
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La posa della prima pietra del porto turistico di Fiumicino alla presenza del ministro Matteoli
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«Sono convinto che la competitività del Paese debba passare attraverso un sistema di infrastrutture turistiche efficienti ed un’offerta completa, perché il turismo rappresenta un patrimonio nel quale non abbiamo rivali». Lo ha detto l’ing. Francesco B. Caltagirone, presidente del Gruppo “Acqua Pia Antica Marcia”, in occasione della posa della prima pietra del porto turistico di Fiumicino, avvenuta alla presenza del ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli, del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta e del sindaco di Fiumicino Mario Canapini. Quest’ultimo, è deciso a potenziare l’area portuale qualificando gli operatori – attraverso azioni di microcredito – con l’obiettivo di sviluppare le professionalità che hanno una ricaduta diretta sul territorio. «Turismo come risorsa, dunque. Per questo – ha continuato Caltagirone - con il Gruppo Acqua Marcia abbiamo investito molto negli alberghi, nei servizi aeroportuali ed infine nei porti turistici, dove puntiamo a diventare il primo network privato nazionale. I porti rappresentano una grande opportunità di sviluppo economico e territoriale: l’occasione per la riqualificazione ambientale di zone degradate o poco valorizzate e la possibilità di creare flussi turistici duMicro credito
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revoli. Ma soprattutto, sono un importante volano per i settori della produzione e del mercato del lavoro. Si calcola che ad ogni posto barca corrisponda, direttamente o indirettamente, un posto di lavoro. Una forte leva quindi per la crescita delle imprese e dei servizi locali, con importanti ricadute economiche sul territorio e sull’occupazione» Con oltre 140 anni di storia l’Acqua Marcia rappresenta oggi la più antica società immobiliare italiana. La diversificazione strategica delle attività del gruppo ha portato allo sviluppo di nuovi asset produttivi sviluppati prevalentemente nel comparto turistico. Dal 2005 la società è attiva anche nel settore dei porti turistici, dove è impegnata nell’esecuzione delle opere di terra dell’approdo di San Lorenzo al Mare, nella realizzazione del porto di Imperia, che con più di 1300 posti barca punta a diventare uno dei maggiori bacini diportistici del Mediterraneo, del nuovo porto turistico di Siracusa, del futuro porto di Civitavecchia, che andrà a riprendere il prestigio e le architetture dell’antico progetto del Bernini e del nuovo porto di Fiumicino, puntando così a diventare il principale network privato nello scenario del diporto nazionale.
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La nascita di nuovi paradigmi di sviluppo di Giovanni Nicola Pes capo della segreteria della Presidenza Comitato Nazionale Italiano Permanente per il Microcredito
«Soprattutto, bisogna che l’intento di fare del bene non venga contrapposto a quello dell’effettiva capacità di produrre dei beni». [Benedetto XVI, Caritas in Veritate]
La crisi finanziaria ha determinato una rinnovata attenzione al tema della microfinanza. Si tratta di una materia di non facile trattazione, estremamente vasta e non definita. Negli ultimi decenni il mondo ha sperimentato una vera e propria “finanziarizzazione” dell’economia ed il preoccupante fenomeno degli investimenti speculativi, in un contesto di cui la finanza etica disconosce valori ed obiettivi, mettendo al centro la persona rispetto al capitale. Si tratta, in sostanza, di sposare nuovi paradigmi di sviluppo strutturale sostenibile che non siano basati solamente sulla logica del profitto. Sia ben chiaro: il profitto è una parte importante della finanza etica, della micro finanza e del microcredito in particolare. E’ stato lo stesso Giovanni Paolo II, nell’Enciclica Centesimus Annus, a ricordarci che il profitto è “un’indispensabile indicatore del buon andamento dell’azienda”. Tuttavia, “scopo dell'impresa” - scrive Giovanni Paolo II - non è semplicemente la produzione del profitto, “bensì l'esistenza stessa dell'impresa come comunità di uomini che, in diverso modo, perseguono il soddisfacimento dei loro fondamentali bisogni e costituiscono un particolare gruppo al servizio dell'intera società”.
Un concetto rinnovato e rafforzato da Benedetto XVI nell’Enciclica Caritas in Veritate. Il Santo Padre spende parole di grande considerazione per la finanza in quanto tale, come “strumento finalizzato alla miglior produzione di ricchezza e di sviluppo” ed in particolare incoraggia l’esperienza del microcredito e più in generale della microfinanza, anche nei Paesi sviluppati. L’etica, nella visione del Santo Padre, non è dunque un mero complemento, ma il fondamento stesso dell’attività finanziaria, poiché “se l’amore è intelligente sa trovare i modi per operare secondo una previdente e giusta convenienza”. Si tratta di una visione positiva, che guarda con fiducia alle potenzialità del sistema finanziario ed illustra i punti di riferimento dei nuovi paradigmi di crescita sociale ed economica. Punti di riferimento che ormai sembravano persi dentro il vortice vizioso della finanza dell’irreale, che invece oggi tornano ad essere più forti che mai, come pietre miliari nella strada dello sviluppo umano. Punti di riferimento che sono tali non solo per l’altissimo valore concettuale, ma perché al contempo strettamente afferenti alla realtà delle cose – ai meccanismi propri Microcred it o
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dell’economia e della finanza. Joseph Ratzinger abbatte una volta per tutte il muro concettuale tra impresa per il profitto e impresa sociale, sulla quale già Papa Giovanni Paolo II si era espresso con chiarezza nell’Enciclica Centesimus Annus. La finanzanon dovrebbe essere concepita se non in una prospettiva di bene comune. Rispetto ai servizi finanziari inclusivi, occorre chiedersi se la microfinanza può essere definita etica in quanto strumento di lotta alla povertà ed all’esclusione sociale, oppure se occorre una valutazione più ampia della fattiva realtà delle cose. C'è una microfinanza astrattamente intesa come modello ispirato ai più alti valori etici, e ci sono diversi modelli che quotidianamente sono offerti ai clienti beneficiari da una molteplicità di attori pubblici e privati, che costitui-
di profitto. Ciò non è certamente un fatto negativo, in se, poiché solo un sistema microfinanziario capace di sopravvivere nel mercato è un sistema che potrà continuare ad operare nel tempo, indipendentemente dai finanziamenti pubblici o dalle liberalità provenienti dal settore privato. Ed è proprio qui che il ruolo del Comitato Nazionale per il Microcredito diventa fondamentale. Fondamentale quanto difficile, soprattutto perché la finanza etica non ha trovato ancora una precisa cornice definitoria nelle legislazioni moderne. Anche in Italia non esiste, ad oggi, un quadro normativo che affronti adeguatamente la questione. Secondo l’articolo 117 ter del Testo Unico della Finanza (D.Lgsl. 58/98), nel nostro paese spetta alla Commissione Nazionale per la Società e la
Benedetto XVI scrive: “La gestione d’impresa non può tenere conto degli interessi dei soli proprietari della stessa. Deve anche farsi carico di tutte le altre categorie di soggetti che contribuiscono alla vita dell’impresa”. Pertanto, si può fare impresa anche se si perseguono fini di utilità sociale. Si deve fare impresa senza perdere il bene comune. Il Santo Padre, in tal modo, svuota di ogni valore qualsiasi impropria dicotomia tra finanza e finanza etica
scono l'interpretazione soggettiva del modello ideale. Non sempre, ovviamente, i prodotti microfinanziari presenti sul mercato riflettono al meglio il modello ideale: la misura in cui i prodotti microfinanziari si discostano da tale modello costituiscono dunque la base su cui il dibattito attorno all'etica trova riscontro. Tale gap è stato certamente ampliato dal passaggio, perfezionatosi nel corso degli ultimi decenni, da un prodotto meramente microcreditizio alla più complessa realtà dei servizi finanziari inclusivi – principalmente prodotti di credito alternativi ai prestiti, prodotti assicurativi, servizi di finanza strutturata e servizi di assistenza tecnica. Ciò ha a sua volta determinato una maggiore attenzione alla microfinanza da parte di società profit oriented. Si è creata, cioè, una “microfinanza commerciale”, necessariamente caratterizzata da una crescente attenzione agli obiettivi di sostenibilità e dunque agli obiettivi
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Borsa (Consob) il potere di determinare “obblighi di informazione e di rendicontazione cui sono tenuti i soggetti abilitati e le imprese di assicurazione che promuovono prodotti e servizi qualificati come etici o socialmente responsabili”. Come evidenzia Mario La Torre, si tratta di una linea informativa “aperta”, che lascia agli stessi intermediari il compito di descrivere la natura dei servizi che essi stessi definiscono come etici. Occorre, invece, individuare precisi strumenti di vigilanza di tali comportamenti. Ed eventualmente, aggiunge il presente intervento, individuare quanto prima un ente preposto al controllo. Come rileva La Torre, occorre stabilire quali siano i confini operativi entro i quali estendere i criteri di eticità adottati per potersi fregiare dell’etichetta di etico. Per esempio, un’istituzione di microfinanza che eroga microcredito deve raccogliere risparmio etico o può finanziare i prestiti etici con rispar-
Tuttavia, spesso questa impostazione ha facilitato, anche nel settore della microfinanza, l’applicazione di tassi di interesse elevatissimi. L’esperienza, per citare un esempio, del messicano Banco Compartamos, ci obbliga ad una seria riflessione sugli sviluppi della microfinanza commerciale. Occorre dunque chiedersi se l’eticità possa essere totalmente dissociata dal costo del denaro e, in caso contrario, quale debba essere il livello di prezzo da considerare etico. In un’eccellente pubblicazione sui tassi di interesse, Richard Rosenberg fornisce elementi di riflessione in merito alla questione etica. Su questo fronte, il ruolo del Comitato è dunque quello di riuscire ad individuare la giusta sintesi tra un “modello ideale di microfinanza” e le esigenze di sostenibilità e gli obiettivi di perfor-
definirsi etica? Occorre, cioè, chiarire se i rapporti partecipativi debbano essere considerati nella valutazione di eticità o se ogni singolo intermediario debba essere valutato in modo distinto. Ulteriori riflessioni possono essere fatte sull’eticità del pricing. Argomento tuttora irrisolto che risale ai tempi della Scuola Scolastica di San Tommaso D’Aquino. In generale, gli operatori del settore condividono la posizione che vede nell’applicazione di uno spread capace di riflettere gli alti costi operativi del microcredito un elemento positivo. Innanzitutto, perché il tasso di interesse deve consentire all'Istituzione di microfinanza di far fronte, appunto, agli alti costi della propria attività; in secondo luogo, perché non venga meno il valore pedagogico insito nel microcredito: il costo del denaro responsabilizza il cliente, collegando la disponibilità di denaro ad un’attività produttiva.
mances delle varie istituzioni microfinanziarie. Ciò comprende la riflessione scientifica, il perfezionamento di modelli operativi nonché il perfezionamento di un quadro regolatorio capace di sostenere lo sviluppo sano del settore. E' anche questa la via italiana al microcredito. Una via che, scommettendo nell'etica quale investimento più redditizio, respinge una concezione distorta dello sviluppo, secondo la quale il traguardo economico è inteso come obiettivo unico ed esclusivo, nella speranza che, solo in un secondo tempo, ci si possa dedicare alle dimensioni qualitative dell'esistenza umana. Una visione del tutto erronea, come dimostra la storia. Come recentemente osservato da Mario Baccini “occorre, al contrario, discostarsi dal paradigma esclusivo del profitto e della crescita economica indiscriminata, misurando il progresso e lo sviluppo in base al miglioramento delle condizioni di vita e non solo degli indicatori economici”. Microcred it o
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mio tradizionale? In altre parole, occorre chiarire se l’eticità debba essere assicurata su tutte le attività dell'istituzione di microfinanza, oppure solo a quelle certificate come etiche. Oppure, come valutare un prodotto microfinanziario eticamente valido offerto da una banca che al contempo vende titoli tossici o finanzia le imprese che producono armi? Il capitale iniziale da cui ha origine il prodotto microfinanziario, infatti, sarebbe il frutto di un'attività comunemente considerata non etica. Inoltre, essere contrari alla violenza non significa essere contrari alla produzione di armi che sono utili alle forze di polizia. La questione di complica se si vanno a considerare le partecipazioni: una banca etica partecipata da un soggetto che eroga finanziamenti al settore degli armamenti, può ancora
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contro ogni disagio
Il presidente del Comitato nazionale italiano per il Microcredito Mario Baccini ha firmato un memorandum d’intesa insieme al presidente del Movimento produttivo argentino Eduardo Alberto Duhalde, ex capo di Stato del Paese sudamericano 44
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uove forme di sinergia per combattere la povertà puntando al microcredito e alla micro finanza come vie per rilanciare l’economia. C’è questo alla base dell’accordo siglato tra l’ex presidente dell’Argentina Eduardo Alberto Duhalde, oggi presidente del Movimento produttivo argentino, e il presidente del Comitato italiano per il Microcredito, Mario Baccini. Una firma che ha preceduto l’incontro “L’economia sociale e di mercato nelle politiche economiche attuale: la via del Microcredito” che si è svolto nella serata di venerdì 4 dicembre all’Auditorium di via Veneto a Roma. Un’occasione nella quale Duhalde ha fatto il punto sull’economia in America latina, rispondendo poi ad alcune domande sull’accordo siglato a Roma.
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Presidente Duhalde, dopo anni difficili seguiti alla crisi economica del 2002 qual è l’attuale situazione in Argentina? «La crisi è nella fase terminale. Noi siamo tra quei paesi al di fuori del mercato finanziario e, quindi, in questa fase abbiamo sofferto poco per la crisi attuale. Naturalmente l’Argentina ha fortissime possibilità di recupero e, con i prezzi dei prodotti manifatturieri che in questo momento sono diventati favorevoli per noi, possiamo puntare su ottime vie di sviluppo. Sulla base di questo possiamo cominciare a lavorare in tutto il settore industriale, aprendoci a nuove possibilità» Lei oggi ha firmato un accordo con il Comitato italiano permanente per il Microcredito. Ci può illustrare l’importanza di questo protocollo? «Si tratta di un passo che per noi ha un’importanza fondamentale. Quello italiano per l’Argentina è un esempio da seguire. I programmi di microcredito e microfinanza vengono sviluppati nel nostro Paese da tempo e questo che avvie-
remo, in particolare, sarà impostato sull’esperienza italiana. Un “dettaglio” particolarmente importante per noi. Altri programmi tentati in passato in tutto il continente sudamericano sono andati bene in Messico e in Perù, ma in Argentina non hanno funzionato e si sono rivelati un fallimento. Credo che questo tipo di esperienza italiana, invece, avrà un grande successo anche in Argentina». Il presidente del Comitato per il Microcredito, Mario Baccini, nel presentare la firma dell’accordo ha fatto riferimento ad un approccio “etico” alla finanza. Concetti più volte rilanciati dal Comitato nelle settimane scorse. Si tratta secondo lei di un nuovo modo di concepire la finanza? «Iunus e Cius sono quei progetti di micro finanza e microcredito cui ho fatto cenno prima e che non hanno funzionato in Argentina. I motivi per i quali quelle iniziative hanno fallito nel nostro paese sono evidenti: non ci si è concentrati sul fatto che erano dei veri programmi di credito, ma venivano guardati come programmi di beneficenza. Con questo nuovo approccio gli imprenditori più piccoli si “impegnano” fortemente per avviare un’attività e una, volta pagato il debito, possono proseguire lungo questa strada continuando a produrre». Qual è il prossimo passo per rendere attivo l’accordo siglato a Roma? «Abbiamo intenzione di seguire di dedicare grande attenzione al progetto del microcredito in Argentina. Per questo, nel quadro dell’accordo sottoscritto, abbiamo stabilito di riunirci ogni tre mesi per valutare i risultati conseguiti e stabilire come proseguire nel nostro programma». Microcred it o
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Il cammino dello sviluppo sostenibi
Il rispetto per l’ambiente comincia da cas
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alazzo Rospigliosi Pallavicini di Roma ha ospitato il convegno su Energie rinnovabili in un’economia globale: motori di sviluppo e di vantaggio sociale. Organizzato dalla società eolica Maestrale Green Energy, con la collaborazione di Aper (Associazione Produttori Energia da Fonti Rinnovabili), il convegno ha trattato i temi di maggiore attualità legati a queste fonti energetiche: vantaggi e attrattività imprenditoriale; costi e benefici; effetti della crisi all’interno di questo comparto; rinnovabili e Sud del mondo; energia e territorio; banche e ambiente. «Dall'importanza di incontri come questo, in cui si creano opportunità di dialogo tra imprese, governo, investitori e associazioni, l’obiettivo di far diventare le rinnovabili elemento di sistema e non solo di disturbo appare raggiungibile» ha affermato Carlo Durante, moderatore del convegno e amministraMaggiore tore delegato dialogo della società eolica Maetra imprese, strale Green Energy. governo, A margine investitori dell’incontro, Maestrale e associazioni: Green Energy ha comuniuna via per cato che su incrementare una pipeline di complessivi le fonti 1750 MW posseduta da rinnovabili Theolia in Europa, il mercato italiano rappresentato dalla stessa Maestrale Green Energy - detiene una quota di 450 MW (il 26% del totale), di cui circa 150 MW verranno realizzati entro il 2011. Nel medio periodo, l’Italia è perciò destinata a diventare il mercato portante di Theolia. «Raggiungere il target indicato dalla Commissione europea significa per l’Italia raddoppiare in dieci anni la potenza rinnovabile installata nel nostro Paese. Significa investire più di 60 miliardi nella produzione di Fer, aprendo così la strada ad una nuova prospettiva economica – ha detto Roberto Longo, presidente di Aper. I presupposti ci sono tutti: la disponibilità
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all'esclusione Positivo l’esito del convegno a cui hanno partecipato: Carlo Durante, Roberto Longo, Mario Baccini, Giancarlo Cremonesi, Terna, Nino Frosio, Sebastiano Cami, Paola Restano Cassulini e Stefano Saglia delle fonti da un lato, un’adeguata struttura economica di incentivazione (seppur migliorabile per essere più affidabile nel tempo) dall’alto, insieme ad una forte volontà imprenditoriale di raggiungere gli obiettivi europei. Se a questo riuscissimo ad aggiungere il potenziamento e l’ammodernamento delle rete ed un corpo normativo chiaro che definisca i poteri di Stato, Regioni ed Enti Locali, gli obiettivi che ad oggi ci sembrano ancora ambiziosi, sarebbero raggiunti e probabilmente superati con un evidente vantaggio oltre che economico, sociale e ambientale». «È necessario recuperare un approccio etico anche in questi settori che guardano al futuro per finanziare il lavoro e l'avvenire delle nuove generazioni. Bi-
sogna dare un segnale al mondo e noi lo facciamo attraverso la via italiana al microcredito che offre la possibilità per un ritorno all'economia sociale e di mercato per la lotta alla povertà e 48
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sociale. solo impiegando bene tec-
Uno dei nostri obiettivi è quello di portare energia dove non c'è attraverso la cooperazione internazionale e la banca mondiale. Attraverso gli investimenti sulla persona che garantiscono il successo delle imprese». Lo ha affermato l'onorevole Mario Baccini, presidente del Comitato nazionale per il microcredito durante il convegno sulle energie rinnovabili. «La diffusione delle fonti rinnovabili, resa obbligatoria dalle scelte comunitarie, deve fare i conti con, ed essere guidata da, un corretto calcolo dei costi e dei benefici – commenta Carlo Stagnaro, dell’Istituto Bruno Leoni – in parte, l'aumento della quota di energia sussidiata può creare problemi al gioco concorrenziale. Inoltre, sussidi eccessivamente alti potrebbero determinare uno sviluppo incoerente del settore. È dunque importante ripensare i percorsi regolatori e autorizzativi in modo da moderare il "rischio paese", e consentirci di riallineare gli incentivi a quelli europei, anche nell'ottica di avviare un serio confronto industriale e competitivo tra le imprese che producono energia verde». «Acea aspira a produrre entro il 2020 il 10% della produzione di elettricità da fonti rinnovabili». È quanto ha dichiarato il presidente di Acea Giancarlo Cremonesi. «Lo sviluppo delle fonti rinnovabili deve saper coniugare il rapporto costi benefici, ma rappresenta comunque una risorsa fondamentale per l’ambiente, anche per il turismo. L’obiettivo da raggiungere nel 2020 è quello di rendere il costo delle rinnovabili compatibile con quello delle energie tradizionali:
nologia e ricerca è possibile raggiungere gli obiettivi europei in pochi anni e rendere i costi delle energie pulite competitivi con quelli delle fonti tradizionali. Un’altro punto di fondamentale importanza è quello di rendere più costruttivo il rapporto c o l
Governo e con il legislatore per avere un quadro normativo più chiaro e più semplice». «Per fare in modo che la grande mole di investimenti messa in campo contribuisca ad uno sviluppo armonico del sistema elettrico nazionale - hanno commentato i tecnici di Terna - è necessario che vengano applicate le norme esistenti – in particolare lo strumento dell’“autorizzazione unica” previsto dalla legge 387/03 - e che il sistema, con tutti i suoi attori industriali e amministrativi, sostenga lo sforzo di chi vuole fare veramente gli impianti, modernizzando in modo efficiente il sistema.
Oggi, solo al Sud, ci
sono richieste di connessione di impianti rinnovabili alla rete nazionale per oltre 100.000 MW (82.000 MW eolico, 14.000 MW solare, resto altre fonti) a fronte di un potenziale massimo che, nel caso dell’eolico, gli stessi operatori
(Anev) stabiliscono a 16.000 MW entro il 2020. Per garantire uno sviluppo ordinato delle rinnovabili è, quindi, essenziale trovare una soluzione, concordata con il regolatore, per contrastare facili speculazioni ed eliminare le richieste di carta che intasano le procedure autorizzative e prenotano a vuoto capacità di rete per i prossimi anni. In tal senso continua il dialogo assiduo tra Terna, Aper e le altre associazioni per trovare soluzioni condivise ed efficaci». Secondo Francesco Aracri, membro della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori pubblici della Camera: «Energia ed economia rappresen-
tano il futuro della nostra Italia, che non deve copiare nessuno quanto a capacità di innovazione e di risparmio: la crisi finanziaria, da cui siamo usciti meglio degli altri Paesi, è nel segno infatti di questi due aspetti. Il mio impegno per l’ambiente è proprio rivolto a valorizzare e portare alla luce queste qualità nostrane ancora troppo nascoste. Per questo occorrono più convegni sul “fare energia e farla bene”, per la salute dell’ambiente e per la nostra. Mi auguro che sempre più Paesi siano impegnati sui temi ambientali nei propri territori, perché casa nostra sia già un mondo più pulito». «Non dimentichiamoci – ha affermato Nino Frosio, fondatore del progetto Spes – che l’energia, oltre a rappresentare un’indiscussa opportunità economica, porta con sé un vantaggio sociale di grandissimo impatto, perché in grado di generare sviluppo e benessere. Da questa consapevolezza è nata in Aper la volontà di mettere a disposizione delle organizzazioni umanitarie le competenze professionali dei propri associati per valutare quei progetti che si prefiggono l’obiettivo di sviluppare impianti di produzione di energia rinnovabile nei Pvs». «I territori non percepiscono i vantaggi economici che l’adozione di politiche incentivanti verso le energie rinnovabili offrono ai cittadine e alle imprese locali. Ciò accade perchè società multinazionali, con tecnologia estera, e magari con finanza straniera, realizzano impianti energetici di grandi dimensioni, lasciando al territorio solo un po’ di royalties e l’assunzione di poche unità lavorative necessarie alle fasi di istallazione e manutenzione» ricorda Seba-
stiano Cami, amministratore unico di Gea Faber. «L’Agroenergia o Bioenergia, al contrario, se parte dalla produzione delle materie biocombustibili sul territorio, è in grado di generare ampie ricadute, non solo ambientali, ma soprattutto economiche sul territorio che le ha generate. Con il Daet, Distretto Agricolo Energetico Territoriale, possiamo programmare su un determinato territorio la produzione, la trasformazione e il consumo di energia rinnovabile da fonti agroforestali, sia da colture dedicate che da prodotti residuali. Questo modello, vincitore del premio See Awards 2009 nell’ambito della “The European Union Sustainable Energy Week” (Eusew) come miglior progetto europeo nella categoria Comunità Sostenibili, prevede che più del 50% dell'intero fatturato generato venga pagato realmente ai produttori di combustibile intesi come “intera filiera produttrice». Il Daet permette inoltre di offrire reali risparmi energetici, soprattutto termici, agli utilizzatori finali. Poiché “Kyoto” si raggiunge solo con l'utilizzo di mix energetici con più attenzione al termico (caldo e/o freddo). Una migliore certezza normativa permetterebbe inoltre a strumenti di incentivazione (certificati bianchi, crediti di carbonio, progetti di efficienza energetica) già esistenti di generare il beneficio atteso». Paola Restano Cassulini, responsabile dell’Area Mercato Aziende, ha spiegato perché Banca Popolare di Milano è impegnata nello sviluppo delle energie rinnovabili. L’interesse della Banca è collegabile alla sua storia, che la vede da sempre impegnata ad assumere comporMicrocred it o
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tamenti responsabili e sostenibili, a coniugare nella attività economica la dimensione sociale ed ambientale. La Banca, una delle prime che nel 2007 ha ade-
rimborso del prestito. «Il ruolo di Aper e delle altre associazioni di categoria è determinante nell’elaborazione da parte del Governo di una strategia energetica
con il mondo accademico, dovrebbero puntare al superamento del gap tecnologico nei settori rilevanti». "È necessario recuperare un approccio etico anche in que-
Il ruolo di Aper e delle altre associazioni di categoria è determinante nell’elaborazione da parte del Governo di una strategia energetica condivisa: le fonti rinnovabili, infatti, sono un driver di uscita dalla crisi attraverso investimenti e creazione di nuovi posti di lavoro. Al tempo stesso c’è bisogno di una graduale riduzione degli incentivi che vada di pari passo con la riduzione dei costi degli impianti. Una soluzione in questo senso va concordata con le associazioni che, attraverso un contatto costante con il mondo accademico, dovrebbero puntare al superamento del gap tecnologico nei settori rilevanti
rito alla convenzione con il Gestore dei Servizi Energetici, ha predisposto uno specifico pacchetto dedicato alle aziende, alle persone ed ai condomini che intendono realizzare investimenti nelle energie rinnovabili. Si tratta di una serie di finanziamenti non assistiti da ipoteche, che consentono di coprire fino al 100% del valore dell’impianto, con condizioni economiche vantaggiose, la cui durata può essere fino a 15 anni. Tali finanziamenti permettono di utilizzare gli incentivi per la copertura o l’abbattimento della rata di
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condivisa – sottolinea Stefano Saglia, sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico con delega all’Energia - le fonti rinnovabili, infatti, sono per noi un driver di uscita dalla crisi attraverso investimenti e creazione di nuovi posti di lavoro. Al tempo stesso c’è bisogno di una graduale riduzione degli incentivi (a carico delle bollette dei consumatori) che vada di pari passo con la riduzione dei costi degli impianti. Una soluzione in questo senso va concordata con le associazioni che, attraverso un contatto costante
sti settori che guardano al futuro per finanziare il lavoro e l'avvenire delle nuove generazioni – ha concluso Baccini - bisogna dare un segnale al mondo e noi lo facciamo attraverso la via italiana al microcredito che offre la possibilità per un ritorno all'economia sociale e di mercato per la lottta alla povertà e all'esclusione sociale. Uno dei nostri obiettivi è quello di portare energia dove non c'è attraverso la cooperazione internazionale e la banca mondiale. Attraverso gli investimenti sulla persona che garantiscono il successo delle imprese".
INFORMAZIONE SOCIETARIA
Serit, fisco più semplice e amichevole Antonio Finanze direttore Serit
Ottocentocinquantasette dipendenti. Quasi cinque destinati alla Regione, che dai 61 milioni del 2008 milioni di abitanti serviti. Circa 2,5 milioni di atti è asceso agli oltre 66 del 2009.” da notificare ogni anno. Sono solo alcuni dei numeri L’Agente della Riscossione per le Province Sicidi Serit Sicilia Spa, la società partecipata dalla hol- liane Serit Sicilia Spa, al settimo posto nella grading Riscossione Sicilia Spa e dalla Banca Monte duatoria italiana per importi riscossi, si conferma, dei Paschi di Siena, incaricata di amministrare la ri- pertanto, a livello nazionale, come azienda leader scossione di entrate e tributi nelle nove province si- del settore. Grazie alla chiarezza della visione maciliane. La holding Riscossione Sicilia Spa e la nageriale, Serit Sicilia ha conseguito, nel corso controllata Serit Sicilia Spa costituiscono nell’isola degli anni, risultati significativi in termini di recula più grande ed affidabile realtà nel pero della morosità e di migliorasettore dei servizi di riscossione e di mento dei servizi per i cittadini e oggi consulenza globale per gli Enti imsi colloca ai vertici della riscossione positori e gestori della fiscalità lonazionale per numero di clienti, entità cale. Una realtà complessa, che delle riscossioni eseguite e quantità di opera in un ambito molto sensibile, procedure cautelari attivate. La direnel quale la necessità di raccogliere zione generale esplica la sua azione risorse per i servizi collettivi si deve nel coordinamento, controllo e supcontemperare con il diritto del cittaporto dell'attività produttiva svolta, dino-contribuente a un servizio equo, prevalentemente, presso le dipenrapido ed efficiente secondo procedenze periferiche, tramite specifiche Sen. Domenico Sudano dure soggette a una stretta regolastrutture operative. presidente Serit mentazione e in cui le normative Analogamente, le Agenzie provincambiano non di rado di anno in ciali, per mezzo di uffici ad hoc, coanno. Importante, dunque, il ruolo dell’informa- ordinano e supportano l'attività produttiva di zione, che deve garantire ai cittadini un fisco più sportelli e dipendenze dislocati sul territorio, intratsemplice ed amichevole. tenendo, con gli Enti impositori locali, rapporti di Ecco perché offrire una risposta aggiornata, com- collaborazione volti al conseguimento della più alta pleta e rapida alle domande più frequenti dei citta- efficienza del servizio di riscossione dei tributi e dini e una soluzione ad alcuni problemi legati al rendicontazione degli incassi effettuati. pagamento delle tasse diventa oggi per Serit Sicilia L’organizzazione sopradescritta serve 390 Comuni un’esigenza fondamentale. “Serit Sicilia opera nel per un bacino di utenza di oltre 5 milioni di abitanti. settore della riscossione dei tributi conseguendo ri- La struttura organizzativa di Serit Sicilia è così arsultati economici interessanti. – spiega il direttore ticolata sul territorio: generale Antonio Finanze - le più recenti rilevazioni 9 Agenzie provinciali (una per ciascun capoluogo); confermano il trend positivo: tra gennaio e aprile 35 Sportelli di 1° categoria; 2009, Serit Sicilia ha riscosso oltre 194 milioni di 2 Dipendenze di 2° categoria (apertura saltuaria); euro da ruoli emessi da tutti gli Enti contro i 181 16 Sportelli d’informazione al cittadino, presso sedi milioni di euro incassati nello stesso periodo del comunali. 2008, con un incremento pari al 7,15 per cento. In 2 Sportelli informazioni e pagamento solo con proporzione, è maggiormente cresciuto (+7,89 per bancomat presso altrettante sedi dell’Agenzia cento) l’importo della parte dei riversamenti erariali delle Entrate. Microcred it o
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Soluzioni LOW COST intervista
per le imprese
Intervista al presidente di Imprebanca Cesare Pambianchi Il presidente Imprebanca Cesare Pambianchi spiega metodi, obiettivi, linee-guida dell’istituto, nato per affrontare al meglio le difficoltà del settore. Da dove nasce l’esigenza di un progetto come Imprebanca e quali obiettivi si pone l’istituto? «Imprebanca nasce con l’obiettivo di riavvicinare il mondo finanziario all’economia reale, in particolare all’economia del nostro territorio fatta di uomini, imprenditori, impiegati e aziende: piccole e medie imprese che hanno deciso di passare al di là dello sportello, di dar vita esse stesse ad una banca multifunzione, in grado di comprendere al meglio le difficoltà e le problematiche di settore, per diretta esperienza. E’ questa la vera novità. Infatti Imprebanca è una realtà che riunisce attorno a Confcommercio Roma e Lazio, Ina Assitalia e Banca Finnat, 45 tra i principali gruppi imprenditoriali romani, attivi nei settori dell'edilizia, del commercio, del turismo e dei servizi, tutti esponenti dei settori di punta dell’imprenditoria del nostro territorio. Costruttori, grandi gruppi della distribuzione, della logistica, dell’abbigliamento e del settore alberghiero. Il nostro obiettivo è fornire soluzioni adeguate e ad hoc per ogni situazione, intrattenendo con il cliente un rapporto di grande vicinanza ed empatia, fungendo da intermediari di sostegno alla piccola e media impresa: per questo i nostri prodotti, semplici ma innovativi, sono studiati appositamente per le esigenze dei clienti, ispirati a delle soluzioni il più possibile low cost, ma sempre di alto profilo». Perché una così spiccata connotazione territoriale? «Oggi più che mai serve un istituto che conosca bene i problemi del territorio, che accompagni l'economia romana in una fase difficile di traghettamento fuori dalla crisi. A mio av-
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viso, sarà proprio la vocazione territoriale la chiave di volta di Imprebanca: d’altronde oggi il vantaggio competitivo offerto da una banca locale, in grado di aderire perfettamente al tessuto economico del proprio territorio di riferimento, senza che esso costituisca un limite ma anzi un’opportunità, è innegabile. La dimensione locale costituisce un punto di forza per realizzare quei principi di trasparenza, efficienza e certezza dei tempi di cui oggi i clienti sentono particolarmente l’esigenza. Tuttavia non vogliamo fare concorrenza ai grandi colossi finanziari ma anzi porci in una dimensione di complementarietà. Senza dubbio le banche locali (e facciamo attenzione a non usare questo aggettivo in termini limitativi) hanno dimostrato nella fase acuta della crisi di sapersi modulare al meglio, di saper offrire prodotti e servizi mirati. In quest’ ottica Imprebanca contribuirà a ridare fiducia e respiro alle piccole e medie imprese, grazie alla vicinanza con le esigenze reali delle persone e delle imprese. Imprebanca sarà, dunque, una banca relazionale, i cui centri decisionali saranno sul territorio e per il territorio, nel quale costituirà un punto di riferimento imprescindibile. Dunque, grazie a questo stretto rapporto di fiducia tra gli amministratori della banca e gli imprenditori - clienti, le parole chiave torneranno ad essere conoscenza - ascolto – dialogo». Dunque è come se stesse finendo il concetto di “banca globale” e si riscoprisse quello della “banca di casa”? «Sì, direi che è proprio ciò che sta avvenendo. Questa nuova dimensione, lungi dall’essere restrittiva, si sta rivelando la nuova frontiera del mondo finanziario. In qualche modo si torna a fare la banca come si faceva una volta. E questo è dimostrato dal fatto che a Roma sta aumentando costantemente il numero degli istituti medio-piccoli: nel momento della crisi si cerca
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nel “passato” la soluzione per il futuro, si torna organismi appositamente studiati per sostenere a guardare al vecchio modello, a quella “eco- e garantire le imprese, come ad esempio i nomia reale” che era stata dimenticata e la cui Confidi o il recente Fondo italiano d’investiperdita è stata una delle principali cause della mento per le Pmi voluto dal Ministero del Tecrisi dei mercati finanziari. Imprebanca nasce soro o lo stesso decreto incentivi in favore dei proprio con questa mission: tornare a parlare consumi sostenibili, tutti ottimi strumenti per stialle persone e alle loro imprese, tornare di fatto molare la crescita delle imprese e garantire all’economia reale che è l’unica vera forma au- loro una presenza vincente su un mercato semtoammortizzante, in grado cioè di ripagarsi da pre più competitivo. sola, con i propri risultati». Diversamente, il nostro Istituto, da un’altra prospettiva, intende svolgere al meglio il suo comQuali sono i servizi erogati? «Offriremo prodotti bancari e assicurativi di pito, che è quello di tornare a sostenere qualità, con la collal’economia reale, la borazione anche parte più sana e prodei nostri partner duttiva della società d’eccellenza, saimprenditoriale che remo particolarper un terribile vulnus mente attenti al subito dal sistema, rapporto diretto con non è stata più in i clienti, a cui progrado di svolgere a porremo soluzioni pieno la sua perforsemplici e traspamance perché si è, renti, sempre nel riper così dire, “amspetto della celerità malato” il suo rapnel disbrigo delle porto con il sistema pratiche e nell’elafinanziario. Questo borazione di analisi scenario ha compore delibere, a dimotato una serie di trastrazione del riavvisformazioni di tipo cinamento tra poteri economico ma decisionali e pubanche sociale e cultublico. Tutto questo rale. A questo propoattraverso soluzioni sito mi sembra all’avanguardia, sia interessante osserda un punto di vista vare come il concetto tecnologico che di di microcredito oggi concept, grazie si sia allargato alla all’utilizzo di strumiddle class, cioè menti automatizzati, sia appropriato Cesare Pambianchi quali Atm intelligenti anche per quelle e postazioni Internet classi sociali che train modalità wireless, che integreranno tutte le dizionalmente non hanno mai avuto bisogno attività tipiche dello sportello. Ci saranno spor- di ricorrervi ma che oggi, a causa della crisi telli leggeri nei mercati rionali e nei punti ven- economica, hanno reale difficoltà di accesso a dita della grande distribuzione a diverse forme di finanziamento». dimostrazione che il nostro target di riferimento A che punto siete con i lavori? sarà anche composto da persone, famiglie, «Imprebanca avvierà le sue attività sul territorio che si recheranno a fare la spesa e contempo- gradualmente nei mesi di maggio e giugno, raneamente in banca a svolgere le proprie per prepararsi al vero e proprio lancio della operazioni». banca previsto per settembre. Fin da ora, coInsomma un punto di riferimento? munque, abbiamo avviato e stabilito importanti «E’ chiaro che Imprebanca non vuole ricoprire contatti con il mondo dell’associazionismo per una funzione sociale, non intende cioè sosti- individuare e definire le linee di azione cotuire il ruolo degli ammortizzatori o di quegli mune».
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Sardegna: iniziative concrete e ambiziose prospettive di Giovanni Nicola Pes
el panorama microfinanziario italiano, la regione Sardegna si impone con una pluralità di iniziative promosse dagli enti territoriali e dall’Università degli studi di Cagliari. Le iniziative sono state presentate in occasione del convegno “Microcredito e sviluppo locale opportunità ed esperienze”, patrocinato dal Comitato Nazionale per il Microcredito, tenutosi nella sala conferenze della Città dell’Impresa struttura comune finalizzata a generare una nuova cultura d’impresa e offrire servizi d’avanguardia per neo-imprenditori. Il convegno, a cui hanno partecipato in qualità di relatori il presidente dello stesso Comitato per il Microcredito Mario Baccini, il sindaco della capitale isolana Emilio Floris, l’assessore alla Programmazione del comune Antonello Melis, l’Assessore regionale al Lavoro Franco Manca, il Presidente della Finanziaria regionale Sfirs Antonio Tilocca ed il magnifico rettore dell’Università di Cagliari Giovanni Melis, è stato
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innanzitutto l’occasione per perfezionare la sottoscrizione di un Protocollo d’intesa tra il Comune ed il Comitato nazionale per la realizzazione di programmi di microcredito. L’assessore al Lavoro Manca ha inoltre illustrato le linee guida del Fondo Regionale di Microcredito, che al momento costituisce la più importante iniziativa regionale italiana in termini di risorse. Due importanti iniziative sono, infine, state lanciate dal Rettore Melis e dal sindaco Floris. Melis ha annunciato il fattivo impegno dell’Università nella promozione di iniziative di microfinanziamento e di formazione ed il primo cittadino di Cagliari ha lanciato l’idea di una rete nazionale di comuni tesa a supportare lo sviluppo di programmi di microfinanza.
Fondo regionale di microcredito
Il progetto di microcredito promosso dal Comune di Cagliari rientra nell’ambito del Programma di interventi del Piano straordinario per il lavoro – Legge 37 – denominata “Cagliari sostenibile e responsabile”, finalizzato alla nascita di imprese sostenibili e allo sviluppo dei temi della responsabilità sociale di impresa. Attraverso l’erogazione di microcrediti, l’iniziativa intende favorire la nascita e lo sviluppo di attività imprenditoriali sostenibili e responsabili di cittadini esclusi dal sistema creditizio tradizionale, grazie ad un percorso che integra: informazione, orientamento, accompagnamento nella stesura del business plan, erogazione del finanziamento, monitoraggio e consulenza all'avvio e sviluppo di impresa. I soggetti beneficiari saranno aspiranti imprenditori residenti nel Comune di Cagliari che intendono impegnarsi in settori afferenti allo sviluppo sostenibile, ad es. turismo sostenibile, risparmio energetico ed energie rinnovabili, servizi nel settore ambientale, mobilità, commercio equo e solidale, ecc. Per la realizzazione dei progetti, il Comune metterà a disposizione un fondo di garanzia e sviluppo di trecentomila euro. Attraverso un successivo accordo tra il Comitato, il Comune e gli istituti bancari che verranno individuati attraverso un bando pubblico, sarà applicato al fondo un moltiplicatore il cui valore, che verrà determinato in collaborazione tra le istituzioni, farà crescere la disponibilità delle risorse da utilizzare. Il giudizio finale e insindacabile sul merito di credito dei singoli beneficiari sarà comunque riservato all’istituto bancario convenzionato. Il fondo di garanzia e sviluppo sarà destinato, per il 75%, alla garanzia dei progetti di microcredito. Il restante 25% sarà destinato ad attività “di sviluppo”, ossia ad una serie di attività tecniche funzionali e accessorie all’attività creditizia: in particolare l’orientamento dei beneficiari, la formazione, il tutoraggio e il monitoraggio delle operazioni.
Come sottolineato dall’assessore regionale al Lavoro Manca “la promozione del microcredito ha l’obiettivo prioritario di sostenere l’avvio e l’investimento di attività imprenditoriali da parte di soggetti socialmente svantaggiati e di cooperative sociali”. Per realizzare il citato obiettivo, allo stato, sono state mobilitate ingenti risorse, pari a 41 milioni di euro, anche se appare probabile che la somma complessivamente disponibile sfiorerà i 50 milioni di euro da qui alla fine della misura, prevista per il 31 dicembre 2013, salvo ulteriori ed auspicabili proroghe. Secondo quanto annunciato, il finanziamento (per un importo massimo di venticinquemila euro e minimo di cinquemila euro) avrà una rateizzazione mensile a partire dall’anno successivo a quello di concessione. La misura in questione, affidata alla Sfirs, che ne curerà l’istruttoria e l’erogazione finale, è destinata alle seguenti categorie di soggetti: microimprese sarde aventi forma giuridica di società di persone, cooperative, ditte individuali da costituire o già costituite; piccole imprese da costituire individuate come tali in conformità agli appositi requisiti previsti dalla normativa comunitaria e nazionale; organismi no profit e operatori del privato sociale con posizioni nuove o non consolidate sul mercato costituite da non più di tre anni. Per quanto riguarda i settori, ferme le tradizionali esclusioni derivanti dalla normativa comunitaria, si è scelto di attribuire una marcata priorità ai settori dei servizi al turismo, dei servizi sociali alla persona, della tutela dell’ambiente, dell’Ict, del risparmio energetico ed energie rinnovabili, dei servizi culturali, del manifatturiero e del commercio di prossimità. Allo stato, sono in avanzata fase di predisposizione strutturate azioni di marketing in tutte le province dell’Isola, nell’ambito delle quali verranno svolti incontri mirati destinati a favorire la più diffusa conoscenza degli strumenti finanziari messi a disposizione e degli obiettivi individuati dall’azione sul microcredito. In questo contesto, saranno dedicate specifiche iniziative di promozione e comunicazione rivolte a organismi no profit e operatori del privato sociale. La concreta operatività dell’azione è fissata a partire dal prossimo mese di maggio. Microcred it o
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Cagliari sostenibile e responsabile
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La rete nazionale di Comuni
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Nel corso del convegno il sindaco di Cagliari Floris ha lanciato un appello al presidente Baccini affinché il Comitato nazionale promuova la creazione di una rete microfinanziaria nazionale di comuni capaci di unire le proprie risorse al fine di costituire un fondo nazionale di microcredito. In tale prospettiva, lo stesso sindaco ha annunciato che il comune di Cagliari intende dar vita alla prima esperienza intercomunale, attraverso la costituzione di una rete che comprenda innanzitutto i comuni della vasta aera cagliaritana e della provincia. Baccini ha registrato con interesse le parole del sindaco Floris ed ha espresso il proprio apprezzamento per l’iniziativa, evidenziando che il progetto costituirebbe il primo caso di cooperazione intercomunale in tema di microfinanza in Italia ed in Europa.
L’impegno dell’Università di Cagliari Grande sensibilità verso l’istituto del microcredito è stata dimostrata dal Rettore Giovanni Melis, il quale ipotizza due linee principali di intervento che potrebbero rientrare all’interno di una collaborazione tra l’Università ed il Comitato nazionale. La prima è rivolta agli studenti che per motivi economici non riescono a proseguire gli studi per le difficoltà lavorative sopraggiunte in famiglia. In tal caso, dei piccoli prestiti potrebbero essere destinati a finanziarie i percorsi di studio degli studenti meritevoli. La seconda linea riguarda sia quei lavoratori che, in seguito a crisi aziendali, abbiano la necessità di riqualificarsi attraverso corsi universitari, che giovani laureati che intendono specializzarsi nel settore attraverso corsi d’Alta formazione e Master. Giovani che, terminata l'esperienza formativa, possano diventare operatori di microcredito, fieri sostenitori di una cultura della responsabilità imprenditoriale ed interpreti autentici della microfinanza in Sardegna. Baccini ha espresso grande interesse per le iniziative che l’Università di Cagliari intende realizzare e a sua volta ha confermato la disponibilità dell’ente nazionale a sostenere anche l’Ateneo isolano nell’attivazione di iniziative di formazione e microfinanziamento. Relativamente ai giovani, il presidente Baccini ha proposto la promozione, anche in Sardegna, di modelli operativi ad hoc finalizzati a sostenere percorsi di studio capaci di contribuire alla formazione dei futuri microimprendotori. In particolare potrà essere offerta a studenti appartenenti alle famiglie meno abbienti della società e particolarmente meritevoli, dotati di una spiccata visione imprenditoriale, l’opportunità di ricevere dei microfinanziamenti finalizzati capaci di coprire le spese universitarie,
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Un importante laboratorio microfinanziario Per diversi ordini di ragione riconducibili alla quantità di risorse messe a disposizione, ai contenuti progettuali ed infine alla volontà di un approccio sinergico tra gli attori in campo, attraverso tali iniziative la Sardegna si candida a diventare il principale laboratorio regionale microfinanziario italiano. Innanzitutto, le importanti risorse economiche messe a disposizione sono un segno inequivocabile dell’impegno che le istituzioni isolane intendono profondere nell’attivazione di programmi microfinanziari capaci di incidere in modo fattivo sul tessuto economico locale. Secondariamente, i progetti i cui profili sono già stati definiti interpretano al meglio lo spirito più intimo del microcredito, perché coniugano sostenibilità economica, sociale ed ambientale. Quanto alle sinergie, l’incontro cagliaritano ha evidenziato chiaramente la volontà di individuare precisi termini di collaborazione, da una parte, tra tutte le istituzioni ed organizzazioni regionali, a vario titolo competenti in materia di servizi finanziari inclusivi e, dall’altra, tra queste e l’ente nazionale della Presidenza del Consiglio a cui il Parlamento ha affidato il mandato di monitorare e supportare lo sviluppo del settore microfinanziario. Ciò, affinché ognuno possa contribuire, in base alle proprie competenze e conoscenze, al perseguimento del comune obiettivo di incidere profondamente sullo sviluppo del territorio e della società. La costante e proficua collaborazione istituzionale resta la condizione necessaria affinché si possano avviare delle valide iniziative capaci dei produrre risultati positivi e durevoli. La Sardegna lo ha capito. Fondamentale sarà, adesso, riuscire a fare dei progetti realtà.
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comprese quelle di vitto e alloggio, ed assicurarsi un percorso di studi sereno. L’esperienza universitaria dovrà garantire allo studente l'acquisizione dello specifico know-how necessario a sostenere una crescita professionale di successo nel mondo imprenditoriale. Le tesi di laurea, elaborate secondo le sensibilità e le attitudini soggettive, nonché sulla base delle specificità territoriali e congiunturali, dovranno necessariamente avere come oggetto idee innovative capaci di sfociare nella creazione di microimprese di successo. Queste ultime potranno avere una natura sociale, rurale, artigiana ecc. A conclusione del percorso saranno finanziati anche i progetti microimprenditoriali costruiti per mezzo delle tesi, al fine di dar vita a delle microimprese. Quando la microimpresa inizierà a produrre utili i neo-microimprenditori inizieranno a restituire il debito conseguito, a condizioni particolarmente agevolate. In tale prospettiva, è attualmente in fase di definizione un protocollo d’intesa tra l’Ateneo sardo ed il Comitato Nazionale e la costituzione di un comitato congiunto che dovrà definire i settori prioritari d’intervento e le modalità operative.
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i nostri obiettivi Natura giuridica e Mission istituzionale Il “Comitato Nazionale Italiano Permanente per il Microcredito” è la naturale prosecuzione del “Comitato Nazionale Italiano per il 2005 - Anno Internazionale del Microcredito” (Comitato 2005), nato in risposta alle risoluzioni 53/198, 58/488 e 58/22 con cui l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 2005 “Anno internazionale del Microcredito”. Con le citate risoluzioni le Nazioni Unite hanno chiesto a ogni Stato membro di costituire un comitato nazionale dedicato alla diffusione e alla promozione del microcredito, no strumento utile alla lotta della povertà estrema ed al raggiungimento degli obiettivi del Millennio. In riferimento a tale quadro regolatorio, il 7 settembre 2004 si costituì, sotto la presidenza dell’allora sottosegretario agli Affari esteri, on. Mario Baccini, il “Comitato Nazionale Italiano per il 2005 - Anno Internazionale del Microcredito”. Al Comitato 2005 fu attribuito l’obiettivo di definire e promuovere una “via italiana al microcredito”. Questa fu da subito intesa in un’accezione che non circoscrivesse la mission al solo strumento microcreditizio, utilizzato in favore dei Paesi in via di sviluppo, ma che anzi la estendesse a tutta l’attività microfinanziaria in grado di sostenere la lotta alla povertà estrema ed all’esclusione finanziaria nell’ambito delle politiche di cooperazione internazionale come pure su un piano domestico. L’azione del Comitato 2005 fece leva sulle potenzialità, sulle professionalità e sul patrimonio di conoscenze già presenti nel nostro sistemapaese non tralasciando di sviluppare sinergie positive con gli altri Stati impegnati nella stessa
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direzione. Al Comitato 2005 aderirono numerosi soggetti istituzionali, organizzazioni non governative, istituzioni del settore bancario e finanziario, esponenti del mondo imprenditoriale, istituti e fondazioni, università ed enti di ricerca. Nel corso del 2005, i membri Il Comitato fu subito aderenti elaborainsignito con due sirono strategie e imgnificativi riconosciplementarono un menti: quello del panorama di iniziaPresidente Napolitano, tive ispirate e coorche accordò l’Alto Patronato Permanente dinate da due del Presidente della gruppi di lavoro coRepubblica, in riconostituiti in seno al Coscimento del valore somitato 2005: il lidaristico del “Gdl Riflessioni” ed Comitato e del ruolo dallo stesso rivestito il “Gdl Iniziative”, quale fattore di imche individuarono pulso per la microficriteri e metodolonanza italiana, e gie utili a progetquello dell'allora Pretare una sidente dell’Assemblea “microfinanza itaGenerale dell’Onu, Ambasciatrice Sheikha liana d’eccelHaya Rashed Al Khalenza”. lifa, che, oltre a dichiaSulla base di tale rarsi disponibile per acquis, nel 2006, programmi di mutua in conformità al dicollaborazione, nel 2007 ha voluto sposto normativo inaugurare la nuova della legge dell’11 sede del Comitato marzo 2006, 81, il Permanente Comitato 2005 si è trasformato nel “Comitato Nazionale Italiano Permanente per il Microcredito” (Comitato Permanente o Comitato), che rappresenta, ancora oggi, nel panorama internazionale, uno dei pochi casi di continuità di un’iniziativa creata nell’ambito dell’Anno Internazionale del Microcredito. L’ultimo tassello del percorso istituzionale del Co-
Le attività ed i modelli operativi L’operatività del Comitato è orientata al sostegno di iniziative volte a favorire la lotta alla povertà e l’accesso a forme di finanziamento in favore di categorie sociali che ne sarebbero altrimenti escluse sia sul territorio nazionale (microfinanza domestica), che nei Paesi esteri (microfinanza per la cooperazione internazionale). Sul piano domestico, il Comitato intende definire strategie ed azioni coerenti con gli obiettivi del sistema-Paese ed in sintonia con gli strumenti e gli interventi anticrisi predisposti recentemente a livello governativo. Sul terreno internazionale, gli interventi saranno decisi in collaborazione con il ministero degli Affari esteri ed in accordo con le politiche di cooperazione internazionale adottate dall’Italia. Nello specifico, le attività ed i progetti promossi dal Comitato sono riconducibili ad una componente creditizia e ad una componente
tecnica; nel primo caso, ci si riferisce a specifici programmi di sostegno ad attività di microcredito e microfinanza; nel secondo, a programmi direttamente o indirettamente collegati allo studio ed alla formazione nel settore del microcredito e della microfinanza, al sostegno del mercato ed alla diffusione della cultura della microfinanza, del microcredito e dell’inclusione finanziaria.
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mitato Permanente è rappresentato dalla legge del 24 dicembre 2007 n.244, art.2, commi 185-186-187, attraverso la quale lo stesso è stato riconosciuto come un Ente di diritto pubblico che, secondo quanto recita il menzionato comma 185, “continua a svolgere la propria attività presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, anche per agevolare l’esecuzione tecnica dei progetti di cooperazione a favore dei Paesi in via di sviluppo, d’intesa con il Ministero degli Affari esteri “. Con tale trasformazione istituzionale, il Comitato permanente è stato posto al centro delle politiche italiane di sviluppo umano e sociale con il compito di coagulare tutte le possibili sinergie utili alla lotta della povertà estrema e dell’esclusione finanziaria in Italia e nel mondo. Il percorso autorizzativo del Comitato Permanente si è concluso con la pubblicazione del regolamento di amministrazione e contabilità del Comitato stesso nella Gazzetta Ufficiale numero 18 del 23 gennaio 2009. Il 2009 rappresenta, dunque, il primo anno di attività del Comitato Permanente nella sua nuova veste giuridica. Questo consente la definizione di una linea strategica che, sempre in continuità con gli obiettivi istituzionali, sia caratterizzata da una programmaticità di più ampio respiro temporale, di maggiore valenza istituzionale, di più concrete potenzialità delle politiche di networking e di funding indispensabili ad un’azione efficace ed in grado di incidere in profondità sul territorio.
Le attività creditizie Il Comitato nazionale, tramite i propri membri e i partners dei singoli progetti, promuoverà anche per mezzo di fondi messi a disposizione da singoli operatori pubblici, nazionali e comunitari, e privati, iniziative a favore di persone fisiche in stato di povertà o vittime dell’esclusione finanziaria e di persone giuridiche con difficoltà di accesso al credito, al fine di finanziare nuovi progetti di sviluppo imprenditoriale eticamente e tecnicamente condivisi. Il Comitato si propone istituzionalmente di gestire fondi pubblici e privati finalizzati alla lotta alla povertà e alla emarginazione finanziaria attraverso lo strumento del microcredito. Coerentemente lo stesso sosterrà altresì, tramite i propri membri ed i partners dei singoli progetti iniziative microfinanziarie volte a favorire la nascita e lo sviluppo di microimprese – secondo i parametri dimensionali indicati dalla raccomandazione 2003/361/CE - sotto qualsiasi forma giuridica costituite. In particolare, il Comitato sosterrà programmi microfinanziari che presentino uno o più componenti tra quelle di seguito indicate: * Prodotti di credito (microcredito, microleasing) * Prodotti di pagamento (money transfers, carte di credito, carte prepagate) * Prodotti di raccolta del risparmio * Prodotti assicurativi * Prodotti di garanzia * Prodotti volti a favorire l’effetto leva finanziaria su singoli progetti Il Comitato promuoverà, infine, anche in via diretta, servizi tecnici di studio e formativi a supporto degli aspetti tecnico-gestionali delle iniziative intraprese.
Le attività tecniche Tali attività che verranno finanziate attraverso le risorse pubbliche nazionali assegnate al Comitato nonché attraverso fondi comunitari e risorse private. Rispetto alla componente tecnica, anche le linee operative saranno diverse. Esse possono riferirsi, in primo luogo, Microcred it o
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ad iniziative riconducibili alla produzione di servizi a sostegno di progetti con componenti di microcredito e di microfinanza: rientrano in tale categoria, a titolo esemplificativo, tutte le iniziative di formazione, di ricerca, di raccolta ed analisi dei dati, di promozione legislativa in materia microfinanziaria. Un ulteriore ambito di attività tecnica è riconducibile alle iniziative di networking volte ad estendere e rafforzare i legami tra operatori – profit e non profit – ed istituzioni del settore nonché alle iniziative di promozione e diffusione della cultura microfinanziaria.
ranno utilizzate dal Comitato per sostenere i progetti inerenti l’attività tecnica potranno avere natura di contributi di funzionamento, di donazioni, di soft loans e di crediti ordinari. Potranno essere acquisite anche risorse non monetarie sotto forma di beni e servizi.
Le attività microfinanziarie Nel prossimo triennio, il Comitato porrà le basi per implementare gli strumenti necessari ad un proprio intervento nelle attività microfinanziarie. Questa tipologia di intervento può realizzarsi anche tramite banche, intermediari finanziari o fondazioni, secondo i seguenti modelli già individuati dal Comitato stesso: a) offerta di risorse da destinare alla costituzione di garanzie a favore di investimenti privati in programmi d i
Ruolo del Comitato Le linee operative possono essere sostenute attraverso interventi diretti del Comitato (direct playing) che si traducono nella promozione, nell’attivazione, nel sostegno tecnico e, se possibile, finanziario, nella gestione e nel monitoraggio di specifiche iniziative di microcredito o di microfinanza. Il Comitato può altresì promuovere interventi indiretti (matching field), volti a sostenere progetti attuati da istituzioni terze ma certificati dal Comitato stesso.
Il Funding Lo sviluppo delle attività sopra descritte sarà finanziato sia tramite le risorse pubbliche annualmente destinate al Comitato per il suo funzionamento, che tramite le risorse aggiuntive sia pubbliche – nazionali e/o comunitarie – che private. Le risorse economiche che verranno utilizzate dal Comitato per sostenere i progetti inerenti l’attività creditizia potranno avere natura di donazioni, di soft loans, di crediti ordinari, di messa a disposizione di fondi finalizzati a sostenere singoli progetti con obbligo o meno di rimborso. Potranno essere acquisite anche risorse non monetarie sotto forma di beni e servizi. Le risorse economiche (di origine pubblica, privata o comunitaria ) che ver-
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microcredito e di microfinanza; b) offerta di risorse di provenienza pubblica e privata da destinare all’erogazione diretta di microcrediti; c) promozione di Fondi di Investimento per la Microfinanza. Il Comitato intende operare secondo le linee di intervento richiamate, tra loro complementari. Al riguardo occorrerà definire nello specifico le modalità di funzionamento e gli schemi operativi da adottare, anche congiuntamente agli intermediari finanziari ed alle fondazioni bancarie aderenti, nel rispetto delle riserve di legge in materia di attività bancaria e finanziaria previste dalla legislazione vigente, e secondo le linee programmatiche di seguito descritte.
Le Garanzie Il Comitato potrà destinare, anche tramite i propri membri ed i partners dei singoli progetti, parte delle risorse private raccolte per alimentare forme di credit risk mitigation a favore di microcrediti e prodotti microfinanziari che rispondano ai requisiti di eleggibilità stabiliti dal Comitato stesso. Tali forme di garanzia po-
Microcredito e Prodotti microfinanziari Il Comitato potrà favorire la destinazione delle risorse ottenute da soggetti pubblici, nazionali e comunitari, e privati per alimentare la costituzione di Fondi a sostegno di progetti di microcredito e microfinanza. I Fondi potranno avere natura rotativa e potranno sostenere progetti di microcredito e microfinanza che rispondano ai requisiti di eleggibilità stabiliti dal Comitato stesso. In base a specifica Convenzione, il Comitato potrà favorire il trasferimento della titolarità di tali somme ad un intermediario bancario o finanziario, che ne assume l’obbligo di gestione con vincolo di destinazione. Le risorse di tali Fondi saranno destinate ai singoli progetti, ricorrendo a schemi di finanziamento totalitario o a schemi di co-finanziamento a valere su risorse aggiuntive, anche provenienti da investitori privati. Nell’ipotesi di co-finanziamento, la quota parte dei fondi resi disponibili dal Comitato potrà costituire la tranche a rimborso posticipato del finanziamento ed attenuare così il rischio per gli investitori privati. I progetti alimentati da tale tipologia di intervento potranno godere anche delle forme di credit risk mitigation indicate al punto a).
Fondi di Microcredito e di investimento Chiusi per la Microfinanza Il Comitato svolgerà attività volte ad incorag-
giare e stimolare la promozione e la costituzione di Fondi di Microcredito e di Fondi di Investimento Chiusi per la Microfinanza a valere su risorse di terzi investitori e donatori. Tali tipologie di Fondi avranno per oggetto esclusivo il finanziamento di progetti di microcredito e di microfinanza che rispondano ai requisiti di eleggibilità stabiliti dal Comitato stesso. Con apposite Convenzioni, il Comitato potrà individuare i soggetti titolari ed i gestori dei singoli Fondi. Gli aderenti ai Fondi potranno essere investitori e donatori pubblici e privati; le risorse che alimentano i Fondi potranno configurarsi anche come risorse a dono. Le quote di investimento acquisite tramite fondi dati a dono potranno assolvere la funzione di attenuazione del rischio connesso alle altre quote, ad esempio attraverso meccanismi di postergazione dei rimborsi e di rinuncia all’eventuale accrescimento del valore della quota derivante dall’investimento. Gli investimenti effettuati con i Fondi potranno essere assistiti dalle forme di garanzia previste al punto a).
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tranno avere natura di garanzie reali, finanziarie ovvero di garanzie personali e potranno essere articolate in maniera tale da fungere da strumenti di mitigazione del rischio ai fini del calcolo del requisito patrimoniale obbligatorio da parte delle banche. In base a specifica Convenzione, il Comitato potrà favorire il trasferimento di tali somme con vincolo di destinazione: a) ad un intermediario finanziario che ne assume l’obbligo di gestione e/o; b) ad un ente no-profit che provvede alla gestione con un intermediario finanziario. Le risorse potranno essere impiegate, sia a favore di progetti microfinanziari sostenuti da investitori privati, sia a favore di progetti finanziati da un mix di prestiti e fondi a dono. I progetti garantiti potranno essere assistiti da co-garanzie e da contro-garanzie offerte da altre istituzioni. Il Comitato potrà promuovere azioni per favorire la costituzione di co-garanzie e contro-garanzie di soggetti terzi.
Le attività tecniche Il 2009, ed il triennio 2009-2011, vedranno l’impegno del Comitato sia attraverso attività di formazione, ricerca e formulazione di proposte legislative, sia attraverso azioni di promozione e diffusione della cultura microfinanziaria. Funzionale ed imprescindibile sarà la costituzione di una banca dati per la microfinanza italiana.
Formazione e ricerca applicata Attività fondamentale del prossimo triennio sarà quella di creare strumenti di analisi ed applicativi specifici utili alla definizione di una “via Italiana al microcredito” ed alla formazione di operatori specializzati in microcredito e microfinanza. L’attività di formazione verrà realizzata tramite corsi di formazione, anche corredati da attività di stages presso le istituzioni no-profit e gli intermediari finanziari. Il Comitato si avvarrà del network delle università e degli enti di ricerca dedicati al settore, anche attraverso la stipula di Convenzioni. Le risorse saranno concentrate principalmente sulle seguenti aree riguardanti l’esclusione finanziaria ed i programmi microfinanziari: * diffusione della cultura finanziaria (financial education) * modelli di analisi di fattibilità * modelli di governance * realizzazione e monitoraggio dei piani di
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Accordo con la Banca Popolare Etica Messina Peloro Il Comitato Nazionale Italiano Permanente per il Microcredito ha stipulato un Protocollo d’Intesa con la Banca Popolare Etica. I programmi da realizzare nell’ambito dell’Accordo, che ha validità biennale, dovranno essere inquadrati in strategie di sviluppo di progetti di micro imprenditorialità e dovranno avere le caratteristiche della sostenibilità e riproducibilità. I progetti saranno finalizzati al raggiungimento dei seguenti obiettivi: creazione di nuovi posti
di lavoro, inserimento delle fasce più emarginate, miglioramento di capacità operative autonome. I settori prioritari sono: sviluppo delle risorse umane attraverso la formazione e l’aggiornamento professionale; sostegno alla micro-imprenditoria (in particolare artigianato e produzioni tradizionali); attenzione verso le fasce della popolazione che registrano particolare difficoltà di accesso al credito (donne, giovani, immigrati, ex detenuti).
Insieme con la Cooperativa Roma Solidarietà promossa dalla Caritas di Roma Il Protocollo d’Intesa firmato tra il Comitato nazionale Italiano Permanente per il Microcredito e la Cooperativa Roma Solidarietà nasce dall’esigenza di sostenere, attraverso attività di microcredito, l’ampia fascia di beneficiari della Caritas della Provincia di Roma, in particolare le donne escluse dal circuito bancario tradizionale. A tal fine, il Comitato Nazionale e la Cooperativa Roma Solidarietà, attraverso la canalizzazione di risorse pubbliche e private s’impegnano ad attivarsi per la costituzione di un Fondo di garanzia. Inoltre, si impegnano a formulare un piano operativo strategico delle iniziative da sviluppare nell’ambito dell’attività
di fund raising. Il Comitato e la Cooperativa Roma Solidarietà si impegnano a perseguire, tra gli altri, i seguenti obiettivi strategici con particolare attenzione al mondo femminile: creazione di nuove microimprese operanti sul territorio, creazione di nuovi posti di lavoro, inserimento sociale delle fasce più emarginate, sostegno per il miglioramento di capacità operative autonome, ogni attività accessoria utile o necessaria, quale consulenza, formazione, assistenza legale e fiscale. Il Fondo dovrà supportare progetti finalizzati a sostenere lo start up di microimprese per le donne escluse dal rapporto con il circuito bancario tradizionale.
Partenariato con l’Associazione Finetica Onlus Il parternariato tra il Comitato e Finetica Onlus prevede lo sviluppo di attività microfinanziarie attraverso la “Banca delle Idee per il Microcredito” che Finetica Onlus ha avviato in Campania in partenariato con l’American Chamber of Commerce in Italy, il Consolato generale Usa a Napoli, il Banco di Napoli, la Confindustria, la Fondazione Banco di Napoli, l’Università Federico II di Napoli ed altri partners pubblici e privati. Nell’ambito del progetto è stata attivata una collaborazione finalizzata allo sviluppo socio economico territoriale ed alla diffusione della micro finanza vista anche come strumento di lotta all’usura ed all’economia sommersa. Ciò avverrà con il sostegno all’attuazione di
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progetti definiti congiuntamente e finanziati da istituti di credito convenzionati, ai quali si concederà la garanzia facendo leva sul Fondo di Garanzia amministrato dalla stessa Finetica onlus. La collaborazione, finalizzata primariamente alla lotta all’usura ed allo sviluppo socio economico locale, si articolerà attorno ai seguenti temi: promozione dell’autoimprenditorialità e start up di microimprese; promozione attività di formazione e assistenza tecnica per i programmi di microfinanza; promozione di una fattiva collaborazione anche nell’attuazione di ulteriori progetti a favore di giovani studenti meritevoli appartenenti alle fasce meno abbienti.
Collaborazione con Alma Mater Studiorum Università di Bologna Obiettivo del Protocollo d’Intesa è di attivare forme di collaborazione tra Università di Bologna e Comitato dirette a realizzare iniziative di ricerca e formazione nel campo del microcredito e della microfinanza, tra le quali l’istituzione di corsi di Alta Formazione o di Master, l’organiz-
zazione di convegni e congressi internazionali. Le parti collaboreranno alla progettazione di attività di raccolta e organizzazione di documentazione, da trasformare in una banca dati sul fenomeno e sulle esperienze di microcredito e microfinanza.
Comitato per il Microcredito e Istituto di Promozione Umana mons. Francesco di Vincenzo Obiettivo del Protocollo d’Intesa stipulato tra la Fondazione “Istituto di promozione umana mons. Francesco di Vincenzo” e il Comitato Italiano per il Microcredito è quello di attivare una fattiva collaborazione in merito a progetti di microcredito e microfinanza sul territorio italiano finalizzati al reinserimento sociale della popolazione detenuta ed ex detenuta e delle loro famiglie. Le definizione del partenariato tra il Comitato e la Fondazione prevede la realizzazione di programmi di microfinanza capaci di accompagnare il detenuto o l’ex detenuto sin dal momento dell’orientamento. In tale prospettiva particolare importanza avrà il percorso formativo/riabilitativo che deve mirare a fornire al soggetto il know how necessario a gestire progetti di microimprenditorialità. Il percorso formativo dovrà realizzarsi all’interno di contesti produttivi selezionati, imprese sociali e laboratori formativi entro i quali maturare e sviluppare
competenze di carattere professionale in linea con le richieste del mercato e le ambizioni soggettive. I progetti di microfinanza dovranno essere realizzati facendo leva su un fondo di garanzia appositamente costituito. Il Comitato e la Fondazione si impegnano altresì a promuovere ogni iniziativa idonea a fornire ai detenuti e ai soggetti in misura alternativa la necessaria formazione professionale per consentire l’avvio di micro imprese o per l’inserimento nel mondo del lavoro. Gli interventi saranno rivolti verso soggetti adulti di età compresa tra i 18 e i 50 anni, secolarizzati e non maschi e femmine, preferibilmente coniugati e con prole con un apena residua da scontare inferiore a tre anni. Sarà data preferenza alle donne madri con figli minori a carico. Le aree geografiche prevalentemente interessate saranno: Sicilia, Campania, Lazio, Veneto e Lombardia.
Sostegno alla microfinanza con il Movimento produttivo argentino Obiettivo del Protocollo d’Intesa è quello di sostenere lo sviluppo della microfinanza in Argentina attraverso la realizzazione di attività di ricerca, formazione e assistenza tecnica. In particolare l’attività di ricerca si sostanzierà nell’implementazione di studi di fattibilità nonché di ogni altra attività che possa essere di supporto alle attività operative, siano esse di assistenza tecnica che creditizie. La formazione sarà finalizzata alla creazione di professionisti capaci di diventare interpreti autentici della cultura microfinanziaria nelle sue molteplici declinazioni territoriali e culturali, e sarà realizzata attraverso Master, Corsi di alta formazione, workshops, seminari e stages in cui saranno approfonditi gli aspetti legali, culturali, economici e relazionali della microfinanza. Infine, per quel che attiene all’assistenza tecnica, il Comitato si propone di sostenere, su indicazione del Movimento Produttivo Argentino, le istituzioni di microfinanza nei seguenti ambiti: analisi dell’ambiente e del settore della micro finanza; realizzazione di studi di fattibilità; identificazione di partner locali; selezione e formazione del personale de-
stinato ai progetti di micro finanza; monitoraggio e valutazione dei progetti; sviluppo di piani di marketing e di commercializzazione; aspetti di assistenza tecnica funzionali all’inclusione finanziaria. La Direzione generale programmazione sanitaria, livelli di assistenza e principi etici di sistema e il Comitato Nazionale per il Microcredito, intendono avviare una collaborazione in attività riguardanti il sostegno alle fasce deboli di popolazione in stato di particolare bisogno e su domanda di queste, per la concessione ai residenti di cittadinanza italiana che versano in condizione di maggior disagio economico, di finanziamenti agevolati per la copertura delle spese connesse alla fruizione di prestazioni sanitarie. La collaborazione è tesa allo studio e all’analisi degli aspetti relativi all’individuazione degli strumenti tecnici più idonei di accesso al credito Microcred it o
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peS riSpoNDe ai leTTori la parola all’eSperTo Di microcreDiTo TESI DI LAUREA DOVE REPERIRE I DATI? Sono una studentessa di 25 anni che sta concludendo il biennio specialistico del corso di laurea in Scienze Politiche. Proprio in queste settimane ho iniziato a pensare a quella che dovrà essere la mia tesi di fine studi. Un’amica qualche mese fa mi ha parlato del microcredito e da allora ho avuto modo di leggere qualche articolo sull’esperienza del Bangladesh. Sto adesso pensando di fare la tesi proprio sul microcredito, ma non so da dove iniziare, dove reperire le informazioni, quale argomento in particolare potrei sviluppare al meglio, considerato il mio background universitario. Forse è un argomento più adatto a qualcuno con una laurea in Economia. Potrebbe darmi un consiglio? Grazie, Laura
Gentile Laura, il mondo degli operatori del microcredito non è costituito, fortunatamente, solo da economisti, ma, per esempio, da giuristi, giornalisti, ingegneri, medici, esperiti in pubbliche relazioni, psicologi. Ognuna di queste figure professionali, in contesti spesso molto diversi, che vanno dalla periferia di una qualsiasi città italiana alle più remote aree rurali dell’Africa centrale, contribuisce secondo le proprie conoscenze alla realizzazione e al monitoraggio dei progetti, allo sviluppo di prodotti e servizi, al perfezionamento di quadri legislativi ad hoc, all’assistenza al beneficiario
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finale ecc. Il Suo percorso di studi può certamente consentirLe non solo di produrre un lavoro di ricerca di valore ma anche, in futuro, di costruire un’intera carriera nel settore. Il Suo obiettivo dovrebbe essere, nelle prossime due o tre settimane, quello di sviluppare un’adeguata conoscenza dei prodotti e dei servizi microfinanziari, da una parte, e delle policies dall’altra. Per quanto riguarda i prodotti ed i servizi Le consiglio “Microfinance”, a cura del professor Mario La Torre (2006). Relativamente alle policies, sarebbe opportuno studiare le iniziative ed i programmi dell’Unione europea, ad iniziare dal documento “European initiative to develop microcredit in support of growth and employment (2007)” e dal programma Jeremie. In merito alla realtà italiana, dovrebbe consultare la relazione programmatica 2009-2011 del Comitato Nazionale per il Microcredito (che può trovare facilmente sul sito del Comitato) e la pubblicazione sul microcredito in Italia che uscirà nelle prossime settimane a cura dello stesso ente. Continui a leggere, inoltre, questa rivista, che la terrà al corrente su tutte le novità del settore. Avendo approfondito questi argomenti, sarà certamente in grado di capire quali sono gli aspetti che più Le interessano e che è in grado di sviluppare al meglio, sulla base della Sua attività accademica nonché delle Sue personali attitudini.
SALONE DI BELLEZZA COME METTERSI IN PROPRIO? Sono un ragazzo di 32 anni di Palermo. Lavoro come parrucchiere in un uno dei saloni più grandi e noti della città. Dopo 12 anni di duro lavoro, vorrei provare a mettermi in proprio e soddisfare le mie ambizioni professionali. Ho le idee chiare sull’idea progettuale, ma purtroppo, non possedendo una casa o altri immobili le banche non vogliono darmi credito. Ho già qualcosa da parte, ma avrei la necessità di avere la disponibilità di almeno altre trentamila euro per riuscire ad aprire. So che attraverso l’istituto del microcredito sarebbe possibile riuscire ad ottenere un prestito, ma immagino ci siano dei limiti relativi alla dimensione dell’impresa. Un’azienda con 6 dipendenti (di cui avrei assoluto bisogno già dall’inizio) può essere considerata una microimpresa? Luigi Caro lettore, La mia risposta è si. In Italia si fa riferimento alla definizione di microimpresa fornita dalla Commissione Europea, recepita a livello nazionale dal decreto del ministro della Attività produttive del 18 aprile 2005. Secondo tale definizione, "Nella categoria delle PMI si definisce microimpresa un'impresa che occupa meno di 10 persone e realizza un fatturato annuo oppure un totale di bilancio annuo non superiori a due milioni di euro". Quindi auguri per la Sua prossima esperienza professionale!
MICROCREDITO,QUALI PROGETTI IN TUNISIA Sono un immigrato tunisino di 44 anni, lavoro regolarmente in Italia da cinque anni. Vorrei rientrare nel mio Paese, dove ho lasciato moglie e figli. Vorrei sapere se il Comitato per il Microcredito ha dei progetti anche in Tunisia e se, in caso positivo, posso usufruirne. Kabil Caro Kabil,
il Comitato per il Microcredito ha appena concluso un ampio programma di formazione e capacity building sul microcredito a favore della BTS, la Banca Tunisina di solidarietà. Si tratta di un’istituzione di grande prestigio attiva su tutto il territorio tunisino, che certamente Lei conosce. Attraverso tale programma, il Comitato ha supportato la BTS nella creazione di un Centro di risorse per il Microcredito, che ha il compito di rafforzare l’attività microfinanziaria della banca. Le consiglio vivamente di prendere contatto con la BTS, che sta sviluppando dei programmi efficaci sia nelle aree urbane che rurali. Qualsiasi siano le Sue ambizioni, sono certo che potrà trovare delle valide opportunità e finalmente ricongiungersi con i Suoi cari. EX DETENUTO GUARDA AL FUTURO Sono un ex detenuto, fuori dal carcere da circa un anno, dopo aver pagato i miei debiti con la giustizia. Dopo
una lunga ed inutile ricerca di un prestito bancario, sei mesi fa sono finalmente venuto in contatto con una nota istituzione di microfinanza che, dopo un periodo di formazione, mi ha concesso un finanziamento. Ho avuto così modo di aprire insieme a mia moglie una piccola azienda che produce pasta fresca. Gli affari vanno bene e certamente sono molto grato all’istituzione di microfinanza che, dandomi fiducia, mi ha consentito di costruire un futuro per me e la mia famiglia. Tuttavia, pago un tasso di interesse pari a quello che pagherei ad una banca per un prestito di pari importo. Non crede che chi vuole sostenere i poveri, gli immigrati, i disoccupati ed in generale i soggetti deboli attraverso il microcredito dovrebbe praticare tassi di interesse molto bassi, se non addirittura prestare il denaro senza alcun tasso di interesse?
Caro lettore, mi consenta innanzitutto di congratularmi per la Sua esperienza lavorativa, che incarna perfettamente lo spirito più intimo del microcredito. Come Lei stesso ha detto, sei mesi fa il Suo problema era quello di non avere accesso a credito. L’istituzione di microfinanza ha voluto darLe fiducia ed investire su di Lei. Per far ciò, l’organizzazione ha dovuto correre il rischio di una Sua possibile insolvenza e far fronte ad una serie di spese: pagare gli esperti che hanno provveduto alla Sua forma-
zione, pagare chi si è occupato di gestire la Sua pratica, sostenere le varie spese amministrative e d’ufficio, pagare chi la seguirà nei momenti di difficoltà. Tutto ciò per un costo che non differisce molto da quello che sosterrebbe se avesse avuto la possibilità di operare con un istituto bancario tradizionale. Il tasso d’interesse che Lei paga consentirà all’istituzione di microfinanza di continuare ad operare ed andare incontro a tante altre persone che, come Lei una volta, nonostante le buone idee e la buona volontà, non hanno accesso al credito e hanno bisogno innanzitutto di fiducia e assistenza. SI FINANZIA IL LAVORO NON GLI “EXTRA” Sono un operaio di 38 anni della provincia di Brescia. La mia banca mi ha recentemente negato un prestito di 15 mila euro per l’acquisto di un’auto. Vorrei sapere se ci sono delle possibilità di ottenere dei finanziamenti attraverso il microcredito.
Caro lettore, il microcredito promuove la creazione di imprese. L’obiettivo è creare lavoro, piuttosto che alimentare i consumi. Non credo, quindi, sia possibile ottenere alcun finanziamento per l’acquisto di un’auto. Scrivetemi all’indirizzo: giovanni.pes@microcreditoitalia.org
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