Obbiettivo Professione Infermieristica nr. 2/2016

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2016

OBBIET TIVO

ANNO XXIII - SPED. ABBONAMENTO POSTALE 70% 2 DCB FI

P R O F E S S I O N E I N F E R M I E R I S T I CA

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PERIODICO DI INFORMAZIONE ATTUALITÀ E CULTURA DEL COLLEGIO INFERMIERI, AS. SANITARI, VIG. INFANZIA DELLA PROVINCIA DI FIRENZE - WWW.IPASVIFI.IT

CONVOCAZIONE ASSEMBLEA GENERALE DEGLI ISCRITTI LE OPPORTUNITÀ DELLE RIFORME 15 APRILE 2016 C/O AUDITORIUM S. APOLLONIA VIA SAN GALLO, 25 a FIRENZE

STRUTTURA STRATEGIA

SISTEMI VALORI CONDIVISI

ABILITÀ

STILE INFERMIERI

PROGRAMMA 14:30 REGISTRAZIONE PARTECIPANTI 15:00 RIFORMA MADIA: COME CAMBIA LA P.A. COME CAMBIA IL MIO LAVORO (DOTT. CARLO MOCHI SISMONDI - PRESIDENTE FORUM PA)

15:45 STATO DELL’ARTE LAVORO NEL SERVIZIO PUBBLICO, OCCORRONO INFERMIERI (DOTT. GIANLUCA MEZZADRI - COORDINATORE PROFESSIONI SANITARIE FP CGIL)

16:30 DIRETTIVA EU 55/2013, OPPORTUNITÀ PER GLI INFERMIERI (MASSIMILIANO FRANCESCHETTI - RICERCATORE ISOLF)

17:30 ASSEMBLEA DEGLI ISCRITTI

• RELAZIONE ANNUALE PRESIDENTE • APPROVAZIONE RENDICONTO FINANZIARIO 2015 • APPROVAZIONE ASSESTAMENTI BILANCIO PREVENTIVO 2016

18:30 CONCLUSIONE LAVORI COMUNICATO DONAZIONE ORGANI

EDITORIALE PRESIDENTE DANILO MASSAI

QUALI OSTACOLI ALLA DONAZIONE DI SANGUE ED EMOCOMPONENTI


Obbiettivo professione infermieristica Organo Ufficiale del Collegio Infermieri Professionali Assistenti Sanitari Vigilatrici d’ Infanzia di Firenze Anno XXV n. 42015 Spedizione in a. p. 70% 2DCB

Direttore responsabile Luca Bartalesi Via Pier Luigi da Palestrina, 11 50144 Firenze Tel. 055 359866, fax 055 355648 e-mail: redazione@ipasvifi.it Autorizzazione del Tribunale di Firenze n. 4103 del 10/05/91


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OBBIETTIVO PROFESSIONE INFERMIERISTICA

EDITORIALE Gentili colleghe e colleghi, il 2016 per gli infermieri si apre con numerosi problemi irrisolti o addirittura con esiti più di rischio, ma sono in divenire anche percorsi normativi ed organizzativi che offrono opportunità. Senza riempire questo editoriale di elenchi di problemi e possibili ricette veniamo a porre la Vostra attenzione sui contenuti di una norma che se perseguiti e resi operativi possono far transitare la professione infermieristica nell’area di esercizio professionale che le appartiene. La LEGGE 251/2000 L’art. 1 della legge 251/2000 è articolato in tre commi: • nel primo, si innalza a valore di norma primaria quanto già sancito dai regolamenti ministeriali che ha individuato il profilo professionale degli infermieri in materia di autonomia professionale, conferisce dignità legislativa agli strumenti metodologici e disciplinari della cultura e delle scienze infermieristiche; • nel secondo, si erige ad obiettivo della legislazione statale e regionale e delle connesse attività di indirizzo, di programmazione ed amministrative, la responsabilità e la valorizzazione delle funzioni e del ruolo della professione infermieristica come uno degli strumenti fondamentali sia per garantire il diritto alla salute che per realizzare un sistema assistenziale alla persona e famiglia sicuro e di qualità tenuta in considerazione la caratteristica di dinamicità del rapporto infermiere-cittadino; • nel terzo, per conseguire gli obiettivi sopra riferiti si affida al Ministero della Salute, con parere delle Regioni, il compito di emanare LINEE GUIDA per realizzare le finalità stesse dei due livelli di programmazione e nel contempo ridefinire aree e campi delle attività infermieristiche esercitate in modelli organizzativi favorenti l’evoluzione professionale tesi ad offrire assistenza standardizzata e personalizzata.

Come Consiglio Direttivo siamo fermamente convinti che nel concentrare l’attenzione agli elementi legislativi di cui sopra, si possa focalizzare un percorso chiaro e visibile per uscire da una fase temporale oscura e tesa al mantenimento della professione infermieristica in modelli organizzativi tayloristici che ne deturpano motivazioni e sviluppo. Oggi, dopo 15 anni, gli infermieri non possono gratificarsi per una ventina di Dirigenti, ma debbono aspirare ad aver riconosciuto ciascuno il ruolo intellettuale della professione ed essere inseriti in organizzazioni e contratti di lavoro che ne valorizzano i contenuti del lavoro e lo stipendio. Sia come dipendenti che liberi professionisti. Per essere pronti alle responsabilità che la legge 251/2000 chiedeva, gli infermieri frequentano corsi universitari, corsi master universitari, corsi di laurea magistrale. Han-

no un sistema obbligatorio di formazione continua. Sono sottoposti a vigilanza nel loro esercizio professionale. Ma ancora non hanno declinato quanto riportato nella legge 251/2000 perché inquadrati in contratti non adeguati, perché esercitano la libera professione senza un accordo di regole nel Servizio Sanitario. Esercitano in organizzazioni lente e faraoniche nell’offrire scenari di lavoro adeguati e responsabilizzanti l’autonomia, organizzazioni che stentano a valorizzare il concetto di lavoro in equipe, privilegiando le gerarchie astratte nella gestione dei ruoli e competenze. Senza trascurare le numerose leggi nazionali in fieri (Ordinistica, Responsabilità professionale, Governo clinico) indichiamo una Norma da presidiare con attenzione e continuità. Riteniamo che il contratto sarà uno strumento più normativo che economico, ma essenziale por portare infermieri in un livello professionale a loro spettante, fondamentale per dare sostanza a standard di mix organici di valorizzazione del contenuto professionale esercitato alla persona e famiglia. Evitando il paradigma attuale che chi fa un passo avanti in carriera automaticamente aspira ad un “ufficio” e si allontana dall’assistenza. Come Consiglio Direttivo faremo tutto il possibile perché il Contratto porti innovazione e coerenza con le necessità degli infermieri, pur consapevoli che in questo campo le Organizzazioni Sindacali giocano il loro ruolo. La carenza culturale in Italia mette sempre alti confini nel dialogo fra istituzioni perdendo tempo e risorse a combattersi. Il Presidente Danilo Massai

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IPASVI FIRENZE: “DONARE GLI ORGANI? BASTA DIRE SÌ” IL COLLEGIO DEGLI INFERMIERI SOSTIENE LA CAMPAGNA PER SENSIBILIZZARE I CITTADINI ALLA DONAZIONE DI ORGANI E TESSUTI. INTANTO AUMENTANO GLI ITALIANI CHE HANNO DATO L’ OK NEI LORO COMUNI DI RESIDENZA Firenze, 2 marzo 2016 – Donare gli organi? Un gesto di generosità fondamentale per salvare altre vite. Per questo, il Collegio Ipasvi di Firenze sostiene da sempre la campagna per sensibilizzare i cittadini alla donazione di organi e tessuti. E i dati sono confortanti. Aumentano infatti gli italiani che hanno dato l’ok nei loro Comuni di residenza. Nel 2015 sono stati 104.571 i cittadini italiani che si sono espressi sulla donazione di organi e tessuti in occasione del rilascio o rinnovo della carta d’ identità. In considerevole aumento rispetto ai 15.137 del 2014. Altissima la percentuale delle manifestazioni di volontà positive: il 91,6%. Inoltre, cresce anche il numero dei Comuni del nostro Paese che hanno attivato la procedura per esprimere la volontà di donare gli organi presso i propri uffici anagrafe (454 nel 2015 contro i 23 nel 2014) e che hanno consentito di raggiungere una media di mille dichiarazioni al giorno. Sono alcuni dei dati diffusi durante la conferenza stampa di presentazione dei risultati dell’attività 2015 relativa a donazioni e trapianti di organi, tessuti e cellule, che si è tenuta ieri, 17 febbraio, alla presenza del Ministro della salute. “La donazione degli organi è un atto di grande civiltà e di rispetto per la vita”, si legge nel sito del Ministero della Salute, che ha presentato numeri positivi sia sull’adesione volontaria alle donazioni, sia sulle donazioni effettive. Nel 2015 si confermano infatti i trend di donazione registrati nell’anno precedente, con alcuni importanti segna4

li positivi. Sono stati 2.332 gli accertamenti di morte con criteri neurologici (nel 2014 erano stati 2.349), mentre il numero dei donatori offerti alla rete trapiantologica è stato pari a 1.388 (+ 5 rispetto all’anno precedente). Il totale dei donatori utilizzati a scopo di trapianto è stato 1.170 (contro i 1.174 del 2014), con una lieve oscillazione imputabile agli elevati standard di sicurezza che caratterizzano il nostro sistema. È scesa inoltre la percentuale delle opposizioni alla donazione nel 2015: 30.6% rispetto al 31% dell’anno precedente. Crescono i donatori di tessuti, con particolare riferimento alla cornea (7.553 nel 2015 contro i 7.449 nel 2014), di cui il nostro Paese è primo in Europa. In aumento anche i donatori volontari iscritti al Registro IBMDR, 469.000 nel 2015. La principale novità nell’attività 2015 riguarda la donazione da vivente, che ha registrato un notevole incremento: 23 sono state le donazioni di fegato (contro le 18 del 2014) e 301 quelle di rene. Per quest’ ultime, il 2015 ha consentito di raggiungere un vero e proprio record, sfondando per la prima volta la soglia dei 300 prelievi (+50 rispetto al 2014, +74 rispetto al 2013 e +109 rispetto al 2012). L’aumento delle donazioni da vivente, un aspetto su cui il Centro e la Rete trapiantologica hanno dedicato particolare attenzione nel corso degli ultimi due anni, ha consentito di portare il numero complessivo delle donazioni a quota 1.494 (+ 51 rispetto al 2014).


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QUALI OSTACOLI ALLA DONAZIONE DI SANGUE ED EMOCOMPONENTI? UN’ INDAGINE FRA I NON DONATORI ◊ Di Francesca Maiorano (1), Mara Fadanelli (2), Suria Vezzani (3) (1) infermiera: francesca.maiorano2@gmail.com (2) infermiera: m.fadanelli@uslcentro.toscana.it (3) infermiera: s.vezzani@uslcentro.toscana.it

Introduzione

L’ indagine si focalizza sul perché, nonostante il continuo appello alla donazione per le notevoli carenze di sangue ed emocomponenti, ancora molte persone non si recano a donare. Donando il proprio sangue è possibile, per esempio, aiutare una donna che ha perso molto sangue durante il parto a riprendere le forze, partecipare al miglioramento dello stato di salute di una persona affetta da tumore che la chemioterapia ha indebolito, permettere la guarigione a persone affette da malattie del sangue, ripristinare un’anemia dopo un intervento chirurgico in cui la persona ha perso molto sangue, e tanto altro ancora. Oggi non esiste un prodotto capace di sostituirsi al sangue umano, infatti il sangue non può essere prodotto artificialmente in laboratorio. La disponibilità di questa risorsa, insostituibile e indispensabile nella terapia di molte malattie, dipende esclusivamente dalla disponibilità e dal senso civico dei donatori di sangue ed emocomponenti. La carenza di sangue è un problema che investe il nostro paese e non solo. Il fabbisogno di sangue è cresciuto significativamente in questi ultimi anni per i seguenti motivi: l’ incremento dell’età della popolazione, che ha portato a un aumento delle patologie che vengono affrontate con interventi chirurgici (ortopedici, cardiochirurgici, oncologici, trapianto di midollo osseo, ecc.) resi possibili dagli sviluppi della scienza, che richiedono sangue mirato e in elevate

quantità; la carenza di sangue conseguente alla diminuzione dei donatori, dovuta a più motivazioni: il turnover sproporzionato fra anziani e giovani, la generale disaffezione alla donazione e gli screening sempre più severi che rendono da un lato il sangue più sicuro, ma che escludono fin dalla prima donazione un alto numero di aspiranti donatori. Il sangue è quindi oggi sempre più raro; i principali “consumatori” di sangue sono i pazienti sottoposti agli interventi effettuati in chirurgia elettiva (programmata), che assorbono oltre il 50% del sangue raccolto, e alla chirurgia d’ urgenza. (1) Devono inoltre ricevere sangue i pazienti ematologici, come i leucemici, gli oncologici, i talassemici, gli aplastici e gli emofilici, che per sopravvivere necessitano di regolari trasfusioni e per i quali i donatori restano indispensabili, in quanto non possono avvalersi di alternative. Da qui il bisogno di intraprendere un’ indagine che ci permetta di scoprire quanto i non donatori, delle associazioni di volontariato individuate, siano informati sul tema della donazione di sangue e/o emocomponenti, sulle associazioni di volontariato e di capire i motivi per cui non abbiano ancora mai donato. L’obiettivo secondario dell’indagine è quello invece di trovare un incentivo che potrebbe spingere i non donatori ad iniziare a donare sangue per cercare di ridurre la continua carenza di sangue delle nostre realtà che ci impedisce di soddisfare tutte le esigenze del sistema sanitario. 5


Marzo • 2016

I dati ottenuti sono stati confrontati con articoli reclutati dalla revisione della letteratura, dalla quale si sono scelti, per pertinenza, alcuni articoli tramite l’ utilizzo della banca dati Pub Med. (2) Metodi e strumenti

Lo strumento d’ indagine dello studio quantitativo descrittivo è stato un questionario con 10 domande a risposta chiusa e 1 domanda a risposta aperta, per un totale di 11 domande, formulato e distribuito ai non donatori. La prima parte del questionario esamina le generalità dei non donatori, in particolare, il sesso, l’età, il titolo di studio e la professione; la seconda parte valuta quanto i non donatori sono informati sul tema delle donazioni di sangue e/o emocomponenti e sulle associazioni di volontariato, chiede di elencare gli usi che, secondo loro, vengono fatti con il sangue donato e perché le persone si recano a donare. Infine si chiede il motivo per cui il non donatore non ha ancora donato e se esiste un incentivo che potrebbe spingerlo a iniziare a donare sangue e/o emocomponenti. In allegato al questionario è presente l’ “Informativa e il consenso a partecipare allo studio”, la quale specifica la garanzia dell’anonimato e lo scopo del questionario. Lo studio è stato realizzato grazie alla disponibilità di 100 persone non donatori di sangue e/o emocomponenti, reclutate all’ interno di due associazioni di volontariato del comune di Santa Maria a Monte, la cui natura non ha niente a che fare con la donazione di sangue, le quali hanno partecipato all’ indagine. Le associazioni di volontariato che hanno acconsentito a partecipare all’ indagine sono la “Associazione Culturale Vincenzo Galilei” di Santa Maria a Monte e la “Misericordia di Santa Maria a Monte”. Criteri d’ inclusione: individui non donatori di sangue e/o emocomponenti, con età superiore o uguale a 18 anni e inferiore a 65 anni, che forniscono il proprio “consenso informato” a partecipare all’ indagine; mentre quelli di esclusione sono: persone che non donano sangue e/o emocomponenti non per mancata volontà, ma perché non risultati idonei, causa patologie autoimmuni o cardiovascolari croniche, condizioni irreversibili, peso insufficiente, ecc..

Risultati

Dall’analisi svolta sulla letteratura si rileva che le motivazioni che spingono le persone alla donazione di sangue sono analoghi ai dati ottenuti dalla presente indagine. Da entrambe si evince che la maggior parte delle persone pensa che i donatori si rechino a donare per motivi umanitari, altruistici, per aiutare le persone che ne hanno bisogno e per aumentare la propria autostima. L’ unica diversità riscontrata è la differenza di opinione tra i sessi: dalla letteratura (3) si rileva che per le femmine i motivi per cui i donatori si recano a donare sono per 6

lo più altruistici mentre per i maschi sono motivi individualistici; nell’ indagine questa differenza non è sorta perché per entrambi i sessi il principale motivo è quello altruistico, ovvero quello di donare per aiutare le persone che ne hanno bisogno (cfr. fig. 1). fig.1

f. Altro

0% 6%

e. Un parente/amico ne ha avuto bisogno d. Motivi religiosi

1% 12%

c. Usufruire di un giorno permesso retribuito dal…

15%

b. Effettuare analisi gratis e controllo stato di salute

66%

a. Aiutare le persone che ne hanno bisogno

E la stessa risposta la possiamo analizzare nello specifico nei due sessi (cfr. fig. 2). “Perché, secondo lei, le persone si recano a donare?” fig2. femmine

25%

A

4%

5%

B

C

D

41%

0%

E

F

fig2. maschi

11%

A

3%

0%

7%

B

C

1% 3% 0% D

E

F

Per quanto riguarda gli ostacoli alla donazione, dall’ indagine prevale la pigrizia come principale motivazione, ovvero la mancata voglia o il mancato tempo; questa motivazione non viene citata in nessun articolo di letteratura. Si riscontrano invece sia in letteratura che dall’ indagine altri ostacoli come la mancanza di informazione e comunicazione sull’argomento, l’ inadeguatezza delle strutture e del personale sanitario o esperienze di servizio negative, la paura e i blocchi emotivi (cfr. fig. 3). “Qual è il motivo per cui ancora NON ha donato?” g. Altro f. Inadeguatezza strutture e personale

fig.3

0% 6% 9%

e. Mancanza di informazioni d. Impossibilità a raggiungere le strutture

4% 34%

c. Pigrizia b. Paura di sentirsi male dopo aver donato a. Paura e blocchi emotivi

22% 25%


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OBBIETTIVO PROFESSIONE INFERMIERISTICA

Tra le possibili soluzioni per tentare di superare i vari ostacoli precedentemente individuati è emerso, da entrambe le fonti, che la maggior parte dei non donatori ha conferito maggior importanza alle campagne informative, per ottenere maggiori indicazioni e notizie che li coinvolgano e li incentivino a recarsi a donare sangue e/o emocomponenti. Altre soluzioni di rilievo sono la possibilità di ridurre il dolore durante la tecnica di prelievo ed eliminare dalla vista le raccolte di sangue donato, maggiori incentivi alla donazione in termini di ulteriori visite ed esami gratuiti ed una maggior vicinanza alle strutture in cui si dona. La soluzione che risulta meno incentivante per i non donatori è la retribuzione, indicata solo dal 5% dei rispondenti. Una percentuale così bassa rappresenta un successo, in quanto, dalle evidenze riportate in letteratura (4), si rileva l’ inefficienza di tale incentivo: ci sono infatti prove sufficienti per dimostrare l’effetto negativo sulla qualità (percentuale di colesterolo più alta rispetto alla percentuale presente nel sangue prelevato da un gruppo non retribuito) del sangue prelevato da gruppi di donatori retribuiti. Pagare i donatori è considerato quindi un motivo non valido: la donazione di sangue deve provenire esclusivamente da donatori volontari. (fig.4) 12%

g. Altro

fig.4

f. Retribuzione e. Vicinanza alle strutture

5% 11% 25%

d. Maggior campagna informative c. Riduzione tempi di attesa precedenti la donazione b. Incentivi alla donazione a. Ridurre il dolore durante il prelievo ed eliminare dalla vista le raccolte di sangue

Conclusioni

panti all’ indagine: maggior campagne informative sul tema della donazione di sangue ed emocomponenti. Oltre a delle campagne informative, condotte da personale esperto sia sanitario sia del mondo dei donatori, si potrebbe creare un opuscolo informativo da divulgare tra la cittadinanza, affinché le persone lo possano portare con sé e consultare nel momento del bisogno. Uno strumento che possa aiutare a conoscere o ad integrare tutte le informazioni e dettagli possibili sulla tematica della donazione di sangue ed emocomponenti. L’opuscolo dovrebbe utilizzare un linguaggio semplice e comprensibile così da essere consultato da qualsiasi fascia di età e distribuito all’ interno della comunità: nei negozi, nei supermercati, negli ospedali, nelle associazioni e nelle scuole, sia all’ interno delle scuole medie superiori sia all’ interno delle scuole medie inferiori, così da orientare verso la donazione anche i ragazzi e le ragazze ancora minorenni. I donatori di sangue sono un’ importante risorsa per la società, ed è grazie a loro che ogni giorno possono essere salvate vite umane; il reclutamento di nuovi donatori deve essere quindi considerato un obiettivo da raggiungere ogni giorno, poiché così facendo si alimenta un patrimonio collettivo di cui ciascuno può usufruire al momento del bisogno.

10% 14% 23%

La presente indagine si è focalizzata sul punto di vista dei non donatori, permettendo di indagare le paure, i dubbi, le opinioni di chi non dona sangue ed emocomponenti, con il fine di riscontrare quali siano le convinzioni e le reali motivazioni che, per questi soggetti, sono diventate motivo di dichiarazione di contrarietà alla donazione. Successivamente a questo, abbiamo cercato di capire quali potessero essere le possibili soluzioni per cercare di superare i vari ostacoli alla donazione e reclutare così nuovi donatori. Dai risultati ottenuti, ciò che più ha sorpreso è la quantità di risposte che motivano nella pigrizia il maggior ostacolo alla donazione. La paura dell’ago, la vista del sangue, la paura di sentire dolore o sentirsi male dopo aver donato, talvolta sono motivazioni che, il più delle volte, risultano insuperabili con qualsiasi tipo di incentivo, se non quello di sottrarsi alla donazione. Per quanto riguarda la pigrizia, invece, crediamo sia una motivazione che può essere facilmente abbattuta, forse, proprio attraverso l’ incentivo più segnalato dai parteci-

Bibliografia

1 Centro Regionale Sangue Toscana, www.regione.toscana.it/donareilsangue. 2 “Donating Blood: A Meta-Analytic Review of Self-Reported Motivators and Deterrents” di Timothy C.Bednall e Liliana L. Bove, 2011 Elsevier Inc, “Nature pro sociale du don de sang; The pro-social nature of blood donation” di V. Charles Sire, N.Guéguen, A.Martin e S. Meineri, Publiè en 2012, “New donors, loyal donors, and regular donors: Which motivations sustain blood donation?” di Paolo Guiddi, Sara Alfieri, Elena Marta e Vincenzo Saturni, 2015, “Mechanism of altruism approach to blood donor recruitment and retention: a review and future directions” di Ferguson E., 2015 British Blood Transfusion Society e “Incentivizing Blood Donation: Systematic Review and Meta-Analysis to Test Titmuss’ Hypotheses” di Claudia Niza, London School of Economics Burcu Tung and Theresa M. Marteau King’s College London, 2013. La ricerca si è svolta nel mese di ottobre 2015. 3 “New donors, loyal donors, and regular donors: Which motivations sustain blood donation?” di Paolo Guiddi, Sara Alfieri, Elena Marta e Vincenzo Saturni, 2015. 4 “Incentivizing Blood Donation: Systematic Review and Meta-Analysis to Test Titmuss’ Hypotheses” di Claudia Niza, London School of Economics Burcu Tung and Theresa M. Marteau King’s College London, 2013. 5 Patrizia Albinelli, Katiuscia Cottafavi, Paola Ferri, “L’infermiere tra teoria e prassi” Athena Audiovisual, Modena. 6 Zingarelli “Vocabolario della lingua italiana” Zanichelli Milano. 7 Suddarth B, Smeltzer S, Bare B, “Infermieristica medico-chirurgica”, Casa Editrice Ambrosiana, Milano; 2007. 8 Luca Benci, “Aspetti giuridici della professione infermieristica” 6° Edizione, Mc Graw Hill, 8: 216-222. 9 Tim D. Spector, John S. Axford “Introduzione alla patologia generale”, 2° Edizione 2007 a cura di L. Calorini e D. Tombaccini, Casa Editrice Ambrosiana, 24: 269-285. 10 Luca Benci, “Aspetti giuridici della professione infermieristica” 6° Edizione, Mc Graw Hill, Allegato Codice deontologico dell’infermiere: 381-387. 11 Renato Massini, Donatello Izzi, Patrizia Marchetti, Francesca Passeretti, Umberto Recine, “Medicina interna”, Quarta Edizione 2009, Mc Graw Hill, 5: 358-362. 7



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