Corpo Elettronico

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Biografie Artisti

Alessandro Amaducci Nasce nel 1967 a Torino e si laurea con una tesi sulla videoarte. Ha collaborato con il Centro Arti Visive ArchimedZe di Torino, realizzando corsi di video. Ha svolto l’attività di docente di video per alcuni corsi di formazione finanziati dalla CEE, per l’Istituto Europeo di Design di Milano e attualmente insegna presso il DAMS di Torino. Ha alternato la sua attività artistica fra fumetti, fotografia, teatro e musica. Ha collaborato con l’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza, realizzando documentari sulla Seconda Guerra Mondiale, sulla Resistenza e sulle lotte operaie. Ha collaborato al Teatro Juvarra di Torino per la realizzazione di alcuni spettacoli multimediali. Attualmente realizza video, videoinstallazioni, documentari, videoclip, spettacoli multimediali e vjing, curando in parte gli aspetti musicali.

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Born in 1967 in Turin, and graduated with a thesis on video art. He collaborated with the Visual Arts Center in Turin, giving video courses. After teaching some video training courses financed by the CEE for the European Institute of Design, he currently teaches at the DAMS (Drama Art and Music Studies) in Turin. His artistic activity ranges from comics to photography, from theatre to music. He collaborated with the National Cinematic Archive of the Resistance, realising documentaries on World War Two, on the Resistance and on workers struggles. He collaborated with the Teatro Juvarra in Turin in the realisation of some multimedia shows. At present, he works on the realisation of video art works, video

installations, documentaries, video clips, multimedia shows and vjing performances, partially dealing with the musical aspects.

Matteo Basilè Matteo Basilé nasce a Roma nel1974 ed è considerato uno dei principali esponenti dell’arte digitale europea. Da oltre dieci anni fonde la cultura elettronica con l’iconografia classica, riposizionando l’idea del ritratto di matrice rinascimentale. L’artista utilizza la fotografia e il video per sviluppare il suo personale codice di pittura, utilizzando la protesi del computer come ampliamento della visione. Il suo è un universo iconografico tra manierismo tecnologico e surrealismo pittorico, secondo l’uso di una citazione che tende all’affermazione dell’arte come metalinguaggio. I suoi personaggi divengono icone senza tempo dove segni tracciati sulla pelle raccontano geografie di memorie intime. Il volto inteso come viaggio, la memoria come approdo in quello che Basilé definisce “archivio dell’anima”. La sua collezione di volti e corpi racconta la storia di un’umanità a lui cara. Donne, bambini, uomini e vecchi vengono catapultati nel suo immaginario senza tempo, con il compito di tramandare un verbo tridimensionale che unisca la pittura al cinema, la scrittura alla materia, la fotografia al suono e allo spazio scenico. L’artista campiona, manipola e sintetizza il DNA dei suoi personaggi per trasformarli in martiri e santi di un mondo parallelo al nostro. Bellezze inquietanti e bruttezze meravigliose si fondono nell’era del digitale. Matteo Basilé esordisce a soli 23 anni, nel

1997, con la sua prima mostra personale presso la galleria Il Ponte Contemporanea di Roma. Ha esposto in molti tra i più significativi contesti italiani e internazionali. Nel 2002 è stato vincitore del Premio New York. Nel 2007 ha la prima personale in un’istituzione italiana, il MART di Rovereto e nel 2009 è tra gli artisti selezionati per il Padiglione Italia della 53° Edizione della Biennale di Venezia. Matteo Basilé was born in Rome in 1974 and is considered one of the main representatives of European digital art. Since over ten years he has been blending digital culture with classical iconography, revising the Renaissance idea of portrait. The artist resorts to photography and video to develop his personal code of contemporary painting, where vision is broadened by the use of the linguistic prosthesis of computers. In his case, the two historical movements of art signal the unprecedented use of a reference that tends to a synthesis and to the assertion of art as a metalanguage. His characters, captured by the digital snap, turn into eternal icons: the signs marked on their skin narrate the geography of intimate memories. The face as journey, memory as the landing place of what Basilé calls “archive of the soul”. His ever developing collection of faces and bodies illustrates the history of a mankind dear to his art. Women, children, men and old people are catapulted into the artist’s timeless imaginary, with the task of handing down a three-dimensional Word that connects painting to cinema, writing to matter, photography to sound and scenic space. The artist samples, manipulates and synthesises the DNA of his characters


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