44 / INsight INprofile
gennaio-febbraio 2010 INTERNI
UN PERCORSO DI ARCHITETTURA E DESIGN TESO VERSO L’ESPRESSIONE ARTISTICA. LA STORIA DI una protagonista del progetto italiano CHE, ALL’APPLICAZIONE DI FORMULE DI SUCCESSO, HA SEMPRE PRIVILEGIATO LA sperimentazione E NON HA MAI RINUNCIATO A radicali prese di posizione, NELLO SFORZO DI DARE AD OGNI PROGETTO UNA dimensione poetica.
NanDa ViGo di Matteo Vercelloni
F
olgorata all’età di quattro anni dalla luce che fuoriusciva dalle porzioni in vetrocemento della Casa del Fascio di Terragni a Como (1932-36), Nanda Vigo, allora sfollata con la famiglia nella città lariana, ha come inserito nel proprio DNA creativo questo flash infantile che, come per effetto di una madeleine proustiana, è via via riemerso nella sua vita progettuale come attivatore di azioni concrete. Processi di combinazione creativa tesi a valorizzare l’illusione dello spazio e la sua
deformazione dove la luce – come quella generata nei suoi impulsi diurni e notturni dall’architettura di Terragni – diventa sostanza immateriale protagonista dello spazio e dei rapporti tra esso e gli oggetti contenuti. Superando il concetto caro alle avanguardie artistiche di integrazione tra le arti, Nanda Vigo ha in realtà unito in una sintesi operativa e di attento controllo compositivo la dimensione artistica con quella architettonica: “Se trovavo nell’arte la mancanza di un aspetto
costruttivo, allo stesso tempo vedevo quanto l’architettura mancasse di artisticità”. Così l’idea e la pratica di una ricerca dello ‘spazio totale’ non poteva che avvenire in una consapevole, ‘naturale’ e voluta azione di sinergia tra sensibilità artistica e razionalità architettonica dove, per ciò che concerne il disegno degli interni, alla semplice organizzazione delle funzioni si sostituisce un’idea di trasformazione globale in cui entrano in gioco spazio, oggetti e arredi, luce e persone, e