Ticino7

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sopra: incisione che rappresenta un cavallo e una figura umana, analoga a quelle scoperte in Valcamonica, risalenti alla prima età del ferro (XII secolo a.C.)

Paesaggi-simboli da decifrare Nella nostra cultura, ma non solo, esistono luoghi densi di significati a prima vista poco accessibili e difficili da decifrare, in particolare, se si fa riferimento alle nostre abituali categorie interpretative. Sono luoghi e paesaggi che, a prima vista, non riconosciamo e perciò tendono a sfuggire al nostro sguardo. Certo, li vediamo come ambiente e come porzione di territorio composta di rocce e alberi, bosco e radura, collina e prato. Quello che non riusciamo inizialmente a cogliere è altro: è quel senso profondamente inscritto in quegli spazi da uomini vissuti in tempi molto remoti, lontanissimi; uomini che con quei luoghi intessero un rapporto molto stretto, caricandoli di valenze che oltrepassavano il soddisfacimento delle necessità primarie. Sono paesaggi intrisi di valori simbolici oggi difficili da riconoscere; perché il tempo ne ha cancellato, modificato o nascosto i tratti più evidenti, ma anche perché quelle comunità arcaiche attribuivano valenze simbolico-sacrali anche ai più diversi elementi naturali (rocce, radure, acque, alberi, animali ecc.). Oggi, noi possiamo certamente osservare e apprezzare estasiati un paesaggio incantevole o le evocative rovine di un sito archeologico. Ma difficilmente riusciamo a coglierne la

profonda sacralità e il valore simbolico che, più di 4000 anni or sono, i nostri progenitori attribuivano a spazi che oggi, a prima vista, ci appaiono “solo” naturali. Negli ultimi decenni molto è stato compiuto per cercare di comprendere questi luoghi, in modo da riconoscere gli elementi che li costituiscono, facendone riemergere la valenza sacrale, la stretta compenetrazione tra terra, uomo e cosmo. Accadde, poi, che il valore simbolico di un luogo “naturale” venisse arricchito di manufatti (come petroglifi, pitture o incisioni rupestri) la cui interpretazione resta tuttora piuttosto incerta. Certo è invece che quei paesaggi un tempo possedevano per chi li frequentava un significato davvero “speciale”... La prima scoperta delle Alpi La fine della glaciazione di Würm (10.000 a.C.) provocò un riscaldamento climatico tale per cui la selvaggina iniziò a migrare verso regioni temperate, a nord. L’uomo si adattò alla trasformazione e seppe volgerla a proprio vantaggio andando a colonizzare anche ecosistemi apparentemente inospitali: la prima scoperta delle Alpi – la loro colonizzazione da parte di popolazioni nomadi (cacciatori), poi semi-nomadi (pastori) e


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