L' EPICA CLASSICA

L’Epica classica

Prefazione Abbiamo deciso di svolgere questo lavoro per ripercorrere e farvi ripercorrere, con l’aiuto di Omero e Virgilio, l’epica studiata finora. Con Omero abbiamo scoperto l’Iliade che ci ha raccontato (a volte anche in maniera cruenta) in 24 libri della leggendaria guerra tra Troiani e Achei, durata ben dieci anni. Sempre Omero, in altri 24 libri, ci ha narrato delle peripezie affrontate dagli Achei dopo aver vinto la guerra, e in particolar modo di Ulisse che per tornare alla sua Itaca impiegherà altri dieci anni. Tutte queste avventure e disavventure sono sempre state manovrate dagli dei. Infine Virgilio con l’Eneide, scritta in 12 libri, si riallaccia alle due precedenti opere: nella prima parte, che ci ricorda l’Odissea, ci racconta del viaggio di Enea da Troia all’Italia; nella seconda parte, che si rifà all’Iliade, descrive le battaglie tra Troiani e Latini.

Ringraziamo Isabella Trignano e la sua mamma per la collaborazione al progetto.

L’Iliade La dea Eris, furiosa per l'esclusione dal banchetto nuziale, per vendicarsi, incise sulla mela d'oro la frase "Alla più bella" e la lanciò, causando così una lite furibonda fra Era, regina degli dei, Afrodite, dea della bellezza, e Atena, dea della saggezza.

Le tre dee andarono da Zeus, ma lui si astenne dal pronunciare il giudizio su chi fosse la più bella, affidando il compito a Paride principe di Troia.

Esse, per ingraziarsene il giudizio, promisero svariate ricompense: Atena lo avrebbe reso sapiente e imbattibile in guerra; Era promise ricchezza e poteri immensi e tanta gloria che il suo nome sarebbe riecheggiato fino alle stelle; Afrodite gli avrebbe concesso l'amore della donna più bella del mondo. Paride scelse come vincitrice Afrodite ed ottenne così l'amore di Elena. La dea dell'amore aiutò quindi Paride a rapire Elena, moglie di Menelao, re di Sparta, e il fatto fu la causa scatenante della guerra di Troia.

Agamennone riceve come bottino di guerra Criseide, figlia di Crise, sacerdote Troiano di Apollo. Lui cerca di liberarla chiedendo ad Agamennone di farlo però rifiuta e infine, senza nessun'altra opportunità, rivolge una preghiera ad Apollo che scatena una pestilenza tra gli Achei.

All'inizio gli Achei, non capiscono il perché della pestilenza inflitta da Apollo, quindi chiedono all’ indovino Calcante; Agamennone accetta la restituzione di Criseide solo in cambio di Briseide il gheras di Achille.

Achille, il più formidabile dei guerrieri Greci, entra in lite con il re Agamennone. All'imposizione del sovrano, Achille abbandona il campo di battaglia, nonostante le preghiere dell'amico Patroclo e della stessa Briseide. I Troiani, approfittando del conflitto interno nel campo dei Greci, incominciano a minacciare il campo nemico. Patroclo stesso, allora, decide di indossare le armi di Achille, ma viene ucciso. Achille, devastato dalla morte dell'amico, decide infine di tornare a combattere.

Achille, rientrato in battaglia per vendicare l'amico Patroclo, fa strage di troiani, che cercano scampo entro le mura della città.

Solo Ettore rimane fuori pronto ad affrontare il suo nemico nonostante le suppliche del padre Priamo e della madre Ecuba. Ma alla vista di Achille, preso dal terrore, si dà alla fuga.

Il veloce Achille lo insegue incalzandolo senza sosta.

Zeus pone sulla bilancia d'oro i destini dei suoi eroi: l'inclinazione dei piatti indica che quello sarà il giorno fatale per l'eroe troiano. Atena, la dea dagli occhi azzurri, raggiunge Achille e gli predice la vittoria su Ettore. Poi, sotto le sembianze di Deifobo, fratello di Ettore, convince l'eroe troiano ad affrontare Achille.

In conclusione Ettore verrà sconfitto da Achille come da pronostico, essendo quest'ultimo invulnerabile e avendo come solo punto debole il tallone, ma nessuno ne era a conoscenza.

La scena si svolge davanti alle mura di Troia, dove Achille, dopo aver ucciso l'eroe troiano Ettore e legato il corpo al suo carro, lo trascina attorno alla città. L’Iliade si chiude con i funerali di Ettore.

L’Odissea L'Odissea narra il lungo viaggio (il nostos) compiuto da Odisseo (Ulisse per i Latini) per ritornare in patria, a Itaca, dopo l’espugnazione della città di Troia. L’opera presenta anche le vicende successive alla morte di Ettore, con cui l’Iliade si concludeva, come la conquista della città di Troia, avvenuta attraverso l’inganno del cavallo escogitato dal nostro protagonista. Il poema è costituito, come l’Iliade, da 24 libri la Telemachia (libri I-IV): i primi quattro canti dell’Odissea sono dedicati al figlio di Ulisse, Telemaco. I viaggi di Odisseo (libri V -XII): narrano il naufragio di Ulisse Il ritorno e la vendetta di Odisseo (libri XIII - XXIV): qui vengono trattati il ritorno ad Itaca di Ulisse e la sua vendetta contro i Proci.

Dopo il drammatico approdo nell’isola dei Feaci, Ulisse , sfinito si addormenta, Nausicaa, avvertita in sogno da Minerva si reca con le amiche alla riva del fiume e dopo aver lavato le vesti gioca a palla con le sue ancelle. Con le loro grida svegliano Ulisse, che si copre con un folto ramo e va verso le donne, tutte fuggono tranne Nausicaa, alla quale l’eroe rivolge parole gentili chiedendole aiuto. Ulisse dimostra una profonda conoscenza dell’animo femminile, usa parole ed espressioni molto dolci che giungono all’animo della fanciulla. La paragona alla dea Artemide e la fa sentire la più desiderabile e perfetta tra le donne, conquista la sua fiducia. Nausicaa manifesta un profondo senso di ospitalità ed è pronta ad aiutarlo.

Arrivato all’isola dei Ciclopi, Odisseo manifesta una certa curiosità di voler conoscere quella terra. Sceglie dodici compagni e con loro va ad esplorare l’isola.

Entrano in una caverna gigantesca dove trovano formaggi dalle grosse dimensioni ,i compagni gli consigliano di fare bottino e fuggire, ma egli vuole vedere il ciclope; giunge il mostro Polifemo che invece di essere ospitale divora sei uomini e solo, dopo averlo accecato conficcandogli un palo dalla punta arroventata nell’unico occhio, Ulisse e i compagni riescono a fuggire dalla spelonca, nascondendosi sotto il ventre di grossi montoni. Alle grida di Polifemo accorrono gli altri ciclopi , ma Ulisse usando la forza della sua intelligenza e dell’astuzia, ha trovato il modo di salvarsi dal ciclope, ha detto di chiamarsi Nessuno e così quando Polifemo dice loro che è stato Nessuno ad accecarlo, essi se ne vanno e Ulisse e i suoi compagni possono raggiungere e riabbracciare gli altri alla nave.

Un’altra prova molto dura è l’incontro con le sirene, che riusciranno a superare grazie ai consigli della maga Circe: Odisseo si fa legare all’albero della nave dopo aver tappato le orecchie di tutto l’equipaggio con della cera.

Quando le sirene cominciarono il loro canto, Odisseo, che non aveva la cera nelle orecchie, cominciò ad agitarsi perché loro con l’inganno si finsero Penelope e Telemaco.

L’equipaggio, vedendolo agitarsi, strinse sempre di più la corda che lo legava.

Finalmente Odisseo torna ad Itaca e viene trasformato da Atena in un vecchio mendicante: verrà riconosciuto solo dal suo cane Argo e dalla sua nutrice Euriclea.

Viene a sapere di tutte le vicende accadute a palazzo e della presenza dei Proci, compresa la gara per stabilire il nuovo re. Così decide di partecipare, vincerà perché solo lui sarà capace di tendere il suo stesso arco per scoccare una freccia attraverso l’anello di dodici scuri. Infine sterminerà tutti i Proci.

Penelope, non convinta, decide di metterlo alla prova ( gli dice di spostare il letto nuziale inciso da lui su un tronco di ulivo) : Ulisse supererà la prova. L’ Odissea si conclude con i trattati di pace tra Odisseo e le famiglie dei Proci sterminati.

L’Eneide Dopo dieci anni di inutile assedio i greci, seguendo un piano ideato da Ulisse, finsero di rinunciare alla conquista della città e di tornare in Grecia, lasciando sulla spiaggia un enorme cavallo di legno, per placare gli dei e propiziare il viaggio di ritorno in patria. All'interno del cavallo erano però nascosti i più valorosi guerrieri greci, guidati da Ulisse. I troiani, felici per lo scampato pericolo, trascinarono il cavallo all'interno delle mura, nonostante Laocoonte e la profetessa Cassandra avessero consigliato di non farlo. Ad un tratto comparve un greco di nome Sinone, il quale convinse il re che il cavallo era segno di pace, era un regalo. Di notte, mentre i troiani dormivano, i greci uscirono dal cavallo ed aprirono le porte della città ai propri compagni. Questi, dopo essersi nascosti con le loro navi dietro un'isoletta vicina di nome Tenedo, erano di nuovo sbarcati sulla spiaggia di Troia. Penetrati nella città, i greci colsero di sorpresa i troiani, che furono facilmente sopraffatti. Troia fu data alle fiamme.

Enea dopo sette anni arriva a Cartagine, dove viene accolto dalla regina Didone. Enea durante un banchetto imbandito per gli ospiti, racconta la sua storia: L’inganno del cavallo, la perdita della moglie e la loro fuga.

Didone si innamora di Enea, che però è costretto a riprendere il viaggio verso la terra promessa (il Lazio). Didone disperata maledice la stirpe troiana e si uccide.

Enea, ritorna in Sicilia per celebrare i funerali di suo padre, poi va a Cuma dove consulterà la Sibilla ( vergine sacerdotessa di Apollo) che gli consiglia di scendere nell’Ade. Lì incontra suo fratello Deìfobo, l’ombra di Didone, Palinuro (il suo timoniere), e l’anima di Anchise che gli indica i grandi uomini che nasceranno a Roma (la città fondata dai suoi discendenti).

Quando Enea sbarca sulle coste laziali si accorge che quella è la terra promessa, già abitata dai Latini. Il loro re è Latino che gli propone un patto: sposare sua figlia Lavinia. La moglie del re e Turno, il re dei Rùtuli e aspirante sposo di Lavinia, provocano una guerra. Ed ecco che di nuovo per colpa di una donna scoppia una guerra.

Dopo molte lotte, è la volta di Enea e Turno: Enea ha la meglio, vorrebbe risparmiare la vita all’avversario, ma alla vista del balteo di Pallante (un giovane suo alleato) lo uccide. L’Eneide si conclude con la promessa di Giove a Giunone che il nome dei troiani sarà cancellato dalla discendenza di Enea.

Grazie per l’attenzione Lavoro svolto da Mariella Marrazzo, Giliberti Michele, Cristian Infante, Kozhokaru Mariia Ariiana, Giuseppe De Maio classe 1 sezione B Istituto Comprensivo Lanzara

e coordinati dalla professoressa Gerarda Navarra