Il Rosso di Russi settembre 2013 - anno 13 n.1

Page 7

Sull’isola degli Spinaroni di Gloria Massesi (insegnante) L’appuntamento è alle 14:30 al pontile dove è ancorata la “BULOW”; un gruppo di insegnanti dell’Istituto Comprensivo di Russi, la Dirigente e due Segretarie, sono pronte per salire a bordo e salpare verso l’isola degli Spinaroni. L’escursione programmata da tempo con l’A.N.P.I. di Ravenna, ha uno scopo principalmente didattico: conoscere la realtà storica e naturalistica dell’isola per riproporre a bambini e ragazzi uno spaccato della nostra Terra. Siamo tutte più o meno euforiche; si chiacchiera e si accolgono i nuovi arrivati con calore e grandi sorrisi. La giornata è bella, il sole si specchia nelle acque della pialassa e il gruppo compatto si appresta ad attraversare il pontile e salire sulla barca dove ci accolgono un biologo e una professoressa di storia oltre al sig. Dover, il “capitano” della BULOW. La barca è grande, attrezzata per il confort e la sicurezza dei passeggeri: siamo molto buffe dopo avere indossato il voluminoso giubbotto salvagente di colore arancione elettrico. Sono ormai le 15:00 e salpiamo; ci inoltriamo nella Baiona, un bacino lagunare con canali e zone acquitrinose a ridosso di Ravenna e Lei, si rivela ad ogni passo con i suoi paesaggi punteggiati di “padelloni”, di uccelli che spiccano il volo e di dossi e barene che gli uccelli usano come pista di atterraggio o decollo e per nidificare. Il paesaggio è bellissimo, sembra incontaminato lontano dai rumori molesti della civiltà cullato ora dal ronfare lento della nostra barca e, dalla voce armoniosa e competente del biologo che ci espone gli aspetti naturalistici più caratteristici della pialassa. Solo alle nostre spalle spuntano all’orizzonte i camini della zona industriale di Ravenna a ricordarci in quale tesoro ci stiamo inoltrando e come debba essere preservato dalla loro invasione. Ricca è la flora e la fauna che vi abitano, che trova rappresentanti fra gli anfibi, gli insetti, i pesci, i molluschi e gli uccelli. Mentre procediamo, il nostro sguardo si volge a destra e sinistra per riuscire a vedere l’airone cenerino o bianco, il volo del piro piro e dei gabbiani o spuntare fra l’erba la gallinella d’acqua e la folaga. Rapiti da queste meraviglie iniziamo ad intravedere una delle tante isole formatesi per l’azione congiunta di venti e maree, ma unica nel suo genere: è l’isola degli Spinaroni che ospitò durante la Resistenza il

Distaccamento “Terzo Lori”. Ad un certo punto si intravede il capanno storico con il suo tetto di canna palustre e i muri di legno, il piazzale antistante, il pontile, la bandiera. Ci avviciniamo dunque ad un luogo impregnato di storia fatta da uomini e donne che crearono in questo luogo, una base partigiana stanziale che potesse operare in vista degli scontri contro i tedeschI per la liberazione di Ravenna e offrire allo stesso tempo, un nascondiglio sicuro per i partigiani degli altri reparti del ravennate che non potevano più restare sul loro territorio perché scoperti. Sbarchiamo in silenzio forse anche un poco emozionate perché stiamo calpestando questo suolo speciale e, anche con riconoscenza, io mi avvicino alla lapide posta sulla parete esterna del capanno, che ricorda che in questo luogo “… i partigiani impegnarono duramente l’invasore nazista…”. Osserviamo sotto la guida della professoressa il territorio circostante e immaginiamo come doveva essere allora l’isola circondata da una vegetazione alta che riparava la vista dall’esterno e immagino i camminamenti per raggiungere le varie postazioni e gli alloggi, la cucina da campo con i magazzini per conservare le scorte alimentari, l’infermeria dove curare i partigiani feriti o affetti da malaria che la zanzara endemica nella zona, diffondeva in abbondanza. Scattate le foto di rito entriamo all’interno e ascoltiamo il percorso storico del “Terzo Lori” dalla sua costituzione al suo confluire dopo la liberazione di Ravenna, nella 28° Brigata “Mario Gordini” che seguì le truppe alleate verso il Nord fino alla liberazione di tutta l’Italia. Il racconto è avvincente e ascoltiamo la narrazione con interesse. E’ giunta l’ora di ritornare indietro, non vorrei farlo; quel luogo è “fatato” e vorrei prolungare ancora per un po’ il soggiorno per meditare in solitudine, ma mi ritrovo con le colleghe ancora sulla BULOW ad indossare i giubbotti e dopo una breve camminata immersi in questa natura, raggiungiamo il pontile di partenza. Siamo arrivati e dopo esserci scambiate commenti positivi e i primi abbozzi per un futuro ritorno con le nostre scolaresche, raggiungiamo le auto e andiamo a casa. Credo profondamente nel valore della memoria e a chi mi chiede perché rivangare queste storie, voglio rispondere con le parole dello scrittore Luis Sepùlveda che in un immaginario dialogo con la sua Terra, il Cile, dice così: “Tu e io sappiamo che tutto quello che ricordiamo è esistito, anche se non sappiamo se tutto quello che ricordiamo esiste ancora, eppure sappiamo che finchè lo ricordiamo esisterà”.

A Ravenna l’arte dell’Isola rebelde di Giuliana Liverani (Ass. Italia-Cuba) Chi passava sabato 22 giugno dalla piazza Ugo La Malfa, a Ravenna, verso le ore 11, avrebbe potuto vedere un gruppo di persone vicino al grande murales che vede le effigi del partigiano “ Bulow” e del comandante “Che” nell’intreccio dei colori della bandiera cubana e italiana. Avvicinandosi un po’ avrebbe potuto riconoscere l’Assessore alle politiche giovanili di Ravenna, Valentina Morigi, la rappresentante per l’ANPI provinciale Bellocchi Silvia , Carlo Boldrini figlio di “Bulow”, rappresentanti del Comune, professori e studenti dell’Accademia Delle Belle Arti di Ravenna, artisti cubani, soci dell’Associazione di Amicizia Italia Cuba, circolo ravennate “ Vilma Espin”, ragazzini con i genitori, abitanti dei condomini vicini alla piazza e semplici curiosi. Se poi, attratti dal desiderio di saperne ancora di più, si fermava un attimo ad ascoltare avrebbe sentito parlare delle figure di Boldrini, che permise la Liberazione di Ravenna senza alcun bombardamento, risparmiando centinaia di vite e mantenendo incolumi i monumenti che oggi tutto il mondo ci apprezza e di Che Guevara, che ha combattuto per la libertà dei popoli del suo continente e di Cuba, avrebbe sentito parlare di Resistenza, del valore della nostra Costituzione, della lotta del popolo cubano al “

Bloqueo” mantenuto dal governo americano anche se ripetutamente condannato dall’ONU, degli “ Eroi cubani” ancora ingiustamente incarcerati in USA. Guardando meglio avrebbe visto che la fontana adiacente al Murales ha cambiato aspetto: ora è lastricata a mosaico in un alternarsi di colori bianco, rosso, verde e blu. I colori delle bandiere italiana e cubana vogliono ricordano i principi della solidarietà, dell’uguaglianza, della fraterna collaborazione contro ogni forma di razzismo e oppressione. Il 22 giugno l’opera musiva è stata consegnata alla città, ai ragazzi di “cittadinanza attiva” con il compito di conservarla. Ora la piazza, vedrà una serie di iniziative promosse dal Circolo ravennate dell’Associazione Italia Cuba come quella del 25 agosto dove gruppi musicali, tra i quali “ La Gang” e poeti si sono incontrati per parlare di internazionalismo e libertà dei Popoli. Il Rosso di Russi

7


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.