




Tonino

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Tonino



In estate sembrava solo di passaggio, ora è un pilastro della difesa di Gasperini: riecco Hermoso dal






















INCONTRIAMO UNA DELLE MIGLIORI SQUADRE DEL CAMPIONATO, AVREMO BISOGNO DI GIOCARE UNA PARTITA AL MEGLIO DELLE NOSTRE POSSIBILITÀ. CI MISUREREMO CON I CAMPIONI D’ITALIA


Roma (3-4-2-1)
A disposizione

Olimpico Ore 20.45
32 Vasquez, 95 Gollini, 2 Rensch, 24 Ziolkowski, 66 Sangaré, 87 Ghilardi, 8 El Aynaoui, 61 Pisilli, 11 Ferguson, 31 Bailey, 21 Dybala, 92 El Shaarawy
Allenatore: Gritti (Gasperini squalificato)
Diffidati: -
Squalificati: -
Indisponibili: Angeliño, Dovbyk
Altri: -
Arbitri: Massa (Meli-Alassio). Quarto uomo Pairetto. Var Aureliano. Avar Di Bello


Tv Dazn (Pardo-Stramaccioni)

(3-4-2-1)
A disposizione 14 Contini, 25 Ferrante, 5 Juan Jesus, 30 Mazzocchi, 35 Marianucci, 37 Spinazzola, 26 Vergara, 27 Lucca, 69 Ambrosino, 21 Politano
Allenatore: Conte
Diffidati: -
Squalificati: -
Indisponibili: Meret, Gutierrez, Gilmour, Anguissa, De Bruyne, Lukaku


Ecco il Napoli Prima contro seconda, una vittoria farebbe decollare Gasperini
Daniele Lo Monaco daniele.lomonaco@ilromanista.eu
Parliamoci chiaro: se fino a oggi anche il più ottimista tra i tifosi della Roma non ha voluto dar retta a nessuna sirena che arrivasse ad indicare la squadra giallorossa come favorita per il prossimo scudetto, un’eventuale vittoria stasera contro il Napoli (calcio d’inizio ore 20,45, Olimpico stracolmo, telecronaca esclusiva su Dazn, radiocronaca obbligatoria su Radio Romanista) farebbe volare Gasperini e i suoi ragazzi dentro una nuova dimensione, nella quale sarebbe difficile a quel punto nascondersi dietro le già conosciute frasette di circostanza. Ma niente di tutto questo è ancora accaduto, dunque calma e forza Roma. Che se qualcuno al momento della compilazione dei calendari la scorsa estate avesse previsto che questo confronto, il big match della tredicesima giornata del campionato di Serie A, avrebbe messo di fronte la prima contro la seconda della classifica (al netto dell’estemporanea intromissione del Milan) nessuno gli avrebbe dato retta e forse qualcuno ne avrebbe chiesto l’arresto per disturbo della pubblica quiete romanista. Ma poi da questa estate Roma e la Roma hanno conosciuto Gasperini e i suoi riccioli indomabili (a cui, guarda caso, giusto un napoletano, il barbiere
Gennaro, ad inizio settimana ha saputo porre un freno, regalando al tecnico un nuovo look tricologico, con annesse connotazioni scaramantiche a cui ognuno darà stanotte le sue interpretazioni), e si è accesa una scintilla che potrebbe presto scatenare un incendio di passioni.
I bookmakers, che non risentono delle oscillazioni sentimentali, prevedono comunque grande equilibrio, visto che le quote vanno dal 2,60 di media per la vittoria romanista al 2,80 per il pareggio,
al 3 per la vittoria in trasferta. Siamo lì, dunque. Pronostico apertissimo e grandi attenzioni rivolte alle mosse dei dei allenatori. Da una parte Conte, che proprio alla vigilia della sfida con l’Atalanta e pensando probabilmente anche al successivo confronto con la Roma, ha riportato il suo Napoli smarrito sulle vie del 343, dall’altra Gasperini che a quanto si è capito ieri sembra orientato a schierare Baldanzi al centro dell’attacco, preferendolo a Dybala non ancora restituito al pieno splendore.
In 64mila per dare forma al sogno: Olimpico sold out

Atmosfera elettrizzante al culmine di un’attesa estenuante. Il popolo giallorosso sogna in grande e ancora una volta ha scelto di riempire l’Olimpico di voglia e passione. Saranno in 64mila sugli spalti dell’Olimpico a spingere la Roma contro il Napoli: i cancelli saranno aperti dalle 18.30. Si va verso il 75° sold out dell’era Friedkin
Gabriele Fasan gabriele.fasan@ilromanista.eu
La Roma di Cremona ha talmente convinto Gasperini che si dovrebbe ripartire da lì. L’inframezzo europeo, invece, non ha lasciato molto sereno il tecnico piemontese. Tanto che nella seduta video di venerdì Gasp ha “ripreso” la squadra su tutto quello che non è andato bene nella gara di giovedì sera di Europa League contro il Midtjylland. Tanti errori tecnici e movimenti non consoni all’orchestra che di recente aveva suonato così bene secondo il tecnico. Per quanto riguarda la formazione Gasperini ci ha voluto dormire sopra prima di sciogliere le ultime riserve. Niente ritiro, come già capitato in passato per altre partite casalinghe, tutti a ricaricare energie e a preparare la gara tanto attesa contro i cam-
DYBALA IN PANCHINA, FERGUSON IN LIZZA. HERMOSO INSIDIATO DA GHILARDI. KONÉ E EL AYNAOUI RECUPERATI
pioni d’Italia. Recuperati Koné e El Aynaoui, la prima maglia del centrocampo stavolta va a Cristante, che pure ha giocato abbastanza in coppa. Il partner dal 1’ sarà con tutta probabilità Koné, che tra i due acciaccati è quello che sta meglio.
Rotazioni impensabili fino a qualche tempo fa, eppure così attuali e ormai quotidiane nel calcio del Gasp, dove ogni giocatore è un meccanismo con le sue proprie caratteristiche, utili comunque solo se vengono messe a fattore comune. Dybala e Ferguson torneranno utili nel corso della partita, ma all’inizio sarà in campo un altro tridente, il cui cuore sarà ancora rappresentato da Soulé e Pellegrini, due protagonisti assoluti della Roma di queste settimane. La tradizione in assoluto rimanda a grandi successi giallorossi, ma negli ultimi dieci anni il trend è leggermente cambiato: nel segmento sono infatti addirittura cinque le vittorie dei partenopei (l’ultima a ottobre 2022), due i pareggi (l’ultimo a febbraio di quest’anno, con il pareggio di Angeliño all’ultimo momento, con Ranieri in panchina), tre le vittorie giallorosse, l’ultima due anni fa, con le reti di Pellegrini e Lukaku, uno dei grandi ex che oggi guarderà la partita dalla tribuna. Altri (in ordine sparso, Politano, Juan Jesus, Spinazzola) saranno tra campo e panchina. ■
PREVISTO GRANDE EQUILIBRIO PER I BOOKMAKERS: TUTTE LE QUOTE RIENTRANO TRA 2,60 E 3. NELLE ULTIME 10 A ROMA CINQUE VITTORIE DEL NAPOLI
Altri due i dubbi: il primo riguarda il centravanti che non dovrebbe essere Dybala, rimasto in campo 78 minuti con i danesi e eventualmente pronto a subentrare dalla panchina. Ma dovrebbe essere Baldanzi, favorito su Ferguson che comunque è piaciuto quando è entrato giovedì. L’altro ballottaggio in difesa come “socio” di Ndicka e Mancini: Hermoso sta meglio e Gasp si fida di lui, ma ha apprezzato molto la prestazione di Ghilardi. Celik e Wesley esterni, Soulé e Pellegrini a trequarti. ■


IL GRANDE ASSENTE
spalti Espulso
Andrea Di Carlo andrea.dicarlo@ilromanista.eu
Attesa dall’esame più importante di questo inizio di stagione, sulla carta anche il più complesso visto lo scudetto cucito sulle maglie avversarie. Ma senza il proprio condottiero a guidarla sul campo di battaglia. Roma-Napoli sarà la sfida tra chi sogna in grande e chi ha già trasformato il sogno in realtà, ma non sarà il teatro del tanto atteso duello tra i due allenatori, quello tra Gasperini e Conte. Ci sarà il tecnico campione d’Italia sulla panchina azzurra, non quello giallorosso: espulso a Cremona su preciso input del quarto uomo Crezzini, Gasperini sarà costretto a vivere la grande notte dell’Olimpico solamente sugli spalti dell’impianto capitolino. Un po’ come mettere un leone in gabbia, vista l’adrenalina che sprigiona all’interno del film di ogni singola partita. Un fattore determinante in meno per una squadra che sembra, in alcuni frangenti, telecomandata dal suo condottiero, un fornitore costante di input e indicazioni per i suoi uomini in campo. Un test importante per i giallorossi che dovranno sopperire così alla sua assenza e mettere in pratica sul terreno di gioco tutto quello che sarà stato preparato a Trigoria in questi giorni: preparazione tecnica, tattica, atletica ma soprattutto grinta, fame e tanta ambizione.
IN CARRIERA IL TECNICO
GIALLOROSSO HA SFIDATO
GLI AZZURRI IN 35 GARE: 15 I SUCCESSI 13 INVECE LE SCONFITTE
Gasp avvisa la Roma Non sarà in panchina e non ha tenuto la consueta conferenza pre-gara, ma Gian Piero Gasperini ha avuto modo di parlare del Napoli nel post Roma-Midtjylland, tratteggiando una sfida molto complessa e mettendo in guardia i suoi sull’intensità da tenere per tutti i 90 minuti: «La partita col Napoli è molto attesa ed è giusto così. E’ una partita di cartello e noi siamo in testa alla classifica. Ma penso sempre che il modo migliore per preparare le partite è giocare bene, così acquisisci fiducia e consapevolezza. Anche a Cremona abbiamo preso gol nel finale, le partite vanno giocate fino alla fine senza non vedere l’ora di andare sotto la doccia». Non solo difficoltà, ma anche il fascino di una sfida che i tifosi aspettano con ansia. Per Gasperini l’opportunità di misurare la crescita della sua Roma: «La forza del Napoli è la squadra, ha una rosa molto importante ed è campione d’Italia. Incontriamo una delle migliori squadre del campionato, sappiamo che avremo bisogno di fare una partita al meglio delle nostre possibilità sotto tutti gli aspetti. A differenza delle sfide con Inter e Milan, dobbiamo vedere se siamo cresciuti anche in termini di risultati. Abbiamo giocato due ottime gare, che ci hanno permesso di acquisire fiducia nonostante la sconfitta. E’ importante uscire da queste gare con maggiore efficacia e qualità. Ci misuriamo con
PER LA
IN 10 ALTRE VOLTE HA AFFRONTATO ANTONIO CONTE: SOLO 2 I SUCCESSI, 2 PAREGGI E BEN 6 KO

una squadra molto forte e vediamo a che punto siamo»
Tra Napoli e Conte Tanti i precedenti di Gasperini contro il Napoli nella sua carriera, ben 35 a partire dal gennaio 2007 (Napoli-Genoa) fino all’ultimo di un anno fa (Atalanta-Napoli 2-3 del 18 gennaio). Un bilancio che lo vede in vantaggio con 15 successi e 13 sconfitte, sono 7 invece le sfide terminate sul risultato di parità (ben 52 gol siglati ma a fronte di 47 incassati). Il tutto tradotto con una media punti di 1.47. Meno positivo invece il bilancio contro Antonio Conte. Il primo incrocio risale alla stagione 2006-07 in Serie B in un Genoa-Arezzo, chiuso con un sonoro 3-0. Rimane uno dei due successi sul tecnico pugliese: sono poi arrivati due pareggi e sei sconfitte. L’ultimo sorriso risale al novembre
del 2024 con la vittoria dell’Atalanta al Maradona per 3-0. Della serie: caro Antonio, ti batto poco ma quando lo faccio, 3-0 e tutti a casa.
Punteggio che non potrà esser aggiornato dopo la sfida dell’Olimpico perché in panchina ci sarà lo storico vice di Gasperini, ovvero Tullio Gritti. Sono addirittura 34 le occasioni nelle quali si è ritrovato a guidare la squadra a seguito di espulsioni e squalifiche del tecnico di Grugliasco, ma c’è da fare un distinguo. Perché da “subentrato” ha ottenuto 11 successi, 1 pareggio e 3 sconfitte (con una media di 2.26 punti a partita) mentre da “sostituto” conta una sola vittoria, 5 pareggi e 3 sconfitte (con un media di 2 punti a partita). Una sostanziale differenza, ma i tifosi giallorossi sperano che questo score possa esser rivisto in maniera positiva dopo la gara col Napoli.
“È il tempo che hai perduto per la tua rosa che…”
Danilo Per la Roma
Due ore per arrivare allo stadio non ce le avevo mai messe. Nemmeno nei giorni delle finali di Coppa Italia, quando ci stavamo giocando lo scudetto con l’Inter, per i derby, ripensandomi ragazzino in macchina con mio padre nel periodo magico della ROMA – anche se Magica la ROMA lo è sempre stata, lo sarà sempre – o, per tornare ai nostri giorni, nelle serate elettriche delle semifinali delle coppe europee di questi ultimi anni. Due ore come giovedì per la partita contro il Midtjylland... mai.
Dall’Appia, Statuario, al parcheggio di Viale XVII olimpiade lo stesso identico tempo – anzi, qualcosa in più – di quando vado a Porto Ercole solo che Porto Ercole sta in Toscana e non a sedici chilometri da casa. Un interminabile filo rosso di stop accesi ancora più luminosi delle luci degli alberi di Natale che hanno iniziato a brillare nei saloni di molti di noi. A cercare strade alternative, a rinnegare il satellitare per poi rendersi conto che forse aveva ragione lui. Cercando una via di fuga ma ritrovandosi dentro un ingorgo ancora più ingarbugliato di quello da cui si pensava di essere scappati.

Potrei parlarvi, allora, degli stadi moderni: quelli con la fermata della metropolitana a due passi dalle scalette che portano agli spalti. Quelli con i parcheggi a ridosso delle gradinate. Potrei ma, pensa un po’, non voglio.
Perché poi, alla fine, dentro quel traffico ci siamo cresciuti: noi siamo quel traffico. E non sto dicendo di non averci sbraitato in mezzo o che non avrei preferito metterci la metà del tempo per arrivare. Sto dicendo, semplicemente, che mi è sembrato come un naturale pegno da lasciare sul campo pur di andarmi a vivere due ore di ROMA. Probabilmen-
te per un’altra cosa a metà strada sarei tornato indietro, forse non sarei partito nemmeno sospettando il tempo che ci avrei messo.
E, invece, per lei non avuto neanche il dubbio. E se ci ripenso, alla fine della fiera, nemmeno le ho considerate perse quelle due ore perché sono state la conditio sine qua non per essere lì con lei, da lei, per lei. Perciò anziché pensare “Mai più” sono qui a contare gli istanti che mi dividono dal momento in cui mi rimetterò in macchina per raggiungerla di nuovo e provare, insieme, a battere il Napoli. Non vedo l’ora. ■

La tentazione svanita
Quando si parla di Gasperini e il Napoli non si può dimenticare il flirt dell’estate 2024, quando il tecnico di Grugliasco fu vicino ad accettare la corte di De Laurentiis, prima di ripensarci e confermarsi sulla panchina dell’Atalanta. Gasperini parlò di quel possibile passaggio in maniera senza dubbio singolare: «Sono un po’ in una situazione in cui tu hai una moglie con dei figli e trovi una donna bellissima. Non so se il paragone regge… Non c’è da aspettare molto, queste cose si devono risolvere in pochissimo» Rimase con la “moglie”, allontanando ogni tentazione. Per poi divorziare un anno dopo e abbracciare il progetto della Roma. Destino ha voluto che questo incrocio saltasse per squalifica. Ma se la guarderà dagli spalti, sperando che la “donna bellissima” non abbia sete di vendetta.


Dopo una settimana che, sul nostro Paese, è stata caratterizzata dall’insistenza di fredde correnti settentrionali, a partire da oggi la circolazione atmosferica sulla scena italiana volge a un debole regime sciroccale, in conseguenza dell’approfondimento di una depressione di origine atlantica sull’Europa occidentale. Tale flusso umido, nel corso della giornata odierna, convoglia il progressivo arrivo di estesa
nuvolosità a solcare i cieli delle regioni settentrionali, con velature più lievi su quelle centrali, mentre gli effetti in termini di precipitazioni, al momento, resteranno limitati alle zone a cavallo fra Levante ligure e alta Toscana. La domenica capitolina, dopo una nottata serena e un’alba piuttosto fredda, trascorrerà con cielo da poco nuvoloso a debolmente velato per nubi alte e sottili, preludendo all’arrivo, fra la tarda serata e la
Roma Stadio Olimpico Domenica 30 novembre 2025
nottata, di nubi stratiformi più spesse, foriere di deboli piogge attese nella giornata di domani. Le temperature massime della giornata resteranno assestate sui valori dei giorni addietro, sui 13/15°C; quelle serali, per quanto in rialzo di qualche grado rispetto alle pungenti serate di ieri e l’altroieri, si manterranno in linea con il periodo pre-invernale, con valori durante la gara sui 6/8°C; venti deboli sud-orientali.
Qui accanto: Antonio Conte sulla panchina del Napoli; più in basso il tecnico giallorosso durante la sfida contro il Midtjylland; nella pagina accanto Gian Piero Gasperini accanto al suo vice, Tullio Gritti GETTY
Eccoci. Ci siamo. Siamo pronti a vivere questa partita che assomiglia a tutto un anno. La sensazione è questa: c’è emozione, ce n’è sempre in verità, ma non c’è paura di vivere quello ce ci aspetta, anzi. Vogliamo farlo, vogliamo più che far vedere al Napoli campione e al vecchio carrozzone del calcio con media mainstream annessi e con noi poco connessi, far vedere a noi stessi quello che siamo. Abbiamo voglia di sapere quello che ci aspetta, ma non è ansia, anche perché quello che ci aspetta in parte lo abbiamo costruito noi. Non è sempre così, tanto più per la Roma, ma stavolta è proprio così. Abbiamo studiato, stiamo studiando. Siamo preparati, ci stiamo preparando e stanotte ci tocca un esame che non ci darà in qualsiasi caso alcuna laurea, ma nemmeno, in ogni caso, alcuna bocciatura.
Questo va capito: il piano di studi non si altera. Si va. E stasera siamo galvanizzati nel metterci alla prova. Almeno dobbiamo esserlo, ma la sensazione è proprio questa: siete più forti? Siete i campioni? Siamo incompleti? Non siamo all’altezza di quello che pure noi stiamo costruendo? Può darsi. Ma vediamo. Giochiamocela, anche perché noi non lo facciamo a caso e non ci affidiamo ad alcuna metafisica. Noi siamo umanisti, rinascimentali: giochiamo a uomo in difesa e ce ne prendiamo cura come fosse quello di Vitruvio, marchiamo alti infatti, pensiamo a superare i limiti, e quando abbiamo il pallone tra i piedi, o quando ce lo prendiamo, andiamo avanti senza un domani, come cavallette punk pogando la Cavalcata delle Valchirie. Ci siamo, insieme allo splendido quadro - altro che cornice - dei romansti all’Olimpico. Pensate che l’anno scorso mentre il Napoli vinceva il suo secondo campionato negli ultimi tre anni (!) noi stavamo a raccogliere in rete il pallone di Gabrielloni all’ultimo minuto, due punti sopra la B, mentre stanotte siamo due punti sopra a quelli che portano lo Scudetto. Si è lavorato. Si sono scelti gli uomini giusti. Ecco le conseguenze: Roma-Napoli è questo cimento, questo sentimento di pienezza e di sfida, tanta speranza, tanta voglia di Roma. Intenso. E talmente denso di significati che tutto il romanzo che accompagna questa sfida passa in secondo piano (il cosiddetto derby del Sole - non è mai stato quello del Sud - la rivalità di una vita interrotta da pochi anni di gemellaggio, Bruno Conti e Maradona, Falcao e Caffarelli, il 5-2 per noi, il 5-1 per noi - due volte - l’8-0 per noi, il 6-2 per noi, tutta una sezione della storia del cinema legata a questa partita eccetera). Siamo dentro al presente, non stiamo aspettando niente tranne che le 20.45. Siamo qua, con nome e cognome, in presenza, mittenti non destinatari, con la bandiera della Roma ad aspettar... Anche perché siccome stavolta ci stiam preparando, prima o poi, il nostro anno arriverà. ■

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Mati Il talento argentino sempre più consapevole di sé, mentre la Roma cambia insieme a lui
Lorenzo Paielli lorenzo.paielli@ilromanista.eu
C’è qualcosa di (più) grande. La sensazione percepibile in maniera viscerale ogni volta che Matias Soulé abbia il pallone tra i piedi, è che possa accendersi qualcosa, accendersi la luce. A volte, quasi paradossalmente, lascia ancora spazio a un’ombra: l’inconsapevolezza, quella del ragazzo di Mar del Plata, di non aver tuttora chiaro il potenziale assoluto della propria classe. Ma è tutto sotto controllo. Trust the process. Non è solo un concetto astratto, fine a se stesso. Anche perché Soulé di prove e di risposte, finora, ne ha date, nitide e illuminanti. Non è solo estetica, è talento messo in atto nei fatti concreti. A partire dal raggiungimento (in 4 mesi) dello stesso numero di gol messo a referto nella scorsa stagione (5, insieme al primo gol europeo in giallorosso). Oppure il primo posto nella classifica dei marcatori e degli assistman della Roma stagionali; la vetta in solitaria anche nei dribbling tentati rispetto al resto dei compagni, il primato (condiviso con Papa Gueye) dei gol siglati da fuori area (ben 5) nei maggiori cinque campionati europei da inizio 2025. Restano diverse le cose su cui lavorare, i confini da superare. Un po’ come la Sindrome di Stendhal che Mati sembra accusare quando si ritrova a condividere il campo insieme al suo idolo, Paulo Dybala. In sua assenza, Soulé resta più al centro dell’azione, dell’attenzione dei compagni. Con Paulo in campo, inevitabilmente, si traveste da aiutante, agendo un po’ più nell’ombra.
Ma se la realtà è in continua trasformazione, allora è tutto parte di un percorso ben delineato. Basta percorrerlo, con lo stesso spirito di sempre. La maturazione completa passa soprattutto nel saper essere Soulé anche con la Joya al proprio fianco, nella stessa porzione di campo o meno. E magari continuando a rubare con gli occhi tutto il possibile. Tutta esperienza da sperimentare sulla propria pelle. Ma la crescita già più che evidente, invece, non è dovuta solo alla sapiente gestione di Claudio Ranieri prima, oppure al lavoro quotidiano fondamentale di Gian Piero Gasperini dopo. Era già tutto previsto: è nella voglia, nella necessità e nel dovere di fare ancora di più. È nella purezza incontaminata del talento, nella ricerca quasi spasmodica della giocata, nell’essenza del calcio. O almeno del suo modo di viverlo, di interpretarlo. Quello di Mati è un destino leggibile anche solamente nello sguardo, poi disegnato attraverso quel mancino che ha ancora tanto, se non tutto, da raccontare. Da scoprire, insieme ■
IL NUMERO 18 È IL MIGLIOR
MARCATORE E ASSISTMAN
DELLA ROSA GIALLOROSSA.
GIÀ EGUAGLIATO LO SCORE
DELLA SCORSA STAGIONE
i numeri parlano chiaro

Sergio Carloni sergio.carloni@ilromanista.eu
Forse non è un caso che la parola “Roma” al contrario si legga “amor”. Ti resta dentro. Ti conquista. Vale per tutti, anche per Amadou Diawara. «Mi sarebbe piaciuto vivere una storia diversa; purtroppo, però, il calcio è questo. Non è stato semplice lasciare la città, i tifosi, l’ambiente e gli amici che avevo lì». San Marino, Bologna, poi Napoli e, nel 2019, la maglia giallorossa. Il big match d’alta classifica è un po’ una partita del cuore. Si giocherà nella Capitale, dove il centrocampista guineano vive alti (nella 1ª stagione) e bassi. E oggi, a Il Romanista, le parole sono piene di affetto. «Due grandi squadre» «Quest’anno sono al Leganes e mi sto trovando molto bene dopo un paio di anni un po’ particolari», racconta “Ama”. Nel 2022 l’addio alla Roma per sposare il progetto dell’Anderlecht. Lì resta altri tre anni. E dopo l’Eldense, arriva dove è oggi. Eppure, la Serie A è impossibile da ignorare. Anche a distanza. «La seguo con molto interesse. Roma e Napoli sono due grandi club che stanno facendo bene». Si passa poi alla squadra di Gasperini: «È 1ª in classifica ed è in un ottimo momento, ma la stagione è ancora lunga. Mi sta colpendo in particolar modo la difesa: sta facendo un ottimo lavoro. E nella squadra di oggi, mi rivedo un po’ in Koné: è forte nei contrasti, recupera palloni, ha qualità tecniche e forza fisica».

“Ama” Diawara, a Roma dal 2019 al 2022 GETTY
«Seri e professionisti» Gli anni passano. Tanti se ne vanno. Qualcuno resta: è il caso di Mancini, Cristante, Pellegrini ed El Shaarawy. Che Diawara ricorda con piacere: «Sono tutti professionisti seri, che danno in ogni partita e in ogni allenamento il massimo senza risparmiarsi mai». Soprattutto Bryan.
Compagno di reparto nei suoi anni con la Lupa sul petto. E ancora oggi al centro della Roma: «Ha avuto una crescita costante negli anni e sicuramente Gasperini è l’allenatore con cui può esprimersi ancora meglio. Era sempre uno dei primi ad arrivare al centro sportivo, è sempre stato un professionista esemplare».
Ricordi e futuro C’è poi un momento su tutti. La fine dell’avventura di Amadou in giallorosso, non da protagonista, ma con la Conference tra le mani. Gioia. «Quando si vince è sempre una bella emozione, soprattutto in una città come Roma, in cui si vive il calcio passionalmente. E che merita gioie di questo tipo». Con un allenatore degno di nota. «Con Mourinho avevo un ottimo rapporto, anche se le mie poche presenze potevano dare adito ad altri pensieri. Da professionista,
ho sempre accettato le scelte dei miei tecnici. La sua mentalità vincente e la sua attenzione per l’uomo prima che per il calciatore sono cose che restano dentro». A chiudere, l’impressione sul big match: «Immagino una partita molto equilibrata, dove il piccolo dettaglio potrebbe fare la differenza». Sperando che, alla fine, sia la Roma ad avere la meglio. Contando, magari, su un tifoso in più. ■
BRYAN PUÒ ESPRIMERSI AL MEGLIO CON GASP. QUESTA CITTÀ MERITA GIOIE COME LA CONFERENCE. I DETTAGLI FARANNO LA DIFFERENZA


Lì Napoli Lang parte dal 1’ al posto di Politano. Con lui Hojlund e Neres
All’Olimpico arriva il Napoli di Antonio Conte, terza forza del campionato con 25 punti e intenzionato a dare continuità alla propria crescita dopo settimane complesse. I partenopei devono però fare i conti con numerose assenze pesanti: Lukaku e De Bruyne, entrambi alle prese con una lesione di alto grado al bicipite femorale. Fuori anche Anguissa per una lesione di alto grado del bicipite femorale della coscia sinistra, Meret –che dovrebbe rientrare a dicembre – Gutiérrez, fermato da una distorsione alla caviglia durante la gara di Champions contro il Qarabag e Gilmour, bloccato dalla pubalgia e pronto ad operarsi domani a Londra. Recupera invece Spinazzola, che però partirà

TITOLARI DI LORENZO E OLIVERA. DOMANI GILMOUR SI OPERA A LONDRA GLI AVVERSARI
dalla panchina. Conte punta sul 3-4-2-1 che ha ridato certezze alla squadra dopo un avvio di mese complicato, in cui i partenopei si erano schierati con il 4-3-3. In porta ci sarà Milinkovic Savic, diventato titolare dopo l’infortunio di Meret e protagonista di prestazioni solide. In difesa agiranno Beukema, Rrahmani e Buongiorno, mentre sulle fasce scaldano i motori Di Lorenzo e Olivera. In mezzo confermati Lobotka e Mctominay, con lo slovacco che ieri a Radio CRC ha presentato così la partita: «Con la Roma gara difficile, ma abbiamo le qualità per batterla. Giocare contro le squadre di Gasperini non è mai facile. È la sfida perfetta per vedere come stiamo crescendo». Davanti, spazio a Neres e Lang alle spalle di Hojlund. Il Napoli arriva a questa sfida dopo aver superato un periodo difficile, segnato da due 0-0 con-
SULLE FASCE
tro Como ed Eintracht e dalla pesante sconfitta per 2-0 contro il Bologna al Dall’Ara. Proprio dopo quella gara Conte aveva lanciato un allarme forte, parlando così: «Sono preoccupato, non c’è più l’energia positiva di un anno fa: o sto sbagliando io o qualcuno non mi ascolta. Io non voglio accompagnare un morto» Durante la sosta si era persino ipotizzato un suo passo indietro, poi smentito da De Laurentiis. Una pausa che però è servita a ricompattare l’ambiente: al rientro, sono arrivate due risposte
importanti, il 3-1 all’Atalanta e il 2-0 contro gli azeri. In estate il club ha investito su giocatori di alto livello come De Bruyne, Lang, Hojlund e Lucca, ma tra infortuni e rendimento altalenante non stanno rendendo come ci si aspettava.
C’è però da evidenziare una crescita dell’ex PSV e dell’ex Atalanta nelle ultime gare. Ora il Napoli appare più consapevole e determinato. Alle 20.45 gli occhi saranno tutti puntati sull’Olimpico: Roma e Napoli, faccia a faccia. È match day. ■







Dalla A alla Z Da Amadei a Maradona, passando per Ranieri e Ancelotti, c’era una volta il derby del Sud
Negli ultimi cinque anni una sola vittoria (l’ultima in Serie A con Mourinho). Tanti ex nel Napoli attuale
Lorenzo Latini lorenzo.latini@ilromanista.eu
ANCELOTTI
ALeggenda della Roma Anni
80 e membro della Hall of Fame giallorossa, Campione d’Italia nel 1982-83 e vincitore di quattro Coppe Italia nella Capitale, Carletto è stato anche tecnico del Napoli per un anno e mezzo, tra il 2018 e il 2019: per lui 73 panchine totali in azzurro. con un secondo posto e un esonero a metà della seconda stagione.
BACIO AL CIELO
BQuello che Francesco Totti dedica idealmente a un giovane tifoso romanista venuto a mancare pochi giorni prima. È il 28 gennaio 2001 e la Roma capolista batte 3-0 il Napoli con le reti di Delvecchio, Totti e Batistuta. Nella ripresa fa il suo esordio ufficiale anche Emerson, ristabilitosi dopo il grave infortunio al legamento crociato riportato l’estate precedente.
CINQUINE
CQuelle rifilate ai campani negli anni dei primi due Scudetti: il 26 ottobre 1941 il 5-1 finale porta le firme di Di Pasquale, Coscia e Amadei (tripletta); il 20 febbraio 1983 invece la Roma di Liedholm vince 5-2, a segno per noi Nela, Ancelotti, Di Bartolomei (doppietta) e Pruzzo.
DOPPIETTA
DNel giorno del suo onomastico, il 4 ottobre 2009, due gol di Totti permettono alla Roma di Ranieri di vincere in rimonta (2-1) contro il Napoli di Donadoni, che a seguito di quel ko viene esonerato. In occasione della seconda rete, Totti si fa male al ginocchio, ma stringe i denti e resta in campo perché i giallorossi hanno già esaurito le sostituzioni.
EX
ENel Napoli attuale ci sono quattro vecchie conoscenze giallorosse: Juan Jesus, Spinazzola, Lukaku e Politano (cresciuto nel vivaio della Roma). In giallorosso c’è invece Gollini, in Campania nel 2023-24.
FORNARETTO
FAlias Amedeo Amadei. Lo storico centravanti del primo Scudetto giallorosso (111 reti in 234 presenze con la Roma) chiude la carriera da calciatore a Napoli, vestendo l’azzurro dal 1950 al 1956. Una volta appesi gli scarpini al chiodo, allenerà anche i campani per cinque anni, rimediando una sonora batosta contro la “sua” Roma, ma questa è un’altra storia...
GOLEADA
GNella corsa verso la conquista della sua prima Coppa Italia, il 13 novembre 1963 la Roma travolge 5-0 il Napoli nell’andata dei sedicesimi di finale grazie alla doppietta di Manfredini e alla tripletta di Orlando.



L’abbraccio fra Totti e Batistuta dopo il gol del Re Leone in Roma-Napoli 3-0 del 28 gennaio 2001. Qui accanto, Maradona in azione sotto lo sguardo di Stefano Desideri nella sfida del 26 ottobre 1986 e, sotto, Claudio Ranieri, che ha allenato i campani tra il 1991 e il 1992 GETTY IMAGES
HAT-TRICK
HUna tripletta di Abel Balbo (che raggiunge e supera quota 100 gol in Serie A) spiana la strada alla Roma di Zeman contro il Napoli il 5 ottobre 1997. All’Olimpico vinciamo 6-2: di Candela, Gautieri e Di Francesco gli altri gol.
IMPRENDIBILI
ILa famosa batosta inflitta ad Amadei di cui sopra risale al 29 marzo 1959: la Roma allenata da Nordahl distrugge 8-0 il Napoli del “Fornaretto”, ancora oggi la sconfitta più pesante patita dagli azzurri in Serie A.
LIEDHOLM
LDa una sconfitta contro il Napoli (ma al San Paolo) nasce la grande Roma del Barone. Il 19 ottobre 1980, dopo aver perso 4-0 contro i campani, il tecnico svedese sorprende tutti e dichiara: «Questa è una grande Roma, andremo lontano». A fine stagione lo Scudetto non arriva per il gol annullato a Turone, ma la profezia di Liddas si rivela azzeccata un paio d’anni più tardi.
MIRALEM
MNome di battesimo di Pjanic, che con le sue doti balistiche decide due sfide tra Roma e Napoli: la prima, il 18 ottobre 2013, segnando prima su calcio di punizione e poi su rigore (2-0); la seconda, il 4 aprile 2015, firmando l’unico gol dell’incontro e riportando i giallorossi alla vittoria casalinga
in campionato dopo oltre quattro mesi di digiuno.
NINJA
N
Un gol nel finale di Radja Nainggolan fa esplodere l’Olimpico e regala alla Roma di Spalletti la vittoria per 1-0 il 25 aprile 2016.
OTTO APRILE
OLa data in cui, nel 1928, le due squadre si affrontano per la prima volta in gare ufficiali: è la fase a gironi della Coppa CONI (che poi la Roma vincerà) e i giallorossi si impongono 4-1 con gol di Cappa e tripletta di Fasanelli.
PIBE DE ORO
PIl soprannome di Diego Armando Maradona, protagonista delle sfide tra Roma e Napoli degli Anni 80. Per l’argentino due reti nella Capitale: nella vittoria azzurra per 1-0 del 26 ottobre 1986 e nell’1-1 dell’8 ottobre 1989.
QUATTRO A UNO
Q
Il risultato con cui la Roma di Mazzone piega il Napoli il 20 aprile 1996. Sugli scudi Marco Delvecchio, autore di una tripletta; completa il poker un’autorete di Cruz.
RANIERI
RL’attuale Senior advisor giallorosso ha allenato il Napoli per poco più di un anno, dal 1991 al 1992: per Sir Claudio 55 panchine con gli azzurri.
SEBINO
SDopo 397 presenze con la Roma negli undici anni tra il 1981 e il 1992, Nela si accasa per due stagioni a Napoli, prima di chiudere la carriera da calciatore nel Civitavecchia.
TEDESCO VOLANTE
TUn gol all’87’ di Rudi Voeller piega il Napoli di Maradona all’Olimpico nel giorno di San Silvestro del 1988. Finisce 1-0 per la Roma di Liedholm.
ULTIMA
UL’ultimo precedente tra le due squadre nella Capitale si è disputato il 2 febbraio scorso ed è terminato 1-1, con la rete nel finale di Angeliño che ha risposto a quella di Spinazzola nel primo tempo.
VENTITRÉ DICEMBRE
VLa data dell’ultimo successo sul Napoli, nel 2023: il 2-0 porta le firme di Pellegrini e Lukaku (che nel frattempo è passato proprio agli azzurri). Si tratta anche dell’ultimo successo di Mourinho con la Roma in Serie A.
ZIBÌ
ZI gol di Gerolin e Boniek mettono al tappeto il Napoli di Maradona il 26 gennaio 1986: con il successo per 2-0 la Roma di Eriksson si candida a rivale della Juventus nella corsa al titolo. ■










La proprietà di circa 270 mq è composta da: ampio spazio esterno, con garage per 2 posti auto, piazzale con fontana in travertino unica al mondo. Le dimensioni della piscina sono 13 m per 7; profonda da 3 m a 1 e 50 ed è aperta tutto l’anno!
Idromassaggio da esterno Jacuzzi con acqua riscaldata fino a 40° aperto tutto l’anno. Sauna finlandese nel piano semiinterrato aperta tutto l’anno ad uso esclusivo degli ospiti Il parco intorno è di 2000 mq con varie alberi da frutto.

La casa dispone di barbecue e forno a legna, ideale anche per pizze. La villa dispone di doppia entrata. Dall’accesso principale si entra in un grande salone con angolo cottura con cucina Snaidero di 7 m di lunghezza; divano letto per 2 persone; sempre nel piano terra troviamo un grande bagno con box Teuco e cromoterapia, 2 camere da letto matrimoniali.
Piano primo con 2 camere, di cui una con letto alla francese aventi bagno privato, uno dei bagni è di circa 20 mq con vasca idromassaggio angolare Jacuzzi. L’intero livello è tutto rivestito in parquet.
Nel piano seminterrato troviamo la “sauna finlandese”, la sala hobbies con biliardo, tavolo per mangiare fino a 12 persone, grotta scavata a mano per mantenere il vino, camino in travertino fatto a mano bagno ed antibagno.
La struttura è dotata di impianto di allarme sia all’esterno che all’interno. Paolo


Simil-derby Storia di una rivalità lunga un secolo, dalla fondazione dei due club ai giorni nostri
Il breve intermezzo del gemellaggio nella prima metà degli Anni 80, ma da allora solo acrimonia

Fabrizio Pastore fabrizio.pastore@ilromanista.eu
Vicine eppure distanti. Affini per certi versi, agli antipodi per altri. Entrambe ironiche e disincantate, allegre e malinconiche, aristocratiche e popolari. Esiste un singolare rapporto fra Roma e Napoli (intese come città), che le lega e al tempo stesso le separa, investendo storia, politica, economia, cultura, arte. E ovviamente il calcio, che di ogni aspetto sociale è figlio. Le due squadre sono quasi coetanee: i campani nel 2026 compiranno un secolo, traguardo che nella Capitale sarà raggiunto l’anno successivo. E da circa cento anni le due tifoserie sono rivali, con una breve ma significativa eccezione: il gemellaggio che le ha avvicinate nella prima parte degli Anni 80. Talmente emblematico da venire assimilato nell’immaginario collettivo (di chi conosce poco la storia del tifo) come condizione permanente dagli albori alla rottura, anziché come deroga.
La realtà però è tutt’altra e se ne trova traccia perfino nei resoconti dell’era pionieristica del football. Di liti fra opposte tifoserie, sfociate spesso in vere e proprie risse, sono piene le cronache dell’epoca. Lontanissimi dalla nascita del tifo organizzato, gli impianti primordiali prevedono una sola divisione dei settori: quella per censo, ma i sostenitori delle varie squadre in lizza seguono le partite fianco a fianco. E il segno distintivo per capire la provenienza degli uni o degli altri - al di là dell’accento - risiede nel cappello, indossato all’epoca dalla stragrande maggioranza degli spettatori. Nel caso di Roma e Napoli peraltro, le sartorie delle due città sono ai massimi livelli e facilmente riconoscibili nelle rispettive peculiarità. Il calcio sta rapidamente assumendo la portata di fenomeno popolare, anche se il baricentro geografico segue l’andamento dell’economia nazionale ed è già palesemente sbilanciato al di sopra del Po. Le due principali squadre del Centro-Sud si contendono la palma di principale contendente degli squadroni del Nord, sia pure con mezzi finanziari di gran lunga inferiori. E la rivalità in campo si trasferisce rapidamente sugli spalti, fra sfottò e qualche
cazzotto (con buona pace di chi pensa che le risse allo stadio siano un prodotto contemporaneo, o quantomeno moderno). La Roma frequenta stabilmente i vertici della Serie A fino alla guerra, vincendo anche il primo Scudetto sotto la Linea Gotica. Il Napoli dalle parti dell’alta classifica è sostanzialmente un intruso.
Ma anche per (ri)trovare successi giallorossi bisogna attendere gli Anni 60. Periodo aureo per il cinema italiano, che trova a Cinecittà il proprio fulcro. Le commistioni fra attori delle due città sono all’ordine del giorno: Totò, Sordi, Fabrizi, i fratelli De Filippo, fra gli altri. E gli artisti napoletani scelgono la Capitale non soltanto per “girare”, ma anche per vivere (come in seguito gli stessi Troisi,

Daniele, Sorrentino, e non solo).
Qualcosa di analogo accade per i ministeri o comunque per gli uffici statali, che si riempiono di lavoratori provenienti dal capoluogo campano. La partita diventa praticamente un match fra vicini di casa, tanto da assumere sempre più la connotazione di “Derby del Sole”, dal tratto di autostrada che collega i due centri. Intanto la società italiana cambia con estrema rapidità e i moti di ribellione partiti da piazze e università raggiungono anche gli stadi. Nasce il fenomeno Ultras e la Curva della Roma, dopo un periodo di “apprendistato” del movimento, diventa presto un vero e proprio modello in Italia e all’estero.
Da frastagliata in miriadi di gruppi di quartiere, la Sud si trasforma, unita dietro la sigla del Cucs. Il Commando regala spettacoli indimenticabili e anche a livello vocale è all’avanguardia. Altre tifoserie lo studiano, lo imitano e, al di là delle naturali antipatie, lo ammirano. Compresa quella napoletana, che sceglie addirittura nomi simili a quelli dei sostenitori giallorossi: Fedayn e soprattutto Cucb. Questi ultimi mutuano i cori romanisti per i propri colori, quando la metrica lo permette. E iniziano a stringere rapporti con romani dalle gare di basket, nel nome di una comune avversione verso la Juvecaserta. Sarà un’altra antipatia condivisa, nei confronti di una Juve ben più potente, ad avvicinare anche le tifoserie del calcio. Sono anni in cui basta sì una minima distanza a creare tensioni, ma anche affinità di qualsiasi genere servono a
stringere rapporti. Basti pensare che a cavallo fra le decadi 70 e 80 i romanisti sono amici con veronesi, atalantini e perfino juventini Incredibile ma vero. Nell’80-81 sono proprio le due squadre del Centrosud a sostituire le milanesi nella lotta per il tricolore col club di casa Agnelli. La stagione culmina col famigerato episodio di Turone, ma a Napoli si comincia a propendere per il giallorosso. La Roma raggiunge le vette più alte della propria storia calcistica, proprio mentre il Napoli sembra sprofondare nei bassifondi. Ma la simpatia sugli spalti ormai è suggellata: al San Paolo parte sempre più spesso il coro «Roma, Roma», ad accompagnare a distanza la cavalcata di Falcao e compagni contro Platini. In occasione degli scontri diretti le due fazioni si mischiano e sfilano insieme scambiandosi bandiere. Ma si tratta di due tifoserie metropolitane e di massa, piene di cosiddetti “cani sciolti”. Qualche isolato episodio fuori dagli impianti inizia a minare l’idillio. Peraltro in azzurro finisce Bruno Giordano, subito amato dai supporter napoletani, ma oggetto di cori non proprio amichevoli dai romanisti per i suoi trascorsi nell’altra squadra della regione. Nella Capitale succede di peggio: Manfredonia, altro ex biancoceleste se possibile anche più inviso, viene ingaggiato dalla Roma. La Sud si spacca, lo stesso Commando si divide e in quel marasma i tanti che osteggiano da tempo il gemellaggio hanno la meglio. Il gestaccio di Bagni arriva dopo e come la maggior parte delle vicende di campo, poco c’entra con le dinamiche ultras. Il resto è storia recente: come ogni rapporto incrinato, anche questo acuisce un’acrimonia già in essere. L’episodio più eclatante è datato 10 giugno 2001: la Roma sta per vincere il suo terzo Scudetto, il Napoli lotta per non retrocedere e lo scontro diretto alla penultima giornata è già drammatico sul campo. Fuori diventa una vera e propria guerra, coi quindicimila romanisti prima confinati in due surreali gabbie e presi di mira dai settori confinanti; poi oggetto di agguati dal casello allo stadio (e ritorno), finanche sui treni. Le trasferte diventano in breve off limits, la reciproca antipatia cresce a dismisura anche a causa di divieti indiscriminati (perfino di cori), mascherati da antidoti a fantomatiche «discriminazioni territoriali». Come se sugli spalti ci si scambiasse complimenti da sempre. Nel 2014 poi, in occasione della finale di Coppa Italia all’Olimpico, la morte del napoletano Ciro Esposito, nella quale è coinvolto anche un ex esponente della Curva romanista, segna il punto di non ritorno. La possibilità di vedere una delle due tifoserie organizzate nello stadio dell’altra è ridotta a zero. Ed è un peccato. Non per surreali, anzi impossibili ritorni di fiamma. Ma perché le rivalità - depurate dalla violenza, sia chiaro - sono il sale del tifo. E senza tifo il calcio sarebbe solo l’ennesimo carrozzone privo di anima. ■
Roma-Napoli

DIAMO I NUMERI
Anno solare Miglior difesa tra i top 5 campionati europei
7 vittorie, 4 pareggi e 3 sconfitte su 14 big match giocati
Davide Fidanza davide.fidanza@ilromanista.eu
Prima contro seconda. Stasera questa sarà la partita che attenderà i giallorossi i quali sfideranno il Napoli di Conte secondo per la vetta della classifica. In testa, fra lo stupore di esperti e tifosi, ad oggi c’è proprio la Roma, che guida il campionato di Serie A con 27 punti dopo 12 giornate. L’opinione generale tuttavia è prettamente convinta che il primo posto romanista sia solamente provvisorio e che i giallorossi, seppur ben attrezzati, non lotteranno per la vittoria finale bensì per un piazzamento fra le prime quattro in classifica. Questo, ad oggi, è certamente lo scenario più probabile, soprattutto andando a confrontare le rose di Napoli, Inter e Juventus con quella a disposizione di Gasperini.
Tuttavia, nonostante le varie considerazioni, i numeri del 2025 e quindi di ben 11, quasi 12 mesi, ci raccontano di una Roma che è stata superiore in quasi tutto rispetto le squadre più accreditate. La Roma infatti non è solamente prima in questo campionato, ma lo è anche considerando l’intero anno solare con ben 76 punti in classifica in 32 partite, derivanti da 24 vittorie, 4 pareggi e solamente 4 sconfitte. Numeri enormi se consideriamo che il Napoli secondo è stato staccato di ben 10 punti in
SVILAR È STATO IL SIMBOLO DEL 2025 ROMANISTA. QUEST’ANNO PRIMO PER PERCENTUALI DI PARATE



DOMANI CONTRO I CAMPIONI D’ITALIA IN CARICA LA ROMA ARRIVA CON UN BAGAGLIO DI SICUREZZE




PARLA “RAMBO”
di Iacopo
Roberto Policano «Quanto conta l’allenatore? Gasperini e Conte contano... La Roma può crederci fino in fondo»
Due stagioni alla Roma a fine Anni 80, di ritorno dal Genoa dopo essere cresciuto nelle giovanili giallorosse, Roberto Policano detto “Rambo” quando giocava per la forza fisica, la cattiveria agonistica e la determinazione, al telefono è pacato e riflessivo. Ha 61 anni, vive a Padova e fa parte degli osservatori dell’Udinese, un’opportunità nata grazie all’amicizia che lo lega ad Andrea Carnevale che del club friulano è un’istituzione.
L’Udinese ha fatto scuola in Italia da decenni nello scoprire e lanciare talenti provenienti da tutto il mondo, metodo utilizzato oggi da tantissimi club.
Roberto, come ci si muove ora con questa concorrenza così importante?
«Bisogna avere la prontezza di anticipare i grandi club, altrimenti è difficile andare a competere con loro economicamente. Magari ci si muove prima, oppure si va su profili non di altissimo livello nei quali intravedi la prospettiva di una futura rivendita. Fondamentale è farli crescere in un ambiente sano e ideale».
Nei tuoi anni di lavoro c’è un’intuizione, un giocatore che hai segnalato di cui vai particolarmente orgoglioso?
«Ce ne sono, ma non voglio fare nomi. A volte vedi un giocatore che ti rimane dentro e quindi lo segnali; però è più un gioco di squadra perché prima di essere preso un ragazzo viene visionato più volte e da più persone. Oggi però scoprire uno bravo che non sia stato già segnalato è difficile, a 16 anni i ragazzi hanno già l’agente».
Ma è cambiato il modo di scegliere o guardare i giocatori? Si dice che si guardi più al fisico che al talento.
«Ma guarda, ultimamente oltre al fisico e al talento si guardano molto gli algoritmi, io sinceramente non so neanche cosa siano. Magari ci sarà qualcun altro più bravo e adatto ad usarli, io il giocatore preferisco vederlo dal vivo perché i dati sono importanti per alcune cose, ma è fondamentale la sensazione che ti lascia quando sta in campo piuttosto che la lettura di alcuni dati».
Ti piace il calcio di oggi, il calcio moderno come lo chiamano molti allenatori?
«No, perché ci sono delle situazioni in cui la VAR invece di aiutare
SCUDETTO? NON PARLO... MA MI HA SORPRESO LA VELOCITÀ CON CUI
LA SQUADRA HA RECEPITO GASP
mette in confusione l’arbitro, specialmente nei falli di mano e nei piccoli interventi tipo un minimo step on foot, come lo chiamano adesso. Io la terrei solo per situazioni importanti come il fuorigioco e lo userei per i simulatori perché si vedono continuamente giocatori toccati sulla spalla o sul collo che si rotolano con le mani in faccia».
Un ex calciatore in aiuto al VAR farebbe meglio?
«Dipende, magari potrebbero farlo fare ad alcuni giocatori in partite con squadre con cui non abbiano avuto rapporti. Ci sono dinamiche che soltanto un calciatore può capire, sui falli di mano ad esempio vedo dare dei rigori in cui il difensore dovrebbe tagliarsi le braccia per non toccare la palla».
Tu sei cresciuto nella Roma, poi sei andato via e dopo stagioni importanti al Genoa sei tornato: come nacque quel trasferimento?
«Non c’è stato uno scambio tra giocatori, è stata soltanto una scelta spero e credo dell’allenatore, che era Liedholm. Non è stata una rivincita, a livello giovanile fisicamente non ero ancora pronto e quando mi lasciarono andare non la presi come una bocciatura. Ma sono stato felicissimo di tornare alla Roma da dove ero partito».
Entri all’Olimpico con la maglia della Roma per la prima volta proprio contro il Genoa in Coppa Italia, è vero che salire quelle scale è qualcosa di unico?
«Era uno Stadio diverso, adesso c’è la copertura, è un po’ più raccolto. Quando sono uscito con la curva piena è stata una grande emozione anche se venivo da una squadra che a sua volta ha dei tifosi molto calorosi. Nella mia carriera ho avuto la fortuna di giocare in quattro squadre con tifoserie molto passionali: a Roma, Genova, Torino nei momenti di difficoltà prendevi un po’ di forza anche da loro».
Sono maglie pesanti?
«Io la pesantezza sinceramente non l’ho mai sentita, anche perché sapevo che, non essendo granché tecnico, dovevo mettere in campo altre armi. Ho sempre dato tutto quello che potevo, la prestazione poteva essere positiva o negativa ma non ho mai avuto il rimpianto di non aver fatto il massimo in qualsiasi situazione».
Hai segnato tanti gol da terzino, oggi

molte squadre giocano con le difese a tre e i terzini fanno i quinti, un ruolo in cui emergere è molto complicato: tu a che livello saresti?
«A che livello non lo so, certo ai miei tempi come terzini sinistri c’erano De Agostini, Maldini, Nela, Francini ed era un po’ difficile emergere in quella posizione. Adesso, tolto Di Marco, ci si arrabbatta un pochettino. Ho avuto anche la fortuna di avere un allenatore come Mondonico che è stato uno dei primi a utilizzare i terzini come quinti perché noi giocavamo con due marcatori fissi e Cravero libero staccato. Io e Mussi eravamo molto simili ai quinti di oggi».
Tu “Rambo”, Annoni “Tarzan”, Bruno “O’animale”: eravate così cattivi? «Ci facevamo rispettare, certo oggi con la Var saremmo andati un po’ in difficoltà. Era un altro calcio, incontravi squadre con solo tre stranieri ma forti. E se non riuscivi ad emergere con la qualità tecnica ti dovevi arrangiare».
Hai fatto un passaggio nell’Under 21 che poi è stata il nucleo della Nazionale del ‘90. Perché non succede più?
FUI FELICE DI TORNARE ALLA ROMA. SONO STATO TRA I PRIMI “QUINTI”. A COMO IL GOL A CUI TENGO DI PIÙ
«Perché quei ragazzi giocavano quasi tutti titolari in Serie A, credo di essere stato l’unico di quel biennio a venire dalla B. Avevano già un’esperienza, minuti importanti ad alto livello e il salto era più semplice».
C’è paura oggi a far giocare i ragazzi in Serie A?
«Non è paura, c’è molto più interesse a raggiungere posizioni che ti portino denaro. Poche società lanciano giovani a costo di non raggiungere i loro obiettivi. Forse l’unico che si sta esprimendo alla grande in questo momento è Pio Esposito, altri dell’Under 21 che possano presto far parte della Na-





zionale non ne vedo».
Nemmeno Pisilli?
«Pisilli è un ottimo giocatore e un ragazzo eccezionale, però nella Roma è chiuso da Koné e Cristante che magari in questo momento danno più garanzie all’allenatore perché sono più solidi, hanno più esperienza. Ci rimette un ragazzo che dovrebbe avere la possibilità di fare uno step, ma succede ovunque in Italia».
La tua Roma il primo anno con Liedholm arriva terza, era una squadra forte…
«Era un’ottima squadra sì, fino a 7-8 domeniche dalla fine eravamo ancora lì, poi abbiamo perso in casa con Sampdoria e Inter e abbiamo un po’ mollato. Non dico che fu una delusione, però c’è stato un momento in cui abbiamo creduto di poter fare di più».
Il gol a Norimberga è il più importante della tua carriera?
«Veramente quello che ricordo con più piacere è quello di Como durante una striscia di tre o quattro vittorie di fila. Uno a zero con gol mio, una specie di cucchiaino, quindi Totti è arrivato dopo di me... Ovviamente scherzo, ma quel gol davanti a tanta gente di Roma, sotto alla curva, aggrappato alla rete, mi è rimasto nel cuore. Poi certo anche quello di Norimberga è stato bello e importante».
Cucchiaio di Como a parte tu tiravi forte, a Roma eri “bocca di cannone”. Perché oggi in tanti tirano solo a giro?
«Forse perché con i palloni di oggi un po’ leggerini anche il tiro a giro prende un po’ di potenza e di velocità. Avrei voluto vedere se con i palloni che pesavano più di mezzo chilo, con i campi bagnati e infangati, avrebbero tirato così.
Anche le scarpe sono cambiate, sembrano delle pantofole. Noi ne avevamo cura, le riempivamo di grasso, si cambiavano i tacchetti, la loro misura. Adesso giocano tutti con i 13 tacchetti di gomma, anche quando piove. Alcuni non li capisco sinceramente, sarà che sono vecchio».
Sei arrivato a Napoli dopo Maradona, però hai giocato con tanti grandissimi calciatori. «Alla Roma, senza voler togliere niente a nessuno, cito prima di tutti Sebino Nela. Sono arrivato perché lui era infortunato e nei primi mesi mi è stato vicino, mi ha aiutato, mi ha dato consigli e tanto altro. Poi Peppe Giannini, perché siamo stati in Nazionale assieme ed era un grande giocatore e ancora Bruno Conti e Pruzzo che sono stati icone e simboli di quella Roma. Ma grandi campioni erano anche Voeller, Careca, Zola e al Toro Walter Casagrande, che fece un gol all’Ajax che non avrebbe segnato nemmeno un giocatore di un metro e sessanta. E Gigi Lentini che purtroppo è stato sfortunato».
Di quel Toro ricordiamo tutti la finale Uefa persa con l’Ajax, Mondonico che alza la sedia, ma voi eliminaste in semifinale il Real Madrid di Bennhakker.
«2-1 per loro al Bernabéu, 2-0 per noi in casa, però siamo tornati da Amsterdam senza la Coppa e senza avere perso: 2-2 e 0-0 quando i gol in trasferta facevano la differenza. Nella partita di ritorno abbiamo preso due pali e una traversa al novantesimo, è andata così. Sarebbe stata la ciliegina sulla torta su una stagione veramente esaltante».
Quanto conta un allenatore?
«Io credo al 40% perché è quello che fa le tattiche, che nei momenti di difficoltà ti parla, che durante la settimana prepara la partita. Sicuramente un allenatore è quello che può far dare quel qualcosa in più ai suoi giocatori e c’è chi lo sta dimostrando anche in questo campionato».
Tipo Gasperini?
«Tipo Gasperini, Conte, Allegri. Tutti allenatori che contano molto in una squadra».
Dove può arrivare questa Roma?
«Mah, non diciamo niente (ride ndr). Si è creato entusiasmo, i giocatori sembrano entrati nella mentalità e nella metodologia dell’allenatore e parliamo di uno che negli ultimi anni ha sempre fatto bene con squadre belle toste e messe bene in campo. Quindi se i ragazzi avranno la forza di seguirlo fino alla fine, ci sarà veramente da togliersi delle soddisfazioni».
Te lo aspettavi che la Roma crescesse in questo modo così rapidamente?
«Sinceramente no, ma soltanto perché avevo paura che i giocatori non riuscissero a seguire i principi di allenamento e di gioco di Gasperini che non sono una passeggiata di salute. Sono stati bravi i ragazzi a mettersi a disposizione e a dare tutto e fino ad ora i risultati gli stanno dando ragione».
IL CALCIO DI OGGI MI PIACE MENO. I GIOVANI CHIUSI? PAGANO
LA FRETTA DEI CLUB.
PISILLI VALE
Stasera c’è Roma-Napoli, il campionato è ancora lunghissimo ma può dare delle risposte? Il salto di qualità per i giallorossi sono gli scontri diretti?
«Non sarà una partita determinante perché c’è ancora tempo, però è una sfida che può dare ai giallorossi ancora più consapevolezza dei propri mezzi. Sarà difficile e importante, ma la Roma che sto vedendo ha la possibilità di giocarsela alla pari con i campioni d’Italia». ■






PRIMAVERA
In piedi Mattia Almaviva, 19 anni, trequartista della Roma Primavera; seduto a terra Muhammed Bah, 18 anni, centrocampista dell’Under 20 giallorossa GETTY IMAGES
Roma 2
Lecce 2
Roma (3-4-2-1)
De Marzi; Mirra, Seck (16’ st Nardin), Terlizzi (40’ st Marchetti); Lulli (16’ st Litti), Romano, Bah, Sangaré; Della Rocca, Almaviva; Morucci (22’ st Paratici)
N.e: Stomeo, Arduini, Sugamele, Scacchi, Cama, Panico, Forte
Allenatore: Guidi
Lecce (3-5-2)
Penev; Scott, Pehlivanov, Pacia; Laerke (23’ st Kozarac), Calame, Kovac, Di Pasquale, Dalla Costa; Onyemachi (39’ st Esposito), Esteban
N.e: Lupo, Vescan-Kodor, Milojevic, Spinelli, Buzzerio, Specchia, Gorter, Serra, Danese, Palmieri
Allenatore: Schipa
Reti: 25’ e 37’ Kovac (L); 45+2’ Bah (R), 30’ st Nardin)
Arbitro: Di Loreto da Terni
Note: Ammoniti Laerke (L), Morucci (R), Seck (R)
Davide Fidanza davide.fidanza@ilromanista.eu
Pareggiare in rimonta, a poco dalla fine, in una partita nella quale si è stati anche in doppio svantaggio può indurre a pensare di aver guadagnato un punto. Nonostante ciò, di tutto si può parlare tranne che di punto guadagnato in casa giallorossa, con la Roma Primave -
ra che ha sì ribaltato il match contro il Lecce pareggiando per 2-2, ma è rimasta comunque con l’amaro in bocca per quanto fatto vedere nel corso dei 90 minuti. Il doppio svantaggio infatti, firmato Kovac e realizzato interamente nel primo tempo tra il venticinquesimo ed il trentasettesimo minuto, non rispecchiava in alcun modo l’andamento della partita fino a quel momento.
I ragazzi di Guidi infatti già nei primi 20-25 minuti avevano costruito almeno tre palle gol nitidissime senza riuscire tuttavia a sfruttarle. I salentini dal canto loro, alla prima occasione con Kovac, sono riusciti a passare in vantaggio e lo stesso calciatore una decina di minuti dopo ha raddoppiato trovan-
do la rete della domenica. Due episodi isolati nell’arco dei 90 minuti che hanno rischiato di compromettere l’intera gara romanista.
Nonostante questo, la fortuna ha comunque voluto aiutare i ragazzi di Guidi che allo scadere del tempo di recupero concesso nel primo tempo, hanno trovato la rete che ha accorciato le distanze con una conclusione deviata da Bah. Al ritorno in campo ci si aspettava chiaramente una Roma arrembante, anche più del primo tempo complice lo svantaggio, intenta a recuperare il risultato. Tuttavia i baby romanisti non sono riusciti a rendersi quasi mai molto pericolosi, almeno non tanto quanto fatto vedere nel primo tempo nonostante il doppio
Risultati
Partite
Frosinone-Monza
Parma-Napoli
Verona-Genoa
Atalanta-Lazio
Cagliari-Juventus
Cremonese-Cesena
Sassuolo-Fiorentina domani ore 16
Prossimo turno
Partite Data e orario
Milan-Verona 05/12/2025 ore 14
Cremonese-Cagliari 06/12/2025 ore 11
Juventus-Torino
Bologna-Inter
Genoa-Atalanta
06/12//2025 ore 11
06/12/2025 ore 13
06/12/2025 ore 15
Lecce-Parma 07/12/2025 ore 11
Napoli-Fiorentina
Cesena-Roma
Lazio-Frosinone
07/12/2025 ore 11
07/12/2025 ore 13
07/12/2025 ore 15
Monza-Sassuolo 07/12/2025 ore 15
svantaggio. Tuttavia, la Roma è riuscita a riprendersi la partita grazie ad un gol di Nardin arrivato ad un quarto d’ora dalla fine in seguito ad una mischia disordinata in area di rigore salentina. Il gol del difensore giallorosso è valso la rimonta ed il punticino in classifica che, come dicevamo all’inizio, può senz’altro far piacere da un lato, ma lascia sicuramente l’amaro in bocca dall’altro. Con questo risultato la Roma ha fallito l’aggancio alla Fiorentina in vetta alla classifica portandosi a meno 1 dalla Viola, che avrà però la possibilità di allungare sui giallorossi sfruttando la partita esterna in programma contro il Sassuolo per domani alle 16.
La Roma intanto in questa settimana tornerà a lavorare a Trigoria in vista del ritorno in campo in programma per domenica 7 dicembre alle ore 13.
La Roma di Guidi sarà impegnata in trasferta contro il Cesena per la quattordicesima giornata del campionato di Primavera 1. Uno scontro diretto visto e considerato che i bianconeri sono dietro di appena tre lunghezze a quota 21 punti in classifica, La partita sarà trasmessa da Sportitalia e sarà visibile sul canale 60 del digitale terrestre, o in alternativa in streaming sul sito o l’app della stessa emittente ■
GIALLOROSSI IN DOPPIO SVANTAGGIO GIÀ NEL PRIMO TEMPO NONOSTANTE IL DOMINIO DEL GIOCO. LA PROSSIMA COL CESENA
na partita «paradossale». Così, Federico Guidi, ha definito il pareggio dei baby giallorossi al Tre Fontane contro il Lecce. Una rimonta meritata, ma con tante occasioni sprecate, come dichiarato dal tecnico della Roma Primavera ai canali del club giallorosso: «È stata una partita un po’ paradossale, nel senso che la squadra ha espresso veramente un volume di gioco estremamente notevole. Ha creato tantissimo, ci siamo ritrovati sotto di due gol senza che il Lecce avesse passato la metà campo». Poi, l’analisi delle reti incassate nel corso del primo tempo, prima che Bah accorciasse le distanze nel finale: «Abbiamo preso un gol su un lancio lungo dove sicuramente potevamo fare un po’ meglio. E un euro goal, una balistica eccezio-
LA SQUADRA HA ESPRESSO UN VOLUME DI GIOCO ESTREMAMENTE NOTEVOLE MA CI SIAMO RITROVATI SOTTO SENZA MAI SOFFRIRE
nale. Ci siamo ritrovati sotto 2-0 e la squadra è stata molto brava a non scomporsi, a dare continuità al gioco e siamo stati bravi a riprenderla», ha affermato Guidi. Ma urge trovare più cinismo: «È chiaro che il tema è evidente, perché anche oggi abbiamo fallito tantissime occasioni da gol. Questo ci preclude di raggiungere il risultato, ma non ci determina la prestazione. La squadra ha continuato sulla falsariga di quello che sta facendo da tanto tempo e sul campo avrebbe meritato la vittoria», ha aggiunto il tecnico, per poi concludere: «Dobbiamo insistere e continuare a produrre quello che stiamo producendo in queste partite. Dobbiamo migliorare nella finalizzazione, questo è evidente». ■ LP


PianificazioneThøgersen, Valdezate, Haavi e Viens: tante giocatrici in scadenza a giugno 2026
Il club ha avviato i contatti con gli entourage di tutte loro. Sul mercato si cerca rinforzo in difesa

Leonardo Frenquelli leonardo.frenquelli@ilromanista.eu
Quando il campo ha meno da raccontare, si lavora su tutto ciò che lo circonda. Con la sosta delle nazionali in corso in casa Roma, oltre a iniziare la preparazione in vista della super gara contro la Juve di sabato prossimo a gruppo ristretto, si lavora sulla pianificazione a breve e lungo termine. A proposito di termine, la dirigenza romanista si sta muovendo per sistemare le situazioni delle giocatrici con il contratto in scadenza nel giugno del 2026: si tratta di Thøgersen, Valdezate, Haavi e Viens, tutti elementi a loro modo importanti nello scacchiere romanista. Su tutte, chiaramente, c’è Haavi: non si vedrà in campo prima dell’inizio del 2026 a causa dell’operazione al menisco cui si è dovuta sottoporre dieci giorni fa, ma la volontà del club di tenerla in rosa è facilmente spiegata dal ruolo assolutamente primario che svolge in campo. Per lei e per le altre, i contatti sono partiti e nelle prossime settimane si vedrà se porteranno “a dama”, mentre per Veje, a sua volta infortunata e in scadenza 2026, non serviranno nuovi accordi. Nel contratto dell’esterna difensiva è infatti prevista una clausola di rinnovo automatico al raggiungere un determinato numero di presenze in tutte le competizioni. Lei starà fuori almeno
DOPODOMANI LA RIPRESA IN CAMPO. GIOVEDÌ ATTESO IL RIENTRO DI TUTTE LE VENTI “NAZIONALI”
un mese (da capire se riuscirà a recuperare prima della sosta natalizia), ma quel numero di apparizioni è vicino al suo raggiungimento, quindi una volta tornata dovrebbe avere tutto il tempo di tagliare quel “traguardo” e prolungare la sua permanenza.
La Roma, anche alla luce dei tanti infortuni e con l’idea di rinforzare la rosa tutta nuova plasmata in estate si sta guardando in torno anche per il mercato di gennaio. Il ko per tutta la stagione di van Diemen ha fatto accendere ancora di più le intenzioni

di andare a trovare un nuovo profilo come difensore centrale, possibilmente con caratteristiche più “europee” quali fisicità e velocità e che siano affini a ciò che chiede Rossettini in termini di qualità nell’impostazione e di aggressività.
In giro per il mondo Mentre il club lavora per il futuro più o meno prossimo, in giro per il mondo le venti tesserate tra giovani e big continuano il loro cammino con le rispettive nazionali. Galli con l’Under 19

Qui sopra, a sinistra Haavi in campo contro il Barcellona, a destra Viens e Valdezate esultano dopo il gol della canadese segnato al Como il 23 novembre scorso; in basso Veje e Thøgersen al Tre Fontane nel pre-gara dell’ultimo derby, vinto 1-0 GETTY IMAGES
ha segnato altri due gol, stavolta decisivi nel 2-0 rifilato alle pari età della Bielorossia nelle qualificazioni agli Europei, mentre alle “grandi” manca ancora un impegno amichevole prima del ritorno nella Capitale. Rossettini radunerà nuovamente la squadra (o quel che ne resta al momento) martedì e due giorni dopo è previsto il reintegro delle varie nazionali, con buona parte delle quali che dovrà sostenere viaggi intercontinentali (le italiane, Viens e Heatley) per poi mettersi a disposizione in ottica Juve. ■
5I punti di vantaggio della Roma sulla Juventus in classifica Il rientro dalla sosta per le nazionali sarà segnato dal big match tra Roma e Juventus al Tre Fontane sabato prossimo alle ore 14.30. La squadra di Rossettini, nonostante i tanti impegni e altrettanti infortuni, ha mantenuto una continuità importante in campionato ed è arrivata allo stop con 5 punti sulle seconde (la Juve, appunto, e il Napoli). Le bianconere dopo un inizio di alti e bassi sono in crescita e cercheranno di ridurre il divario



Pietro Laporta pietro.laporta@ilromanista.eu
Viene da pensare che sia stato il destino, ancora una volta, a volere così. Nello stadio in cui aveva chiuso la sua prima (si spera non ultima) parentesi alla guida della Roma, Daniele De Rossi ha ottenuto ieri la sua prima vittoria con il Genoa, contro la stessa avversaria contro cui aveva ottenuto il primo successo da allenatore in Serie A: il Verona, battuto persino con lo stesso risultato, 2-1. L’andamento della partita è stato ben diverso da quel Roma-Verona del 20 gennaio 2024: a passare in vantaggio a Marassi sono stati
COME CON LA ROMA, LA PRIMA VITTORIA DI DANIELE È CONTRO IL VERONA. LA JUVE BATTE IN RIMONTA IL CAGLIARI
LA RICORRENZA
Memorial Petrucci Quanti amici per la signora con l’ombrello
IIERI MATTINA SUL CAMPO DELLA STELLA AZZURRA
L’AMICHEVOLE CHE SI TIENE
OGNI ANNO IN SUO ONORE ORGANIZZATA DALL’UTR
n fondo, Luisa non se n’è mai andata. In fondo il suo ombrello è ancora lì, a proteggere un’intera tifoseria. Eppure sono vent’anni che la signora con l’ombrello, al secolo Luisa Petrucci, ha reso orfana la curva Sud e tutti i tifosi giallorossi. Ma se il tempo scorre inesorabile, il suo ricordo non sbiadisce mai. E da vent’anni, ogni anno, puntuale ci si ritrova in un campo ad omaggiarne il ricordo. I primi a renderle omaggio furono proprio i ragazzi dei gruppi organizzati della Sud che ad Empoli, quattro giorni dopo la sua scomparsa (venne a mancare il 12 ottobre 2025), esposero sulla pista lo striscione CURVA SUD LUISA PETRUCCI, a rinsaldare il fantastico legame che c’era tra lei e quei ragazzi. Ogni anno invece l’Unione Tifosi Romanista

con Grassetti, Calicchia e Capelli organizza un’amichevole in suo onore, pretesto per molti amici per ritrovarsi a festeggiare la ricorrenza insieme con gli amati nipoti Rolando e Isabella. Ieri si è giocato sul campo della Stella Azzurra, la squadra dell’Utr ha battuto 5-3 quella dell’Aics del presidente Zibellini, con il patrocinio del presidente dell’8° Municipio Amedeo Chiaccheri. Risate, gol, emozioni (soprattutto nel ricordo del nipote Rolando) e un brindisi alla fine, con uno sguardo riconoscente verso il cielo. DLM

i veneti, con un gol di Belghali al 21’. Al 40’ il pari di Colombo, bravissimo ad insaccare una gran palla di Vitinha. Dopo un gol annullato proprio a Vitinha e il palo di Ostigard, è arrivato il gol di Thorsby per il definitivo 2-1. De Rossi sale quindi a 11 punti e supera tra le altre il Parma, battuto in casa 2-0 dall’Udinese con gol di Zaniolo e Davis. Come DDR, ha vinto in rimonta anche Spalletti: dopo il gol di Esposito, la doppietta di Yildiz ha regalato i tre punti alla Juve sul Cagliari. Vittoria anche per il Milan che, battendo la Lazio con gol di Leao, si è momentaneamente preso la vetta. A far discutere è però il rigore assegnato nel finale ai laziali, poi inspiegabimente sottratto: Allegri espulso, biancocelsti in silenzio stampa. ■

5 reti: Orsolini (Bologna), Calhanoglu (Inter), Pulisic (Milan), Paz (Como), 4 reti:Soulé (Roma), Leao (Milan), De Bruyne e Anguissa (Napoli), Bonazzoli (Cremonese), Simeone (Torino), Castro (Bologna), Bonny e Lautaro Martinez (Inter), Berardi (Sassuolo)
3 reti: Thuram (Inter), Ostigard (Genoa), Addai (Como), Davis e Zaniolo (Udinese), Nzola (Pisa), Borrelli (Cagliari)
2 reti: Dovbyk, Pellegrini e Wesley (Roma) Simeone (Torino), Castro (Bologna), Bonny e Lautaro Martinez, Sulemana (Atalanta), Berisha (Lecce), Giovane e Orban (Verona), Pavlovic (Milan), Kean (Fiorentina), Cambiaghi (Bologna), Bernabé (Parma)
1 rete: Celik, Cristante, Dybala, Ferguson e Hermoso (Roma)
Roma-Cagliari
