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COGITO ERGO SUD MI FIDO DI TE
Tonino Cagnucci Q


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COGITO ERGO SUD MI FIDO DI TE
Tonino Cagnucci Q






Nuove sfide, vecchi guai Col Napoli quinta gara chiusa senza reti all’attivo. Gasp ha il 10° attacco della Serie A
Simone Valdarchi simone.valdarchi@ilromanista.eu
Un brutto déjà vu. Roma-Napoli sapeva, nel suo avvicinamento, di grande occasione, una di quelle che a queste latitudini mancavano da parecchio tempo. Roma-Napoli, nel suo svolgimento e fine, ha somigliato terribilmente a gare già viste in questo inizio di avventura targata Gasperini. Un’avventura che, va ribadito fin da subito, rimane comunque positiva oltre le aspettative. Il risultato, però, è quello: altro big match e altro 1-0 a sfavore.
La miglior difesa del campionato cade solo per i meriti di un contropiede fulminante sull’asse Hojlund-Neres, il 10° attacco del campionato non impensierisce, se non al 90’, Milinkovic-Savic. Insomma, in una Roma che viag-
Lorenzo Latini lorenzo.latini@ilromanista.eu
aturità, t’avessi preso prima... », cantava Antonello Venditti in uno dei suoi più grandi successi. Un verso che in qualche modo puòpurtroppo - essere associato alla Roma degli ultimi anni e al suo rendimento negli scontri diretti. La sconfitta con il Napoli (la quarta in questo campionato) è arrivata con modalità simili rispetto a quelle precedenti con Inter e Milan, altre due big di fronte alle quali la squadra di Gasperini ha dovuto arrendersi, nonostante le buone prestazioni. Ma il gap non è recente, anzi: ormai da anni la Roma fatica a fare risultato contro le cosiddette big. E i punti persi contro le milanesi, la Juve, il Napoli e l’Atalanta, alla fine, fanno la differenza e impediscono ai giallorossi di tornare in Champions. Meglio il rendimento con Bologna, Fiorentina e Lazio, che però negli anni hanno avuto rendimenti altalenanti, meno stabili rispetto alle cinque squadre succitate.
Dal 2018-19 - e cioè dalla prima stagione in cui la Roma non è riuscita a rientrare tra le prime quattro e quindi ad andare in Champions League - Pellegrini e compagni hanno raccolto la miseria di 56 punti su 219 disponi-
IL GIOCO HA AIUTATO NELLE
ULTIME GARE MA I SINGOLI LÌ DAVANTI NON SI SONO ANCORA ACCESI
gia a oltre 2 punti a partita, terza a -1 dalle prime dopo un terzo di campionato, il difetto più grande, anche dopo il Napoli, sembra la rara pericolosità offensiva. Eppure, le ultime uscite, le sfide a Udinese e Cremonese su tutte, sembravano suggerire che il malato, se non risanato, era quantomeno sulla via della guarigione. Il merito però, più che di acuti da parte dei singoli lì davanti, era da ricercare nel gioco di una Roma corale e gasperiniana, in grado di invadere le aree di rigore avversarie e segnare quasi per inerzia, fino ai 3 gol di Cremona, un unicum in questa stagione.
La gara a secco contro Conte, invece, non è stata una novità purtroppo, ma la quinta volta nelle prime 18 partite stagionali (tra campionato e coppa) in cui la Roma è arrivata al triplice fischio con un fastidioso 0 sul tabellino accanto ai gol fatti. Tutte gare
IL RENDIMENTO
GASPERINI DOPO IL KO
DI DOMENICA: «DYBALA E BAILEY NON POSSONO ESSERE QUESTI»

perse, ovviamente, non avendo la Roma ancora mai pareggiato (12 vittorie e 6 sconfitte), altra particolarità nel rendimento della squadra di Gasp. Ovviamente, il gioco, la condizione atletica e la conoscenza delle richieste dell’allenatore sono tutti fattori che, col passare del tempo, aiuteranno la Roma a crescere, ma la sensazione è che lì davanti serva anche qualcosa in più. Dal mercato, anzitutto, dove Gian Piero si aspetta due

Lorenzo Pellegrini, 29 anni, in azione domenica sera contro il Napoli GETTY IMAGES
bili nelle sfide contro Napoli, Inter, Milan, Inter e Atalanta: praticamente un quarto del totale possibile, troppo poco per riuscire ad arrivare tra le migliori. Il dato peggiore è quello relativo al 2020-21, quando - con Paulo Fonseca in panchina - la Roma ha raccolto soltanto 4 punti su 30 negli scontri diretti, frutti di
Big-match, i punti ottenuti dalla Roma dal 2018-19 ad oggi
innesti, provando a colmare il vuoto rimasto sulla sinistra, dove un esterno di piede destro, a Trigoria, non è mai arrivato. Oltre alla campagna acquisti, però, Gasperini vuole vedere qualcosa di diverso anche da parte dei giocatori a disposizione. L’ha fatto capire a più riprese fino a domenica sera, nel postpartita, quando ha commentato le prestazioni di Bailey e Dybala: «Non possono essere questi», ha sentenziato l’allenatore romansita.
4 pareggi, 6 sconfitte e nessuna vittoria. A fine stagione, il successo nel derby mise al sicuro il settimo posto che valse l’accesso alla Conference League, poi vinta con Mourinho. Con lo “Special One” le cose andarono soltanto leggermente meglio: 8 punti su 30 nel 2021-22, 9 su 30 nel 202223, 6 su 30 nel 2023-24, stagione in cui a gennaio gli subentrò De Rossi. Nella passata stagione i 10 punti complessivi sono figli della grande rincorsa avvenuta sotto la gestione Ranieri, con le vittorie contro Inter e Milan nella fase finale del campionato.
Quest’anno, al netto dei successi contro il Bologna e nel derby, contro Inter, Milan e Napoli sono arrivati tre ko. A dimostrazione del fatto che c’è ancora da lavorare e da maturare. Ma questo lo sa Gasperini e lo sanno i calciatori. La strada intrapresa è quella giusta. Prima di Natale, a Torino con la Juve, la banda di Gasp avrà un’opportunità per rifarsi contro una big. ■
Squadra 18/19 19/20 20/21 21/22 22/23 23/24 24/25 25/26

Due gol e due assist in due, troppo poco considerando che per qualità dovrebbero essere punti fermi dell’attacco romanista. Se poi, come contro il Napoli, anche l’unica certezza al livello di rendimento come Soulé viene meno, il risultato non può che essere quello visto all’Olimpico. Insomma, Roma-Napoli è stata l’ennesima riprova di un attacco che fatica ad incidere, ma per continuare a sognare serve qualcosa di diverso. ■


Un giorno di riposo per ricaricare le pile e rifiatare al termine di una settimana molto impegnativa, che ha visto i giallorossi impegnati prima a Cremona, poi col Midtjylland e infine con il Napoli. Sfide che hanno tolto qualcosa dal punto di vista della brillantezza, fattore sottolineato da Gasperini in fase di commento dopo il ko maturato all’Olimpico contro gli uomini di Conte. Motivo per il quale il tecnico giallorosso ha fissato la ripresa dei lavori per oggi pomeriggio, quando il gruppo al completo si ritroverà per iniziare a preparare, con una proficua settimana di lavoro davanti, la delicata trasferta in terra sarda, in programma domenica pomeriggio alle ore 15 contro il Cagliari. L’input di Gasperini è stato chiaro: occorre recuperare tutti, sia gli infortunati ma anche chi al momento non gode di una condizione atletica particolarmente brillante. Serve l’aiuto di tutti per far immediatamente ripartire il percorso giallorosso, a caccia di punti preziosi per rimanere al vertice della classifica.

Artem Dovbyk a Trigoria
Artem vede l’Allianz Solamente due gli indisponibili che Gasperini spera di riabbracciare quanto prima. Prosegue il suo lavoro in solitaria Angeliño, sul quale è inutile sbilanciarsi indicando provvisorie o probabili date di rientro. Solamente quan-
IERI LA SQUADRA HA USUFRUITO DI UN GIORNO DI RIPOSO. OGGI INIZIA LA PREPARAZIONE ALLA SFIDA CONTRO IL CAGLIARI
Da sinistra e in senso orario: il destro di Tommaso Baldanzi al 90’ di Roma-Napoli 0-1, parato da MilinkovicSavic; Leon Bailey in campo nel secondo tempo della sfida alla squadra di Conte; lo sguardo di Gian Piero Gasperini, tecnico romanista da quest’estate e per i prossimi tre anni secondo contratto, nell’immediato prepartita di RomaMidtjylland di Europa League, di giovedì scorso MANCINI
Quello che mi preoccupa dopo la sconfitta col Napoli è che Felici è un bel giocatore, Idrissi anche di più, Palestra potrebbe essere considerato tra i migliori esterni del campionato; che il Cagliari a Torino con la Juventus non meritava di perdere. Io penso a questo. Al futuro. Alla Roma, alla stagione non solo al campionato. Vedi Napoli e non succede niente, almeno non il giorno dopo e nemmeno il mese seguente. Magari a gennaio sì, comprando un paio di giocatori perché con quelli che abbiamo più di così non si può fare. Che poi “più di così” significa essere a un punto (1) dal primo posto (1°) dopo 13 partite, in corsa per arrivare fra le prime 8 in Europa League, con una Coppa Italia che inizia a gennaio, un derby vinto con palo al 94’ incorporato, una squadra già mentalizzata, convinta, seria, generosa, gasperinizzata. Applausi alla Roma. Applausi alla Roma sotto la Curva Sud. La sconfitta col Napoli ci restituisca un profondo senso di realismo: non si tratta di sognare, quello lo abbiamo già fatto, si tratta di cercare di realizzarli i sogni. In assoluto è brutto pretendere, brutto elemosinare, più giusto chiedere forse: verbalizzatela come volete ma, anche se non è un pensiero troppo originale, a questa squadra sarebbe davvero delittuoso non dare due punte in più (anche nel senso letterale). Perché questo mi pare il più che si può (deve?) dare alla Roma, a Gasperini, ai calciatori. Per il resto compattissimi, molto più di prima. Se possibile contro tutti. Perché per il resto, tutto il resto è… Var.
do sarà in grado di tornare ad allenarsi con i compagni sarà di conseguenza possibile stabilire una potenziale gara di rientro. Può essere invece Juventus-Roma del 20 dicembre quella buona per rivedere in campo Artem Dovbyk. L’attaccante giallorosso aveva rimediato nella sfida contro l’Udinese una lesione al tendine del retto femorale della gamba sinistra che può però consentirgli di tornare tra i convocati nell’affascinante sfida dell’Allianz Stadium.
Testa al Cagliari Il gruppo giallorosso oggi pomeriggio si rivedrà a Trigoria. Sarà una seduta di scarico per chi ha accumulato un discreto minutaggio contro il Napoli, per gli altri normale lavoro atletico-tattico. Da valutare Koné, non al 100% in questo momento, mentre per gli altri saranno giorni di lavoro preziosi per ritrovare la giusta elettricità nella gambe, assolutamente necessaria per uscire dall’Unipol Domus di Cagliari con punti pesanti in tasca. ■
Il calcio al tempo del Var mi fa abbastanza schifo: non si tratta di essere contro la tecnologia (assurdo pure non applicarla per i corner o persino per i falli laterali quando questi sono chiaramente invertiti) ma contro l’uso che si fa che ormai è contro la tecnologia stessa: l’immagine evidente non è più evidente. L’obiettivo fotografa il soggettivo e viceversa. Tutto molto più di prima è diventato interpretabile. Fanno vedere quello che vogliono, quando vogliono, come vogliono e lo commentano come vogliono. Un fallo netto a volte non è “varabile”, un altro dubbio invece diventa legge; un fallo in una partita non lo è mai, in un’altra sempre. Dipende dalle coordinate. Certe invenzioni andrebbero bene sul vecchio
“Fuori orario” di Ghezzi oppure commentate dal fu Carmelo Bene: siamo alla supercazzola. Ma adesso noi siamo concentrati a costruire una grande Roma per non aver paura più di poter volare (quanto stiamo diventando bravi vero?). Amo poco, anzi, direi per niente Jovanotti, mal sopporto il suo sfinente ottimismo, ma filosoficamente il riferimento della Sud è stato puntualissimo: «La vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare». Ti fidi di me? Del Var no, ma di questa Roma sì. E ti pare che non sono disposto a perdere una partita? ■
Quei gol sempre uguali Una squadra del Gasp prenderà sempre certe reti Ma con maggior qualità nella manovra se ne potrà segnare qualcuna in più
Daniele Lo Monaco daniele.lomonaco@ilromanista.eu
Nel dettaglio
Roma, domenica 30 novembre 2025
13ª giornata del campionato di Serie A
Roma Napoli
0 gol 1
0,52 x-gol 1,17
54% possesso palla 46%
5 occasioni da gol 5
0 assist 1
4 calci d’angolo 2
9 contrasti vinti 16
64 palle recuperate 71
75 palle perse 73
14 falli commessi 13
0 fuorigioco 4
3 parate 2
0 rigori 0
4 ammonizioni 3
0 doppie ammonizioni 0
0 espulsioni 0
123 distanza percorsa (km) 129
440 passaggi riusciti 356 86% precisione passaggi 81%
5 passaggi chiave 5
7 tiri totali 6
2 tiri in porta 4
5 tiri fuori 1
0 tiri respinti 1
0 pali 0
4 tiri in area 2
3 tiri da fuori area 4
17 cross totali 8
2 cross riusciti 2 0 dribbling 0 Tempo di gioco
Totale 97’ 10”
Effettivo 57’ 11”
La prima considerazione che sorge spontanea alla fine della sfida con il Napoli, e che rimanda anche ai confronti vissuti contro l’Inter e il Milan (la partita con il Bologna sfugge invece a questa logica, perché effettivamente oggi la squadra di Italiano sembra altro rispetto a quella dell’esordio), è che la Roma grazie al lavoro di Gasperini ha fatto un salto in avanti evidente ed è ormai nell’elite del calcio italiano, oltretutto con la prospettiva di poter solo migliorare. Sono ancora davanti ai nostri occhi, infatti, gli impacci dei confronti diretti delle precedenti stagioni, quando contro squadre di questo livello, a volte anche se non sconfitti, comunque si tornava a casa con la sensazione di aver davanti ancora troppa strada da percorrere per raggiungere quel livello. Oggi invece la sensazione è che la Roma sia davvero vicina al top e se non ci si fa prendere dalle isterie in seguito alle sconfitte e se si dà il giusto peso alle vittorie, affidandosi ai professionisti che per fortuna adesso amministrano la Roma su diversi livelli, si può davvero guardare al futuro con misurata e giustificata ambizione.
Investimenti necessari
La partita col Napoli ha detto però anche altro e cioè che quella dimensione per stare già da ora davanti a tutti non è ancora stata raggiunta. Per quello servono ancora investimenti economici importanti e, se possibili, ancor di più tecnici. Sarà fondamentale, sin da gennaio, non sbagliare i rinforzi della rosa, sia quando si metterà mano al portafoglio, sia quando si andranno a cercare talenti magari non ancora espressi e per questo meno costosi. La vera differenza la faranno le conoscenze e siamo sicuri che lavorando con la giusta programmazione giocatori migliori di quelli che sono adesso nella rosa potranno presto sbarcare a Trigoria. Perché poi la terza verità emersa domenica sera è che i risultati top level li raggiungono giocatori top level e se il Napoli, tormentato dagli infortuni, è riuscito ad uscire dalle tempeste è grazie alla profondità della sua rosa (e agli investimenti che Conte ha preteso quest’estate, conditio sine qua non per abbandonare la baracca). Così domenica, senza il centravanti titolare, Lukaku, il Napoli ha messo in difficoltà la Roma con Hojlund, che poi è stato sostituito da Elmas, con Neres spostato centravanti che a sua volta è stato sostituito da Lucca, uno dei talenti offensivi italiani più ambiti. Certo, poi ci sono i meriti evidenti degli allenatori con i loro pregi (enormi) e i loro difetti, pochi ma non sempre secondari.
Certi gol si prenderanno sempre Guardiamo ad esempio nella valutazione generale che si può fare del gioco di Gasperini, la tipologia delle reti subite in campionato che hanno portato la Roma a perdere quattro delle prime 13 partite: con il Bologna, è stata letale una ripartenza in fascia su azione insistita della Roma nell’area avversaria; con l’Inter, Bonny è andato solo al cospetto di Svilar per una mancata marcatura e uno sbadato tentativo di fuorigioco a metà campo; con il Milan, una ripartenza dritto per dritto di Leão su un’azione offensiva, romanista con sovrapposizione del centrale di difesa sull’esterno; con il Napoli, un’altra transizione verticale e centrale dopo aver rubato un pallone, con annesso possibile fallo che l’arbitro non si è sentito di rilevare, a Koné all’ingresso in area. Sono le controindicazioni del gioco di Gasperini, una filosofia prima che un dispositivo tattico, che impone coraggio e aggressività estesi fino al cuore dell’area avversaria e che portano la Roma inevitabilmente ad esporsi al contropiede perché non è sempre “geograficamente” possibile coprire tutti i punti di una possibile ripartenza quando si attacca e si ha la necessità di staccarsi dagli avversari. Se, dunque, Hermoso è chiamato a partecipare all’azione offensiva insistita, diventa logico che il suo avversario diretto (Neres, che lo spagnolo stava marcando con


Nel posizionamento medio dei giocatori in fase di possesso palla si nota la struttura equilibrata della squadra messa in campo inizialmente (grafica qui a fianco) con Cristante (4) con funzioni di regia più vicino ai difensori rispetto a Koné (17), con Wesley (43) molto più alto rispetto a Celik (19) e con i tre attaccanti a dividersi gli spazi in maniera piuttosto equa. Nell’altra grafica si deve tener conto della posizione un po’ ibrida di Dybala (21) che è entrato l’ultima mezz’ora al posto di Soulé, ma poi ha svolto la funzione di attaccante centrale a dieci minuti dalla fine quando è entrato Bailey al posto di Pellegrini, con spostamento di Baldanzi sul centrosinistra, nel ruolo occupato fino a quel momento da Lorenzo, e inserimento del giamaicano a destra
profitto) si ritrovi senza avversario e i meccanismi per andarlo a prendere non sempre funzionano oppure, come nel caso di domenica, l’uomo che è chiamato a tamponare l’emergenza (Cristante) non è in grado da un punto di vista dinamico di contenere l’accelerazione dell’avversario.
Quei lanci pigri su Ferguson La ripetitività di certe conseguenze è il motivo stesso per cui la principale critica che viene mossa proprio a livello didattico alla filosofia tattica di Gasperini è che la stessa esasperazione che porta tanti vantaggi e tante partite dominate e vinte con forza e dinamismo, ti espone poi a quasi inevitabili sconfitte, soprattutto contro squadre tecnicamente attrezzate, e questi episodi alla resa dei conti sono quelli che ti impediscono di vincere qualcosa. L’eccezione alla regola in questi anni di dominio atalantino senza vittorie su campionato e coppe è stata proprio la vittoria in Europa League di due stagioni fa. Vincendo in quella maniera Gasperini ha infranto un tabù che forse lui stesso aveva cominciato a temere. Giocare contro le sue squadre non è divertente per chiunque, e spesso non è divertente neanche per gli spettatori neutri: è un calcio di grande fisicità, di duelli individuali, di annullamento delle potenzialità avversarie. Ma quando si liberano l’estro e la fantasia può essere anche molto spettacolare. Ecco perché si divertono molto i tifosi delle sue squadre (e se ne sono accorti quelli dell’Atalanta quando Gasp è andato via). Perché vedono un calcio aggressivo, coraggioso, proattivo. La vera scommessa (sua e dei dirigenti che lo hanno cercato) di questi anni di contratto alla guida della Roma è comunque affascinante: se sarà possibile alzare il livello tecnico fino a valori assoluti, probabilmente le conseguenze di questo calcio così aggressivo sofferte fino a oggi potranno essere decisamente attenuate. E quell’episodio negativo, tipo il gol subito con il Napoli, potrà facilmente essere superato in virtù, magari delle giocate offensive che consentiranno alla Roma di segnare più di quanto non stia accadendo in queste prime 13 giornate. Una considerazione finale poi sulla partita: nelle esibizioni più recenti il palleggio e il giro palla della squadra è stato sempre più veloce e produttivo. Contro il Napoli le pressioni avversarie sono state diverse e più efficaci e questo ha rallentato inevitabilmente il dialogo tra i romanisti. Ma c’è stata anche una tendenza nel primo tempo ad alzare il pallone verso Ferguson che ha impigrito la manovra, come se i giocatori preferissero calciare lungo piuttosto che rischiare una giocata corta. Per il calcio di Gasperini questo è un errore molto grave. Se ne sarà sicuramente reso conto l’allenatore. ■


L’episodio decisivo della partita di domenica rivisto al microscopio 1 Koné punta l’area con decisione, gli si fa incontro Rrahmani. Dietro di lui ci sono solo Cristante e, fuori inquadratura, Ndicka. Sopra la linea della palla tutti gli altri giocatori: dei cinque giocatori difensivi, ben quattro sono sopra la linea della palla 2 Persa la palla, nelle modalità che ognuno conosce e giudica, è proprio Neres a ripartire con Hojlund davanti, mentre Cristante si sbraccia in segno di protesta con l’arbitro


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Federico Vecchio
«Quello che sta succedendo adesso è che finalmente sono connessi tra i reparti». Questa frase non l’ha pronunciata uno di quelli che abita nel condominio di Del Piero, ma uno in fila ai tornelli. A chiusura di un ragionamento con cui voleva dimostrare che la nostra forza, ora, al di là dei singoli, è data dalla capacità dei giocatori di diventare parte del tutto. Vedasi «Mancini e Celik che diventano attaccanti», ad esempio.
Ma il ragionamento non faceva tanto breccia, va detto, perché la preoccupazione sovrastava l’ottimismo. E la preoccupazione era data dai due giorni di riposo in meno («Loro hanno finito di pensare alle Coppe da martedì sera») e dalla, oramai cronica, incapacità di capire quale sia la nostra identità in attacco («So’ tutti esperimenti»). Ma la preoccupazione, se prevaleva sull’ottimismo, di certo non prevaleva sulla fiducia in una squadra che ha sin qui dimostrato di credere nel proprio allenatore («Sono tutti convinti che, con lui, possono crescere»), ma anche nei propri mezzi («Vedi che tutti non si limitano a fare il compitino, ma osano sempre qualcosa in più?»). Insomma, il Napoli sarà pure il Napoli dei due scudetti in pochi mesi, ma noi siamo una squadra che può guardare negli occhi, senza timore, chiunque («Hai dimostrato che lassù puoi starci a pieno titolo»).
Tutto molto bello, finalmente. Perché non si sale in Tevere sperando di riuscire, ma si sale in Tevere convinti che si può fare, che siamo finalmente protagonisti del nostro Campionato, che sono gli altri che devono iniziare a preoccuparsi di noi. La notizia di Ferguson davanti viene letta, da un lato, come una manifestazione di coraggio («Andiamo a giocarcela nella loro area») ma, dall’altra, come una necessi-

tà difensiva («Ti schiacciano e ti serve qualcuno pronto a riprendere i lanci lunghi per provare ad uscire»). Ma la vera novità, rispetto al passato, è che i giudizi positivi sulla scelta di Gasperini di fare giocare Ferguson sarebbero stati ugualmente positivi se quella scelta fosse caduta su Dybala o su Baldanzi («Avrei preferito il tridente leggero, ma va benissimo così: Gasperini sa come giocarsela»). A dimostrazione di una fiducia davvero ritrovata, «se solo pensiamo a dove eravamo un anno fa di questi tempi». Si parte, e qualche preoccupazione inizia ad emergere. Un po’ perché sbagliamo il semplice («Ma che so’ sti passaggi tutti storti?»), un po’ perché la sensazione che si avverte nei seggiolini è quella di un arbitraggio fisca-
le («Questo me pare più attento ai centimetri che ai falli…»). Un po’, e soprattutto, perché il Napoli, e lo si capisce subito, è la squadra più forte mai affrontata quest’anno, pressandoci dovunque, impendendoci di far girare il pallone come ormai siamo abituati a vedere, capace di palleggiare e ripartire con facilità.
Ci si innervosisce, perché non tiriamo mai («Al massimo, così, fai zero a zero») e perché non si comprende la ragione per cui l’arbitro non fischi, non ammonisca, non blocchi, sul nascere, quelle piccole perdite di tempo che, come vedremo poi, si protrarranno fino al novantaseiesimo («’St’arbitro se deve fà sentì!»). La verità è che ci rendiamo conto che questa partita non sta andando come ci aspettavamo che andasse; che il
nella top 11 del 2024-25: «Ci
«Si può sempre migliorare. Io, magari, posso farlo coi piedi». Ma per il momento basta che Mile Svilar pari il mondo. Anche perché è proprio grazie ai suoi interventi se ieri è stato premiato al Gran Galà del Calcio: miglior portiere della Serie A 2024-25, con annesso inserimento nella top 11 della stagione in questione. Di dubbi, ce n’erano pochi. Come quelli avuti, durante Roma-Napoli, in occasione del gol di Neres. «Quando sono uscito dalla porta, ho pensato: “La prendo al 100%, non ha spazio per calciare”. Invece lo ha trovato e ha segnato», racconta ai microfoni di Sky Sport. Ora è fondamentale giocare e dimenticare. La stagione, salvo qual-
Napoli è più forte; che non è colpa dell’arbitro; che il rigore non dato a quegli altri ci ha, incredibilmente, rovinato il sabato sera («Io che ci rimango male per un rigore non dato alla Lazio al 95°: stiamo all’assurdo»); che la Juventus ha vinto; che l’Atalanta ha vinto; che il Bologna è probabile che pure vinca. E, quindi, quello che la Tevere chiede è che questa partita venga vissuta come una finale. Che, si sa, sono soltanto da vincere, senza preoccuparsi del come. Perché sarebbe bello rivivere una settimana primi in classifica, avendo messo un minimo margine tra noi e gli altri, sentendoci di nuovo protagonisti e non comparse nel Campionato degli altri. È questo che la Tevere sta chiedendo. Non vuole vincere lo scudetto ora. Vuole sentirsi final-
mente ricompresa nel ruolo che la nostra Storia ci ha assegnato, perché siamo in debito di tanti successi mai vissuti («Io non voglio più aspettare»). Svilar fa Svilar e, dopo che Pellegrini prova e Ferguson non riesce, dopo che Koné perde palla («Perde palla?! L’hanno abbattuto!») e Svilar non riesce a fare Svilar («J’è passata sotto er braccio; aveva preso pure questa…»), ci ritroviamo a fare i conti con la realtà: «contro le grandi non vinci». Nessuno, però, vuole arrendersi a questa sensazione che ci pervade, che è quella di essere eterni secondi («’Sta partita nun po’ finì così»). E, quando Baldanzi entra in campo, la fiducia in Gasperini è tanta, e la speranza è quella che, malgrado collocato lassù, in cima a Monte Mario, riesca comunque a trasmettere laggiù quello che c’è da fare. Ma il secondo tempo va avanti come il primo: il Napoli fa la sua partita, giocando bene («So’ forti, dobbiamo dirlo»), e noi non diamo mai la sensazione di avere capito fino in fondo come si possa fare. Poi, quando Dybala dal cilindro estrae la solita magia, Baldanzi ha sul piede la penna per scrivere una bellissima pagina della sua vita romanista. E tira pure bene, forse troppo bene, ma quel pareggio svanisce sulla mano del portiere («Se avesse calciato sporco, entrava, perché gli avrebbe rubato il tempo»). Usciamo, quindi, guardando la classifica («Stiamo sempre lì»), i risultati che non arrivano contro le grandi («Se non vinci gli scontri diretti, è dura»), le facce di tutti che sono più amareggiate che disilluse. Ma usciamo condividendo, soprattutto, la sensazione che è di tutti, e cioè che questi punti persi, alla fine, li rimpiangeremo. Proprio perché tutti hanno fiducia in Gasperini ed in questa squadra. Nessuno dubita che le vittorie continueranno ad arrivare, e da subito. Ma la preoccupazione è un’altra: è che a quelle vittorie non corrispondano i successi. Ed è di questo che non se ne può più. ■

che intralcio, procede a gonfie vele: «L’impatto di Gasperini è molto positivo e si vede anche dai risultati. Per vincere gare come quelle con gli azzurri bisogna fare di più, ma siamo vicini, a un punto dalle altre. E il campionato è lungo». Diversamente dal 2025. Si sa: quando ci si diverte, il tempo vola. L’impressione (anzi, più certezza) è che l’anno solare non sia per nulla dispiaciuto: «È nato mio figlio e questa è stata la più grande emozione. Calcisticamente parlando, è stato un anno da sogno. In passato ho vissuto anni difficili in cui ho giocato poco. La gente si aspettava meno, ma il lavoro ha pagato». Lo stesso lavoro svolto dalla Roma per tornare
a brillare: «Un anno fa era difficile pensarci. Abbiamo avuto momenti di buio, ci siamo rialzati insieme e questo mi fa molto piacere. Sono felice e orgoglioso di essere qui. Sugli allenamenti con Gasperini, beh... Io ho lo stesso allenatore dei portieri di prima. Ma quando vedo le facce dei compagni negli spogliatoi dopo gli allenamenti, penso che è una cosa mai vista qui! È tostissima». E come dimenticare una chiosa su Daniele De Rossi? «Il rapporto che ho con lui è inspiegabile. È stato l’allenatore più importante per me, sarò grato per sempre a lui». Un po’ l’inizio del percorso di Mile con la Roma ■ SC

VAR & EVENTUALI
Massa & co. I timori dei romanisti per la designazione per Roma-Napoli erano fondati. Attesa per “Open Var”
Gabriele Fasan gabriele.fasan@ilromanista.eu
Roma-Napoli, atto secondo. Si continua a parlare della sfida di alta classifica di domenica sera in chiave arbitrale. Sì, perché le preoccupazioni dei tifosi romanisti, dopo la designazione di un pool arbitrale composto da direttori di gara con i quali non sono mai mancati episodi pieni di polemiche, si sono materializzate durante il big match col Napoli. L’episodio chiave, neanche a farlo apposta, il gol di Neres che ha regalato la vittoria all’Olimpico agli uomini di Conte contro la squadra di Gasperini. In tempi di «vogliamo decisioni giuste, a costo di una revisione al Var in più» (cit. Rocchi), anche a costo di “smorzare” e superare il concetto di «chiaro ed evidente errore», per un gol che può valere un campionato, o comunque tanti soldi, domenica sera dall’Olimpico fino a Lissone erano tutti d’accordo, almeno apparentemente: Rrahmani non commette fallo su Koné. Nemmeno per «imprudenza» (se vai dritto sulle caviglie di un avversario non hai calcolato benissimo il rischio...). Quindi da potenziale punizione dal limite per la Roma a gol in contropiede del Napoli. In questo senso c’è attesa per la puntata di oggi di “Open Var”, nella quale si potrebbe scoprire qualcosa di più, sempre che Rocchi scelga di mostrare l’episodio ai telespettatori. Sperando anche che venga

chiarito (anche a moviolisti avventati), regolamento alla mano, la dinamica del fallo che appare piuttosto chiara. E che prendere (anche) il pallone non scagiona affatto, ma è relativo. Il francese della Roma è in anticipo sul pallone e lo sposta, poi arriva Rrahmani che prende caviglie e pallone (e con due piedi, quasi uniti). Difficile far passare che non sia fallo, più facile incasellare l’episodio tra quelli al limite. Considerando anche che a centrocampo quell’intervento è sempre fischiato, mentre in zone più pericolose non si sa perché si tende a “depenalizzare” invece di aggravare. Misteri. Certo Massa, a cui tra le altre cose sono sfuggiti anche un intervento molto pericoloso di Lang sul ginocchio di Svilar in uscita e un pestone di Di Lorenzo a Man-
Eva Tambara eva.tambara@ilromanista.eu
Non c’è di certo da meravigliarsi del fatto che il tifoso giallorosso non abbandoni la Roma nemmeno dopo una sconfitta che ha tolto il primato alla squadra di Gasperini. All’indomani della sfida persa contro il Napoli i sostenitori romanisti hanno mostrato ancora una volta il loro supporto polverizzando i biglietti del settore ospiti dell’Unipol Domus per il match in programma domenica 7 dicembre alle ore 15,00 contro il Cagliari.
I 415 posti a disposizione sarebbero potuti essere acquistati fino a sabato prossimo ma sono terminati in meno di 10 ore: un
DOMENICA ALLE 15 IL MATCH CONTRO I SARDI. PISACANE NON HA A DISPOSIZIONE MINA, ZÉ PEDRO E MAZZITELLI
altro, l’ennesimo, segnale di una tifoseria che segue la Roma in ogni trasferta, soprattutto in una stagione come quella corrente.
cini, non porta fortuna alla Roma, alla quinta sconfitta consecutiva (e non vince dal 1 ottobre 2022...) con il fischietto ligure. Che poi, sulla tipologia di episodio, senza tornare sul pestone - quello sì da porzione di piede - di Abraham in Roma-Genoa del 2022 che portò all’annullamento del gol della vittoria di Zaniolo, in Como-Cagliari di poche settimane fa, ai sardi è stato annullato un gol per un fallo di Palestra a inizio azione, segnalato dal VAR dopo un check che ha richiesto una revisione in campo da parte dell’arbitro. La decisione aveva generato polemiche perché il contatto era lieve (altro che Koné-Rrahmani) e l’arbitro non aveva fischiato inizialmente, portando a discussioni sull’interpretazione del Var. E appunto, in epoca di tecnologia, passi pure Massa, ma restano dubbi - specie alla luce delle richieste di Rocchi - anche sull’operato di Aureliano, con il quale da arbitro la Roma non ha mai vinto (da varista c’è qualche eccezione), ma soprattutto si è trovata spesso in polemica per decisioni poi ritenute sbagliate dalla stessa Aia.
Insomma, in tutta questa confusione di un campionato tartassato e che non si riesce a uniformare, per la Roma da Ayroldi a Cremona, come direbbe Jack Nicholson, qualcosa è cambiato. E se tutto può cambiare anche in corso d’opera (come ha spiegato Rocchi con l’adeguamento del protocollo alle esigenze di un campionato equilibrato e combattutto), speriamo che cambi nuovamente e presto. ■
E per dar seguito a un campionato che vede gli uomini di Gasperini momentaneamente quarti a quota 27 punti (un solo punto li tiene lontani dalla prima in classifica) il prossimo impegno è proprio contro i sardi. Una settimana intera per preparare il match contro i rossoblù, i quali invece avranno l’impegno infrasettimanale contro il Napoli al Maradona per gli ottavi in gara secca di Coppa Italia. Ci si aspetta un turn-over dal Cagliari, che è chiamato a fare punti in Serie A: di fatti Mina - che ha già dato forfait nella gara di sabato contro la Juventus - dovrebbe rimanere ancora a riposo per completare il recupero in vista della Roma. In difesa Pisacane farà a meno anche di Zé Pedro. Difficile anche il recupero di Mazzitelli che finora ha trovato poco spazio. ■

6 reti: Lautaro Martinez (Inter), Orsolini (Bologna)
5 reti: Calhanoglu (Inter), Pulisic e Leao (Milan), Paz (Como), 4 reti: Soulé (Roma), De Bruyne e Anguissa (Napoli), Bonazzoli (Cremonese), Simeone (Torino), Castro (Bologna), Bonny (Inter), Berardi e Pinamonti (Sassuolo), Davis e Zaniolo (Udinese), Pellegrino (Parma), Yildiz (Juventus)
3 reti: Thuram (Inter), Ostigard (Genoa) 2 reti: Dovbyk, Pellegrini e Wesley (Roma)
1 rete: Celik, Cristante, Dybala, Ferguson e Hermoso (Roma)
