Il reporter-Figline-Febbraio 2012

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salvadanaio

Febbraio 2012

le nostre tasche/1. Il 28 febbraio 2002 la moneta comune diventò la sola in circolazione

Dieci anni di euro. Ma qui arrivò prima IERI E oGGI

Nel 1997 ebbe luogo una sperimentazione

Qualche raffronto con la lira

Quando la benzina era sotto quota uno

in due comuni toscani: l’antenato della valuta

I

l pensionamento di Montessori, Bellini e Volta (“inquilini”, rispettivamente, delle banconote da mille, cinquemila e diecimila lire) ha provocato non pochi problemi alle tasche degli italiani. Il passaggio alla nuova valuta produsse non poche proteste (oltre a vari aumenti). In dieci anni, secondo un’indagine del Codacons, le famiglie hanno accusato una perdita del potere d’acquisto di quasi il 40%. Ma andiamo a vedere come si sono modificate le cifre nel corso del tempo. Un biglietto dell’Ataf, nel 2001, costava 2.000 lire. Con il passaggio alla moneta unica l’azienda decise di rimetterci qualcosa, fissando il valore del nuovo ticket a un euro (pari a 1.936 lire e spicci). Per chiamare da una cabina telefonica, attrezzature ormai in via di estinzione, col vecchio conio servivano 200 lire, tramutatesi nell’era euro in 10 centesimi. Da dieci anni a questa parte, invece, il biglietto per entrare agli Uffizi è rimasto tale e quale: nel 2002 costava 6,50 euro, stessa cifra che bisogna tirare fuori oggi per ammirare i suoi capolavori. In questo caso il rincaro scattò per effetto dell’euro: nel 2001 per l’entrata nella galleria si spendevano 12.000 lire, un anno dopo 500 in più (12.585 lire, pari a 6,50 euro, appunto). Sul fronte sportivo, nella stagione 2000–2001 per un abbonamento in curva Fiesole al Franchi erano necessarie 400.000 lire. Nell’era di Delio Rossi e Jovetic, per lo stesso settore, i supporter della Fiorentina hanno sborsato poco meno: 205 euro (prezzo intero). È tra gli alimentari che la moneta unica ci ha messo di più lo zampino. Secondo le rilevazioni del Codacons, poco prima dell’entrata in circolazione della moneta unica un chilo di pane costava in media 1,80 euro, contro i 2,85 euro odierni. Infine c’è lei, la signora per eccellenza dei salassi: la benzina. Il primo gennaio 2002 un litro di verde, prendendo in considerazione il prezzo medio in Italia, era poco /G.C. sotto quota un euro (0,999).

unica circolò a fiesole e Pontassieve per sei mesi. Ecco come andò Gianni Carpini

A

dell’euro

euro. Un’iniziativa decisa dai rispettivi sindaci con l’obiettivo di far conoscere alla popolazione il denaro “griffato” Unione Europea, in vista del grande passaggio, avvenuto poi nel 2002. In pratica, i cittadini ebbero la possibilità di cambiare le lire agli sportelli delle banche presenti sul territorio, per poi spendere i soldi nella stragrande maggioranza dei negozi, oltre che negli uffici pubblici e nelle poste, fino al 31 marzo 1998. In tanti ritirarono la nuova moneta, incuriositi dalla novità, meno invece la usarono concretamente nella vita quotidiana. Dopo una ventina di giorni dalla partenza della sperimentazione, l’80 per cento dei cittadini, secondo un sondaggio

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svolto allora dalla società fiorentina Eurema, risultò non aver mai utilizzato la valuta europea, pur conoscendo il progetto. Il 30 giugno 1998 fu l’ultima data per riconvertire gli euro non spesi nella cara e vecchia divisa tricolore. Oggi, nell’era post-lira, le monetine da 50 centesimi e un euro targate Fiesole e Pontassieve sembrano una “brutta copia” di quelle attualmente in circolazione. Molte sono finite nelle mani dei collezionisti: su Ebay gli appassionati sono disposti a tirare fuori più di venti euro per una banconota da tre. Certo, non un capitale, ma pur sempre qualcosa in più rispetto alle 6.000 lire investite quindici anni or sono.

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ll’inizio fu il convertitore tascabile: gli italiani si trovarono a fare i conti, nel senso letterale del termine, con un tasso di cambio che certo non aiutava nei calcoli, complici anche quei “maledetti” decimali: 1.936,27 lire erano (e sono ancora) pari a un euro. Un decennio fa, il 28 febbraio 2002, dopo due mesi di convivenza forzata con il vecchio conio, la moneta comune diventò la sola in circolazione in dodici paesi europei, ai quali - nel corso del tempo - se ne sono aggiunti altri cinque. Ma già qualche anno prima del debutto ufficiale, alle porte di Firenze alcuni cittadini toccarono con mano una bozza della futura valuta. I precursori furono i comuni di Fiesole e Pontassieve, primi in Italia a sperimentarla, nei negozi come negli uffici pubblici. E così, per sei mesi a cavallo tra il 1997 e il 1998, l’euro parlò con accento fiorentino. Dal primo ottobre 1997 al 31 marzo 1998, per comprare il pane, fare la spesa al mercato o per effettuare pagamenti alla posta, i cittadini dei due comuni dell’hinterland fiorentino poterono utilizzare i contanti Ue, o meglio una versione ad hoc, fatta stampare appositamente alla Zecca e al Poligrafico dello Stato. Le due cittadine ottennero dalla Banca d’ Italia il conio di un miliardo di lire in valuta europea, in tre diversi tagli: due monete da cinquanta centesimi e da un euro oltre a un buono-banconota pari a tre euro (nella foto), per un cambio convenzionale fissato in 2.000 lire a fronte di ogni

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