Il reporter-Quartiere1-gennaio-2011

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via del pratellino. Prendono il via questo mese le opere di bonifica dall’amianto

Ex Poste, la demolizione è alle porte

le ex

Poste

in via del

Pratellino

Ruspe in azione per far sparire lo scheletro verde dallo skyline campomartino. I lavori saranno a carico del Comune, che poi chiederà il conto alla proprietà dell’immobile. Al posto del quale sorgerà un parcheggio per i residenti del quartiere

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Ora si rottamano anche gli abiti usati S

Paola Ferri inalmente ci siamo, le ex poste di via del Pratellino verranno giù. Entro il mese di gennaio lo scheletro verde e ruggine scomparirà definitivamente dallo skyline di Campo di Marte, lasciando posto ad un parcheggio per i residenti. I lavori, che partiranno a breve, saranno totalmente a carico della proprietà dell’immobile. O meglio, inizialmente sarà il Comune a metter mano al portafogli, per poi rivalersi sui proprietari dell’edificio. La svolta è avvenuta la scorsa estate. Da tempo Palazzo Vecchio cercava un cavillo a cui aggrapparsi per risolvere l’annosa questione, non potendo in alcun modo intervenire su una proprietà privata. La lampadina si è accesa alla scoperta di una clausola, stipulata nel momento della costruzione delle Poste (ovvero negli anni ’60), che permetteva l’abbattimento della struttura nel caso fosse venuta meno la sua funzione pubblica. Da lì a chiedere l’esecuzione dell’ordinanza di demolizione alla Berni srl, proprietaria dell’immobile, è stato un attimo. Ma ci sono volute un paio di sentenze prima di mettere il punto alla questione. Prima il Tar e poi il Consiglio di Stato hanno dato ragione all’amministrazione comunale. Anche se poi la vicenda si è trascinata più a lungo del previsto. Il sindaco, infatti, avrebbe voluto chiudere la “pratica Pratellino” entro lo scorso autunno, ma si è nuovamente scontrato contro il muro dell’azienda. Da qui la decisione di procedere “in danno” della proprietà. La Berni srl dovrà perciò tirar fuori di tasca innanzitutto 565mila euro, cifra necessaria a coprire la bonifica dall’amianto, propedeutica alla demolizione. Già, perché nonostante gli specifici interventi condotti nel corso degli scorsi anni, l’amianto c’è ancora all’interno della struttura pericolante di via del Pratellino. Le operazioni, comunque, saranno condotte in totale sicurezza per i cittadini che qui intorno ci abitano o vi transitano ogni giorno. L’im-

via pepe. L’outlet dichiara guerra alla crisi

mobile, infatti, sarà completamente ingabbiato da un ponteggio, a sua volta “impacchettato” in un telo impermeabile. Un sistema in grado di creare una lieve decompressione interna sufficiente a far sì che le fibre di amianto non si disperdano all’esterno. Solo dopo la completa bonifica si procederà alla demolizione, i cui costi saranno anche in questo caso anticipati dal Comune e chiesti indietro successivamente alla proprietà. Una volta sparito il “gigante verde” al suo posto sorgerà un parcheggio, per la gioia dei residenti sempre a caccia di posti macchina. Ancora da approfondire, invece, la questione del riassetto della viabilità. “Abbiamo già chiesto più volte l’allargamento di via Campo d’Arrigo in quel tratto – ricorda Federico Pericoli, consigliere Pdl nel Q2 – intervento che avrebbe l’effetto di fluidificare il traffico ed evitare le classiche code negli orari di punta. Ma

Una volta buttato giù l’edificio sarà possibile anche allargare la strada ancora non ci sono state date risposte precise”. Eppure il presidente di Quartiere, Gianluca Paolucci, rassicura gli automobilisti. “Una volta che l’edificio sarà stato abbattuto – dichiara - non credo che incontreremo particolari problemi nell’allargamento della strada”. A meno che non ci si mettano di mezzo le Ferrovie, con il progetto dei famosi 45mila metri cubi di nuove costruzioni lungo i binari, un tempo inserite nel pacchetto Alta Velocità. Ma questo è un altro capitolo, smontato e rimontato più volte da Palazzo Vecchio e Fs. E la parola fine, in questo caso, non è ancora stata scritta.

e il vestiario diventa un bene di lusso, in tempi di crisi, ecco che nasce la rottamazione degli abiti. L’idea è venuta al Gruppo Cadini, che continua a mantenere sede nel Quartiere 2, nonostante la chiusura del negozio di piazza Nobili. A determinare la serrata è stata proprio la difficile congiuntura economica, circa un anno fa. E’ rimasto aperto, invece, l’outlet in via Guglielmo Pepe, zona Cure, ed è qui che va avanti la produzione artigianale e, in questo periodo, la particolare promozione liberamente ispirata al mercato delle auto. Il meccanismo è lo stesso: porti un abito vecchio e avrai un considerevole sconto sull’acquisto di un capo nuovo. I vestiti “rottamati” saranno dati in beneficenza alla Caritas fiorentina. “E’ un momento difficile per tutti – spiega Osama Rashid, presidente di Cadini Group - ma per il settore moda italiana, uno dei più importanti per il Paese, è stato ed è, senza esagerare, drammatico. In certi settori dell’economia è intervenuto lo Stato con gli incentivi, e quindi soldi pubblici, per sostenere i consumi. Alla moda non ci ha pensato nessuno, eppure dà da lavorare a migliaia di cittadini”. Così Rashid ci ha pensato da solo, dando vita ad uno dei primi esperimenti del genere in Italia. L’operazione rottamazione è cominciata prima di Natale e andrà avanti per tutto il mese di gennaio fino ad esaurimento scorte. L’outlet di via Pepe è rimasto l’uni-

co punto vendita Cadini in Italia, gli altri sono stati chiusi tutti “perché il sistema Italia – dichiara amaramente il presidente – non offre garanzie per continuare ad investire qui. La burocrazia ci uccide forse più della crisi. In Italia continueremo ad investire sempre sul marchio perché il nostro prodotto è comunque esclusivamente Made in Italy. Ma non commerceremo più nel nostro paese. Continueremo a commercializzare il nostro prodotto esclusivamente all’estero”. Il gruppo è nato proprio qui, nelle strade di Firenze, come semplice laboratorio artigianale. Erano gli anni ’70 e da allora il marchio si è specializzato nel total look maschile, conquistando fette di mercato estero fino ad allora ine-

Sconti sul nuovo a chi porta con sé un capo vecchio splorate. L’apice del successo negli anni 2000, con l’apertura di diversi punti vendita, tra cui quello di piazza Nobili. Poi la mazzata della crisi. “Si vende poco e la gente non paga: per incassare un credito ci vuole talvolta un anno e mezzo e poi magari scopri che l’azienda è già morta” si sfoga Rashid. Ma l’outlet delle Cure ha dichiarato guerra alla crisi. /P.F. E resiste.


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