Gianugo Polesello. Dai Quaderni, Il Poligrafo

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Gundula Rakowitz Gianugo Polesello

Gundula Rakowitz, architetto, dottore di ricerca in Composizione architettonica, è ricercatrice in Composizione architettonica e urbana presso l’Università Iuav di Venezia e membro del Consiglio del curriculum in Composizione architettonica della Scuola di dottorato Iuav. In collaborazione con le strutture dell’Archivio Progetti cura l’ordinamento e l’inventariazione del Fondo Gianugo Polesello, depositato presso l’Archivio Progetti dell’Università Iuav di Venezia. Tra i temi affrontati in vari scritti e ricerche ministeriali, partecipando a convegni nazionali e internazionali: mimesis et inventio in Aldo Rossi, Otto Wagner, Bruno Taut, Roland Rainer, Margarete Schütte-Lihotzky, Emilie Winkelmann, Guido Canella, Oscar Niemeyer e Johann Bernhard Fischer von Erlach. Di Fischer von Erlach ha tradotto e curato la prima edizione italiana dell’Entwurff einer Historischen Architectur (Wien 1721) per la Firenze University Press, 2015. L’attività progettuale testimonia l’impegno sul versante del progetto urbano e su quello del progetto architettonico, tra cui la collaborazione alle ultime opere di Gianugo Polesello, il nuovo casello autostradale di Padova est e il progetto della Libellula. La sua ricerca è attualmente rivolta sia al tema urbano del theatrum mundi in Istanbul, Venezia e Vienna, sia al tema compositivo dello Zwischenraum nel suo carattere pluriscalare. Vive e lavora tra Venezia, Vicenza e Vienna.

30,00 e

in copertina Gianugo Polesello, Et ego - Quod... - Quo - Quare - Quid?, inchiostro nero su carta, 24 aprile 1990, Quaderno 38

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gianugo polesello Dai Quaderni

ISBN 978-88-7115-883-9

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Gundula Rakowitz

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L’attenzione alla geometria progettuale, il rigore metodologico, il confronto con esperienze internazionali e la capacità di rileggere la tradizione alla luce del problema dell’invenzione hanno contraddistinto negli anni l’operato di Gianugo Polesello (1930-2007), allievo di Giuseppe Samonà e Ignazio Gardella, personalità eminente della Scuola di Venezia, architetto, docente universitario di grande impegno civile e politico. Ripensare senza costrizioni temporali il problema della composizione architettonica in relazione alla città e al territorio rappresenta il nodo principale che emerge dalla lettura dei suoi Quaderni, oggi conservati presso l’Archivio Progetti dell’Università Iuav di Venezia. La stesura di queste preziose testimonianze, collocabile tra il 1963 e il 2005, coincide con un momento significativo della Scuola di Venezia; i 121 quaderni, che accompagnano e rendono visibili le riflessioni di Polesello lungo gli anni della ricerca e dell’insegnamento, gettano luce su alcuni aspetti di essenziale importanza. Il rapporto tra teoria e pratica, la costruzione di architetture per mezzo di architetture, la relazione tra i singoli elementi in un processo di ripetizione, combinazione, montaggio, la ricerca di un sistema generale, la traduzione di nuovi equilibri compositivi in paradigmi, l’attenzione allo spazio fisico della città rappresentano alcune delle tematiche principali. All’indagine su questi aspetti si aggiungono schizzi e disegni, appunti scaturiti da letture, viaggi, esperienze didattiche e di ricerca, nonché alcune riflessioni sulla dimensione civile dell’architettura, in modo particolare nella serie di autoritratti, di architetture in corpore. Queste pagine consentono al lettore di scoprire alcuni risvolti, rimasti finora inediti, del “pensiero in ricerca” di Polesello, offrendo una rinnovata chiave interpretativa della sua opera.



materiali iuav collana di ateneo 5



Gundula Rakowitz

GIANUGO POLESELLO Dai Quaderni

prefazione di Serena Maffioletti

ilpoligrafo


Comitato scientifico per le iniziative editoriali dell’Università Iuav di Venezia Guido Zucconi (presidente), Andrea Benedetti, Renato Bocchi Serena Maffioletti, Raimonda Riccini, Davide Rocchesso, Luciano Vettoretto I volumi della collana Iuav - Il Poligrafo sono finanziati o cofinanziati dall’Ateneo I volumi della collana sono soggetti a peer review

Università Iuav di Venezia Area Ricerca, Sistema bibliotecario e dei Laboratori Divisione sistema bibliotecario e documentale Anna Tonicello (responsabile) Archivio Progetti comitato scientifico Serena Maffioletti (presidente), Medardo Chiapponi Renzo Dubbini, Alberto Ferlenga, Luciano Vettoretto staff Serena Maffioletti (responsabile scientifico), Riccardo Domenichini (responsabile) Rosa Maria Camozzo, Sabina Carboni, Antonella D’Aulerio Lorena Manesso, Marco Massaro, Francesca Sardi, Teresita Scalco L’autrice ringrazia il personale dell’Archivio Progetti per la preziosa e costante collaborazione. Ringrazia inoltre Francesco Polesello e Giovanni Polesello per la generosità e simpatia dimostratele durante il lavoro di ricerca

progetto grafico Il Poligrafo casa editrice Laura Rigon copyright © giugno 2015 Università Iuav di Venezia Il Poligrafo casa editrice Il Poligrafo casa editrice 35121 Padova piazza Eremitani - via Cassan, 34 tel. 049 8360887 - fax 049 8360864 e-mail casaeditrice@poligrafo.it www.poligrafo.it ISBN 978-88-7115-905-8


indice

7 I Quaderni della Meditazione Serena Maffioletti

11 L’arrischio del progetto

20 La serie dei Quaderni

23 i quaderni

269 Abbreviazioni

271 Nota biografica



i quaderni della meditazione Serena Maffioletti*

* Responsabile scientifico dell’Archivio Progetti, Università Iuav di Venezia.

A chi lo ha frequentato non era inusuale vedere Gianugo Polesello sfilare dalla tasca della giacca un quaderno nero, che vi stava come in una busta perfetta. Un piccolo oggetto trattenuto, riservato: ne vedevamo qualche pagina – un disegno e poche frasi –, a volte composta davanti a noi in modo lento, controllando tanto il senso quanto la forma, sempre sintetici. Poi il quaderno scompariva. Ricompariva in aula. Una sola pagina aperta, scarna traccia di lezioni lunghissime, dove si arrotolavano e srotolavano, sospesi e ripresi, i tracciati complessi dei suoi pensieri sull’architettura, non fissati a un tema, ma stratificati nel pensiero: finiti, assoluti, filanti nell’aula da quel volto lapideo, segnato da baffi come di lapis. Lui logico e insieme poetico, anche oscuro; gli studenti soggiogati. Chi, come noi, ha visto allora alcuni di questi Quaderni, non immaginandone il numero (121) né l’ampio arco temporale (quarant’anni), solo ora può comprenderne il valore, superiore a qualsiasi altra delle molte pubblicazioni che Polesello ha realizzato o a cui ha partecipato. Ha sempre voluto pubblicare molto; tuttavia questi Quaderni sono rimasti non solo inediti, ma nell’ombra: perché? Va quindi riconosciuto un grande merito a Gundula Rakowitz per l’infinita dedizione con cui li ha studiati e ricomposti in questo libro, rinnovandone la complessità per mostrarci quel significato che avevano per lui, così che ora essi ci appaiono tra i percorsi più acuti che la Scuola di Venezia abbia tracciato. Nel corso dell’ordinamento del fondo archivistico, che Gianugo Polesello consegnò nel 2001 all’Archivio Progetti, ci trovammo, Gundula e io, a valutare se proseguire nella pubblicazione di un libro che, nel siglare la conclusione dell’ordinamento, ne avrebbe restituito l’intera produzione progettuale, oppure se far precedere a quello questa raccolta, interessate entrambe a scoprire e scavare in quel deposito che i Quaderni sono. Scegliemmo questa seconda, più difficile impresa, per restituire per prima cosa il pensiero di Gianugo Polesello: la lettura dei Quaderni ci rivela, finalmente, quel dialogo sull’Architettura tenuto segreto, strettamente riservato, che tra sé e sé egli svolgeva, a se stesso dedicava e al quale invitava, attraverso i disegni e le parole, solo quanti riconosceva come suoi interlocutori, maestri del pensiero, non solo architetti ma anche filosofi e artisti, soprattutto. Maestri del presente e del passato. La costanza decennale di Polesello nel deporre in questi Quaderni i suoi pensieri é speculare alla coerenza estrema della ricerca, alla tensione assoluta con cui ha indirizzato l’intera sua vita. Egli appartiene alla generazione dei docenti di Composizione architettonica della Scuola di Venezia, che, nati intorno agli anni Trenta, succedet-


serena maffioletti

tero a quei Maestri che, come Albini, Gardella e Scarpa, furono tali per l’altissima qualità della loro professione, dove depositarono una prassi intellettuale e artistica; ma appartiene anche a quella generazione che intraprese la propria ricerca accanto a Giancarlo De Carlo e a Vittorio Gregotti, docenti dello IUAV sì, ma entrambi milanesi, entrambi artefici della mobile fucina di «Casabella-Continuità». Diversamente, la generazione che si apre con Valeriano Pastor e si conclude con Romano Burelli e che comprende con la loro grandezza Carlo Aymonino, Costantino Dardi, Luciano Semerani, Arrigo Rudi, Gianugo Polesello... – romani, friulani, veneti e giuliani – costruisce se stessa, seppure in modo proprio a ciascuno di loro, come generazione di Maestri tali soprattutto in quanto propositori di una teoria: e in questo senso è, certamente, l’ultima dello IUAV. Il procedimento logico – scrive Polesello in uno dei suoi primi quaderni – seguito in questo scritto è il seguente: definisco inizialmente una o alcune tesi; necessariamente medito sui contenuti di ciascuna e confronto le posizioni inizialmente sostenute con quelle implicazioni che potrò suscitare nel processo stesso di meditazione. Infine controllerò l’insieme del processo come unica meditazione con la testa di serie corrispondente alla tesi. Non è, cioè, questo procedimento, il procedimento tipico deduttivo, ma è un procedimento nel quale il momento meditativo si pone come elemento discorsivo rispetto al momento apodittico iniziale. Ritengo utile soffermarmi brevemente sopra questo criterio per eliminare successivi possibili equivoci. In un certo modo questo procedimento si può configurare come Meditationes de prima arquitectura. Al di là dell’assonanza o dell’affinità con il metodo cartesiano o husserliano (nel caso delle Meditazioni cartesiane) la fondazione della tesi non viene colta con certezza, come indubitabilità iniziale, ma viene proposta unicamente nella pratica che io stesso ho dell’Architettura.1

Polesello ha rivolto l’intera sua vita all’Architettura: e, benché le sue realizzazioni non si discostino dalla decina, egli ha progettato, ricercando sempre, con una finalità generale non dissimile dai protagonisti della sua generazione, una relazione inscindibile e imprescindibile tra teoria e prassi. Egli progetta sì per costruire architetture, ma soprattutto per delineare, provare, consolidare una – la sua – teoria del progetto e non concede alcuna interferenza a questa traiettoria univoca, la più assoluta e solitaria in una scuola e in un tempo allora radicati nella ricerca teorica. «Et in iuventute ego», l’inquietante sostituzione di Arcadia con iuventute sigla uno degli autoritratti che scandiscono come un leitmotiv i Quaderni: qui il proprio volto ricondotto ad triangulum sostiene il prisma del suo progetto per la Camera dei deputati in una sorta di schlemmeriano ballo Bauhaus. Oppure «Autoritratto con schema della pianta del teatro secondo il modello vitruviano», o ancora «Composizione architettonica», dove una persona, forse egli stesso come uno Schinkel viaggiatore, in piedi accanto al cubo e alla sfera in pietra del giardino di Goethe a Weimar, guarda la città contemporanea, che in un “capriccio” compositivo riunisce edifici classici e gotici con grattacieli legati al sommo da una piattaforma di atterraggio aereo; vicino stanno rotonde torri (kahniane?) e una città-edificio, la cui pianta mostra il gesto geometrico della fondazione entro un contesto paesaggistico mosso, ma incardinato da edifici storici così come dalle torri direzionali, raccolte a triangolo, da lui progettate. Benché nei Quaderni sembri scorrere una vena di alchemiche virtù della düreriana Melancholia, duro e diretto è il confronto di Polesello con la fenomenologia complessa della città contemporanea per prefigurarne il futuro attraverso una nuova e propria teoria del progetto che, insieme di architettura e urbanistica, affermi la dignità


i quaderni della meditazione

intellettuale dell’atto del comporre, conservando all’architettura l’identità e le regole essenziali, sottratte allo scorrere del tempo. Per questo Polesello insegnava, cortesemente dialogava ma inequivocabilmente sceglieva che cosa insegnare e indiscutibilmente che cosa no, inglobando il tempo passato, presente e futuro, ma resistendo al suo scorrere. Ed è forse per il consapevole pudore in lui suscitato dal disegno di una teoria dell’architettura che i Quaderni non sono diventati un Architektonisches Lehrbuch, né sono stati da lui riordinati come la lecorbusiana Oeuvre Complète, alla quale continuamente ritornava non solo come ricerca per lui esemplare e come autografa, perfetta sintesi di proposizioni e di opere, ma anche come strumento efficace di una mirata trasmissione. E sono rimasti invece come un profondo, travagliato, solitario, magnifico dialogo con se stesso, come l’appartato, tranquillo, ricercato spazio della meditazione.

1 G. Polesello, Quaderno 3, [1967-1970?], «Il problema della progettazione architettonica e l’insegnamento dell’architettura».



l’arrischio del progetto

An meine Mutter und in memoriam meines Vaters

I Quaderni di Gianugo Polesello esposti per la prima volta alla mostra itinerante “Gianugo Polesello Maestro dell’indecifrabile. Auto-ritratti Veneziani”, a cura di Gundula Rakowitz, sala espositiva Gino Valle presso la sede dell’ex cotonificio dell’Università Iuav di Venezia, Venezia 6 dicembre 2011 - 20 gennaio 2012, in seguito presso lo spazio mostre del Politecnico di Milano, Scuola di Architettura Civile, 16 gennaio - 7 marzo 2013 e infine presso la Polveriera Napoleonica di Palmanova, 7-30 giugno 2013 (foto Umberto Ferro)

Il rifiuto della tesi che vorrebbe salvare il senso di ogni parte differente dell’organismo architettonico, pretendendo la sua indipendenza dall’uno in cui l’architetto è costretto quasi secondo una sorta di meccanicità, consegue alla ricerca della «posizione giusta» riguardo alle operazioni progettuali dell’architetto1. È questa una dimensione costante delle riflessioni che Gianugo Polesello consegna sin dagli anni Sessanta ai suoi Quaderni, che accompagnano lungo gli anni della ricerca e dell’insegnamento il suo pensiero. Questo rifiuto è rivendicato come portato del materialismo storico e della legge dialettica hegeliana della trasformazione della quantità in qualità, ossia come formazione di un pensiero della/nella pratica come parte essenziale della teoria. In effetti Polesello mostra di ritenere tuttora aperta la questione della critica dell’ideologia architettonica (e della sua propaggine, l’ideologismo scientista del dato quantitativo)2 in quanto questione preliminare a una corretta definizione della necessità per l’architetto di tenere di continuo presenti, nella sua attività teorico-pratica dell’architettura, due elementi oggettivi: il primo è il nesso delle operazioni progettuali con il sistema culturale ossia l’ineludibile traduzione di nuovi equilibri, teorico-pratici, in valori precedentemente assunti, in paradigmi; il secondo è la specifica materialità-processualità delle sue operazioni progettuali. Questa materialità coincide con lo spazio fisico della città. Come notava Massimo Cacciari, l’ordine compositivo dei progetti di Polesello è eminentemente architettonico-urbanistico: la forma geometrica è in senso assoluto ma l’idea del progetto e-siste solo nella città3. Il rapporto dell’architetto con la città mostra una irrinunciabile portata civile, la scommessa sull’ordine della città contemporanea, la progettazione architettonica della città e nella città, riconsiderando il nesso tra composizione architettonica e progettazione urbana e la «teoria della città per parti» contenente il concetto di «fatto urbano»4. La relazione è univoca: dall’architettura alla città, dalle leggi dell’architettura alla costruzione della città5. Cosa significa pensare la costruzione della città per architetture? Si tratta unicamente del rapporto outil/plan? Non tradiscono forse le cosiddette «motivazioni urbanistiche» la crisi dell’architettura, deprivata sia del suo portato civile sia di una teoria che la fondi? La necessità di operare un’innovazione del quadro culturale architettonico passando dalla definizione urbanistica dell’intervento d’abitazione alla sua definizione architettonica è del tutto presente a Polesello, che anzi rivendica con forza la separatezza tra i due domini scientifici, l’urbanistica e l’architettura6.


gundula rakowitz

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L’analisi urbana va riguardata dal punto di stazione dell’architettura7 ossia è problema interno alla teorica e alla pratica dell’architettura, che comprende la città di antica formazione (e il suo presunto nucleo originario) in quanto parte della città contemporanea. Nessuna “facile” soluzione quantitativa al problema della città contemporanea, anzi, tale ipotesi va radicalmente esclusa. Perché è alla città come unico grande manufatto, al problema della forma urbis che bisogna dare risposta8. Problema della forma urbis significa: non assumerla come già data, poiché il progetto esiste per modificarla. Polesello è del tutto consapevole della compiuta artificialità del sito9: esso costituisce – riprendendo alcune suggestioni in tal senso di Giuseppe Samonà – una sorta di «seconda natura», un prodotto della storia che appare come «natura»10. Necessario è il congedo da ogni naturalità del sito perché tale congedo è condizione dell’artificialità – che Polesello talvolta qualifica con linguaggio scolastico come «aggiuntiva» – del manufatto. Con questo, la struttura della città mai potrà valere come struttura oggettiva, riducibile alle relazioni quantitativo-matematiche funzionali tra gli elementi al di fuori del lavoro di analisi compiuto dal soggetto conoscente/progettante11, dove analisi è sinonimo dell’intenzione architettonica stessa ovvero della trasformazione del quantitativo in qualitativo12. Di qui la necessità di determinare la natura del problema non semplicemente permanente bensì eterno del progetto, individuando i nodi funzionali che hanno un senso privilegiato rispetto ad altre parti 13. Si tratta di operare combinazioni che soddisfino all’unità dell’opera architettonica14: costruzioni, montaggi, composizioni sono operazioni che assumono tutte quel «a mezzo di», quella processualità e temporalità alla cui matrice teorica in più occasioni Polesello rinvia: la Produzione di merci a mezzo di merci di Piero Sraffa15 il cui traslato – tutt’altro che “innocente” – suona: produzione di architetture a mezzo di architetture, costruzione di piano a mezzo di piano, di manufatti a mezzo di manufatti. È la logica della macchina in funzione e dei suoi «pezzi» (il pezzo di artiglieria, il pezzo degli scacchi) che Polesello rinviene in Piero Sraffa. In uno scritto sull’architettura in funzione16, che mette a tema non soltanto la ricerca di precisione in quanto appunto mettere-in-funzione le distinte parti di un fatto architettonico ma anche il concetto di costruzione e il concetto di senso – costantemente lavorati nei Quaderni –, Polesello non manca di mostrare la sinonimia di funzione e senso che rende pienamente la compresenza di logica ed empiria (arrivare alla logica attraverso l’empiria) in architettura, nella quale si conquista la possibilità di «una sequenza di esperienze dotate di senso». E cita al riguardo una glossa, la 13, delle Philosophische Bemerkungen di Ludwig Wittgenstein la cui presenza nei Quaderni è continua: Il linguaggio deve possedere la molteplicità di un posto di manovra che consenta tutte le operazioni che corrispondono alle sue proposizioni. In modo sorprendente il problema della comprensione del linguaggio ha qualcosa a che vedere con quello della volontà. Comprendere un ordine prima di eseguirlo ha una certa affinità col volere un’azione prima di compierla. Come in un posto di manovra per mezzo sempre di manopole si eseguono le più svariate operazioni, così accade nel linguaggio mediante le parole, paragonabili a manopole. Una è la manopola di una manovella che può subire uno spostamento continuo; un’altra appartiene a un interruttore e può essere solo alzata e abbassata; una terza appartiene ad un interruttore che invece consente tre o più posizioni; una quarta è la manopola di una


l’arrischio del progetto



pompa che agisce soltanto se mossa in su e in giù, ecc.: ma tutte quante sono le manopole, vengono tutte afferrate con la mano.17

A seguire le parole di Wittgenstein, «dovremmo parlare contro la geometria euclidea e affidarci alla geometria dei corpi»18, a quella logica posizionale dei corpi nello spazio sensibile che l’architettura è. I progetti di architettura sono costruzioni di architetture per mezzo di architetture, tipologia, «fatti» architettonici come elementi già dati con valore di fatti urbani19. È la dimensione dell’uso (vorrebbe dirsi: del valore d’uso), costantemente ripensata. Solo l’uso fa di un’asta una leva. Uso ossia polisensi (con il problema della scala di lettura necessaria a determinarne il senso), ripetizione, combinazione, riduzione dell’architettura alla sua «condizione minima di esistenza», il montaggio: uso è composizione20, ma la composizione non è semplice accostamento di elementi finiti21. Perciò l’omologia – e di omologia forte si tratta e per nulla di un “gioco” di analogie al quale mai Polesello indulge – tra l’architettura e la teorica della produzione di merci va sciolta nella specificità della pratica architettonica che mira alla «struttura originaria». Ciò coincide con la ricerca di un sistema generale che si pone per scarto rispetto a contributi non immediatamente utilizzabili. Tenendo fermo al nodo analisi-progetto, Polesello pone l’ineludibile domanda sul perché tale nodo sia oggi abbandonato dall’architettura22. Data la indefinibilità architettonica dell’intero23, è all’analisi svelare il processo di composizione: l’architetto deve discendere all’analisi dall’intero, e apprestare le «navi di pietra»24 che permettono il transito. La struttura originaria è sempre «a dominante» ovvero esiste una dimensione gerarchica. Tale gerarchia procede dalla indisponibilità all’interno della quale la composizione architettonica – che sempre è complesso di teoria, storia e tecnologia – è assunta al contempo come origine ed esito della ricerca. Se la città antica è il palazzo e la cattedrale, è centrata, la città contemporanea è l’illimite, la sua figura è quella del labirinto, un labirinto privo tuttavia di ingressi e di uscite, come la Biblioteca di Jorge Luis Borges25. Cos’è, dal punto di vista della ricerca, la figura del labirinto, se non «una serie di piccole catastrofi»26? L’immagine del labirinto (e della biblioteca borgesiana) richiama la «questione della pagina simmetrica del libro» ovvero dell’ossessione della simmetria27. L’architettura è stata derubata della simmetria, l’ha persa, o meglio ha trovato una asimmetria bilanciata. Ciò riguarda la forma problematica che la tipologia – in quanto campo determinante – assume in Polesello. La tipologia è intesa come il rapporto tra tipi architettonici semplici e tipi architettonici complessi come complessi di tipi semplici. Di qui le questioni di scalarità e tipizzazioni degli interventi architettonici in quanto manufatti singolari semplici/complessi e le questioni di aggruppamenti per elementi omogenei/eterogenei28. «L’architettura è, soprattutto, una forma mentale di traduzione, con un linguaggio proprio, eterno e specifico, di mondi di una storia senza tempo»: così un appunto dai Quaderni29. Che riapre la questione, mai chiudibile, degli intraducibili ossia delle «cose che non possono essere che quello che sono»30, architetture ab-solute, sciolte «all’origine» da ogni rapporto con il contesto urbano e paesistico, libere nel loro «stare nell’origine» e perciò necessarie a costruire un contesto determinato31. Sono le quattro figure/tipi compositivi di Le Corbusier, gli archetipi o categorie o fasi-luoghi nella storia (tempio greco, cattedrale gotica, basilica rinascimentale, ma-


gianugo polesello. dai quaderni

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TRASCRIZIONE

2 febbraio 1994 LP/3 FIRMITAS UTILITAS VENUSTAS

--------------TECNICA

(O. Spengler) composizione | progetto La tecnica è la tattica della vita intera. Essa è la forma interna del modo di procedere nella lotta, procedimento che si identifica con la vita stessa. (O. Spengler, L’uomo e la tecnica, p. 320) - la questione del COME, del PROGETTARE, del PROCEDIMENTO, etc. - le tecniche senza strumenti

77 11 maggio 1994; quaderno di 81 fogli (79 bianchi) con copertina nera rigida; formato 22 × 15 cm Inserto: 7 carte QUADERNO

Fra i contenuti: appunti in lingua inglese «The Geometry of Architecture».

78 20 maggio 1994 - 28 febbraio 1995; quaderno di 81 fogli (20 bianchi) con copertina nera rigida; formato 16 × 11 cm QUADERNO

Fra i contenuti: appunti relativi all’attività universitaria (didattica, seminari, dottorato, ricerca); schizzo «Palatium, modelli + precisioni»; appunti «Sulle Grandi Architetture e sulle Grandi COMPOSIZIONI - Progetti, Procedure»; appunti per il «Seminario sulle periferie, sulla architettura delle/nelle periferie della/nella città/area metropolitana»; appunti e schizzo sul tema della «Facciata di S. Francesco della Vigna»; schizzo e appunti «Modelli/architetture centrali»; schizzo «Fori esterni»; appunti e schizzi su Le Corbusier. TRASCRIZIONE

Pordenone, 20 maggio 1994 Schema conferenza Sulle Grandi Architetture e sulle Grandi COMPOSIZIONI - Progetti, Procedure

DPA Dialoghi (vedenti e ciechi), composizione

architettonica con volti, inchiostro nero su carta, 20,5 × 14,5 cm, 13 febbraio 1991, Quaderno 38

1A 1 - Karl Marx Hof (K. EHN) - pianta 2 - Karl Marx Hof (K. EHN) - foto 3 - G. Terragni / Palazzo Congressi 4 - A. Libera / Palazzo Congressi 5 - A. Libera / Acropoli-Trento 6 - G. Terragni /Palazzo Vittorio – pianta, prospetto 7 - LC / Palazzo Soviet + Pisa 8 - LC / Palazzo Soviet + Pisa (étapes de projet)



gianugo polesello. dai quaderni

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ad 1) Le Grandi Architetture / MANUFATTO DILATATO ad 3) etc. Le Grandi Architetture del MODERNO ed il RITORNO alle GRANDI COMPOSIZIONI (v. Libera e il progetto per il Palazzo dei Congressi) ad 4) La Grande Architettura e la SIMBIOSI ARCHITETTURA / LUOGO (l’Acropoli di Trento) ad 6) L’architettura come FATTO URBANO 1B 10-49 Danzica (v. la procedura LC per Soviet/Mosca) come parafrasi di “Produzione di merci a mezzo di merci” (P. SRAFFA)

PRODUZIONE DI ARCHITETTURE A MEZZO DI ARCHITETTURE

2A 31-31 Napoli Marittima (ADF) - SUI FATTI URBANI come ARCHITETTURE - La questione LC delle DOMINANTI - Dai FATTI URBANI (legati ad un luogo specifico) ai FATTI ARCHITETTONICI come LUOGHI della GENERALIZZABILITÀ (ossia dei TIPI) - le distinte FIGURE DEI TIPI 2B 33-50 Napoli S. ELMO/CERTOSA S. MARTINO (ADF) - LE PARTI ARCHITETTONICHE ed IL RUOLO URBANO delle ARCHITETTURE SINGOLARI o degli INSIEMI ORDINATI DI ARCHITETTURE

- La COMPOSIZIONE come COSTRUZIONE 20 giugno 1994 DR. Seminario VE PROGRAMMA [...] Produzione di architetture a mezzo di architetture, riferita ad una produzione a più scale, afferente la prima ad una città metropolitana, costituita da un INSIEME DI CITTÀ DA ORDINARE (è l’insieme, l’esito della “produzione di architetture”, architettura dello stesso), la seconda di nuovi elementi/città da immettere nell’insieme. Le CHIAVI del sistema sono obiettivo ed esito di questo processo produttivo. CAPRICCI e MONTAGGIO DI ELEMENTI SS. GIOVANNI E PAOLO

79 24 maggio 1994; quaderno di 80 fogli (78 bianchi) con copertina nera rigida; formato 30 × 21,5 cm QUADERNO

Fra i contenuti: schizzo di un’architettura con parete curva; schizzi per il progetto «SNAM».

80 26 luglio 1994 - 18 agosto 1994; quaderno di 81 fogli (71 bianchi) con copertina nera rigida; formato 16 × 11 cm QUADERNO

Fra i contenuti: appunti e schizzi per la preparazione della «Mostra Cordoba». PA 2C, appunti e schema per una lezione del corso di Progettazione Architettonica 2C, penna su carta,

21,5 × 15 cm, 1 marzo 1991, Quaderno 44



gianugo polesello. dai quaderni

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81 3 ottobre 1994 - 29 agosto 1995; quaderno di 81 fogli (47 bianchi) con copertina nera rigida; formato 16 × 11 cm Sul verso della copertina si legge «Argentina, Tempus» QUADERNO

Fra i contenuti: appunti relativi all’attività universitaria (didattica, seminari, dottorato, ricerca); appunti e schizzi di viaggio in Argentina e Uruguay; appunti per il Programma Tempus. TRASCRIZIONE

8 gennaio 1995 Armonia Armonia (érmon¤a), legame, congiunzione. Pausania, lib. II, cap. XXV: “ciascuna di queste piccole pietre serviva di armonia per grandi” QdQ pp. 133, 134 (Infatti, se l’armonia è un legame fra diverse parti e discordanti...) pp. 132, 133 - TIRINTO “... Il muro, che è l’unica cosa che resta delle rovine, è opera dei Ciclopi, ed è costruito con massi non lavorati, ognuno dei quali ha dimensioni tali che una coppia di buoi non riuscirebbe a spostare neppure il più piccolo di essi; dentro vi sono inserite da gran tempo piccole pietre, con il risultato che ciascuna di esse fa da legamento ai grandi massi”.

82 4 ottobre 1994 - 3 maggio 1995; quaderno di 81 fogli (56 bianchi) con copertina nera rigida; formato 16 × 11 cm QUADERNO

Fra i contenuti: appunti relativi all’attività universitaria (didattica, seminari, lauree, dottorato, ricerca); appunto sui seminari «Napoli» e «Tempus Venezia»; appunti e schizzi «Il caso Milano»; appunti e schizzi per il progetto della Triennale «T19».

83 24 ottobre 1994 - 3 maggio 1995; quaderno di 81 fogli (76 bianchi) con copertina nera rigida; formato 22 × 15 cm Inserto: 6 carte Sul verso della copertina si legge «DR» QUADERNO

Fra i contenuti: appunti relativi all’attività universitaria (dottorato); appunti relativi all’invito di partecipazione alla Triennale di Milano «T19» del 1995.

84 10 novembre 1994 - 28 marzo 1995; quaderno di 80 fogli (8 bianchi) con copertina nera rigida; formato 21,5 × 15 cm Sul verso della copertina si legge «Lezioni. 7, 8, 9, 10» QUADERNO

Porta d’ingresso alla via colonnata (h=15,00), progetto dell’Università di Las Palmas, inchiostro nero e pennarello blu su carta, 21,5 × 15 cm, 20 maggio 1991, Quaderno 45

Fra i contenuti: appunti e schizzi relativi all’attività universitaria (didattica, dottorato); appunti e schizzi su «1. Il progetto: costruzione, composizione / elementi, sistema 2. Costruzione e composizione»; note e appunti bibliografici; appunti «Sulla ripetizione»; appunti per il seminario «Cracovia/Kazimierz».



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85 [1994]; quaderno di 81 fogli (78 bianchi) con copertina nera rigida; formato 30 × 22 cm Inserto: 1 carta (fotocopia di cartografia di base)

QUADERNO

Fra i contenuti: schizzo per l’area di via Flaminia (Roma). Data attribuita dalla relazione con il progetto «Roma: riqualificazione Borghetto Flaminio».

86 4 febbraio 1995 - 12 aprile 1995; quaderno di 80 fogli (31 bianchi) con copertina nera rigida; formato 16 × 11 cm QUADERNO

Fra i contenuti: appunti e schizzi relativi all’attività universitaria (didattica, lauree, ricerca); appunti «Las Palmas, l’architettura dei porti di mare»; schizzi sul tema della torre cruciforme; schizzi e appunti per il progetto della Triennale «T19»; schizzo «Mascara y dispraz. Crux commissa»; appunti bibliografici. TRASCRIZIONE

28 febbraio 1995 Lezione n. 6 - La “teoria del montaggio” (Eisenstein/Choisy) ARCHITETTURA/costruzione ARCHITETTURA/sequenze (il cinema, il foglio di montaggio) COSTRUZIONE-ASSEMBLAGGIO

(tipi, modi di assemblaggio) - La COMPOSIZIONE (e la via compositiva come prima traccia, via principale, ordinatrice del discorso, etc.): la PROCEDURA PO(I)ETICA 1 - Cité de Refuge 2 - Olivetti/Rho [LC] 3 - Stazewski / K. Cobro 4 - LC pittore LP, vista assonometrica di una composizione

con figura a croce, inchiostro su carta, 15 × 10,5 cm, 24 maggio 1991, Quaderno 42 nelle pagine successive Autoritratto, inchiostro nero su carta, 15 × 10,5 cm, [giugno 1991], Quaderno 37 Spazio con quinte, vista prospettica, inchiostro nero e pennarelli colorati su carta, 15 × 10,5 cm, 3 giugno 1991, Quaderno 42 Da: Leonardo, Manoscritto B, foglio 15 v, inchiostro nero su carta, 15 × 10,5 cm, 4 giugno 1991, Quaderno 42 Indietro, più indietro, più lontano, pianta di una composizione a croce, inchiostro nero su carta, 15 × 10,5 cm, 15 giugno 1991, Quaderno 42

21 marzo 1995 Lezione n. 9 TIPO, UNIFORME/UNIFORMITÀ (QdQ)

- I temi della metafisica - “Volere all’indietro”: la retrodatazione - La tecnica della RI-SCRITTURA - RIPETERE (v. ritmicità, RITMO, ricalcare, etc.) epperò anche: nostos, ritorno, rimpatrio (... la nozione di ritorno e di rimpatrio è implicita in tutta la poetica di De Chirico impostata sul concetto di originarietà contrapposto a quello di originalità tipico del modernismo...) in De Chirico. I temi della metafisica, testo di P. Baldacci, A. Mondadori 1985, p. 8. v. Morandi, Guidi, Morandi etc. citati sempre a p. 8 dell’op. cit. ~ata-basiw = discesa, anche dall’interno verso il mare (Erodoto) ana-basiw — ~atv ~ai anv —





gianugo polesello. dai quaderni



1 Le “tecniche” di MEDITAZIONE. Per una teoria della RIPETIZIONE (ovvero “non-solo-una-ossessione” o una coazione a ripetere, etc. ma ANCHE) 2 Il “tema” della METAFISICA - Pierre Hadot, Esercizi spirituali e filosofia antica, Einaudi, Torino 1988 - Exercices spirituels et philosophie antique, Études Augustiniennes, Paris 1987

87 28 marzo 1995 - 16 maggio 1995; quaderno di 81 fogli (76 bianchi) con copertina nera rigida; formato 22 × 15,5 cm QUADERNO

Fra i contenuti: appunti e schizzi relativi all’attività universitaria (didattica, dottorato, ricerca); schizzo della laguna veneziana metropolitana; appunti e schizzi «Tipi, variazioni, ripetizioni»; appunti «I meccanismi di trasformazione delle città, la riqualificazione delle città».

88 13 maggio 1995 - 12 settembre 1995; quaderno di 81 fogli con copertina grigia rigida; formato 16 × 11 cm Inserto: 1 carta

QUADERNO

Fra i contenuti: appunti e schizzi relativi all’attività universitaria (didattica, lauree, dottorato, ricerca); appunti e schizzi per «Fondamenta Nove»; appunti sui temi «L’architettura e la città del Mediterraneo», «Waterfront» e «Architettura, città, tracciati regolatori»; appunti per Cracovia e Kazimierz; schizzo della sede Iuav di S. Marta con le «ali di Scolari»; appunti «Case di città - Case di campagna»; appunti «L’architettura dei porti di mare»; schizzi sul tema della torre cruciforme; appunti «Per un’architettura del policentrismo»; schizzo «Triangolo nero. Triangolo d’oro»; appunti «Le architetture assolute». TRASCRIZIONE

6 giugno 1995 Per il programma 1995/96 TEMA DEL CORSO: Case di città - Case di campagna

Le pagine della vita del Santo e la via alla Santità, progetto per il Sacro Monte ad Arona, appunti e studi planimetrici, in pianta e in prospettiva, inchiostro nero su carta, 15 × 10,5 cm, 29 giugno 1991, Quaderno 37

“Case di città / Case di campagna” è un tema unico e comprende due prove nel corso dell’anno accademico. Tema generale e specifico: in quanto generale è riferito, naturalmente, alla storia dell’architettura, in quanto specifico è interno alle tecniche di architettura dell’abitazione, allo housing, agli esperimenti o, anche, alle prove consolidate su usi, sui modi, etc. Le due prove riguardano: - il progetto di una unità/logis dentro una Unité d’habitation disegnata (già disegnata) e da assumere dagli studenti - il progetto di una casa d’abitazione con riferimento specifico alle “case a corte” di Mies.

nelle pagine successive Progetto del Padiglione Italia presso i giardini della Biennale a Venezia, studio assonometrico, inchiostro nero e pennarelli colorati su carta, 30 × 21 cm, luglio 1991, Quaderno 46 Progetto del Padiglione Italia presso i giardini della Biennale a Venezia, studio assonometrico, penna e pennarelli colorati su carta, 30 × 21 cm, luglio 1991, Quaderno 46

89 21 luglio 1995 - 27 marzo 1996; quaderno di 78 fogli (18 bianchi) con copertina grigia rigida; formato 21,5 × 15,5 cm Inserto: 1 carta QUADERNO

Fra i contenuti: appunti e schizzi relativi all’attività universitaria (didattica, seminari, dottorato, ricerca); schizzi per l’area veneziana di S. Francesco in Vigna; scritto «Per un dipartimento di





Gundula Rakowitz GIANUGO POLESELLO

Gundula Rakowitz, architetto, dottore di ricerca in Composizione architettonica, è ricercatrice in Composizione architettonica e urbana presso l’Università Iuav di Venezia e membro del Consiglio del curriculum in Composizione architettonica della Scuola di dottorato Iuav. In collaborazione con le strutture dell’Archivio Progetti cura l’ordinamento e l’inventariazione del Fondo Gianugo Polesello, depositato presso l’Archivio Progetti dell’Università Iuav di Venezia. Tra i temi affrontati in vari scritti e ricerche ministeriali, partecipando a convegni nazionali e internazionali: mimesis et inventio in Aldo Rossi, Otto Wagner, Bruno Taut, Roland Rainer, Margarete Schütte-Lihotzky, Emilie Winkelmann, Guido Canella, Oscar Niemeyer e Johann Bernhard Fischer von Erlach. Di Fischer von Erlach ha tradotto e curato la prima edizione italiana dell’Entwurff einer Historischen Architectur (Wien ) per la Firenze University Press, . L’attività progettuale testimonia l’impegno sul versante del progetto urbano e su quello del progetto architettonico, tra cui la collaborazione alle ultime opere di Gianugo Polesello, il nuovo casello autostradale di Padova est e il progetto della Libellula. La sua ricerca è attualmente rivolta sia al tema urbano del theatrum mundi in Istanbul, Venezia e Vienna, sia al tema compositivo dello Zwischenraum nel suo carattere pluriscalare. Vive e lavora tra Venezia, Vicenza e Vienna.

,

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e

in copertina Gianugo Polesello, Et ego - Quod... - Quo - Quare - Quid?, inchiostro nero su carta,  aprile , Quaderno 

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GIANUGO POLESELLO Dai Quaderni

ISBN ----

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Gundula Rakowitz

ILPOLIGRAFO

L’attenzione alla geometria progettuale, il rigore metodologico, il confronto con esperienze internazionali e la capacità di rileggere la tradizione alla luce del problema dell’invenzione hanno contraddistinto negli anni l’operato di Gianugo Polesello (-), allievo di Giuseppe Samonà e Ignazio Gardella, personalità eminente della Scuola di Venezia, architetto, docente universitario di grande impegno civile e politico. Ripensare senza costrizioni temporali il problema della composizione architettonica in relazione alla città e al territorio rappresenta il nodo principale che emerge dalla lettura dei suoi Quaderni, oggi conservati presso l’Archivio Progetti dell’Università Iuav di Venezia. La stesura di queste preziose testimonianze, collocabile tra il  e il , coincide con un momento significativo della Scuola di Venezia; i  quaderni, che accompagnano e rendono visibili le riflessioni di Polesello lungo gli anni della ricerca e dell’insegnamento, gettano luce su alcuni aspetti di essenziale importanza. Il rapporto tra teoria e pratica, la costruzione di architetture per mezzo di architetture, la relazione tra i singoli elementi in un processo di ripetizione, combinazione, montaggio, la ricerca di un sistema generale, la traduzione di nuovi equilibri compositivi in paradigmi, l’attenzione allo spazio fisico della città rappresentano alcune delle tematiche principali. All’indagine su questi aspetti si aggiungono schizzi e disegni, appunti scaturiti da letture, viaggi, esperienze didattiche e di ricerca, nonché alcune riflessioni sulla dimensione civile dell’architettura, in modo particolare nella serie di autoritratti, di architetture in corpore. Queste pagine consentono al lettore di scoprire alcuni risvolti, rimasti finora inediti, del “pensiero in ricerca” di Polesello, offrendo una rinnovata chiave interpretativa della sua opera.


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