il domani

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Domenica 08 Novembre 2009 il Domani 23

ECONOMIA E POLITICA NAZIONALE

Ministri e governatori del G20 Accordo sulla exit strategy Gordon Brown fa sensazione proponendo la tassazione delle transazioni finanziarie: invita a non aver fretta di chiudere

di Carlo Bassi ROMA —I ministri economici e i banchieri centrali del G20 in corso a St. Andrews, in Scozia, hanno trovato un accordo «per adottare una dettagliata tabella di marcia per uscire dalle politiche di stimolo all’economia».C’è, dunque una exit strategy comune secondo quanto indica uno dei contenuti della bozza di conclusione dell’incontro che precisa anche come i primi risultati per la messa a punto del calendario dovranno essere raggiunti «entro fine gennaio». Dopo la cena di lavoro di venerdì sera, i lavori di ieri si sono aperti con una dichiarazione del primo ministro britannico che ha fatto sensazione. Gordon Brown ha infatti invitato i 20 ministrifinanziarie banchieri centrali delle economie più sviluppate e di quelle emergenti a prendere in considerazione «una tassa sulle transazioni finanziarie fra le altre misure per rendere le banche più responsabili». Nel suo primo intervento in quanto ospite o padrone di casa, del meeting organizzato per discutere la gestione del dopo crisi e della ripresa (nonché sul finanziamento della lotta contro il riscaldamento climatico), Brown ha ripetuto la sua convinzione che «se anche le recenti indicazioni di un’espan-

sione economica sono causa di ottimismo, non devono essere una ragione per concludere prematuramente le politiche di stimolo economico». Per Brown le grandi economie del mondo devono portare avanti gli sforzi per la ripresa economica, senza accontentarsi dei segnali positivi che stanno emergendo. «La nostra risposta vigorosa, collettiva e non convenzionale, attraverso il forum del G20, ha aiutato a ripristinare un certo grado di fiducia. Ma questo non deve portare all’autocompiacimento ora o in futuro. Dal canto suo il presi-

20 Sono i 7 del G7, la Ue e le dodici più forti economie emergenti con Cina, India, Russia, Brasile dente della Federal Reserve Ben Bernanke ha detto che l’economia statunitense ha iniziato la sua ripresa: «La buona notizia è che gli Stati Uniti sono tornati a crescere». Per l’Italia sono presenti a St. Andrews il ministro dell’Economia Giulio Tremonti e il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, che ieri, in quanto presidente del Financial Stability Board, ha illustrato i progressi della comunità internazionale rispetto

Ben Bernanke e Timothy Geithner

all’agenda fissata nella riunione di settembre a Pittsburgh, soprattutto per quanto riguarda i bonus ai manager delle banche internazionali. Giulio Tremonti non ha apprezzato molto la proposta di Gordon Brown di tassare le transazioni finanziarie internazionali: "gira da almeno 20 anni", ha commentato secco, ma sarebbe preferibile bloccarelaspeculazionepiuttosto

Tremonti caustico: "gira da almeno 20 anni", Geithner gelido, la proposta Brown fa flop a St. Andrews

che tassarla dopo. Così Giulio Tremonti ha commentato la cosiddetta ‘Tobin Tax di Brown’, rilanciata al G20 di St. Andrews. "Sicuramente c’è in giro troppa speculazione finanziaria, che è bene controllare. Quando abbiamo introdotto la ’robin tax’ in Italia, abbiamo fatto più o meno la stessa cosa: dove si specula troppo è meglio bloccare la speculazione. Anzi, secondo me la speculazione è meglio bloccarla prima che tassarla dopo". proprio il Regno Unito negli anni passati era stato tra i maggiori oppositori della cosiddetta ‘Tobin Tax’, così chiamata dal premio Nobel James Tobin che per primo la propose nel 1971. Brown ha comunque precisato che il suo governo non intende muoversi in questa direzione da solo.

Il G20 di Pittsburghn in settembre

Chrysler sarà il centro vitale per la produzione di ibride ed elettriche

Sindacati italiani in allarme per le scelte Fiat «La notizia che il centro delle auto elettriche e ibride si farà negli Usa è comprensibile dal punto di vista di Obama ma un problema per l’Italia»

di R.C. ROMA —Sindacati italiani in allarme rosso (e quindi ancor più apprezzabile la presa d’atto di Sergio Marchionne - vedi il nostro giornale di ieri - che dovrà vederli al più presto). L’allarme è esploso con un’attenta lettura del piano quinquennale della Chrysler su cui abbiamo riferito nei giorni scorsi dal quale emerge chiaramente che Chrysler sarà il centro di competenza del gruppo Fiat a livello mondiale per le vetture ibride ed elettriche. Paolo Ferrero, senior vicepresident di Chrysler Powertrain, nel suo intervento nel corso della presenta-

zione del piano, aveva detto che il gruppo «La notizia che il centro delle auto elettriche e ibride si farà negli Usa è comprensibilealla luce della politica del governo Obama, ma è un problema per l’Italia. Da anni, infatti, chiedevamo che si facesse nel nostro Paese, a Torino» ha detto il segretario generale della Fiom torinese, Giorgio Airaudo. «Aspettiamo da dodici mesi - dice Airaudo - di capire come la vicenda Chrysler possa aiutare anche dal punto di vista produttivo gli stabilimenti italiani. Per questo c’è molta attesa dell’incontro con Marchionne. Aspettiamo di conoscere la definizione fino al 2014 dei modelli da assegnare ai diver-

si stabilimenti, a partire da Pomigliano,MirafiorieTerminiImerese che non può chiudere. Ne ha uno nuovo solo Melfi che, oltre a mantenere la Grande Punto, ha la Punto Evo. A Mirafiori Multipla, Idea, Musa e Piccola Punto sono in scadenza entro il 2011, l’unico nuovo prodotto è la Mito, non si sa nulla sui volumi». «La sensazione- concludeil segretariodella Fiom torinese - è che ci sia una gerarchia fra Usa e Italia e che la Chrysler sia la priorità. Noi vogliamo capire quali sono i benefici per i lavoratori italiani e l’Italia. Oltre a celebrare i successi della proprietà Fiat in America, ci piacerebbe celebrare i successi dei lavoratori italiani in Italia».

«Da anni, infatti, chiedevamo che si facesse nel nostro Paese, a Torino», dice Giorgio Airaudo, segretario generale Fiom


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