Il Clandestino

Page 8

Il clandestino

Pagina 14 Giovanni Spampinato

Pagina 15

Il clandestino

Scuola e Cultura

Ogni mese un articolo del gior nalista

Siamo i penultimi tra i paesi industrializzati del mondo che crede e investe nella scuola

r a g u s a n o G i o v a n n i S p a m p i n a t o, u c c i s o n e l ‘ 7 2

S C RIVE G IOVANNI

Docenti che INIZIA LA SCUOLA NEL riscoprono la lotta CAOS GENERALE

Tv anno zero

E se venivano i Tupamaros?

A

Dove si parla a proposito e a sproposito di Harry Brent e dei suoi datori di lavoro Giovanni Spampinato

D

iciamo la verità, sarebbe stato un brutto colpo per tutti se martedì sera, dopo settimane di un’attesa che si faceva via via spasmodica, per un accidente qualsiasi, non avessimo potuto sapere la verità. Metti che mancava, la corrente elettrica (succede cosi spesso!), o che un isolato fulmine dispettosetto, o un attentato di guerriglieri tipo Tupamaros (ipotesi fantapolitica, questa; almeno per il momento) faceva saltare le antenne di Monte Lauro: una catastrofe. Insomma, l’abbiamo scampata bella. Pensavamo di non arrivarci, ma ora, grazie al cielo, sappiamo tutto sulla faccenda di Harry Brent. Tre settima-

“La televisione con «Harry Brent» ha compiuto un’altra delle sue memorabili imprese...”

timane fa credevamo che quelli britannici fossero, come dire?, diversi dai nostri. Invece no, stando alla nostra tv. Tranne la naturale impassibilità inglese, beninteso (i morti non si contavano più, la faccenda si faceva più ingarbugliata, e loro, con distacco, senza scomporsi, proprio come quando gli inglesi parlano del tempo,si chiedevano: «Tu che ne pensi?», e l’altro, con l’aria seria, assorta: « Mah, non so... ». Dei perfetti gentleman, insomma; con l’aria un po’ cretina, questo è vero, ma i gentlemen sono fatti così... Insomma, né più né meno la polizia nostrana che per carità, eccelle, fa faville, ma, per dirla con una litote, non è proprio... aquilina. La televisione con «Harry Brent» ha compiuto un’altra delle sue memorabili imprese, una di quelle che, per capirci, «lasciano traccia», Le situazioni erano improbabili, il racconto contorto, senza spazio per l’intelligenza dello spettatore, la recitazione a livello di filodrammatica parrocchiale. Ma il genere regge, i particolari non hanno importanza. Già;

ne di attesa, dicevamo, di tensione, di interrogativi, di ipotesi. E che, scherziamo? Sei puntate di suspense, di brivido (com’è vero che l’inverno si avvicina…) con tutti quei morti ammazzati, con quei malvagi assassini che più malvagi (e più assassini) di cosi non’potevano immaginarli, E con quei poliziotti che poverini, facevano del loro meglio, ma capivano pochino; proprio pochino... I poliziotti: fino a tre set-

L

a canzone della siglia era cantata da Donovan. Harry Brent era il protagonista di un fortunato romanzo giallo di Francis Durbridge. Harry era un flemmatico, affascinante, misterioso scapolone londinese. Era titolare di una agenzia di viaggi ed era coinvolto nell’omicidio di una giovane donna, e da come si dipanava la matassa non si riusciva a capire se avesse o meno la coscienza a posto. C’erano supence, colpi di scena, rovesciamento di ruuoli . Insomma tutti gli ingredienti per tenere incollati per sei sere milioni di telespettatori dietro i teleschermi, quando la storia fu adattata in sei puntate per la RAI (da Biagio Proietti) e le sei puntate furono tgrasmesse in prima serata dal 1 al 17 novembre 1970. “Un certo Harry Brent” ebbe enorme successo di pubblico anche perché nel ruolo del protagonista c’era il mitico Alberto Lupo (1924-1984), che era all’apice del successo televisivo, dopo gli sceneggiati tratti da “Piccole donne”, “La Cittadella” e “Resurrezione”. E non c’era solo ALberto Lupo a richiamare gli spettatori. Il cast era d’eccezione. C’erano Ferruccio De Ceresa (Peter Stone), Carlo Hinterman (Albert Bates), Valeria Fabrizi, Enzo Garinei (Sergente Roy Philips), Claudia Giannotti (Susan Bates), Roberto Herlitzka (Ispettore Alan Milton). L’impegno della Radio Televisione Italiana per realizzare la seriein collaborazioen con la BBC era stato straordinario. Le numerose sequenze in esterni furono filmate nella cittadina di Sevenoaks e dintorni, nel Kent; la cosa era piuttosto insolita per la RAI negli anni settanta. L’edizione RAI di “Un certo Harry Brent” presenta altre peculiarità non solitamente riscontrabili in altri sceneggiati. Prima di tutto, la sigla iniziale “Roots of Oak” è in inglese ed è scritta e interpretata dal noto cantautore scozzese Donovan. Nelle sequenze iniziali della sigla, invece degli interpreti (a parte la menzione di Alberto Lupo), vengono presentati i personaggi con il loro nome sovrimpresso ai primi piani. Lo svolgimento dei titoli di coda

il genere. Con Canzonissima, con i romanzi sceneggiati, coi quiz, il giallo (preferibilmente importato dal Regno Unito) è fra gli articoli preferiti da mamma tv. Programmi dì tutto riposo, che non procurano grane, interrogazioni parlamentari..’ Costano, questo sì, costano parecchio: ma pagano I telespettatori, niente paura. E poi, stando all’onnipresente «Servizio Opinioni» dell’azienda, agli Italiani questi programmi piacciono, ne vanno addirittura matti. Gli Italiani, sempre, secondo il «Servizio Opinioni», vogliono programmi leggeri, riposanti, digestivi e, perché no? con un moderato effetto soporifero. Ma, dato che ci siamo, diamo un’occhiata più attenta ai bollettini del summenzionato «Servizio Opinioni». Si scopre subito che anche dei programmi che «leggeri» non sono piacciono parecchio agli Italiani, non meno di Canzonissima o Seimilauno. Gli «indici di gradimento» (simpatica la trovata: la televisione prima aveva i soli pollici, poi ci aggiunsero gli «indici»...) salgono anche per programmi come TV7 o, per citare casi più recenti, «La Cina ha vent’anni» , o «Tribuna popolare». Allora c’è qualcosa che non va. I programmi, dice la tv, vengono scelti in base, al «gradimento»,del pubblico, Al pubblico piace un tipo di programma? E la tv, pronta, glielo manda in onda. Questa sì che è democrazia! Una continua consultazione di base, con tanto di esperti ed elaboratori elettronici. Ma, dicevamo, deve esserci qualcosa che non quadra. Perché, se il pubblico dice che le inchieste giornalistiche, i dibattici politici, i programmi «non leggeri» in genere gli piacciono quanto, se non di più, dei quiz, delle canzonette, dei gialli inglesi e dei romanzi di Cronin, perché inchieste, dibattiti e così via non hanno un posto, diciamo, decente nella programmazione?

san e Harry, il quale rincorre la ragazza, ma non riesce ad acciuffarla. Entra in scena l’ispettore di polizia Alan Milton, al quale sono affidate le indagini. Milton per altro è l’ex fidanzato di Susan Bates. Riesce a rintracciarla ed arrestarla. Interrogata, Barbara si mostra reticente. Non risponde a nessuna domanda. L’ispettore Milton la spedisce in carcere dove, poco dopo, muore avvelenata. Ma prima parla di un certo Harry Brent, che viene subito sospettao di essere il suo probabile assassino. Harry si proclama estraneo al delitto, ma ha un comportamento ambiguo. Sembra essere a conoscenza di alcuni fatti legati al complotto di Sevenoaks. I POLLICI E GLI INDICI - Sui giornali in quei giorni c’è un grande battage a favore della produzione Rai, facendo leva su un elemento che allora appariva nuovo, Gli “indici” di gradimento. Da qui il calembour di Giovanni: “la televisione prima aveva solo i pollici...” e anche l’immediata contraddizione, che da allora ha fatto passi da giganti: se anche programmi che propongono inchieste giornalistiche come Tg7 fanno registrare alti indici di gradimento, perche’ non investire anche su di essi? La storia ci dice che Tg7 ha fatto per anni vita grama e poi ha chiuso i battenti, mentre gli sceneggiati hanno solo cambiato nome, si chiamano fiction, e prosperano. Come scriveva Giovanni 40 anni fa, “deve esserci qualcosa che non quadra”

RAI 1970 FRA INDICI E POLLICI GIA’ QUALCOSA NON QUADRAVA Alberto Spampinato

avviene sempre su immagini inedite, solitamente mostrando un’auto che gira per le vie di Sevenoaks. Infine, il riassunto delle puntate precedenti avviene con una voce narrante su disegni in stile “sketch” realizzati da Dino Di Santo che ricreano alcuni momenti dello sceneggiato. LA STORIA - Harry Brent, proprietario di un agenzia di viaggi con sede a Londra, si reca in treno a Sevenoaks per il fine settimana; qui incontra la fidanzata, Susan Bates, nell’ufficio di Sam Fielding, un piccolo industriale con la passione per le invenzioni. Susan lavora da anni come segretaria per la compagnia Fielding. Sta per lasciare il lavoro per sposare Harry. Perciò Fielding è alla ricerca di una sostituta. Una certa Barbara Smith si presenta per il colloquio di lavoro. Sam le chiede le referenze. Barbara lo uccide con alcuni colpi di pistola, e scappa. Gli spari hanno attirato l’attenzione di Su-

Può la sedicente “riforma” della scuola Gelmini – Tremonti avere un lato positivo?

Chi vuole saperne di più può cliccare su: http://www.serietv.net/guide_complete/un_certo_harry_brent/le_puntate.htm

Fatima Palazzolo

Graziana Iurato

nche quest’anno il lento vagone della scuola italiana è partito, gravato da enormi difficoltà e inconcepibili disservizi. Tante sono state le proteste: dei docenti precari vittime di questo licenziamento massivo che risponde solo ad una logica di tagli, dei presidi costretti a gestire due scuole contemporaneamente, dei genitori inconsapevoli di quante volte il figlio mangerà in mensa o di quante dovrà tornare a casa perché senza supplente, degli studenti costretti a “formarsi” in classi da 34 unità, dei genitori di alunni disabili che vedono negato il diritto allo studio ai propri figli, solo perché nati diversi. Sono state fatte le convocazioni per assegnare quei pochi posti che le regioni riescono a finanziare, una percentuale troppo bassa che non copre il bisogno reale delle province, pertanto i primi giorni di scuola iniziano nel caos, una confusione generale che non si era mai registrata prima d’ora. È il risultato dell’ordine impartito dal governo al ministro Mariastella Gelmini: 8 miliardi di euro tagliati alla scuola in tre anni, si devono ridurre non solo insegnanti, bidelli e personale di segreteria, ma anche il numero degli edifici sul territorio, infatti si rileva che il quindici per cento delle scuole italiane sono vuote, chiuse, il doppio, invece, sono gli edifici da ristrutturare: 12.723. Giorgio Rembado, presidente dell’Associazione nazionale presidi, ricorda: “Nel 2009 la Protezione civile aveva calcolato 20 miliardi di euro per la messa in sicurezza di tutti gli edifici, oggi il ministero non ha speso nulla”, e gli edifici a rischio crollo sono più della metà. A completare il quadro catastrofico che identifica la vera entità della nostra scuola, ci ha pensato l’Ocse, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, la quale ha appena rilevato che il nostro paese non investe affatto nell’istruzione: siamo penultimi davanti alla Slovacchia per spesa scolastica (il 4,5% del Pil), ultimi per la quota di spesa pubblica destinata alla scuola (il 9%). Continuo a chiedermi se il nostro governo è davve-

ro consapevole del fatto che un paese che non investe nella scuola e nella formazione è destinato al crollo culturale, sociale e di conseguenza economico. Osservando i fatti di questi ultimi mesi, si intuisce che non c’è coscienza di una scuola pubblica che funga da sistema portante per una società civile e da supporto alle famiglie. Investire e tutelare la qualità dell’offerta formativa è sinonimo di crescita e sviluppo, parole che da tempo il nostro paese ignora. Quelli elencati sono solo alcuni dei numerosi dati negativi che identificano la “qualità” del nostro sistema scolastico, di contro sentiamo le infondate dichiarazioni del ministro che parla di “riforma epocale” e di una “scuola rinnovata e competitiva”, credo che questo sistema del dire “va tutto bene, la crisi è finita, i problemi del paese sono superati”, stia ormai per cedere! Se gli italiani hanno ancora una testa che riesce a pensare da sé, senza farsi incantare da falsi politicanti e ingannevoli promesse, forse si potrà recuperare, anche davanti agli occhi del mondo, quell’identità liberale per cui molti in passato hanno perso la vita e riscattare quella coscienza dei diritti del cittadino che abbiamo smarrito.

Si risveglia nei cittadini modicani l’interesse per Tommaso Campailla

Modica: centro della cultura medica europea

M

Paola Fidone

odica è stata patria di uomini di grande fama ed intelligenza, che hanno contribuito a farne un’importante centro culturale: non soltanto un’illustre poeta ha reso e rende onore alla nostra città, bensì, due secoli prima, un genio della scienza e della filosofia, Tommaso Campailla - vissuto da sempre a Modica - ha assunto fama internazionale per le sue importanti scoperte. Tanto si è fatto fino ad oggi per far conoscere e valorizzare nel territorio la figura di Quasimodo, ma molto poco è stato invece l’interesse dei cittadini verso il filosofo, nato a pochi metri dalla casa del poeta, in quella stessa via Posterla ribattezzata dai turisti “via dei geni”. Il risvegliarsi di tale coscienza nei cittadini modicani ha fatto sì che nei primi di settembre venisse dedicata una tre giorni all’illustre concittadino, inventore delle famose botti per la cura della sifilide e famoso per i suoi studi cartesiani, che furono alla base di importanti scoperte scientifiche. L’evento è stato organizzato in occasione dei 270 anni dalla morte del filosofo con l’inaugurazione della sua casa - riaperta al pubblico dopo dieci anni e adesso resa fruibile ai visitatori - e la riapertura contestuale del museo della botti o museo Campailla e dell’annesso teatro anatomico. L’iniziativa, promossa dell’amministrazione comunale in collaborazione con l’associazione “Ingegni Cultura Modica”, si è conclusa con un convegno di alto livello cui hanno partecipato professo-

U

na mia collega d’università diceva sempre “in ogni avvenimento c’è del buono e si può trovare un lato positivo!”; lo diceva se il programma di letteratura greca da studiare per l’esame era immenso, se andavamo a studiare a Villa Torlonia e improvvisamente si metteva a piovere, se pioveva a dirotto e puntualmente c’era sciopero dei mezzi pubblici, se andavamo a seguire la lezione di Letteratura italiana con il Prof. Asor Rosa e a mala pena si trovava posto nell’Aula magna de La Sapienza di Roma, affollatissima di baldi studenti, se avevamo finito i soldi e non volevamo chiedere altro alle famiglie, se si poneva un problema personale, più serio e difficile da risolvere. Questo suo ottimismo mi confortava; in fondo è l’ancestrale problema se vedere il bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno. I fatti della scuola di questi ultimi mesi mi hanno più volte fatto venire in mente la frase della mia amica Laura e mi sono chiesta: nell’essere una docente precaria, per la quale le prospettive di lavoro nella scuola si stanno assottigliando sempre di più, perché come ci è stato detto da una sindacalista con durezza e sincerità, noi non siamo precari ma siamo nella realtà disoccupati, cosa può esserci di buono? Può esserci un lato positivo, qualcosa per cui valga la pena, a posteriori di dire “in fondo anche questa fase della vita è stato un bene”? Ragionandoci su, dopo momenti di grande sconforto, sono riuscita a guardare la situazione secondo una prospettiva diversa e ottimistica, trovandovi un lato positivo. E ciò non perché sono salvata dal decreto salva

ri inglesi. L’apertura della casa Campailla, voluta dagli attuali proprietari che hanno deciso di mettere a disposizione il bene per la collettività, ha la funzione di rivalutare questa figura e di completare l’offerta turistica della nostra città. << La casa- come ha dichiarato il sindaco- è un luogo simbolico che permette di rappresentare un personaggio

“...dare una dimensione europea alle scoperte del Campailla e restituire a Modica lo splendore di un tempo nella cultura medica.“ molto importante per la nostra città; i monumenti, gli edifici, il museo sono tutti atti concreti per far conoscere la sua figura ai cittadini e ai turisti>>. La descrizione dei luoghi e la parte esegetica è stata curata dal dott. Giovanni Criscione il quale attraverso le testimonianze di Serafino Amabile Guastella e gli studi dello storico comisano Fulvio Stanganelli ha ricostruito la dislocazione degli ambienti della casa e le abitudini di chi vi abitava. Il museo delle botti, riaperto tante volte e tante vol-

– precari, per ho percepito il sussidio di disoccupazione, perché sto svolgendo “fortunatamente” un progetto POR. La bontà della situazione è data dalla possibilità di vivere momenti che altrimenti non avremmo vissuto, dall’aver conosciuto persone nuove e aver intrapreso con loro un percorso comune, dal far parte di un comitato spontaneo nato per difendere diritti, quale quello nato a difesa della scuola pubblica, dall’aver partecipato fattivamente ad un presidio permanente davanti al provveditorato, dove si è cercato di informare e sensibilizzare, dall’aver manifestato nelle piazze, per ultimo a Messina, urlando un dissenso e reclamando un diritto, quale quello al lavoro, dall’essersi impegnati per la promozione di un Consiglio comunale sulle problematiche della scuola, con un ordine del giorno approvato all’unanimità dove, con rabbia, abbiamo ribadito che la lotta per la scuola è innanzitutto una lotta di civiltà. Per dovere di cronaca, riportiamo che il Consiglio comunale di Modica si è impegnato ad avviare le iniziative più opportune al fine di tutelare i diritti e la salute dei propri cittadini facendo rispettare, in tutte le strutture scolastiche del Comune, le norme vigenti in materia di sicurezza e di vivibilità scolastica; a farsi interprete di tali disagi presso le Istituzioni competenti; ad avviare la costituzione di un tavolo tecnico, coinvolgendo se possibile i comuni limitrofi e la provincia di riferimento, per monitorare le attuali condizioni delle scuole (di ogni ordine e grado) presenti nel territorio, in modo da evidenziare le situazioni irregolari e/o potenzialmente rischiose e cercare, con tutti i mezzi disponibili, di porvi rimedio. Ovviamente bisogna essere realistici e soprattutto non ipocriti: tutto ciò non ripaga la mancanza di un lavoro, ma di certo sono scaturite altre cose degnissime di essere vissute: la forza della passione per un ideale, la percezione di non lasciarsi scivolare tutto addosso, la necessità di avere una coscienza critica, la convinzione che non bisogna abbattersi e demordere, ma agire con risolutezza e determinazione. La battaglia in difesa della scuola pubblica ci fa sentire non spettatori della nostra vita ma un po’attori…forse è più corretto dire semplici comparse, di quelle che si intravedono solo col fermoimmagine ma va bene lo stesso, anche in questo caso “c’è del buono!”.

te richiuso per mancanza di personale interessato a gestirlo e curarlo, è nato grazie al lavoro meticoloso di ricerca e di ricostruzione del prof. Valentino Guccione. Nonostante sia stato un insegnante di inglese, il professore ha deciso di dedicarsi per ventitré anni alla creazione di un museo che permettesse di far conoscere la straordinaria figura di Campailla e l’illustre scuola medica modicana , la più importante della Sicilia del Seicento e di cui il genio era uno dei massimi esponenti. Il museo si compone di due stanze, uno studio medico ricreato dal professore per simulare lo studio dell’epoca e la stanza delle botti “in cui si può ammirare il Campailla vivo”. Ne fa parte anche la ricostruzione di un teatro anatomico dove si svolgevano lezioni pratiche di anatomia, attraverso la vivisezione dei corpi. Un lungo lavoro quello del professore, ma ancora incompleto: egli volge infatti ai modicani l’invito a dedicarsi a questo interessante concittadino, poiché su di lui e le sue opere ancora molto è da scoprire. L’iniziativa si è conclusa con un convegno di alto livello: alla presentazione del Campailla filosofo, scrittore e poeta è seguita una parte scientifica a carattere internazionale dedicata alle neuroscienze. Si è voluto in tal modo dare una dimensione europea alle scoperte del Campailla e restituire a Modica lo splendore di un tempo nella cultura medica.


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.