Iboo Magazine- febbraio 2015

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n romanzo per raccontare un tema delicato come quello del sesso per i disabili. È “L’accarezzatrice”, secondo libro di Giorgia Würth, attrice, conduttrice tv ma anche e soprattutto scrittrice. Protagonista è Gioia, un’infermiera trentenne che perde il lavoro a causa della crisi, vive una situazione personale intricata e pesante, ma trova una via d’uscita e la rinascita con una nuova professione, quella dell’assistente sessuale per disabili. Al centro, le storie di chi vive sulla propria pelle il dolore di un desiderio normale, come è il sesso, intrappolato in un corpo che non risponde più ai comandi, di chi non sa più come rompere il silenzio e di chi invece aiuta malati e famiglie a vivere tutto questo con una nuova dignità, quella del sentimento. Sesso e disabilità sono due temi che incontrano molte resistenze nella società italiana, ma Giorgia ha voluto guardare in faccia la realtà, con tutte le sue ombre, senza nascondere nulla. Lei che il grande pubblico conosce come attrice - la vedremo presto ancora nei panni di Tessa Taviani nella terza serie delle Tre rose di Eva su Canale 5 ha trovato nella scrittura un mezzo per esprimersi al meglio e affrontare un tema così delicato. Dopo il successo di Tutta da rifare, pubblicato nel 2010, una nuova avventura editoriale con il secondo romanzo. La prima cosa che colpisce è il titolo del libro, L’accarezzatrice: cosa significa? L’accarezzatrice è un modo poetico per definire l’assistente sessuale. Ho dovuto lottare per tenerlo, ma per me era importante perché dà molto l’idea di quello che succede in questi incontri, con le carezze e il calore umano al centro. Come nasce il romanzo? L’idea nasce cinque anni fa. Io sono mezza svizzera (il padre è elvetico, la madre ligure ndr) e lì lessi un articolo sull’assistenza sessuale. In Svizzera è regolamentata, ma non ne avevo mai sentito parlare prima. Mi è scattato qualcosa anche perché in Italia non esiste. Ho fatto una lunga ricerca in Svizzera: non essendo medico o saggista, ho scelto la forma più consona del romanzo, inserendo la trama su storie vere, documentate, sull’assistenza sessuale. L’idea della sessualità nei casi di handicap tocca due temi su cui ci sono ancora molti pregiudizi. Sì, da una parte c’è il sesso, dall’altra la disabilità, due tabù molto forti che, se associati, lo sono ancora di più. Penso ai disabili. In Italia non ce ne occupiamo, siamo un Paese pieno di barriere e non solo architettoniche ma anche psico-sociologiche. Il sesso invece è vissuto in maniera ambivalente: è un tabù, ma, per come viene usato dai media, viene ostentato. Se però riguarda i disabili è scandaloso: è una vera ipocrisia, come se loro non avessero normali pulsioni o i loro diritti.


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